Archivi del mese: dicembre 2014

Un anno di Djed Medu: le notizie più importanti del 2014

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Un anno fa, iniziavo a scrivere su questo blog senza alcuna idea di come sarebbero evolute le cose. Il mio progetto iniziale prevedeva la creazione di un sito dove chiunque potesse trovare news costantemente aggiornate sul mondo dell’Egittologia. Spero di aver rispettato i propositi e di aver fatto un buon lavoro; ma, dal numero inaspettato di visualizzazioni, sembra che non me la sia cavata così male! In ogni caso, ringrazio tutti quelli che mi seguono e che continueranno a farlo.

Per l’occasione, visto che il “compleanno” coincide con la fine del 2014, presenterò di seguito tutte le più importanti notizie riportate su Djed Medu negli ultimi dodici mesi:

 

GENNAIO

1507176_659913230720997_1446979560_nL’anno è iniziato decisamente bene con le scoperte molto importanti di una bellissima tomba ramesside a Luxor e, soprattutto, delle due sepolture reali ad Abido di Sobekhotep (XIII din., vedi foto) e dello sconosciuto Seneb-Kay che ha fatto pensare all’esistenza di una dinastia parallela locale durante il II Periodo Intermedio.

 

FEBBRAIO

???????????????????????????????Gli archeologi spagnoli che lavorano a Luxor hanno continuato il proficuo trand del 2013 e hanno riportato alla luce reperti spettacolari. In particolare, il team di José Manuel Galán ha scoperto un sarcofago “rishi” di XVII din. perfettamente conservato.

 

MARZO

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APRILE

2014-635342968998690972-869La scoperta che ha avuto più risalto a livello mondiale è stata sicuramente quella della cachette reale nella Valle dei Re, con 50/60 mummie della XVIII dinastia, probabilmente i corpi di principesse della corte di Thutmosi IV e Amenofi III.

 

 

MAGGIO

Egypt_tomb_01Facendo un salto di circa 2300 anni, arriviamo alla tomba predinastica (Naqada IIA-B, 3700-3600 a.C.) scoperta a Hierakonpolis e al relativo corredo con oggetti d’élite che collocherebbe il morto come antenato dei faraoni.

 

 

GIUGNO

3Ancora Galán! Questa volta, lo scavo nell’area della tomba di Djehuty (Dra Abu el-Naga) ha rivelato una tomba di XI din. riutilizzata come cachette durante la XVII (vedi foto) con una quantità incredibile di resti umani. Intanto, nel Delta, grazie a prospezioni geomagnetiche, il Centro Archeologico Italo-Egiziano ha individuato una città di epoca romana.

LUGLIO

The-Northampton-SekhemkaProbabilmente la notizia peggiore dell’anno. La gravità della vendita all’asta della statua di Sekhemka (per 14 milioni di sterline da Christie’s) sta nel fatto che a cedere il reperto sia stato un museo (il Northampton Museum) e non un privato, aprendo la strada a iniziative simili che puntualmente si sono verificate.

 

AGOSTO

most-33-30-57_bad-copiaUno studio australiano sui tessuti di mummie che vanno dal Neolitico al Tardo Predinastico anticiperebbe di ben 1500 anni la pratica dell’imbalsamazione. Tale conclusione, se confermata, riscriverebbe una pagina della storia dell’Egitto.

 

 

SETTEMBRE

10636106_911279555568773_6703668602676540130_nIl mese è stato caratterizzato da un’aspra polemica sugli effetti, secondo alcuni distruttivi, del restauro della Piramide di Djoser. Le proteste sono arrivate perfino all’UNESCO che, nonostante le rassicurazioni dei funzionari egiziani, ha inviato tecnici per controllare la situazione a Saqqara.

 

OTTOBRE

2014-635502046500215457-21Non sempre sono gli archeologi ad effettuare importanti scoperte; come in questo caso in cui alcuni tombaroli, in cerca di reperti da vendere al mercato nero, si sono imbattuti in un tempio di Thutmosi III, a Tell al-Aziziya.

 

 

NOVEMBRE

dnews-files-2014-11-jewels-670-1411214-jpgAltro centro spagnolo, questa volta ad opera della missione diretta da Myriam Seco ÁlvarezSotto il tempio funerario di Thutmosi III a Tebe Ovest, è stata individuata una tomba di Medio Regno in cui la defunta era adornata da gioielli in oro e argento.

