Archivi del mese: agosto 2015

El-Asasif, scoperta tomba di visir della XXVI dinastia

Source: MSA

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Nella necropoli di el-Asasif, riva occidentale di Luxor, il team americano-egiziano diretto dalla Dott.ssa Elena Pischikova (American University in Cairo) ha individuato la tomba di Padi-Bastet, visir dell’Alto Egitto durante la XXVI dinastia (664-525 a.C). La tomba era all’interno di un’altra sepoltura (sembra vada di moda in questo periodo; cfr. KV62), la TT391 di Karabasken, quarto Sommo Sacerdote di Amon e governatore di Tebe sotto il regno diel faraone kushita Taharqa (XXV din., 715-705).

Il lavoro del “South Asasif Conservation Project” consiste nello studio, nella pulizia e nel restauro di una serie di tombe già note, ma mai pubblicate in modo appropriato. Lo dimostra proprio questa scoperta che sottolinea chiaramente come il funzionario saita abbia riutilizzato la struttura aggiungendo apparati architettonici e decorazioni parietali. La sepoltura di Padi-Bastet, secondo la Pischikova, si troverebbe in fondo a un pozzo nella corte o in un’altra stanza funeraria che potrà essere individuata solo dopo uno scavo vero e proprio. La lettura dei titoli, inoltre, ha attestato che il defunto fosse il nipote di Pabasa,  Gran maggiordomo della Divina Adoratrice di Amon Nitocris I, la cui tomba (TT279) si trova poco più a est, prima dell’entrata del tempio di Hatshepsut.

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Individuate le più antiche tracce di morte per insufficienza cardiaca

Tra le decine di lecture presentate durante l’XI International Congress of Egyptologists di Firenze, quella esposta mercoledì 26 dalla Dott.ssa Raffaella Bianucci (sezione di Medicina legale presso l’Università di Torino) è risultata particolarmente interessante. In “Unravelling the cause of death of a 18th dynasty élite individual (QV30)”, ha illustrato i risultati dello studio paleopatologico di una equipe internazionale sui resti mummificati di Nebiri, “Capo delle scuderie” sotto Thutmosi III (1479-1424). La tomba del funzionario, purtroppo depredata già in antico, fu scoperta nel 1904 nella Valle delle Regine da Ernesto Schiaparelli che portò al Museo Egizio di Torino ciò che rimaneva del corpo: la testa (cat: S.5109) e gli organi ancora contenuti nei quattro vasi canopi (S.5110, S.5111/02, S.5112, S.5113).

La testa della mummia, quasi completamente sbendata ma ben conservata, è stata sottoposta alla ormai consueta TAC che ha rilevato malattie tipiche dell’epoca come una forte paradontite, diversi ascessi e un’aterosclerosi mite alla carotide interna destra. La causa della morte, però, sopraggiunta tra i 45 e i 60 anni, è stata individuata grazie all’esame del polmone conservato nel canopo di Hapi (testa umana) che è parzialmente rotto e che, quindi, ha permesso il campionamento dell’organo. L’istologia è stata affidata al Prof. Andreas Nerlich (dipartimento di Patologia alla LudwigMaximilians-Universität di Monaco di Baviera) che ha riscontrato nel “paziente” un edema polmonare, cioè un aumento dei liquidi nello spazio extravascolare (interstizio e alveoli). Escluse, grazie alle colorazioni istochimiche, malattie come tubercolosi, granulomi o altre infezioni batteriche, si è capito che Nebiri morì per uno scompenso cardiaco acuto dovuto a un’insufficienza cronica al lato sinistro del cuore. Detto in parole povere, quando il cuore non è più in grado di pompare in modo efficiente, il sangue si accumula nei polmoni con conseguente emorragia interna a causa dell’aumento della pressione che spinge i globuli rossi contro le pareti dei capillari.

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La tomba di Tutankhamon sarà chiusa al pubblico per restauro

Source: wikidi.com

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Tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione e, se ci si accorge di aver torto, di cambiare idea. Zahi Hawass non perde mai occasione di ribadire soprattutto il primo diritto, anche se questa volta sembra aver usufruito anche del secondo smentendo, nell’arco di pochi giorni, il suo giudizio sulla teoria di Reeves riguardo alla possibile presenza della sepoltura di Nefertiti nella Tomba di Tutankhamon. All’esplodere della diffusione mediatica della notizia, l’ex Segretario generale dello SCA aveva detto: “Reeves study is a theory for fame and publicity and not based on archaeological or scientific evidences”. Ora, invece, pur rimanendo scettico e smontando le prove dell’egittologo britannico (qui le sue argomentazioni), afferma che tutti devono avere rispetto di uno dei massimi esperti della Valle dei Re (tra le altre cose, è l’autore del “The Complete Tutankhamun: The King, the Tomb, the Royal Treasure”) e dei suoi studi.

