Archivi del mese: luglio 2017

Sventato tentativo di furto al Museo Nubiano di Assuan

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Source: akdn.org

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Source: unesco.org

La scorsa domenica, tre uomini hanno cercato di rubare un reperto del Museo Nubiano di Assuan, una delle principali esposizioni archeologiche d’Egitto. I ladri, tra cui due dipendenti del museo stesso, si erano intrufolati nell’edificio durante la chiusura della pausa pranzo (dalle 13:00 alle 16:00) e stavano cercando d’infrangere la vetrina in cui è conservata una statuetta di Iside che allatta il piccolo Horus (tipologia chiamata Isis lactans; Epoca Tarda 664-332 a.C.; foto a sinistra), ma sono stati scoperti dalle telecamere di sorveglianza e costretti alla fuga. Uno dei malviventi è stato arrestato, mentre gli altri due sono ancora ricercati dalla Polizia del Turismo e delle Antichità. Fortunatamente, la direzione del museo ha assicurato che nessun oggetto manca all’appello.

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Delta N-E: scoperta tomba nel cantiere di un’abitazione moderna

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Source: MoA

Archeologia preventiva anche in Egitto. Alla richiesta di un privato cittadino di El Husseiniya – provincia nord-orientale di Sharqia – di poter allargare la propria abitazione in un’area a rischio ritrovamenti, gli uomini del Ministero delle Antichità hanno effettuato alcuni sondaggi. E il ritrovamento puntualmente c’è stato. Si tratta di una sepoltura di età faraonica consistente in un enorme ‘sarcofago’ di pietra pesante circa 65 tonnellate e cavato da un unico blocco di basalto o diorite. Le pareti interne ed esterne sono coperte da testi geroglifici, ma, purtroppo, non sono stati ancora forniti dati né sull’identità del defunto né su una datazione più precisa. Tuttavia, secondo Ayman Ashmawi, Dir. del settore Antichità egizie del MoA, la tomba sarebbe stata già scoperta niente popodimeno che da Flinders Petrie intorno agli anni ’50 del secolo scorso (nota non trascurabile: è morto nel 1942). In ogni caso, i blocchi sono stati già trasferiti nei magazzini del vicino museo di Tanis per essere restaurati e studiati.

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Source: MoA

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Scoperta una nuova sepoltura nella Valle dei Re? E che fine hanno fatto le camere segrete della Tomba di Tutankhamon?

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Source: panorama.it

Sono stato a lungo combattuto sullo scrivere o meno questo articolo perché, come ormai sta succedendo dall’agosto del 2015, si va avanti con annunci sensazionalistici seguiti da clamorose smentite. Il tutto senza lo straccio di un dato scientifico condiviso. Sto parlando naturalmente della gestione, a dir poco confusionaria, dell’affaire “Tutfertiti”, ribattezzato così dopo che Nicholas Reeves aveva affermato che la tomba di Tutankhamon potesse nascondere quella di Nefertiti. Tuttavia, date le vostre numerose e legittime richieste d’informazioni in merito, vi riporterò le ultime news anche se non certe al 100%.

Sulle prime, la clamorosa ipotesi, o almeno quella della presenza di due camere nascoste, sembrava essere confermata da indagini al georadar; poi il repentino cambio di atteggiamento da parte delle autorità del Ministero delle Antichità, con addirittura l’estromissione di Reeves dalle ricerche, aveva fatto pensare il contrario. La fantomatica terza prospezione, quella risolutiva, è stata rimandata per mesi senza che ci fosse alcun annuncio dal MoA, se si escludono alcune indiscrezioni rilasciate da Zahi Hawass. Sappiamo benissimo come il celebre archeologo egiziano non si sia mai attenuto al protocollo ufficiale lasciandosi andare a dichiarazioni mediatiche, spesso non seguite da riscontri oggettivi. Così è successo anche quando, intervistato da una trasmissione inglese, ruppe il silenzio di mesi dicendo che la terza scansione al georadar nella KV62 sarebbe stata affidata per il novembre 2016 a una squadra russa. E invece si è arrivati al coinvolgimento di un team italiano diretto da Franco Porcelli, docente di Fisica presso il Politecnico di Torino. Infatti, i tecnici del “Progetto VdR Luxor” (Università di Torino, Geostudi Aster di Livorno e Fondazione Novara Sviluppo), utilizzando tre sistemi di radar con frequenze dai 200 Mhz ai 2 Ghz, dovrebbero aver analizzato la camera funeraria di Tutankhamon intorno alla fine di febbraio/inizi di marzo. Ma, anche in questo caso, non si è saputo più niente.

