Archivi del mese: febbraio 2014

Liberate le 4 tombe di Assuan Nord dagli occupanti armati (troppo tardi?)

Lo scorso giugno, sono apparsi in rete un video e scatti spettacolari di tombe rupestri mai viste prima ad Assuan. Queste sepolture si trovano sulla riva occidentale del Nilo, nella zona nord della città a 1 km dal sito di Qubbet el-Hawa. Ma, fino ad ora, la notizia è rimasta vaga perché la scoperta era stata effettuata casualmente da alcuni abitanti del vicino villaggio nubiano di Gharb Aswan che, armati, si erano impossessati delle tombe allontanando autorità e studiosi.

Finalmente, il ministro Ibrahim ha annunciato che la Polizia Turistica è riuscita a scacciare gli occupanti abusivi e che è pronto un fondo per restaurare le quattro tombe (anche se in un primo momento si era parlato di 6) e per continuare gli scavi dell’area. Sembra che il sito fosse una necropoli dedicata ai governatori di Elefantina della XVIII din. o, più in generale, del Nuovo Regno. La tomba più importante, apparteneva al nomarca User, “Sovrintendente della Terra dell’Oro”, ed è caratterizzata da pitture parietali dai colori ancora brillanti (nella foto, il defunto si trova di fronte a una tavola d’offerte e a un nutrito gruppo di servitori). Nelle altre, erano sepolti gli alti funzionari Amenhotep, governatore e “Portatore del Sigillo dell’Alto Egitto”, Banefer, principe e “Sovrintendente dei Sacerdoti del Dio in Elefantina”, e il nomarca User Uadjet.

Come detto, il sito ora è al sicuro, ma è evidente che sia stato sottoposto a mesi di saccheggi e risulta, quindi, irrimediabilmente compromesso. Lo si può vedere nel reportage scritto dagli egittologi  Marco Chioffi e Giuliana Rigamonti che, con non poche difficoltà, sono riusciti a documentare lo stato delle tombe nell’ottobre 2013: http://www.egyptologyforum.org/bbs/USERARCE.pdf

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Grand Egyptian Museum, chiesti altri 400 milioni di dollari al Giappone

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Source: blooloop.com

Ormai, la costruzione del Grand Egyptian Museum può essere paragonata alla realizzazione delle vicine piramidi di IV dinastia. Il progetto, che porterà al più grande museo archeologico del mondo, risale al 2002 e la data di fine lavori che era stata programmata per il 2015 è stata spostata di nuovo, questa volta al primo trimestre del 2016. Sempre che arrivino 400 milioni di dollari… Infatti, il Ministero delle Antichità ha chiesto un altro prestito al Giappone per riuscire a chiudere il cantiere. La Japan International Cooperation Agency aveva già erogato la stessa somma nel 2006 con un tasso d’interesse al 1,5% per 30 anni. La richiesta è stata fatta martedì durante una conferenza stampa presso l’Ambasciata Giapponese al Cairo.

Il GEM sorgerà su un terreno di 470 mila m² a 2 km dalla Piana di Giza. L’edificio stesso, di 170.000 m², sarà allineato con le piramidi di Cheope e Micerino. L’area espositiva accoglierà 100.000 reperti e si stima che, condizioni ambientali permettendo, sarà visitata dai 4 agli 8 milioni di turisti l’anno. Gli oggetti saranno divisi in categorie storiche: Preistoria, Antico Regno, Medio Regno, Nuovo Regno, Periodo Tardo e Greco-Romano. In una grande sala all’ingresso, si potranno ammirare le statue dalle dimensioni maggiori, mentre una galleria sarà dedicata all’attrazione principale, l’intero corredo funerario di Tutankhamon. Il progetto di creare un museo così all’avanguardia, però, è stato forse troppo ambizioso per un paese ancora non pronto e, per di più, funestato da anni d’instabilità politica e di scontri che sfiorano la guerra civile.

Il sito ufficiale: http://gem.gov.eg/index.htm

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“L’Egitto di Provincia”: Castello del Buonconsiglio, Trento

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Source: buonconsiglio.it

Viaggiando per l’Italia, mi è capitato spesso di visitare piccoli musei locali e di trovarvi un ushabti, un udjat o un frammento di sarcofago. Tutti conoscono le grandi collezioni egittologiche di Torino, Firenze, Milano o Bologna, ma sembra che ogni raccolta civica abbia il suo pezzo d’Egitto. Sono sempre stato curioso di conoscere la storia di questi oggetti e il percorso che li ha portati anche in paesini sperduti, così, ho deciso di inaugurare una nuova rubrica del blog, “L’Egitto di Provincia”, in cui parlerò, di volta in volta, di una di queste collezioni sconosciute ai più. Naturalmente saranno inclusi anche i musei di grandi città che, però, sono poco noti al pubblico.

