Archivi del mese: Maggio 2019

Eliopoli: tutte le ultime scoperte della missione egiziano-tedesca a Matariya

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Source: MoA

Adoro quando non devo perdere tempo a verificare una notizia perché l’ho vissuta in prima persona! Infatti, il comunicato che ieri ha diramato il Ministero delle Antichità parla delle ultime scoperte effettuate dalla missione egiziano-tedesca a Matariya (sobborgo del Cairo) – quella del colosso di Psammetico I, per intenderci – a cui ho partecipato lo scorso aprile. Così, dopo l’ufficializzazione, posso finalmente scrivere dei risultati della campagna di scavo primavera 2019 del team diretto da Aiman Ashmawy (MoA) e Dietrich Raue* (Università di Lipsia).

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Immagine di Google Earth rielaborata da M. Biersdorf

Nell’area sorgeva l’antica Iunu, più comunemente nota con il nome greco Eliopoli, capitale del 13° nomo (provincia) del Basso Egitto e sede di uno dei più importanti centri religiosi dell’intera storia egiziana.  Qui per oltre 2500 anni il Sole è stato venerato attraverso la costruzione di diversi templi dedicati a Ra (oltre a santuari minori consacrati ad Amon, Horus, Hathor e Mut) in un recinto addirittura più grande di quello di Karnak. Poi, già a partire dal periodo greco-romano, ogni struttura fu smantellata e tutti gli obelischi – ad eccezione di quello di Sesostri I ancora in piedi al centro del relativo museo all’aperto – sono finiti in giro per il mondo (Roma, Londra, New York). Il grande temenos era diviso in due porzioni (immagine a sinistra): quella nord – in gran parte occupata dal quartiere di Arab el-Hisn – è indagata dalla missione dell’ex ministro Mamdouh el-Damaty; quella sud è scavata nell’ambito dell’Heliopolis Project.

Come si vede dalla foto satellitare in alto, l’area è molto vasta e quest’anno la ricerca era divisa su quattro fronti. L’area 232 (angolo SE) è detta “Army camp” perché fino al 2015 era sede di una caserma militare. Qui sono stati individuati laboratori artigianali che, tra il VI  e il II secolo a.C., furono impiantati nell’area templare. Per questo, sono stati trovati diversi blocchi di riutilizzo appartenenti a templi più antichi e frammenti di statue, alcune delle quali risalenti alla XVIII dinastia (foto in basso). Tra le strutture scavate spicca un edificio di epoca tolemaica con forni per la cottura del pane.

 

Poco più a ovest, ho coordinato lo scavo nell’Area 233 di altre istallazioni più tarde, utilizzate soprattutto per il ricovero di animali da allevamento, che insistevano lungo il grande muro perimetrale sud in mattoni crudi di età ramesside.

 

Più complicato è stato il lavoro nell’Area 221, il punto in cui sorgeva il tempio di Nectanebo I (380-362 a.C.), a causa della quota dello strato archeologico che è sotto il livello della falda freatica. Dal fango sono emersi grandi blocchi in basalto con i cartigli del faraone di XXX dinastia e personificazioni dei nomoi del Basso Egitto (in alto). Il ritrovamento di altri elementi architettonici e frammenti di statue più antichi, invece, sembrano attestare un tempio precedente, databile al regno di Merenptah (1213-1203 a.C.).

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Frammento con Akhenaton in forma di sfinge, Area 251

Un nuovo fronte di scavo è stato aperto anche nella zona SO del sito, dove uno spesso (4,4 m) muro in mattoni crudi intonacati attraversa l’Area 251 da nord a sud. A ovest della struttura è stato ritrovato materiale amarniano, come un frammento di rilievo che mostra Akhenaton (1351-1334) in forma di sfinge (foto a destra), oltre a due capitelli palmiformi e 12 sepolture di età ramesside, la maggior parte delle quali appartenenti a bambini.