 

DICEMBRE

635539131997125454wCosì come era iniziato, l’anno è finito con il botto! Nei pressi del Ramesseum, gli archeologi francesi hanno scoperto la tomba della regina Karomama, moglie di Osorkon II (XXII din., 872-837) e Divina Adoratrice di Amon.

 

 

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“Natale sul Nilo” (blooper egittologici)

Q2Ss7Si avvicina Natale. Cade la neve, le vetrine dei negozi si riempiono di lucine colorate, le strade si congestionano per il traffico dei ritardatari del regalo e nelle multisale si proiettano i cinepanettoni. Ebbene sì, speravo che questo momento non arrivasse mai, ma mi tocca parlare di “Natale sul Nilo”

Per realizzare questo degno erede del filone di “Vacanze di Natale”, De Laurentiis decise di spostare la location dai campi di sci di St. Moritz e Cortina a mete più esotiche, purtroppo cominciando con l’Egitto. Così, nel 2002, la Filmauro affidò la direzione del film a Neri Parenti, “maestro” del genere e regista di svariati Fantozzi. La sceneggiatura è sempre la stessa: un’intreccio banale di storie demenziali condite da battute da scuola media, parolacce, tette, peti e deiezioni corporali varie. Basta ricordare la scena in cui le bende di una mummia vengono utilizzate come carta igienica. I protagonisti sono Boldi e De Sica, non ancora divorziati, Enzo Salvi, Biagio Izzo e i Fichi d’India, mentre, per la colonna sonora, come al solito si è sfruttato il tormentone estivo dell’anno, in questo caso Aserejé delle Las Ketchup. Non esattamente da premio oscar; ma, da un film che inizia e finisce con Maria De Filippi, cosa vi aspettate? Nonostante, o, più probabilmente, grazie a queste premesse, “Natale sul Nilo” ha incassato ben 28 milioni di euro, il 6° risultato più alto tra i film italiani e l’11° generale tra tutti quelli trasmessi nel Paese che ha dato i natali a gente come Fellini, Rossellini, Bertolucci, Visconti, Pasolini e De Sica (padre). Alla luce di tutto ciò, i blooper egittologici non smuovono di una virgola il risultato finale di una pellicola che, se non fosse stato per questa maledetta rubrica, non avrei mai visto. Ma, almeno, non troverò niente di peggio.

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Per diversi motivi, che non ho assolutamente voglia di spiegare, i protagonisti si trovano tutti a passare le vacanze di Natale-Capodanno in Egitto e, come quasi sempre succede nei film ambientati nella Valle del Nilo, si procede attraverso tappe fisse stereotipate: Cairo, Luxor, Abu Simbel. Si inizia dalla Piana di Giza e, più precisamente, da quello che dovrebbe essere l’interno della Piramide di Chefren. Dovrebbe, perché ciò che si vede, in realtà, è la sala ipostila del Tempio Maggiore di Abu Simbel (distante solo 1100 km), palese dai pilastri osiriaci e, in fondo, dal sancta sanctorum con le statue di Ptah, Amon-Ra, Ramesse II e Ra-Harakhty (vedi foto in alto). Nella “piramide”, una guida parla della fantomatica leggenda degli “anelli della buona e della cattiva sorte di Chefren” che vengono scoperti dai Fichi d’India in un nascondiglio segreto (in basso a sinistra. Ho trovato alcuni miei quadernini delle elementari in cui disegnavo i geroglifici allo stesso modo). Intanto, in un’altra sala, Boldi ha problemi di dissenteria e non trova altro modo per pulirsi che approfittare di una mummia impilata a mo’ di kebab che la solita guida definisce come «l’unica perfettamente conservata» (a Ramesse II non piace questo elemento) e vecchia di 4000 anni (inutile dire che Chefren sia morto almeno 500 anni prima).

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Dopo decine di altre gag da spanciarsi dalle risate (sarcasmo mode ON), tutti partono per una crociera sul Nilo e pazienza che si veda il Lago Nasser. Comunque, si viene a sapere che il figlio del fedifrago De Sica è uno studente di egittologia che vuol presentare ai genitori la sua collega e fidanzata, ma lei, ovviamente, finirà a letto con il “suocero”. Il battello arriva, questa volta veramente, ad Abu Simbel dove ci sono «quei quattro capoccioni che mettono ansia» (a Ramesse II non piace questo elemento #2) e qui si ferma fino alla fine delle vacanze.