Fino al 7 luglio quando, per la presentazione del suo libro su Nefertiti scritto insieme ad Hawass, il documentarista  Brando Quilici – su La Repubblica e, con maggiori dettagli su National Geographic Italia (articolo misteriosamente sparito mentre sto pubblicando questo post) – si è forse lasciato sfuggire prima del Ministero delle Antichità quello che tutti aspettavamo da tempo. Secondo Quilici, la squadra del Prof. Porcelli (Politecnico di Torino) e dell’Ing. Gianfranco Morelli (Geostudi Astier), supervisionata dal direttore del Mallawi Museum Ahmed El-Laithy, avrebbe effettuato tra febbraio e maggio una prospezione dall’esterno della tomba con la tomografia di resistività elettrica (ERT: Electrical Resistivity Tomography), tecnica ritenuta più adatta del Ground Penetrating Radar per un terreno irregolare come quello della Valle. Nonostante l’iniziale scetticismo di Porcelli, sembra che sia stata rilevata, cito testualmente, «una forte anomalia conduttiva (zone di vuoto nella roccia) a circa quattro metri dalla parete Nord della tomba di Tut. Un “qualcosa” grande almeno sei metri». A quanto pare, quindi, riprende quota l’ipotesi di una continuazione della tomba dopo la camera sepolcrale; ma ho imparato a non pronunciarmi più su questa vicenda. Le ricerche dovrebbero riprendere a settembre con nuovi esami agli infrarossi e, finalmente, con la terza scansione al georadar.

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Source: livescience.com

Non è tutto. I tecnici italiani sono stati scelti anche per fare una mappatura tridimensionale dell’intera Valle dei Re e, nell’ambito di questa procedura, avrebbero effettuato una grande scoperta sempre annunciata da Quilici, ma stavolta confermata da Hawass in persona intervistato da Live Science: una nuova tomba. Nel ramo occidentale della necropoli reale, detto anche “Valle delle Scimmie”, più precisamente accanto alla tomba di Ay (KV23; 1323-1319), l’ERT avrebbe rilevato anomalie conduttive della roccia riconducibili a una nuova sepoltura. Hawass si è detto sicuro della presenza di una nuova tomba reale – per poi in parte ritrattare ammettendo che, per la certezza assoluta, ci sarà bisogno di uno scavo archeologico – perché proprio in quella zona, tra il 2007 e il 2009, aveva scoperto quattro depositi di fondazione, fosse votive di 1 m² ciascuna che contenevano oggetti ceramici e in faience, attrezzi in selce con manico di legno e un cranio di mucca (vedi foto). Questi depositi servivano a delimitare l’area di costruzione di un tempio o, per l’appunto, di scavo di un ipogeo che non era stato individuato per l’interruzione della missione allo scoppio della rivoluzione del 2011. In ogni caso, seguendo l’onda lunga dei proclami ad effetto, l’ex Segretario generale dello SCA ha presentato la possibilità che la tomba possa appartenere ad Ankhesenamon, sposa di Tutankhamon che, alla morte del ‘faraone bambino’, si sarebbe unita al successore Ay e, per questo, sarebbe stata poi inumata accanto alla KV23.

