Archivi del mese: aprile 2018

BREAKING NEWS: incendio al Grand Egyptian Museum

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Source: Daily News Egypt

Circa un’ora fa, un vasto incendio è scoppiato nel cantiere del Grand Egyptian Museum di Giza. In particolare, l’area colpita è quella del Palazzo delle Conferenze le cui impalcature sono state avviluppate da alte fiamme e un denso fumo nero.

Nonostante la grande preoccupazione nei confronti dei tanti reperti già trasferiti nel nuovo museo, pare che l’incendio sia stato appena domato dai pompieri senza particolari danni alla struttura, al suo contenuto e agli operai a lavoro. Tuttavia, temo che questo incidente possa far slittare ancora l’apertura parziale prevista per la fine dell’anno, in attesa dell’inaugurazione definitiva del 2022, inshallah.

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Eliopoli, scoperto podio cerimoniale di Ramesse II

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Source: MoA

Nuova scoperta a Eliopoli, questa volta nell’area di Arab el-Hisn, a NO dell’obelisco di Sesostri I. La missione dell’università cairota di Ain Shams – diretta da Mamdouh el-Damaty (nella foto in basso a destra), ex direttore del Museo Egizio e, lo ricorderete, ministro delle Antichità dal 17 giugno 2014 al 23 marzo 2016 – ha individuato un podio cerimoniale risalente al regno di Ramesse II (1279-1212). La struttura rialzata (foto in basso a sinistra), di 2,9 x 1,9 metri con pavimento in calcare, era accessibile tramite una scalinata di 5 gradini. Secondo El-Damaty, sarebbe la testimonianza della “festa sed“, il giubileo con cui il faraone si rigenerava ritualmente – in questo caso nel tempio del Sole – al 30° anno di regno.

La scoperta è stata effettuata all’interno di un edificio ramesside che era coperto da abitazioni in mattoni crudi risalenti alla XXII e XXIII dinastia (945-712 a.C.) e che si sviluppò in altre due fasi costruttive: una di III Periodo Intermedio e l’ultima di Epoca Tarda.

Tra i reperti ritrovati, spiccano 5 blocchi iscritti con il nome del grande sovrano di XIX dinastia, uno che menziona il principe e sommo sacerdote Neb-Maat-Ra, figlio di Ramesse IX (1125-1107) e committente di uno dei portali monumentali nel già noto tempio ramesside del sito, una bellissima statuetta frammentaria di 20 cm, in alabastro su base in porfido rosso (pietra praticamente mai usata prima del periodo greco-romano), che rappresenta Ramesse II accovacciato (foto in basso a destra), una figurina fittile di cane, vasi in ceramica e diversi amuleti e scarabei.

 

Aggiornamento (29/10/2018):

Al termine dell’ultima missione, è stato annunciato il completamento dello scavo del podio.

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Scoperta rara testa di Marco Aurelio in Egitto

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Source: MoA

A Kom Ombo è stato rinvenuto un ritratto in marmo dell’imperatore romano. Altra importante scoperta a Karnak, dove è stata riportata alla luce una cappella dedicata ad Osiride

Quando si parla di Karnak, il più esteso complesso templare al mondo che si trova nell’attuale città di Luxor, si è soliti pensare solo ai tre santuari maggiori dedicati alla triade tebana: Amon, Mut e Khonsu. In realtà, basterebbe uscire di poco dai consueti percorsi turistici e addentrarsi nei campi inclusi nella cinta in mattoni crudi per capire quanti fossero i templi minori e i piccoli sacelli disseminati nell’area. Tra questi isolati edifici di culto, alcuni furono costruiti per Osiride nella zona nord-est del recinto di Amon tra la XXV e la XXVI dinastia (VIII-VI sec. a.C.; lo studio di questi edifici è attualmente affidato al team francese dell’IFAO e del CFEETK).