5Ma, senza tener conto della geografia, alcuni personaggi raggiungono Luxor e tornano indietro in serata. Sembra proprio che il problema delle distanze sia comune a quasi tutti i film che ho analizzato finora. Salvi, che interpreta un’impresario televisivo, chiama le sue ballerine dal minareto della Moschea di Abu el-Haggag (quella che si trova sulle rovine del Tempio di Luxor), mentre i Fichi d’India, subendo fortuna e sfiga provocata dai rispettivi anelli, vengono schiacciati da un blocco caduto dalla cima della Grande Sala Ipostila di Karnak. Stessa circostanza che si ritrova in “Assassinio sul Nilo” e, come vedremo, in “007 – La spia che mi amava” quindi, se fossi in voi, guarderei in alto visitando il tempio. Per il resto, c’è poco da dire, a parte una preziosa anfora del periodo Micerino in cui Boldi urina e il ciondolo magico di Cheope (la conoscenza egittologica degli sceneggiatori era limitata alla IV dinastia) che assomiglia a uno di quei cammelli “Made in China” che vendono nei suq.

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Solstizio d’inverno: il sole attraversa il Tempio di Qasr Qarun e Karnak

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Source: memphistours.co.uk

Oggi, 21 dicembre, in concomitanza con il solstizio d’inverno e l’inizio della stagione più fredda, il tempio di Qasr Qarun è protagonista di un raro fenomeno simile a quello che si ripete due volte l’anno nel Tempio Maggiore di Abu Simbel. Infatti, i raggi del sole attraversano tutto l’edificio illuminando la parte più interna che è sempre al buio, il sancta sanctorum che conservava le statue di Sobek. Il tempio, probabilmente costruito nel III sec. a.C., è dedicato proprio al dio coccodrillo e si trova nell’antica città di Dionysias, nei pressi del lago Qarun, Fayyum.

Ovviamente, questo allineamento non è casuale, ma è un espediente che gli antichi astronomi e architetti egizi applicarono anche per il complesso di Karnak (nella foto in basso, il sole sorge sul portale di Nectanebo I).

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Source: Nile Magazine

 

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Il Museo Egizio del Cairo torna alle origini

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Source: egyptianmuseum.tumblr.com

Il Museo Egizio del Cairo sta lentamente riacquistando l’aspetto che aveva oltre un secolo fa. E, per una volta, tornare indietro sarebbe un miglioramento rispetto alle pessime condizioni in cui l’edificio si trovava ormai da decenni. Il progetto “Egyptian Museum Revival”, partito nel 2012 con un cospicuo contributo dell’Unione Europea e, in particolare, del governo tedesco, prevede il restauro e il ripristino dell’allestimento del 1902. In questo senso, si stanno eliminando gli strati di pittura più recenti delle pareti scoprendo quello bianco e rosso originale e il tappeto di linoleum che ricopriva il pavimento (vedi foto).

Il rinnovamento del museo comprende anche la sostituzione dei vecchi vetri delle finestre con alcuni capaci di filtrare la luce del sole, l’allestimento di nuovi sistemi antincendio, di sicurezza e di controllo dell’umidità e la demolizione dell’adiacente palazzo del Partito Nazionale Democratico che garantirà nuovi spazi espositivi.  Per il momento, lunedì scorso, alla presenza del ministro delle Antichità, Mamdoh El-Damaty, e del Primo Ministro, Ibrahim Mahlab, sono state inaugurate quattro sale (30, 35, 40 e 45) dell’ala est, nella galleria di Tutankhamon.

Nonostante questi lavori, che dovrebbero concludersi nell’agosto 2015, il museo perderà la sua funzione e migliaia di reperti, compreso il tesoro di Tutankhamon, verranno trasferite presso il Grand Egyptian Museum di Giza (quando e se riusciranno ad aprirlo), mentre le mummie reali di Nuovo Regno passeranno già il prossimo anno al Museo Nazionale della Civiltà Egiziana.