Inizierò occupandomi del posto in cui mi è venuta l’idea e chiedo scusa da subito per la qualità delle foto, ma non mi aspettavo di trovarmi di fronte a reperti egizi nel Castello del Buonconsiglio a Trento.

Il castello è la risultante della stratificazione di opere difensive ed edifici residenziali che si sono susseguiti nel corso degli anni. Luogo pregno di storia, dal XIII secolo fino alla fine dell’XVIII, è stato l’abitazione dei principi vescovi di Trento, per poi diventare caserma militare dell’esercito austriaco. Proprio qui, infatti, nel 1916 vennero processati e giustiziati gli irredentisti Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa.

Ogni parete è ricoperta dagli affreschi tardo-medievali e rinascimentali, tra cui spicca il celeberrimo “Ciclo dei Mesi”  attribuito al maestro Venceslao che l’avrebbe realizzato intorno al 1400. La cima della Torre dell’Aquila è decorata con pitture che rappresentano uno spaccato di vita quotidiana, ricchissimo di particolari, attraverso 11 mesi dell’anno (Marzo era stato realizzato su un supporto ligneo andato perso in un incendio). Ogni quadro è accompagnato dal segno zodiacale corrispondente.

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Le sale, opere d’arte in sé, conservano collezioni di diverso tipo: quadri, mobili, sculture, maioliche, monete e codici. Esiste anche una collezione archeologica che racconta la storia del Trentino dal Paleolitico Superiore all’Alto Medioevo. E qui, con mio grande stupore, ho trovato due belle stanze (le prime che s’incontrano dopo l’ingresso) dedicate a reperti provenienti dalla Valle del Nilo. Evidentemente gli antichi Egizi non sono mai andati a sciare a Madonna di Campiglio e questa raccolta ha una spiegazione comune a tante altre in Europa: l’egittomania ottocentesca. Taddeo Tonelli, ufficiale asburgico nato a Levico (TN) nel 1778, come tanti suoi nobili coevi, passò la prima metà del XIX sec. a raccogliere opere d’arte di ogni tipo, mirabilia e antichità esotiche. Alla sua morte, nel 1858, il Comune di Trento ebbe in eredità 36 casse di legno di reperti catalogati in 64 fascicoli.

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Tra tutti questi oggetti, ci sono centinaia di amuleti (soprattutto scarabei) e ushabti che costituiscono la quasi totalità della collezione egittologica. E’ possibile ammirare anche una maschera funeraria in foglia d’oro della XVI din. (vedi sopra), frammenti di sarcofagi, stele funerarie e parti di mummie umane (piedi, mani e perfino un pene, testimonianze del commercio a scopo farmaceutico-afrodisiaco di questi pezzi di cadavere).

Infine, una vetrina (vedi foto a sinistra) è dedicata a una mummia di gatto (XXVI-XXX din.) in perfetto stato di conservazione accompagnata da alcune statuette di Bastet. I resti dell’animale sono stati analizzati presso l’ospedale Santa Chiara di Trento e i risultati della TAC sono mostrati attraverso foto e un video.
 

http://www.buonconsiglio.it/index.php/it/Castello-del-Buonconsiglio

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L’Egitto emana un mandato di arresto per Görlitz ed Erdmann

Ancora guai per Dominique Görlitz e Stefan Erdmann, i due tedeschi che avevano prelevato di nascosto campioni di roccia dalla Piramide di Cheope. Infatti, dopo le indagini contro di loro iniziate in patria, anche l’Egitto fa la sua mossa ufficiale. Giovedì scorso, il Procuratore Generale Hesham Barakat (in foto) ha emanato un mandato di cattura per 9 persone: tre tedeschi (è compreso il cameraman che accompagnava la “spedizione”) e sei cittadini egiziani accusati di corruzione, contrabbando e danneggiamento di antichità.

Gli imputati locali, già sotto custodia, corrispondono a tre ispettori del Ministero delle Antichità, due guardiani del sito e il proprietario di un’agenzia turistica che avrebbe facilitato l’acquisizione del permesso speciale che, in ogni caso, si limitava solo alla visita della piramide.

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Luxor, scoperti sarcofago “rishi” di XVII din. e blocchi mancanti di uno dei Colossi di Memnone

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Source: CSIC

Resti qualche giorno senza connessione e ti ritrovi all’improvviso con due scoperte sensazionali fatte a Luxor: un sarcofago “rishi” intatto di XVII din. (vedi foto in alto) e blocchi appartenenti a un Colosso di Memnone!

