Archivi del mese: novembre 2019

Asasif, scoperti tre sarcofagi di XVIII dinastia

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Source: MoA

Ultimamente la necropoli di el-Asasif, Tebe Ovest, sforna sarcofagi su sarcofagi. Dopo la cachette di III Periodo Intermedio, poco lontano sono stati scoperti tre sarcofagi lignei perfettamente conservati risalenti all’inizio della XVIII dinastia (XVI sec. a.C. circa). Questa volta, però, protagonista del ritrovamento è la missione dell’IFAO (Institut Français d’Archéologie Orientale) e dell’Università di Strasburgo, diretta da Frédéric Colin.

Gli archeologi francesi sono alla loro seconda campagna di scavo nell’area della tomba di Pediamenopet (TT33) e già lo scorso anno trovarono due sarcofagi coevi che furono aperti in diretta svelando le mummie al loro interno.

Passando alla presentazione degli esemplari appena scoperti:

  • il primo (foto in alto), lungo 1,90 m, apparteneva a una donna di nome Rau ed è decorato con strisce bianche con geroglifici su sfondo giallo;
  • il secondo (foto in basso), lungo 1,80, appartiene alla categoria dei cosiddetti sarcofagi rishi (dall’arabo “piuma”), chiamati così per la particolare decorazione, già attestata durante la XVII din., con ali policome che occupano l’intero coperchio. In questo caso, la mancanza di testi rende impossibile conoscere il nome del proprietario;
  • del terzo purtroppo non sono state diffuse foto*, per questo bisogna fidarsi della breve descrizione del Ministero delle Antichità che parla di una bara di 1,95 m appartenente a una donna chiamata “T Abu“.
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Sarcofago rishi (Source: MoA)

*Qualche giorno dopo è stato l’IFAO a pubblicare un’immagine, seppur non particolareggiata, del terzo sarcofago che sembra simile a quello scoperto l’anno scorso, cioè con strisce gialle su sfondo bianco.

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Source: IFAO

Aggiornamento (09/01/2020):

Dopo qualche mese dall’annuncio della scoperta, Frédéric Colin ha comunicato a National Geographic France una possibile interpretazione dell’insolita tipologia di sepoltura dei tre sarcofagi. Come i due ritrovati nel 2018, infatti, erano completamente ricoperti da detriti ordinati di piccole dimensioni in un terrapieno regolarizzato da muretti (foto in alto). Nelle macerie si trovavano anche oggetti di corredo funebre e tracce di cibo come semi, frutta e addirittura un vaso ancora contenente un pasto dall’odore acre. Tuttavia, i sarcofagi sono più antichi dello strato in cui erano sepolti trovandosi sotto la rampa processionale che conduceva al tempio funerario di Thutmosi III a Deir el-Bahari.

Appare quindi evidente si trattasse di deposizioni secondarie e ci anche sono forti indizi che le bare siano state aperte e richiuse con la risistemazione delle mummie al loro interno. Quindi, oltre alle classiche spiegazioni che vedono lo spostamento dei sarcofagi dovuto proprio alla realizzazione della rampa o per nasconderli da eventuali saccheggi, Colin ha ipotizzato l’esistenza di una tipologia di sepoltura finora sconosciuta. I morti sarebbero stati volutamente collocati sotto la pavimentazione della via processionale per metterli in contatto con i rituali religiosi.

 

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Saqqara: ecco le radiografie delle mummie di leone

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ph. MoA, fonte: elbalad.news (rielaborazione grafica @djedmedu)

Il sito egiziano El Balad ha ottenuto in esclusiva dal Ministero delle Antichità le prime radiografie effettuate su alcune delle 5 mummie di cuccioli di leone la cui scoperta è stata annunciata sabato scorso a Saqqara. Gli esami continueranno nei prossimi giorni anche sugli altri esemplari per confermare con certezza quest’attribuzione.

