Archivi del mese: marzo 2015

Scoperta a Tel Aviv ceramica egizia da birra di 5000 anni

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Source: timesofisrael.com

A Tel Aviv (Israele), durante scavi per la fondazione di un palazzo, sono stati individuati 17 pozzi per la conservazione di derrate alimentari che risalgono all’Antico Bronzo I (3500-3000 a.C.). Tra le migliaia di frammenti di ceramica locale, sono stati scoperti anche alcuni pezzi che apparterrebbero a larghi contenitori egiziani per la produzione della birra, riconoscibili dall’uso della paglia nell’impasto. Secondo Diego Barkan, direttore della missione dell’Israeli Antiquities Authority (IAA), questo tipo di ritrovamento era stato fatto solo in un edificio amministrativo nel moshav di Ein Habesor (nord del deserto del Negev) e, quindi, sarebbe l’attestazione più a nord di un insediamento egizio dell’epoca. A mio avviso, però, si tratta di un’affermazione un po’ azzardata perché non basta la presenza di cultura materiale per parlare di colonie straniere. Questi bacini potrebbero essere arrivati a Tel Aviv tramite scambi commerciali, così come, in Egitto, già nel periodo Protodinastico, è attestato vino dalla Palestina e dalla Siria.

http://www.timesofisrael.com/ancient-egyptian-brewery-found-in-downtown-tel-aviv/

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Capo dei musei egiziani arrestato per tangenti

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Source: english.ahram.org.eg

Tutto il mondo è paese. Purtroppo, quando capita una disgrazia, c’è sempre qualche sciacallo pronto ad approfittarsene. In questo caso, la fonte di “guadagno facile” è stato l’attacco terroristico che, il 24 gennaio 2014, ha sconvolto Il Cairo provocando anche gravi danni al Museo di Arte Islamica. Lunedì scorso, Ahmed Sharaf, capo della sezione Musei del Ministero delle Antichità, è stato arrestato proprio con l’accusa di aver intascato bustarelle da un imprenditore greco-egiziano incaricato di restaurare il museo. La concessione dell’appalto va contro un precedente accordo firmato tra il Ministero e gli Emirati Arabi Uniti che finanziano la ricostruzione dell’edificio in parte distrutto dalla bomba. Ora, il posto di Sharaf è stato momentaneamente affidato a Elham Salah, direttrice regionale della sezione Musei.

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La sedia di Tutankhamon è stata danneggiata o no?

2015-635629831459474515-947A distanza di un paio di mesi dallo scandalo della barba di Tutankhamon, ieri, su alcuni siti locali, è rimbalzata la notizia di un’ulteriore ipotetica figuraccia dei conservatori egiziani. Più precisamente, il Cairo Post ha pubblicato l’accusa di un anonimo ex lavoratore del Grand Egyptian Museum che, tramite alcune foto, avrebbe documentato il danneggiamento di alcuni reperti durante il trasferimento dell’11 settembre 2014 al nuovo museo di Giza da quello di Piazza Tahrir. Tra questi, si sarebbe rotta anche una sedia in legno dorato appartenente al corredo funebre del “faraone bambino” (vedi immagine a sinistra). Gli altri oggetti sarebbero una tavola d’offerta circolare, il coperchio di un sarcofago, un recipiente di marmo e il vetro in cui è tenuto un frammento di papiro.

C’è da premettere che siti di questo genere sono spesso pieni di imprecisioni dovute a errate traduzioni in inglese dell’originale notizia in arabo. Infatti, ciò che è indicato come coperchio di sarcofago sembra una paletta in alabastro. Nonostante ciò, la diffusione nel web della news è stata molto veloce, portandosi dietro già i primi cori di sdegno. Per questo, è subito arrivata la smentita da Tarek Tawfik, direttore generale del GEM, che ha affermato che i reperti fotografati provengono dalla necropoli di Dashur e che erano già in quello stato quando sono stati scoperti. L’oggetto della discordia sarebbe, in realtà, un tavolo di Medio Regno, mentre la vera sedia di Tutankhamon (a destra) sarebbe integra nei magazzini del museo. Un anonimo archeologo che lavora nella struttura ha aggiunto che chi ha fatto la soffiata altro non è che un restauratore allontanato dal GEM in cerca di vendetta.