La prima notizia è merito del team spagnolo del “Proyecto Djehuty” che bene ci aveva abituato anche l’anno scorso. A Dra Abu el-Naga, José Manuel Galán e i suoi colleghi hanno individuato una camera funeraria scavata 4 m nella roccia che custodiva un sarcofago “rishi” (in arabo: piumato) risalente al 1.600 a.C. circa. L’ingresso alla tomba ancora sigillato con mattoni ha permesso al sarcofago di mantenere inalterati i vivaci colori della decorazione tipica del II Periodo Intermedio. L’iscrizione sul coperchio rivela il nome del defunto, Neb, la cui mummia, ancora all’interno della bara, sembra in buone condizioni. In realtà, molto più probabilmente, neb dovrebbe essere parte di un titolo onorifico significando “signore”. Questa scoperta conferma che Dra Abu el-Naga fosse la necropoli scelta dai sovrani della XVII din. e dai loro funzionari più importanti.

Per scaricare la nota ufficiale, altre foto e un video: Consejo Superior de Investigaciones Científicas

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Source: Ahram Online

Ieri, invece, il ministro Ibrahim ha annunciato il ritrovamento di blocchi in quarzite del Colosso nord di Memnone. I Colossi sono le due statue di 18 m che rappresentano Amenofi III (1387-1348) e che si trovavano all’ingresso del suo “Tempio di Milioni di Anni” a  Kom el-Hitan. Il sito è scavato dalla missione egiziano-europea diretta dalla dott.ssa Horig Sourouzian che ha individuato parte del braccio destro (vedi foto) e della corona reale, più altri frammenti della base.

I pezzi, perduti a causa del terremoto che distrusse completamente il tempio nel 27 a.C., verranno ricollocati al loro posto nell’ambito del “Colossi of Memnon and Amenhotep III Temple Conservation Project”.

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“Il Vino nell’Antico Egitto. Il passato nel bicchiere”

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Particolare dalla tomba di Nakht (TT52)

 

Una mostra archeologica ad Alba (CN) non può che occuparsi di vino. In questo caso, come si legge dal nome stesso, si parlerà del ruolo della bevanda nella Valle del Nilo. “Il Vino nell’Antico Egitto. Il passato nel bicchiere” è un’esposizione temporanea organizzata dall’associazione “Mummy Project” e curata dall’egittologa Sabina Malgora presso i locali della chiesa di San Domenico.

Il vino, importante per antichi Egizi sia nella vita quotidiana che in ambiente religioso e funerario, sarà analizzato sotto ogni punto di vista: tecniche agricole, metodi di produzione e commercializzazione, usi e costumi, simbolismo e rappresentazioni artistiche. I visitatori potranno ammirare 50 oggetti che vanno dall’Antico Regno al periodo greco-romano (dai musei egizi di Torino e Firenze) oltre a un cospicuo apparato fotografico. Due sezioni speciali mostreranno la mummia di Epoca Tarda del Museo Civico di Merano (con tanto di scansione in 3D) e la ricostruzione in scala reale della tomba di Irynefer (TT290, Deir el-Medina).

La mostra sarà aperta dal 22 marzo al 19 maggio 2014 e l’inaugurazione si terrà il 21 marzo alle 17:30.

Per maggiori informazioni: http://www.comune.alba.cn.it/

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Nuove scoperte a Dakahliya

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Source: ahramonline

Qualche giorno fa, a Tell Tabla (governatorato di Dakahliya), era stata scoperta una mastaba risalente al Periodo Tardo. Oggi, il Ministro Ibrahim ha annunciato che, continuando gli scavi,sono arrivati altri interessanti ritrovamenti: tre scheletri corredati di bellissimi amuleti (udjat, pilastri djed, scarabei) e ushabti in faience. Il primo era sepolto accanto a 14 amuleti, tra cui una triade con Amon, Horus e Nefti, il secondo con 29 e il terzo 12.

2014-635275563637429831-742Inoltre, altri due sarcofagi in calcare hanno permesso di datare meglio la sepoltura. Il primo conteneva una mummia deteriorata dall’umidità che, però, è ricoperta da cartonnage placcato in oro (qui a sinistra) con iscrizioni geroglifiche che comprendono il cartiglio di Psammetico I (XXVI din., 664-610 a.C.). La mummia era accompagnata da una cassetta di legno che conteneva 300 tra ushabti e amuleti, come quello in bronzo dorato che rappresenterebbe un uccello “ba” (vedi in alto).

Il secondo sarcofago custodiva resti umani in pessimo stato di conservazione e un’altra cassetta di legno sfaldata con 286 ushabti in faiance.