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Tutti i particolari e le foto della scoperta di mummie di leone a Saqqara

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Ph. Hamada Elrasam / AFP

Si attendeva da giorni la conferma dell’indiscrezione, anticipata all’inizio di novembre dal ministro egiziano delle Antichità Khaled el-Enany, della scoperta a Saqqara di una mummia di leone. La grande necropoli a sud del Cairo è infatti famosa per ospitare milioni di corpi imbalsamati di animali lasciati dai pellegrini come ex-voto alle varie divinità, in particolare dal Periodo Tardo a quello greco-romano. Ma, tra gatti, cani, ibis e coccodrilli, il ritrovamento di un grande felino sarebbe un evento con un solo precedente nella storia.

Sabato 23 novembre, durante la consueta conferenza stampa con le più alte cariche del ministero, la conferma è arrivata, ma inclusa in un contesto ben più corposo. El-Enany ha infatti annunciato la terza grande scoperta in quest’area nell’arco di un anno. Dopo il deposito con decine di mummie animali, tra cui quelle rarissime di scarabei, e la meravigliosa tomba del sacerdote di V dinastia Wah-t, la missione archeologica egiziana del Bubasteion si è spostata più ad ovest e, sotto una montagna di detriti, ha individuato un deposito con centinaia di oggetti e mummie.

Sono talmente tanti i reperti ritrovati che il ministro ha parlato ironicamente della “scoperta di un museo”. Non a caso, le classiche teche disposte di fronte al pubblico di giornalisti e autorità locali e straniere oggi sono state molte di più del solito e hanno mostrato lo stretto legame del luogo al culto della dea Bastet.

Si contano infatti 75 statuette di diverse misure, in legno o bronzo, che raffigurano gatti e decine di mummie di felini posizionate in due piccoli sarcofagi in pietra e 25 casse lignee che contenevano anche altri oggetti. Inoltre, sono stati individuati 73 bronzetti di Osiride, 6 statuette in legno dipinto di Ptah-Sokar-Osiride, 11 in legno o faience di Sekhmet e decine di altri pezzi che rappresentano falchi, ibis, sciacalli, cobra, tori Api ecc. Oltre ai felini, erano presenti altri animali imbalsamati come due manguste e tre piccoli coccodrilli nascosti in simulacri con le fattezze del rettile.

In questa enorme quantità di antichità, si segnalano in particolare una meravigliosa statua lignea di Neith, dea tutelare della città di Sais, capitale della XXVI dinastia, e un impressionante scarabeo in pietra, tra i più grandi noti finora in Egitto, accompagnato da due coleotteri più piccoli in legno e arenaria. Un rilievo in pietra con inciso il cartiglio del faraone Psammetico I (664-610 a.C.) ha invece fornito la datazione del nascondiglio.

Il resto dei reperti ritrovati si riferisce alla prima funzione della struttura, originariamente una tomba poi riutilizzata per lasciare offerte a Bastet e alle altre divinità: si notano infatti amuleti in faience, ushabti, maschere funerarie, vasi in ceramica e alabastro e un poggiatesta in legno.

Tornando alla notizia di apertura, la mummia di leone non sarebbe sola ma accompagnata da altri quattro esemplari simili. Sono infatti cinque le mummie di “grandi gatti” ritrovati, tra le quali due sono state analizzate con TAC e raggi X. Questi esami preliminari – che hanno visto la collaborazione anche della celebre egittologa Salima Ikram, una delle massime esperte nel campo – rivelerebbero sotto le bende i corpi di due cuccioli di leone, di circa 6-8 mesi, lunghi 90 cm.

Il Bubasteion di Saqqara era, come detto, un vasto complesso templare dedicato alla dea Bastet, per questo molte delle tombe più antiche della zona furono riutilizzate per la deposizione di milioni di mummie di gatto. La presenza di leoni, in particolare di giovanissima età, sarebbe quindi da collegare al culto di Mahees, dio leonino figlio di Bastet.