Un cambio di atteggiamento, almeno nei modi, forse dovuto alle dichiarazioni del Ministro delle Antichità che, al contrario, ha preso sul serio l’articolo di Reeves e si è detto d’accordo almeno sulla possibilità che ci siano due passaggi celati verso altre stanze o tombe. Infatti, El-Damaty ha convocato in Egitto il professore della University of Arizona a metà settembre per discutere l’ipotesi ed eventualmente per una verifica sul posto. Per un’analisi più accurata, si potrà sfruttare la chiusura al pubblico della tomba dal 1 ottobre. La Getty Foundation, infatti, si occuperà del rinnovamento totale degli apparati interni della struttura cambiando il sistema d’illuminazione, di areazione e di controllo dell’umidità. Deciso ormai che la mummia del faraone debba rimanere nella KV62, si realizzerà una speciale teca che possa permettere ai visitatori di vedere il corpo e agli studiosi di prelevarlo più facilmente per i controlli periodici. I resti di Tutankhamon, quindi, non saranno più ricollocati nel sarcofago.

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Ministero delle Antichità lancia una raccolta fondi per ricomprare la statua di Sekhemka

Source: MSA

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Approfittando del provvedimento del governo britannico che ha esteso il blocco all’esportazione della statua di Sekhemka, dal Ministero delle Antichità egiziano è partita la proposta di una raccolta fondi per pareggiare l’offerta di 14 milioni di sterline e per riportare il reperto in Egitto. Già all’indomani della messa in vendita tramite asta di Christie’s, El-Damaty aveva condannato fortemente il fatto e aveva chiesto che la statua tornasse in patria, invano. Così, il ministro, conscio di avere le mani legate dal punto di vista legale, ha lanciato una campagna mediatica sui principali quotidiani inglesi (vedi immagine a sinistra) per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica; inoltre, si è rivolto in particolar modo agli uomini d’affari egiziani che vivono in Gran Bretagna chiedendo loro una somma sufficiente a ricomprare il pezzo per poi donarlo all’Egitto o almeno a un altro museo dell’isola. Intanto, durante la cerimonia di apertura dell’XI International Congress of Egyptologists, El-Damaty ha confermato di aver interrotto tutti i rapporti con il museo di Northampton che ha venduto la statua ottenendo circa 8 milioni di sterline.

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Novità sui musei egizi del Cairo

Source: commons.wikimedia.org

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Nella conferenza stampa di lunedì scorso, il ministro El-Damaty ha annunciato alcune novità che riguardano i musei egizi del Cairo. Per il Museo Egizio di Piazza Tahrir, per la prima volta dopo anni sarà prevista la possibilità di fotografare, naturalmente senza flash, i reperti esposti. Questo “regalo” (ora capirete il perché del termine) sarà limitato al periodo che va dal 1 dicembre al 7 gennaio, in corrispondenza delle vacanze natalizie. E’ ovvio che l’iniziativa sia stata presa per aiutare il flusso turistico di nuovo in calo dopo gli ultimi attentati terroristici.

Source: egyptianstreets.com

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Per quanto riguarda il museo che andrà a sostituire il precedente, il Grand Egyptian Museum, il ministro ha specificato che ci sarà autonomia amministrativa dal governo egiziano sullo stampo della Biblioteca di Alessandria dal 2002. Una direzione internazionale, grazie a un atto speciale del parlamento, dovrebbe garantire una gestione meno burocratica di quella statale (bisogna ricordare che l’inaugurazione continua ad essere rimandata e, attualmente, è fissata per il 2018) e la formazione dello staff all’estero. La decisione deriva anche e soprattutto dal fatto che gran parte dei finanziamenti dell’opera non siano locali; ad esempio, il solo Giappone ha fornito una somma pari a 300 milioni di dollari.

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Chris Naunton nuovo presidente dell’International Association of Egyptologists

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Ieri, presso Palazzo Vecchio a Firenze, durante la cerimonia d’inaugurazione dell’XI International Congress of Egyptologists, è stato annunciato il nuovo presidente dell’International Association of Egyptologists. A succedere a James Allen sarà Chris Naunton, già direttore dell’Egypt Exploration Society.