Certo è che anche i danni alla maschera di Tutankhamon erano stati smentiti…

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Un papiro con Omero usato come carta igienica

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Source: bricecjones.com

La vita è quasi sempre ingiusta. Il destino che ci si aspetterebbe per un libro di Fabio Volo lo ritroviamo, invece, per una copia dell’Iliade di Omero.

Il papiro P.Oxy. 67.4633 non è stato pubblicato recentemente (Spooner J., Nine Homeric Papyri from Oxyrhynchos, 2002), ma una sua particolare caratteristica, riportata dal papirologo Brice Jones nel suo blog, vi colpirà sicuramente. Si tratta di un frammento risalente al III sec. d.C., scoperto, come tanti altri, in un’antica discarica di Ossirinco. Il testo, come detto, presenta una versione in greco dell’Iliade o, più precisamente, scholia, cioè annotazioni, glosse che spiegano il poema. In realtà, la peculiarità del documento consiste nella sua destinazione d’uso secondaria, quando venne sfruttato per uno scopo non proprio “nobile”. In Egitto, si assiste molto spesso al riciclo del papiro che poteva semplicemente essere iscritto sulla faccia ancora libera o ricoperto da intonaco per la realizzazione di cartonnage.

In questo caso, però, il materiale è stato usato come carta igienica e presenta ancora evidenti tracce di feci che ricoprono gran parte della superficie. C’è stato addirittura uno studio paleobotanico del materiale organico in questione che ha riscontrato la presenza di fibre di grano. Ora pensate al momento in cui, per studiare il papiro trovato accartocciato, lo si è dovuto inumidire per ammorbidirlo e distenderlo…

 

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Dall’Egitto la più antica evidenza di un cancro al seno

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Source: MSA

Proverrebbe dall’Egitto la più antica evidenza del mondo di un cancro al seno. Più precisamente da Qubbet el-Hawa, necropoli sulla riva occidentale di Assuan indagata dal Prof. Alejandro Jiménez (Universidad de Jaén). Tra i corpi scoperti durante la 7ª stagione di scavo dell’università spagnola, quello di una donna adulta vissuta a Elefantina alla fine della VI dinastia (2200 a.C.) ha attirato le attenzioni dell’antropologo Miguel Botella (Universidad de Granada). Secondo Botella, infatti, le lesioni ossee evidenti soprattutto su cranio e bacino sarebbero la risultante delle metastasi del tumore. La donna, però, non sarebbe morta subito, ma, grazie al suo alto rango, ricevette cure durante tutto il lungo decorso della malattia.

 

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Inaugurati due tratti del “Viale delle Sfingi”

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Source: Bernard M. Adams (egyptmyluxor.weebly.com)

Che sia la volta buona? Dopo cinque anni di rinvii, arriva l’ennesimo annuncio del ministro delle Antichità di turno che dichiara l’apertura al pubblico del “Viale delle Sfingi”. Oggi, infatti, Mamdouh El-Damaty dovrebbe inaugurare il I e il V tratto del viale; ma aveva detto la stessa cosa il precedente ministro, Mohamed Ibrahim, due anni fa (e mi ero mostrato scettico già allora).

L’ambizioso progetto prevede lo scavo, il restauro e la musealizzazione dell’antica via processionale che collegava il Tempio di Luxor al complesso di Karnak. L’attuale percorso corrisponde a quello voluto da Nectanebo I (380-362) che fece restaurare l’originale versione di Amenhotep III aggiungendo ai due lati della strada, per circa 2,7 km, 1350 sfingi (durante la XVIII din. erano a testa di ariete). I lavori di scavo, iniziati nel 2004, non sono stati esenti da polemiche perché, per liberare il Viale, sono state abbattute centinaia di case, moschee e chiese cristiane, spostando migliaia di persone dalle loro abitazioni.

Al di là dell’impatto turistico dell’operazione, dai cantieri sono emersi importantissimi dati archeologici; infatti, sono state scoperte le tracce di interventi di numerosi faraoni, da Hatshepsut a Cleopatra VII, la metà delle sfingi, o ciò che ne rimane, e diverse costruzioni di epoca romana, come cisterne e luoghi di produzione del vino. In particolare, le due sezioni che dovrebbero essere aperte corrispondono al 37% del totale: il I tratto è di 350 m e parte dalla facciata del Tempio di Luxor; il V è lungo 600 m e va dal retro della Biblioteca di Luxor alla strada che conduce all’aeroporto.