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Fotografia AFP

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Saqqara: le mummie di leone sarebbero 5 (trovate insieme a centinaia di altri reperti come uno scarabeo gigante)

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Source: @SeeNewsEGY

Ci si aspettava la conferma della scoperta di una mummia di leone a Saqqara e invece, a quanto pare, i “grandi gatti” sarebbero ben cinque.

Si è da poco conclusa la conferenza stampa del ministro delle Antichità Khaled el-Enany che ha confermato quanto anticipato qualche settimana fa, cioè che gli esami preliminari con TAC e raggi X avrebbero rilevato il corpo di un cucciolo di leone di 6-8 mesi sotto le bende di una delle mummie animali trovate in un grande deposito di Epoca Tarda nell’area del Bubasteion.

Le analisi sono state effettuate, con stesso risultato, su un secondo esemplare di circa 90 cm, mentre si aspetta lo studio di altre tre mummie troppo grandi per essere gatti. Del felino domestico sono stati ritrovati comunque dviesi corpi imbalsamati in 25 casse di legno insieme a centinaia di reperti come statue di divinità in legno e bronzo, figurine animali, amuleti in faience, maschere funerarie, vasi, un grande scarabeo in pietra (foto in basso a destra) e una bella statua lignea della dea Neith.

La cachette risalirebbe alla XXVI dinastia, come dimostra la presenza del nome di Psammetico I (664-610 a.C.) su un rilievo in calcare.

Tutti gli aggiornamenti e ulteriori foto saranno riportate prossimamente nel mio articolo su National Geographic.

 

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Antico Egitto, ibis sacri e altri amimali mummificati

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Fotografia di Richard Barnes, Nat Geo Image Collection

Negli ultimi giorni, sulle testate giornalistiche di tutto il mondo sta rimbalzando un’interessante indiscrezione nata da una breve intervista del quotidiano britannico Daily Express al ministro egiziano delle Antichità Khaled el-Enany. Al netto dei titoli clickbait e di frettolose speculazioni senza fonte, la notizia, se confermata, sarebbe importantissima. 

Il ministro, infatti, ha parlato della scoperta a Saqqara di una mummia di un grosso felino o, citando le sue stesse parole, dei resti imbalsamati di «un animale molto strano, come un grosso gatto, forse un leone o una leonessa», aggiungendo che si riserva di dare l’annuncio ufficiale solo tra tre settimane, dopo aver effettuato la TAC e l’analisi del DNA. Il ritrovamento della mummia di un leone sarebbe quasi un unicum avendo un solo precedente, individuato nel 2001, sempre a Saqqara nella tomba di Maia, nutrice di Tutankhamun.

Non a caso, Saqqara è una vasta necropoli situata 30 km a sud del Cairo che, oltre ad essere nota per la Piramide a gradoni di Djoser, ospita diverse tombe e catacombe in cui, nel corso dei secoli, sono stati deposti milioni di animali mummificati. La pratica di offrire alle divinità questo tipo di ex voto si sviluppò dall’Epoca Tarda fino al periodo romano (664 a.C. – 250 d.C.), con un particolare picco nell’epoca tolemaica.

I fedeli chiedevano a Bastet, Anubi, Thot, Sobek ecc. – un po’ come oggi i cristiani chiedono la grazia alla Madonna o ai santi – la guarigione da malattie, una vita lunga e felice, la nascita di figli o la soluzione di ogni problema della vita quotidiana, da intoppi negli affari a beghe amorose. In cambio i pellegrini lasciavano al dio invocato la mummia del rispettivo animale, come cani, gatti, scimmie, coccodrilli, serpenti, pesci, uccelli, roditori o perfino scarabei.

L’ingente numero di esemplari, insieme allo studio di alcune fonti scritte, ha fatto pensare all’esistenza di un vero e proprio sistema produttivo di mummie animali su vasta scala, con allevamenti situati nei pressi o dentro i recinti sacri dei templi. Gli animali venivano così allevati, uccisi, imbalsamati e venduti alle persone che visitavano i santuari.