 

 

Qui potete trovare alcuni video che raccontano il progetto e il lavoro giornaliero sul sito: link

 

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*che ringrazio insieme a tutti gli altri membri della squadra con cui è stato un piacere lavorare! 

 

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Scoperta fortezza saitica nel nord del Sinai

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Source: MoA

A Tell el-Kedua, località situata nel nord del Sinai a 23 km est dal Canale di Suez, una missione egiziana ha individuato tracce di un sistema difensivo risalente alla XXVI dinastia (672-525 a.C.) che – insieme a quelli di Tell Dafna, Tell Hebua I, Tell Hebua II e Tell el-Ghaba – era parte della linea protettiva al confine orientale chiamata “Via di Horus” (per approfondire, consiglio l’articolo di Alberto Pollastrini). In particolare, sono state scoperte le torri angolari  SE (nella foto in basso) e NE e il muro sud che si estende per circa 85 metri.

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Source: MoA

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Hussein H., JAEI 7/1 (2015), p. 8

In realtà, la presenza della fortezza era già nota dal 2007 quando, dopo lo scavo di alcuni canali d’irrigazione, gli archeologi del Supreme Council of Antiquities avevano ritrovato il muro est (report della stagione 2007). Inoltre, da quello che si evince da un articolo pubblicato dal direttore della missione Hesham Hussein sul Journal of Ancient Egyptian Interconnation, sembrerebbe che le torri e le altre strutture segnalate dal recente dispaccio del Ministero delle Antichità fossero state già state individuate all’epoca.

In ogni caso, la struttura saitica (Fort B; vedi ricostruzione a destra) consisteva in una cinta muraria quadrangolare con mura spesse 11 metri intervallate da torri difensive e alleggerite da camere interne. Questa è costruita sulle fondamenta di una costruzione precedente (Fort A), forse risalente alla prima metà della XXVI dinastia, con mura spesse 7 metri che mostrano tracce di distruzione. Evidentemente, in una fase più recente si cercò di rafforzare la linea difensiva orientale dopo attacchi di nemici stranieri, ma senza riuscirvi a lungo perché anche il Fort B non potè arginare l’invasione dei Persiani.

Il cancello d’ingresso era nel settore NE ed era fiancheggiato da ambienti di monitoraggio per soldati dove sono state trovate punte di lancia; mentre, lungo il lato ovest, semplici abitazioni hanno restituito diversi amuleti in faience, tra cui uno recante il nome del faraone Psammetico I (664-610).

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Source: MoA

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Source: MoA

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Bufale eGGizie*: i faraoni giganti

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Source: wikipedia.org

(*A scanso di equivoci, il nome della rubrica contiene volutamente un errore ortografico per sottolineare il carattere a dir poco ridicolo di alcune notizie riguardanti l’Egitto che circolano nel web e non solo)

Una delle iconografie più diffuse nell’antico Egitto è quella che vede il faraone stagliarsi enorme sopra nemici sopraffatti o sudditi offerenti. Questa taglia XL del re, resa sulle pareti di templi e tombe, è considerata da alcuni come la prova principe dell’esistenza di giganti nell’antichità. I mitici Nephilim biblici avrebbero popolato l’Egitto e, grazie alla loro stazza, permesso la costruzione delle piramidi e degli altri imponenti monumenti. So che è assurdo, ma bufale del genere girano da sempre, come quella dei cosiddetti “giganti del Wisconsin” finita addirittura sul New York Times nel 1912. Erano altri tempi; ma anche ultimamente il discorso è stato ritirato fuori. Non è un caso che oggi a Palermo, nel grande calderone di assurde tesi complottistiche presentate durante il convegno dei terrapiattisti italiani, siano stati citati anche i giganti d’Egitto.