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Ostrakon rivela la ricevuta di una tassa “pesante”

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Source: livescience.com

Anche senza Equitalia, doveva essere difficile pagare le tasse nell’Egitto tolemaico. Questo almeno si evince da un ostrakon tradotto da Brice Jones (Concordia University, Montreal) che si sta occupando della pubblicazione di diversi documenti antichi appartenenti alla McGill University Library and Archives. Il testo, scritto in greco su un frammento di ceramica, corrisponde alla ricevuta di pagamento di una tassa di successione di terreni agricoli versata da un uomo il cui nome è ormai illeggibile. Sono presenti anche il luogo della transazione, Diospolis Magna (Tebe), e la data che colloca il reperto al 22 luglio del 98 a.C., sotto il regno di Tolomeo X. La cifra sborsata dal proprietario terriero, invece, ammontava a 75 talenti più altri 15 di mora, forse per un ritardo nel pagamento o per il mancato utilizzo di monete d’argento. Novanta talenti equivalevano a 540.000 dracme; quindi, se si considera che la moneta con più valore dell’epoca arrivava a 40 dracme e pesava 8 grammi, l’intera somma doveva superare i 100 chili!

 

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Nuove direttive per la conservazione dei reperti nel Museo Egizio del Cairo

theguardian.com

Source: theguardian.com

Dopo la figuraccia mondiale conseguente al “restauro” affrettato della maschera di Tutankhamon, era logico aspettarsi che cadessero delle teste. La prima a subire provvedimenti disciplinari, anche se non espliciti, è stata Elham Abdel Rahman, la responsabile del dipartimento di restauro del Museo Egizio del Cairo, nonché moglie del tecnico che avrebbe rincollato la barba con la resina epossidica, trasferita al piccolo Museo delle Carrozze Reali nella Città Vecchia. Il suo posto, invece, è stato occupato da Saied Abdel Hamid Hassan (nella foto), precedentemente al Museo Copto del Cairo e, non a caso, esperto nella conservazione dei manufatti in oro, che, in un’intervista al “The Guardian”, ha esposto il nuovo atteggiamento che ha intenzione di portare nel trattamento dei pezzi da restaurare. La principale novità sarà il lancio di un database online dei reperti del museo che colpevolmente ancora mancava. Poi, saranno realizzate schede tecniche per la registrazione di ogni dato concernente gli interventi fatti dai restauratori con data, nome del personale occupato, metodologia e materiali scelti. Quest’ultimo provvedimento è atto a evitare la confusione di dichiarazioni e smentite che è esplosa proprio per il caso della maschera di Tutankhamon.

 

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Luxor, seconda tomba scoperta in una settimana dall’ARCE

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Source: Luxor Times Magazine

A soli 7 giorni dalla scoperta della tomba di Amenhotep detto Rebiu, gli archeologi dell’ARCE (American Research Center in Egypt) hanno individuato un’altra sepoltura di XVIII dinastia nelle vicinanze della TT110, a Sheikh Abd el-Qurna

La struttura è simile, a “T”, con una stanza trasversale e camere laterali incompiute con pozzi, tutte visitate da tombaroli già in antichità. Le pitture presentano colori ancora più accesi della precedente e mostrano scene celebrative, di vita quotidiana e del defunto Sa-Mut con la moglie Ta-Khaet.

Anche in questo caso, ci sono porzioni di testo e di immagini volutamente abrase che farebbero pensare a interventi in epoca amarniana.

Per altre foto: Luxor Times Magazine

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Studiata la struttura di Tell el-Amarna grazie a immagini satellitari

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Source: google.it/maps

Dall’alto si può avere una visione d’insieme delle cose, a maggior ragione se si “guarda” da un satellite. Così, proprio grazie ad immagini prese dallo spazio, il team di archeologi belgi diretti da Harco Willems ha studiato il sito di Tell el-Amarna individuando i confini e la struttura interna della città di Akhetaton, capitale di Akhenaton. In modo particolare, è stata rilevata la zona nord con una sorta di hinterland industriale di 12 chilometri che include numerose cave (Deir Abu Hinnis) collegate al centro tramite strade di servizio. Inoltre, è stato scoperto un porto sul fiume per il trasporto delle talatat (dall’arabo “talata”= “tre”; i tipici blocchi di pietra di età amarniana lunghi tre spanne, circa 50 cm).

 

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