 

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New York, messe all’asta decine di reperti egizi da Christie’s e Sotheby’s

ImmagineA New York, in soli due giorni, le due case d’asta più famose del mondo hanno venduto decine di reperti egizi per un valore totale di milioni di dollari. Il numero maggiore di antichità è stato piazzato l’11 dicembre da Christie’s. Quest’asta era balzata agli onori della cronaca nostrana per la vicenda della Dea Madre nuragica prima messa in vendita per 1,2 milioni di dollari e poi ritirata dopo che il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri ne aveva accertato l’esportazione illegale dalla Sardegna. Sei lotti costituivano la collezione di un antiquario svizzero, Charles Gillet, e sono tra i pezzi più costosi, come la statua in calcare di VI dinastia (foto a sinistra) battuta per 389.000 $ (circa 316.000 €). Gli altri 31, di diversa origine, hanno raggiunto prezzi che vanno dai 3000 ai 317.000 $ di una statuetta bronzea di Epoca Tarda – Periodo tolemaico che rappresenta un falco.

http://www.christies.com/lotfinder/salebrowse.aspx?intSaleid=24491&viewType=list&action=paging&pg=1

Il 12 dicembre, invece, si è tenuta l’asta di Sotheby’s in cui sono stati venduti altri 13 reperti egizi che, in generale, hanno conseguito risultati più bassi. Il lotto più costoso è stato il frammento di statua stelofora in granito nero di XVIII dinastia (137.000$, foto a destra), mentre non è stata raggiunta la soglia minima di offerta per la statua in diorite di sacerdote di Mut (XXV-XXVI din.) la cui valutazione si aggirava intorno ai 400-600.000 dollari.

http://www.sothebys.com/en/auctions/2014/antiquities-n09236.html?cmp=email_n09236_1114_2_CATexample1_event_button1#&page=1&sort=lotNum-asc&viewMode=list

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La necropoli del Fayyum con un milione (?) di mummie

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Source: ibtimes.co.uk

Un milione di mummie tutte insieme. Questa è la stima di Kerry Muhlestein per la necropoli di Fag el-Gamous, nell’estremità orientale del Fayyum. Gli archeologi della Brigham Young University di Provo, Utah, in circa trent’anni hanno scavato più di 1700 sepolture, ma l’estensione del sito e la densità dei corpi hanno portato al calcolo di quella cifra pazzesca (trovata pubblicitaria?). Lo stesso Mushlestein, direttore dell’attuale missione dell’università statunitense, ha presentato gli ultimi risultati a Toronto, durante la conferenza internazionale della Society for the Study of Egyptian Antiquities, ammettendo che in passato c’è stato scarso interesse alle pubblicazioni. Per il momento, è stato avviato un database con i dati delle mummie ritrovate finora.

La necropoli è stata utilizzata dal periodo romano a quello bizantino (I-VII sec. d.C.) da gente comune, quindi i defunti sono sepolti senza bare o particolari corredi. Anche la mummificazione è dovuta solo al clima secco della zona. Ma non sono mancati ritrovamenti interessanti come tessuti perfettamente conservati (sudari funebri e un paio di scarpette colorate da bambino), la mummia di una bambina di 18 mesi con quattro braccialetti e quella di un uomo alto addirittura 2,13 m. Il vero mistero, però, è per quale sito servisse un cimitero così vasto, dato che il vicino villaggio è troppo piccolo e la non lontana città di Filadelfia (da Tolomeo II Filadelfo) ha già le sue aree funerarie.

Per maggiori informazioni su Fag el-Gamous, è disponibile un articolo del 2013 pubblicato su “Studia Antigua”.

Aggiornamento (clamoroso) delle 15,21:

La stima di un milione di mummie per il sito di Fag el-Gamous mi era sembrata subito esagerata e, infatti, è appena stato emesso un comunicato ufficiale del Ministero delle Antichità che annuncia che non verrà rinnovata la concessione di scavo alla missione della Brigham Young University (che durava da 28 anni) a causa delle dichiarazioni mendaci rilasciate al Daily Mail.

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Kom el-Hettan, inaugurato altro colosso di Amenofi III

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Source: dailymail.co.uk

 

La scorsa domenica, alla presenza del ministro El-Damaty e di altri funzionari dell’MSA, è stata inaugurata un’altra statua colossale di Amenofi III (1387-1348 a.C.) a Kom el-Hettan, il tempio funerario del faraone nella West Bank di Luxor. A differenza dei cosiddetti “Colossi di Memnone”, l’effige in quarzite, alta 13 metri e pesante 110 tonnellate, rappresenta il re in posizione eretta con la corona bianca dell’Alto Egitto e tenente nella mano un rotolo di papiro con il suo cartiglio.

La statua, insieme alla sua gemella presentata al pubblico all’inizio dell’anno, si trovava nell’entrata nord del tempio e cadde a pezzi a causa di un terremoto nel 27 a.C. Il restauro è stato effettuato dalla squadra del “Colossi of Memnon and Amenhotep III Temple Conservation Project” diretta dall’egittologa tedesca  Hourig Sourouzian.