Spesso, infatti, gli scheletri denotano evidenti segni di una morte violenta come il collo spezzato. Questa usanza così cruenta si discosta decisamente dal pensiero comune che la gente oggi ha sulla venerazione che gli antichi Egizi avrebbero avuto nei confronti degli animali, ma appare l’unica soluzione utile a soddisfare una domanda così grande.

Tuttavia, una recentissima pubblicazione, uscita l’altro ieri su Plos One, sembrerebbe mettere in dubbio la pratica dell’allevamento intensivo, almeno nel caso dell’ibis sacro (Threskiornis aethiopicus), l’uccello simbolo del dio della sapienza, della scrittura, della magia e delle scienze: Thot.

Un team di ricercatori diretto da Sally Wasef (Australian Research Centre for Human Evolution alla Griffith University) ha effettuato il primo studio completo del genoma mitocondriale di 40 esemplari mummificati di ibis sacro provenienti da diversi siti egiziani. In particolare, oltre ad alcuni pezzi conservati in musei, sono state prese in considerazione le tre principali necropoli consacrate a Thot: Saqqara, Tuna el-Gebel e Sohag (nei pressi di Abido). Solo per i primi due siti si stima che ci siano rispettivamente 1,5 e oltre 4 milioni di mummie di ibis, quindi ci si chiede da dove gli antichi Egizi prendessero tutti questi uccelli.

L’ipotesi corrente degli egittologi, come detto, è che esistessero fattorie, chiamate da Erodoto ibiotropheia, in cui alcuni ibis, attratti con del cibo, sarebbero stati fatti riprodurre e allevati in cattività. Già nel 1825, il naturalista francese Georges Cuvier, sbendando una mummia da Tebe, aveva osservato una frattura guarita dell’ala che non avrebbe mai permesso la sopravvivenza dell’animale in natura.

Tuttavia, lo studio della Wasef e colleghi propenderebbe invece per l’approvvigionamento tramite caccia. Il corredo genetico degli esemplari antichi, ricostruito in maniera completa solo per 14 casi, è stato paragonato con quello di 26 campioni moderni provenienti da diversi paesi dell’Africa. È curioso che tra questi manchi proprio l’Egitto in cui l’ibis sacro, che si è stabilito perfino in Italia, si è istinto intorno alla metà del XIX secolo.

Nelle mummie non è stata riscontrata quella omogeneità genetica che ci si aspetterebbe da uccelli fatti accoppiare tra loro nel corso di generazioni e generazioni, un po’ come negli odierni allevamenti intensivi di polli. Al contrario, la complessità del DNA è paragonabile con quella degli esemplari liberi di spostarsi in un più ampio areale. Secondo Wasef, quindi, gli ibis sarebbero stati catturati e tenuti in cattività solo per un brevissimo tempo prima di essere uccisi e imbalsamati.

Restano però dubbi sull’effettiva applicabilità dei risultati di uno studio con un così ristretto campione su un sistema che comprende milioni e milioni di mummie.

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Saqqara, scoperta mummia di leone?

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Source: wikipedia.org

La necropoli di Saqqara, oltre che per la piramide a gradoni, è celebre anche per i depositi votivi con milioni di mummie di animali – tra babbuini, ibis, cani, gatti, pesci, coccodrilli, roditori ecc. – che erano donate alle varie divinità. Questa volta, però, sarebbe stata individuata una specie (quasi) mai riscontrata tra questo tipo di ex voto. Ad annunciarlo è stato il ministro delle Antichità Khaled el-Enany che, arrivato a Londra per l’inaugurazione della mostra “Tutankhamun: Treasures of the Golden Pharaoh”, ha dichiarato ai microfoni del Daily Express che una missione egiziana avrebbe scoperto i resti imbalsamati di «Un animale molto strano, come un grosso gatto, forse un leone o una leonessa».