Tuttavia, la missione diretta da Essam Nagy ha recentemente individuato una cappella osiriaca in un nuovo settore, a sud del X pilone (il grande portale fatto costruire da Merenptah per chiudere l’asse N-S del tempio principale), tra il Viale delle Sfingi e il passaggio che unisce il Tempio di Amon con il Tempio di Mut. Secondo quanto riferito dal segretario generale del Supreme Council of Antiquities, Aiman Ashmawy, gli archeologi egiziani hanno quindi scoperto i resti di un edificio consacrato a Osiride-Ptah-Neb-Ankh, che conserva ancora ingresso, basi di colonne, muri interni di tre sale e la pavimentazione in calcare.

La cappella, rientrando perfettamente nel programma edilizio dedicato al dio dei morti tra la fine del III Periodo Intermedio e l’inizio dell’Epoca Tarda, vede i nomi degli ultimi due re della dinastia dei “faraoni neri”: Taharqa (690-664 a.C.) e Tanutamani (664-653). Tra i reperti rinvenuti, oltre a numerosi vasi di ceramica, spiccano la base di una statuetta seduta in trono e un frammento di stele con gli animali associati ad Amon, l’anatra e l’ariete, e il disco solare simbolo della sua assimilazione con Ra.

Inoltre, nello stesso dispaccio del Ministero delle Antichità, è stata annunciata un’altra scoperta effettuata circa 150 km più a sud. A Kom Ombo, nei pressi del tempio tolemaico dedicato in particolare al dio coccodrillo Sobek, è stata recuperata la testa in marmo di Marco Aurelio (161-180 d.C.). Il ritratto, rarissimo per l’Egitto, è riconoscibile dalla barba e dai folti capelli ricci che caratterizzano l’imperatore filosofo. In questo caso, però, il ritrovamento non è frutto di uno scavo archeologico, bensì il risultato casuale dei lavori di drenaggio della falda freatica, partiti lo scorso settembre per proteggere il tempio dalla risalita dell’acqua dal suolo.

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Tempio di Luxor: restaurato anche il 5° colosso di Ramesse II

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Source: english.ahram.org.eg

Con qualche mese di ritardo, anche il 5° colosso di Ramesse II (1279-1212 a.C.) è di nuovo in piedi. Venerdì sera, alla presenza del ministro delle Antichità Khaled el-Enany, è stato ufficialmente tolto il telo che copriva la penultima statua restaurata – alta 10,8 metri e pesante 65 tonnellate – sul primo pilone del Tempio di Luxor.

I lavori di anastilosi erano iniziati lo scorso settembre e hanno visto il rimontaggio e l’integrazione del 60/70% dei frammenti della scultura che giacevano da decenni sul lato occidentale del tempio. L’unico pezzo musealizzato, infatti, era la testa del faraone. Quindi, considerato che difficilmente l’obelisco di Place de la Concorde tornerà in Egitto, manca solo una statua stante a completare l’aspetto originario della facciata prima del terremoto del IV secolo d.C.

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PERET: il nuovo sito dei giovani egittologi e nubiologi italiani

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Il 14 e il 15 dicembre 2017, oltre 20 giovani egittologi e nubiologi italiani si sono incontrati a Pisa per illustrare le loro ricerche e per creare una rete di contatti con lo scopo di portare avanti possibili progetti condivisi. Da questo evento, organizzato e finanziato dall’associazione culturale VOLO – Viaggiando Oltre L’Orizzonte, è nata l’idea di realizzare un sito internet dove raccogliere l’esperienza, una sorta di vetrina virtuale in cui dottorandi e post-doc potessero presentarsi e mostrare i loro ambiti di ricerca. Il nome scelto, PERET, rievoca volutamente la stagione dell’anno che segnava l’emergere delle terre coltivabili al ritirarsi delle acque del Nilo, nella speranza di far ‘sbocciare’ nuovi contatti, aprire stimolanti confronti e generare scambi di idee e opinioni.

https://peretresearchers.wordpress.com/

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Scoperti altri frammenti del colosso di Psammetico I

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Source: MoA

Ricorderete la scoperta del colosso di Psammetico I ad Eliopoli, sicuramente la notizia egittologica più mediatica dello scorso anno. Beh, ci sono degli aggiornamenti dal Cairo.