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“XI International Congress of Egyptologists”, Firenze 23-30 agosto

Source: ice11florence.org

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Finalmente ci siamo! Tra pochi giorni, a Firenze, si terrà l’XI International Congress of Egyptologists, convegno che porterà nel capoluogo toscano oltre 150 egittologi da tutto il mondo. Inizialmente previsto per il settembre del 2013 presso la Biblioteca di Alessandria, a causa dell’instabilità politica dell’Egitto, l’ICE è stato prima posticipato di un anno e poi definitivamente cancellato, fino alla scelta di una nuova location tra cinque città pretendenti (le altre erano Torino, Trieste, Melbourne e Varsavia). Dal 23 al 30 agosto, presso la sede dell’Università (via Capponi 9), si potrà assistere a decine di conferenze riguardanti le seguenti categorie: società, religione, archeologia, lingua e testi, storia, arte e architettura, musei, cultura materiale, Egitto fuori dall’Egitto, patrimonio, mummie, storia dell’egittologia, periodo greco-romano, studi copti, restauro, archeometria, papirologia, Libro dei Morti e preistoria. Inoltre, ci sarà anche il workshop dell’International Association of Egyptologists. Domenica 23, alla presenza del Ministro delle Antichità Mamdouh El-Damaty, si terrà la cerimonia di inaugurazione, mentre, da lunedì, gli interventi, sei alla volta in sei diverse sale, saranno divisi in tre o quattro sessioni giornaliere.

Anch’io avrò il piacere di essere presente al Congresso, anche se  solo lunedì e martedì. Quindi, per tutti quelli che non potranno partecipare di persona, racconterò in diretta lo svolgimento della manifestazione attraverso la pagina facebook di Djed Medu e, soprattutto, il mio profilo Twitter (@DjedMedu). Con l’occasione, poi, visiterò il nuovo allestimento del Museo Egizio di Firenze.

Per il programma completo e altre informazioni: http://www.ice11florence.org/program

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Reeves in Egitto per provare la sua teoria sulla tomba di Tutankhamon/Nefertiti

Come era prevedibile, il clamore a livello mondiale provocato dall’articolo di Nicholas Reeves sull’ipotetica presenza di due passaggi nascosti nella tomba di Tutankhamon che porterebbero alla sepoltura di Nefertiti ha suscitato anche la reazione del Ministero delle Antichità. In una nota ufficiale, Mamdouh el-Damaty, che comunque crede che la regina sia sepolta ad Amarna, ha affermato di aver contattato telefonicamente l’egittologo britannico e di averlo invitato in Egitto per comprovare la sua ipotesi a metà settembre. Situazioni simili del recente passato dimostrano come i funzionari egiziani non siano “felicissimi” quando annunci del genere non passano prima dalle loro scrivanie (anche se Reeves dice di aver contattato il ministro prima della pubblicazione del suo studio), così sarà istituita una commissione speciale, composta da esperti locali e internazionali, che valuterà le argomentazioni del professore della University of Arizona e che, in caso di parere favorevole, darà il via alle indagini nella KV62.

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Damietta, Scoperti quattro reperti di epoca romana e bizantina nel Nilo

Sorce:MSA

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A Damietta, città che si affaccia sul Mediterraneo nel Delta nord-orientale, le guardie di frontiera hanno scoperto fortuitamente quattro reperti che erano sommersi nell’acqua del Nilo, nell’area del porto da pesca di Ezbet El-Burg. Si tratta di due anfore e un capitello floreale in marmo di età romana e un piatto in ceramica invetriata verde di epoca bizantina.

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Individuato nel Delta centro romano per la produzione del vetro

Source: MSA

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A Tell Mutubis, a ovest di Rosetta (Delta nord-occidentale), la missione anglo-egiziana della Durham University e della Mansoura University ha individuato un centro di produzione del vetro risalente al tardo periodo romano. Sulla collina era già evidente una gran quantità di materiale ceramico affiorante, ma la scoperta è stata effettuata grazie a prospezioni geomagnetiche che rientrano nel progetto di ricognizione “Delta Survey” dell’Egypt Exploration Society. L’area presenta diversi edifici in mattoni cotti (vedi immagine), tra magazzini e unità abitative, e forni in cui sono state scoperte scorie della lavorazione del vetro oltre a vasi, mortai in pietra e monete. Proprio lo studio di questi reperti, afferma la direttrice della missione Penny Wilson, ha permesso di capire che il sito è stato abbandonato nel VII secolo, all’inizio dell’età islamica.

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