Pera altre immagini (comprese quelle che mancavano sulle prime scoperte della scorsa settimana): http://english.ahram.org.eg/

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Indagati i due tedeschi che avevano rubato campioni dalla Piramide di Cheope

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Source: Egypt Diares

Finalmente si muove qualcosa contro Dominique GörlitzStefan Erdmann, gli (autodefinitisi) “archeologi amatoriali” tedeschi che lo scorso anno avevano prelevato illegalmente campioni di roccia dalla Piramide di Cheope. La procura di Chemnitz (Sassonia) sta investigando sugli eventuali reati commessi dai due dopo che erano stati denunciati a dicembre presso Lueneburg (Bassa Sassonia) da attivisti locali in collaborazione con l’Egypt’s Heritage Task Force. Infatti, il codice penale tedesco può essere applicato contro i cittadini della Germania anche se l’illecito è compiuto all’estero e, in questo caso, si parlerebbe di danneggiamento, furto e importazione illegale di antichità.

Ricordiamo chi sono i protagonisti della notizia. Görlitz (nella foto) è un ex insegnante di biologia che ha cercato di attraversare l’Atlantico con una copia (tutt’altro che esatta) della Barca Solare di Cheope per provare fantascientifici viaggi transatlantici degli antichi Egizi. Erdmann, invece, è un autore di libri cospirazionalistici in cui si trovano collegamenti tra Templari, Massoni, Illuminati, civiltà del passato e nazisti. Insomma, testi degni della libreria di Adam Kadmon! Proprio per il suo ultimo lavoro, “Die Cheops Lüge”, Erdmann ha organizzato la spedizione a Giza ottenendo un permesso speciale per visitare la Grande Piramide dalle 18:00 alle 20:00 del 17 aprile 2013 (e questo fa capire la situazione catastrofica dell’archeologia in Egitto).

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 I due tedeschi, convinti che il monumento sia opera degli Atlantidei, cercavano prove della datazione al 13.000 bp. Per far ciò, sono entrati nella cosiddetta “Campbell’s Chamber”, una delle camere di scarico, e hanno raschiato dalle pareti 200 mg di roccia. Fatto ancora più grave, anche se non del tutto provato, è che siano stati presi campioni anche del pigmento rosso ocra del cartiglio di Khufu (nell’immagine a sinistra). I frammenti raccolti, poi, sono stati portati ad analizzare presso il Fresenius-Institut di Dresda. E nessuno si sarebbe accorto di niente, se Erdmann non avesse pubblicato a novembre un video su youtube (poi rimosso) che testimoniava tutto ciò che era stato fatto nella piramide e che mostrava immagini simili anche per altri siti come Saqqara e Dashur. Evidentemente, questi ciarlatani non erano nuovi a bravate simili che, si spera, saranno punite il prima possibile.

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Coreggenza di Amenofi III e IV: ampliamento della notizia

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Sono disponibili ulteriori dati sulla notizia odierna della coreggenza tra Amenofi III e Amenofi IV, direttamente dall’Instituto des Estudios del Antiguo Egipto (Madrid). La scoperta risale a qualche mese fa, ma è stata resa nota solo oggi con il comunicato del Ministero delle Antichità che, però, presenta alcune inesattezze. La tomba del visir Amenhotep Huy sarebbe l’unica a Tebe a presentare i nomi di entrambi i faraoni con tanto di protocollo reale (“Figlio di Ra” e “Re dell’Alto e Basso Egitto”). Ai primi frammenti di colonna scavati durante la campagna 2010-2011, si sono aggiunti quelli con il cartiglio del futuro Akhenaton individuati il 4 novembre 2013. Non esistono, invece, scene processionali come sembra dalla descrizione del MSA.

http://www.ieae.es/noticias2014/noticia_descubrimiento_importante_ieae.html

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Provata la coreggenza di Amenofi III e Amenofi IV!

Source: egyptologyforum

Source: Ministry of State for Antiquities Affaires

Il Ministro Ibrahim ha oggi annunciato una notizia che potrebbe rivelarsi importantissima per la storia egiziana e, in particolar modo, per la XVIII dinastia. Gli archeologi spagnoli diretti da Francisco J. Martín Valentín avrebbero individuato la prova definitiva della coreggenza tra Amenofi III e Amenofi IV, il futuro Akhenaton. Nella tomba del visir Amenhotep-Huy (n° 28 della necropoli di el Asasif, Luxor Ovest), frammenti architettonici di mura e colonne presentano insieme i due faraoni e i rispettivi cartigli. Coinciderebbe anche la datazione che risale al 30° anno di regno di Amenofi III (1357 a.C. circa), quando fu celebrata la sua prima “festa sed”. In occasione del giubileo e della divinizzazione in vita di un sovrano ormai vecchio, infatti, sembrava probabile che gli fosse stato affiancato il successore e questa scoperta, in attesa di conferma, potrebbe togliere ogni dubbio in merito.

Il comunicato ufficiale del MSA: http://www.egyptologyforum.org/bbs/MSA_Asasif_Feb2014.pdf

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