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Karnak, scoperte tre statuette di Epoca Tarda

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Source: Luxor Times Magazine

Dopo la sfinge di qualche giorno fa, gli archeologi del Centre Franco-Égyptien d’Étude des Temples de Karnak hanno effettuato ulteriori ritrovamenti. Tra i reperti scoperti più interessanti, spiccano tre statuette di Epoca Tarda. Le prime due sono in bronzo e rappresenta Osiride seduto in trono con corona bianca (alta 36 cm) e stante (15 cm). La terza (16 cm), invece, potrebbe essere stata realizzata in scisto e raffigura la dea Mut seduta con parrucca e doppia corona (vedi immagine).

http://www.cfeetk.cnrs.fr/index.php?page=decouverte-decembre-2014-ptah

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Ramesseum, scoperta tomba di Divina Adoratrice di Amon

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Source: Luxor Times Magazine

Gli archeologi della Mission Archéologique Française de Thèbes-Ouest che scavano presso il Ramesseum (tempio funerario di Ramesse II a Tebe Ovest) hanno scoperto la tomba di una certa Karomama. La sepoltura consiste in un pozzo di 5 metri e in una camera funeraria ancora parzialmente chiusa da una porta di pietra. Lo scarno corredo rimasto, però, presenta anche 20 ushabti che hanno fornito il nome della defunta e che, soprattutto, hanno stabilito l’importanza del ritrovamento. Sulle statuette in faience, infatti, è riportato anche il titolo diDivina Adoratrice di Amon” che era accostato alle spose reali e che, soprattutto durante il III Periodo Intermedio, ebbe un ruolo politico fondamentale. Il team francese ora sta cercando di stabilire quale faraone fosse il marito di Karomama, mentre Youssef Khalifa, capo della sezione Antichità Egizie dell’MSA, ha affermato che potrebbe risalire al periodo ramesside.

In realtà, siamo già a conoscenza di una Divina Adoratrice con questo nome, di cui, però, abbiamo pochissime altre informazioni. Si tratta di Karomama I, sposa di Osorkon II (XXII din., 872-837). Che sia proprio lei?

Aggiornamento (13 dicembre):

Come volevasi dimostrare. La tomba trovata nei pressi del Ramesseum appartiene proprio alla Karomama di XXII dinastia.

http://www.mafto.fr/2014/12/reecouverte-de-la-tombe-de-karomama-au-ramesseum/

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Trovate perline egizie in tombe danesi dell’Età del Bronzo

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Source: sciencenordic.com

Giacobbo questa volta non c’entra. La scoperta è il frutto di uno studio scientifico serio ad opera degli archeologi Jeanette Varberg (Moesgaard Museum, Aarhus) e Flemming Kaul (National Museum of Denmark, Copenhagen) e di Bernard Gratuze (direttore dell’Institut de Recherche sur les Archéomatériaux, Orleans). Analizzando con la spettrometria ad emissione al plasma alcune perline di vetro blu cobalto trovate in tombe danesi dell’Età del Bronzo (nella foto in un rilievo del 1880), si è visto che l’origine è egiziana. Le sepolture, risalenti al 1400 a.C. circa e ritrovate nel XIX secolo a Ølby (40 km a sud della capitale), consistevano in grossi tronchi di quercia scavati in cui erano adagiati corpi di donne riccamente ornate. Tra gli oggetti di corredo c’erano anche le perline in questione che, dopo l’analisi della composizione chimica, sono state messe in relazione con materiale simile da Amarna e da Nippur. Questa sarebbe la prima attestazione della presenza di oggetti egiziani a latitudini così settentrionali (se si esclude l’ipotesi della collana scoperta in Siberia) e, inoltre, si confermerebbe la rete commerciale tra bacino del Mediterraneo e Mar Baltico durante il Bronzo.

Infatti, scambi con il nord Europa erano già attestati in Egitto per l’ambra gialla baltica che, ad esempio, è stata individuata nel tesoro di Tutankhamon e che spesso è accostata al vetro blu, proprio come nel caso delle tombe di Ølby. Da questa coincidenza proviene un’altra tesi, forse più azzardata, degli studiosi precedentemente citati che mettono in relazione il culto solare egizio, con tutti i significati funerari annessi, con quelli Nordici. L’utilizzo del vetro blu egizio, quindi, non sarebbe casuale.

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