Una storia che ha sempre più condizionali. Troppi.

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Bufale eGGizie*: il mistero della statuetta rotante

(*A scanso di equivoci, il nome della rubrica contiene volutamente un errore ortografico per sottolineare il carattere a dir poco ridicolo di alcune notizie riguardanti l’Egitto che circolano nel web e non solo)

Più o meno in questo periodo di 4 anni fa, una strana notizia faceva il giro dei social e delle testate giornalistiche di tutto il mondo. Il clamore era scoppiato dopo la diffusione, da parte del Manchester Museum, di un video in fast motion che mostrava una statuetta egizia ruotare misteriosamente su se stessa. La figurina – a Manchester dal 1933 grazie alla donazione di una privata (inv. 9325) – è alta circa 25 cm e rappresenta Neb-Senu, funzionario di Medio Regno. Già nel febbraio del 2013, Campbell Price, curatore della sezione di Egitto e Sudan del museo, si era accorto che il reperto cambiava ogni volta posizione mostrando le spalle ai visitatori (che almeno così hanno potuto apprezzare l’iscrizione con formula d’offerta sul pilastro dorsale); al reiterarsi del fenomeno, ad aprile venne istallata una telecamera per verificare se il tutto fosse il frutto dello scherzo di un buontempone. Non era così; la statuetta ruotava da sola fino a 180°, sia in senso orario che antiorario. Il video caricato su YouTube portò moltissimi curiosi ad andare a vedere di persona, tanto da farmi pensare a una trovata pubblicitaria tanto geniale quanto poco etica. D’altronde, la civiltà egizia è sempre stata legata ai misteri nella fantasia popolare e la struttura a stop motion del girato si prestava benissimo a eventuali manomissioni tattiche. Altri, meno complottisti e diffidenti di me ma decisamente più fantasiosi, si sono lanciati in spiegazioni esoteriche affermando che l’anima di Neb-Senu si fosse impossessata dell’oggetto fornendogli vita e facoltà motorie.

La soluzione definitiva è arrivata qualche mese dopo, quando un programma di debunking dell’emittente britannica ITV (la stessa della miniserie “Tutankhamon”) ha inviato tecnici a montare sensori nella vetrina che hanno misurato le vibrazioni nell’arco delle 24 ore. Il grafico prodotto ha evidenziato un picco massimo intorno alle 18:00 e un’interruzione notturna fino alle 6-7 di mattina. Effettivamente, già dal video si vede che la statua smette di ruotare alla chiusura del museo, quando non ci sono più i passi dei visitatori e, all’esterno, il traffico stradale diminuisce in modo esponenziale. Quindi erano semplicemente le vibrazioni a causare il movimento. Allora perché gli altri oggetti rimanevano fermi? E perché prima di febbraio anche Neb-Senu era immobile? Il primo fattore dipende dalla fisica: il baricentro della statua e la particolare conformazione concava della base portavano la statuetta a basculare attorno al proprio asse sul piano di vetro. Il secondo, invece, è la diretta conseguenza del riallestimento delle gallerie “Ancient Worlds” alla fine del 2012.

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Ritrovamenti archeologici ad Alessandria d’Egitto

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Source: MSA

Nell’arco di pochi giorni, sono state annunciate due scoperte effettuate nella città di Alessandria. Il ministro delle Antichità oggi ha visitato la missione egiziana nel quartiere di Moharam Bek, dove è stato scavato un pavimento di età romana in opus spicatum (foto in alto), tipologia che prevede la disposizione di laterizi di taglio a spina di pesce. Queste strutture erano utilizzate per esterni o ambienti di servizio; non a caso, l’area di Hend era già nota per la presenza di centri produttivi dell’epoca con forni per ceramica e vetro.