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Source: MoA

La statua in quarzite, alta in origine circa 8 metri, era stata individuata nel marzo 2017 dalla missione egiziano-tedesca a Eliopoli diretta da Aiman Ashmawy e Dietrich Raue (Universität Leipzig) nell’area di Souq el-Khamis. In un primo momento attribuita a Ramesse II per la vicinanza a un tempio di XIX dinastia, la scultura è stata poi correttamente identificata come effigie del faraone della XXVI dinastia (664-610 a.C.) grazie alla titolatura sul pilastro dorsale (immagine a sinistra): nome di Horo “Aa-ib” (“Grande di cuore), nome Nebty “Neb-a” (“Colui che possiede un -potente- braccio”), nome Horo d’Oro “Qenu”, praenomen “Wah-ib-Ra” (“Saldo è il cuore di Ra”) e finalmente il nomen Psammetico. Lo spettacolare – e controverso – recupero dei due primi grandi blocchi (testa e torso) è stato seguito nei mesi successivi dal ritrovamento di numerosi altri pezzi più piccoli.

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Source: MoA

È di oggi l’annuncio di Ashmawy – anche segretario generale del Supreme Council of Antiquities – della scoperta di altri 4500 frammenti del colosso che portano quindi a un numero complessivo di 6400. La maggior parte dei reperti si trovava in un pozzo a sud della base della statua, probabilmente scavato durante lo smantellamento del tempio in epoca fatimide (969-1171), quando le antiche costruzioni faraoniche vennero utilizzate come ‘cave’ da materiale edile. Questi nuovi pezzi, di cui non sono state ancora distribuite foto, confermano l’ipotesi secondo la quale Psammetico fosse rappresentato in piedi con il braccio sinistro portato avanti (ricostruzione a destra). Inoltre, è stata ritrovata anche una parte di rilievo del pilastro dorsale che mostra il faraone davanti al dio demiurgo di Eliopoli Atum (immagine in alto).

Raue ha aggiunto che le ricerche stanno continuando anche con prospezioni geofisiche di fronte al tempio di Nectanebo I (380-363 a.C.). A blocchi risalenti alla XXX dinastia, se ne affiancano alcuni di età ramesside, periodo a cui evidentemente risaliva il santuario originale: frammenti di una sfinge colossale in granito rosso, un rilievo con falchi Horus (foto in basso), parti di una porta in quarzite di Ramesse II (1279-1213) e di una del successore Merenptah (1213-1201). Inoltre, lo scavo ha interessato anche un’area abitativa e produttiva tolemaica.

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Source: MoA

 

Se siete interessati alla notizia, avete la possibilità di assistere di persona alla conferenza che il direttore della missione terrà presso l’Università di Pisa l’8 maggio:

  • Dr. Dietrich Raue,
    “The Temple of the Sun – Excavations of the Egyptian-German Mission at Matariya/Heliopolis”
    Aula CAR 1, Palazzo Carità, Università di Pisa, (Via Pasquale Paoli 9 – 56126 Pisa), 12.00-13:30
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Scoperto tempio greco-romano a 50 km dall’Oasi di Siwa

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Source: MoA

Ad Al-Salam, località situata circa 50 km a est dall’Oasi di Siwa, la missione diretta da Abdel Aziz El-Demery ha scoperto un nuovo tempio di età greco-romana. Gli archeologi egiziani hanno finora scavato la parte anteriore della struttura, comprese la facciata, l’entrata principale, alcune fondazioni e le mura perimetrali della prima corte. Tra i blocchi in calcare recuperati, ne spiccano alcuni che conservano ancora le classiche decorazioni architettoniche dell’epoca, in particolare la cornice a “kyma ionico” (modanatura con ovuli e lancette; foto in basso a sinistra) e dentelli. Inoltre, sono stati individuati diversi reperti come contenitori ceramici, monete, la testa di una statua maschile e due leoni in calcare.

La scoperta conferma l’importanza dell’area soprattutto dal periodo tolemaico. Non a caso, la vicina Oasi di Siwa, nel Deserto Occidentale al confine con la Libia, si ricorda per l’Oracolo di Amon che, nel 332 a.C., avrebbe rivelato ad Alessandro Magno la sua origine divina e la buona riuscita delle sue campagne militari.

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