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Source: teachmiddleeast.lib.uchicago.edu

Tornando a noi, scene come quella di Ramesse III contro i Popoli del Mare (tempio di Medinet Habu; immagine in alto) si spiegano semplicemente con il concetto di proporzioni gerarchiche. La produzione figurativa egizia non è realistica non perché non si fosse in grado di ricreare così come è la natura – e basta vedere gli ostraka da Deir el-Medina per rendersene conto -, ma perché l’arte era funzionale al veicolare determinati messaggi. In questo caso, la convenzione stilistica vuol evidenziare la gerarchia dei personaggi rappresentati, dal più grande al più piccolo secondo il rango. Già nella Paletta di Narmer (particolare in alto al post), si vede che l’altezza del faraone è il doppio di quella dei funzionari che lo inquadrano, a loro volta più alti dei portatori degli stendardi. Non fa eccezione l’arte privata come, ad esempio, i rilievi della mastaba di Mereruka a Saqqara (VI dinastia) in cui le dimensioni del defunto sono decisamente titaniche se confrontate con quelle della moglie e del figlio maggiore ai suoi piedi (foto in basso).

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Davies, The tomb of Rekh-Mi-Rē’ at Thebes, New York 1943, pl. LV (particolare)

Discorso a parte va fatto, invece, per le rappresentazioni pittoriche delle statue, a volte apparentemente indistinguibili dalle persone in carne e ossa se non fosse per il basamento sempre presente. Non considerando questo particolare, nel caso di sculture colossali, si potrebbe cadere nell’errore di vederci dei mostri. Ecco perché la persona da cui ho preso l’immagine qui in basso ha aggiunto una didascalia che recita: “ragazzo massaggia i piedi del re gigante”… non servono commenti.

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Source: The Theban Royal Mummy Project

Infine, altro pretesto per parlare di giganti è quello delle dimensioni ‘sproporzionate’ di alcuni sarcofagi. Nella foto a sinistra, ad esempio, è ritratto l’enorme sarcofago della regina Ahmose-Nefertari, moglie di Ahmose (1543-1518). Date le sue misure (3,80 m), fu sfruttato dai sacerdoti che nascosero le mummie reali nella cachette di Deir el-Bahari (DB320) per conservare, oltre ai resti della regina, anche il sarcofago di Ramesse III. In effetti, è proprio questa la spiegazione: alcuni sarcofagi antropoidi sono così grandi perché, come delle matrioske, dovevano contenere altre bare gradualmente più piccole. Per fare l’esempio più celebre, la mummia Tutankhamon era deposta in un sarcofago antropoide in oro massiccio, a sua volta contenuto in uno ligneo ricoperto d’oro, ancora in un altro dello stesso tipo e, infine, in una grande cassa parallelepipeda in quarzite.

Tuttavia, esiste un caso -spesso citato dalla fantarcheologia- in cui le tombe effettivamente non sono state concepite per umani, ma comunque nemmeno per giganti. Nel Serapeo di Saqqara, 24 sarcofagi in granito (foto in basso) misurano 4 m di lunghezza, 2,30 m di larghezza e 3,30 m di altezza e pesano fino a 70 tonnellate perché destinati alle mummie dei tori Api, manifestazioni viventi del dio Ptah.

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Le mummie reali traslocano

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Source: aegypten-fotos.de

L’ex ministro delle Antichità Zahi Hawass ha recentemente annunciato che presto ci sarà il trasferimento delle mummie reali conservate presso il Museo Egizio del Cairo. Questa volta, però, il nuovo luogo di esposizione non sarà il Grand Egyptian Museum ma l’altro museo cairota in apertura, il National Museum of Egyptian Civilization.

Il 15 giugno, attraverso la consueta parata ufficiale che gli Egiziani dedicano sempre ai loro sovrani del passato quando compiono ‘viaggi’, saranno trasportati verso la sede di al-Fustat i corpi imbalsamati di oltre 20 faraoni, Primi sacerdoti di Amon, regine e Divine Adoratrici di Amon che attualmente si trovano in due sale speciali del museo di Piazza Tahrir:

  • Seqenenra Tao (1560 a.C. circa, XVII din.)
  • Ahmose (1550–1525, XVIII din.)
  • Amenofi I (1525–1504, XVIII din.)
  • Thutmosi I (1504–1492, XVIII din.)
  • Thutmosi II (1492–1479, XVIII din.)
  • Thutmosi III (1479–1425, XVIII din.)
  • Amenofi III (1390–1352, XVIII din.)
  • Ramesse I (1295–1294, XIX din.)
  • Seti I (1294–1279, XIX din.)
  • Ramesse II (1279-1213, XIX din; in foto)
  • Merenptah (1213–1203, XIX din.)
  • Seti II (1200–1194, XIX din.)
  • Siptah (1194–1188, XIX din.)
  • Ramesse III (1184–1153, XX din.)
  • Ramesse IV (1153–1147, XX din.)
  • Ramesse V (1147-1143, XX din.)
  • Ramesse VI (1143–1136, XX din.)
  • Pinedjem II (Primo Profeta di Amon, 1070–1032, XXI din.)
  • Ahmose-Sitkamose (figlia di Kamose)
  • Ahmose-Nefertari (Grande Sposa reale di Ahmosi I)
  • Nodjem (moglie di Herihor)
  • Duathathor-Henuttaui (moglie di Pinedjem I)
  • Maatkara Mutemhat (figlia di Pinedjem I)
  • Neskhons (moglie di Pinedjem II)

 

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Individuate nei pressi di Assuan incisioni rupestri predinastiche (forse reali)

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Source: MoA

Nello Wadi Abu Subeira, vallata nel deserto orientale a 10 km nord da Assuan, un team di archeologi egiziani ha individuato una serie di graffiti che vanno dall’inizio alla fine del Predinastico (IV millennio a.C.). Il sito è già noto da circa un decennio per incisioni rupestri anche più antiche (fino a 15-20.000 anni fa), ma questa volta, almeno secondo il segretario generale dello SCA Mostafa Waziry, saremmo di fronte alle prime iscrizioni reali della zona.

Infatti, oltre ai consueti animali che vivevano nell’area all’epoca – antilopi, giraffe, elefanti, coccodrilli -, ci sarebbero anche una rappresentazione di un centro ‘urbano’ con scene di allevamento di bestiame e alberi piantati, decorazioni floreali e simboli da ricondurre alla regalità, come il falco Horus e il serekh, o “facciata di palazzo” (foto in alto), che era la cornice in cui era inserito il nome del sovrano. Inoltre, aggiunge Abdel Moneim Said (direttore generale delle Antichità di Assuan e della Nubia), alcuni petroglifi apparterrebbero ai primi faraoni come Scorpione e Narmer. Se fosse confermata questa interpretazione, bisognerebbe registrare un precoce controllo stabile dell’estremo sud dell’Egitto.

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Giza, scoperta tomba di due sacerdoti di V dinastia

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Source: egypttoday.com

Questa mattina, a Giza, il ministro delle Antichità Khaled el-Anany e il segretario generale del Supreme Council of Antiquities Mostafa Waziry hanno annunciato la scoperta della tomba di due funzionari e alti sacerdoti della prima metà della V dinastia (XXVI-XXV sec. a.C.).

Waziry, che ha dirige la missione archeologica protagonista del ritrovamento nelll’area sud-orientale della necropoli di Giza fin dall’agosto del 2018, ha riferito che i due proprietari originari della sepoltura, Pehenuika e Nui (rappresentato nella stele in basso a destra), posseggono rispettivamente 7 e 5 titoli, tra cui quello di “sacerdote del re Chefren”. La struttura è stata poi riutilizzata in Epoca Tarda (VII sec. a.C.), periodo a cui appartengono i vari sarcofagi lignei ben conservati presenti nella tomba insieme a diversi ushabti, amuleti, vasi in pietra e ceramica e una statua in calcare senza iscrizioni che rappresenta uno dei due defunti con moglie e figlio.

Ulteriori informazioni e foto nel mio articolo su National Geogrphic: http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2019/05/04/foto/egitto_scoperta_a_giza_tomba_due_sacerdoti_antico_regno-4393551/1/

 

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