Poche centinaia di metri più a nord, intorno ai Giardini Shallalat, una squadra greca ha individuato un tunnel scavato nella roccia a una profondità di 10 metri, dove sorgevano i Quartieri reali della corte tolemaica. Non sono stati forniti altri particolari. La missione, diretta da Calliope Papakosta, lavora qui ormai da 21 anni e fa capo a un’istituzione privata, l’Hellenic Research Institute of the Alexandrian Civilazation (H.R.I.A.C.), che si occupa della diffusione della cultura ellenistica al di fuori della Grecia.

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Source: newsbeast.gr

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Colosso di Psammetico I: sotto processo tre funzionari del Ministero delle Antichità

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Source: elbalad.news

Ricorderete la grande scoperta a Souq el-Khamis – Matariya, l’antica Eliopoli – di due parti di un colosso raffigurante il faraone di XXVI dinastia Psammetico I. In particolare, il trattamento del primo frammento della statua di 8 metri aveva lasciato perplessa l’opinione pubblica, soprattutto per i metodi piuttosto bruschi della sua estrazione dal fango (era stato usato un escavatore: video) e per il mancato controllo del reperto una volta posto sull’attuale piano di calpestio. La testa, infatti, aveva ovviamente attirato l’attenzione degli abitanti locali e, in breve tempo, era diventata un’attrazione per bambini e non (immagine in alto) prima che fosse impacchettata con un’improbabile coperta di Spider-Man. Tutte queste operazioni erano state effettuate anche alla presenza del ministro delle Antichità, Khaled el-Enany; tuttavia, dopo l’uscita di polemici articoli su internet, il busto del colosso era stato sollevato in maniera più consona con delle cinghie.

Per tutti questi motivi, un mese dopo erano partite le indagini della Procura amministrativa, l’organo giuridico egiziano che controlla gli illeciti amministrativi e finanziari dei dipendenti del Governo. Ieri, il neo-eletto procuratore Rashida Fathallah ha confermato il rinvio a giudizio di tre alti funzionari del Ministero delle Antichità, accusati di gravi negligenze tecnico-scientifiche nello scavo: Mahmoud Afifi, capo del settore delle Antichità Egizie, Ayman Ashmawi,  co-direttore della missione archeologica egiziano-tedesca,  e il capo dell’Amministrazione centrale per i monumenti del Delta del Nilo. Per arrivare a una sentenza, è stata formata una speciale commissione scientifica formata da esperti dell’Università del Cairo e sono stati ascoltati tutti i presenti, compreso l’altro direttore della missione, Dietrich Raue (Universität Leipzig).

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Scoperta stele faraonica nelle fondazioni di un minareto

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Source: wataninet.com

Dairut, piccolo villaggio nei pressi della città di Mahmudiya (Delta Occidentale), è stata scoperta una stele faraonica inglobata nelle fondazioni di un minareto. La moschea in questione, Abu-Shusha, risale alla fine del XVI secolo con successivi restauri che arrivano all’inizio dell’Ottocento; nel corso di un recente intervento di rinnovamento per cui la torre stava per essere smantellata e ricostruita da capo, è stato individuato questo blocco di quarzite di 2,48 x 0,51 m reimpiegato come materiale edile. Su uno dei lati, è incisa una lista di offerte con i nomi in geroglifico dei prodotti donati agli dèi: oro, orzo, anatre e, come si può leggere dalla foto più particolareggiata in basso, anche oli (dju) e vino (irep). Ancora non si conosce la datazione del reperto.

Dalla stessa regione di Buhariya, proviene un celebre caso simile. Il 15 luglio 1799, durante la costruzione di un’opera fortificata a soli 30 km più a nord di Mahmudiya, i militari napoleonici del generale Bouchard tirarono fuori da una vecchia struttura mamelucca un blocco diverso dagli altri con l’iscrizione trilingue (geroglifico, demotico e greco) che rivoluzionerà le conoscenze sull’Egitto antico: la stele di Rosetta.

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Source: wataninet.com

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