Non si sa altro del ritrovamento perché, giustamente, il ministro ha aggiunto che l’annuncio ufficiale sarà effettuato fra circa tre settimane, dopo opportuni esami, come TAC e analisi del DNA, che permettano di identificare con certezza cosa ci sia sotto le bende. Non è raro infatti trovare sorprese inaspettate nelle mummie animali, come esemplari multipli, costruzioni fittizie realizzate attorno a singole parti anatomiche o addirittura involucri vuoti. Tuttavia, la mancanza di notizie non ha impedito alle testate giornalistiche di tutto il mondo di creare titoli clickbait sulla faccenda, a partire dallo stesso Daily Express che allude a una vera sfinge.

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P. Chapuis / MAFB. Copyright Hypogees

Esiste un precedente simile, sempre da Saqqara, individuato nel 2001 dal team della Mission archéologique française du Bubasteion diretto da Alain-Pierre Zivie. La tomba di Maia, nutrice di Tutankhamun, era stata riutilizzata in Epoca Tarda come luogo di deposizione di mummie animali, soprattutto di gatti, dedicate alla dea Bastet. Tra queste, gli archeologi francesi trovarono lo scheletro ben conservato e indisturbato di un leone adulto (foto a sinistra). Nonostante le fonti egiziane parlino spesso di leoni allevati e sepolti, questo fu il primo caso attestato archeologicamente. Secondo Zivie il leone, tenuto in cattività fino a un’età avanzata, sarebbe stato sepolto come incarnazione del dio Mahes, figlio di Bastet (o di Sekhmet nell’Alto Egitto).

Qui una breve pubblicazione del 2004 su Nature: https://www.nature.com/articles/427211a.pdf

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Ufficializzate le nuove cariche dell’International Association of Egyptologists

11953078_1483529495301018_1182024587559521751_nSi è da poco concluso il XII International Congress of Egyptologists che si è tenuto al Cairo dal 3 all’8 novembre. Nella giornata inaugurale del Congresso è stata ufficializzata la composizione del nuovo Consiglio dell’International Association of Egyptologists. A succedere a Chris Naunton alla presidenza è Willeke Wendrich (University of California, Los Angeles), mentre Tarek Tawfik (direttore del Grand Egyptian Museum) e Richard Bussman (Universität zu Köln) sono stati eletti rispettivamente vice-presidente e segretario generale. Le cariche saranno valide fino al prossimo Congresso che si terrà nel 2023 a Leida in Olanda.

http://www.iae-egyptology.org/index.php

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Saqqara, scoperte catacombe di epoca romana

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Source: MoA

Nel settore nord-orientale della necropoli di Saqqara, la missione nippo-egiziana diretta da Nozomu Kawai (Kanazawa University) ha individuato catacombe risalenti al I-II secolo d.C. Per quest’area sarebbe la prima sepoltura di epoca romana ad essere scoperta. La tomba è composta da una struttura in mattoni crudi (foto in basso a sinistra), in origine coperta a volta, che conduce attraverso una scalinata a una camera scavata nella roccia. La scala è fiancheggiata da due leoni in calcare (55 x 33 x 19 cm), mentre la stanza più interna consiste in un lungo corridoio rettangolare di 15 x 2 metri lungo le cui pareti sono scavati i loculi per la deposizione dei corpi.

Gli oggetti ritrovati nelle catacombe illustrano alla perfezione la commistione tra la tradizione egizia e la religione olimpica tipica di quel periodo. In una stele ancora inserita in una nicchia, ad esempio, sono incise le figure degli dèi Anubi, Thot e Sokar con la dedica scritta in greco* al defunto, Menelao figlio di Filammone; in un’altra, invece, è rappresentata in stile classico la defunta, Demetrias figlia di Menelao (forse il precedente?), all’interno di un tempietto.

Gli archeologi hanno ritrovato anche alcuni piccoli vasi in ceramica e cinque figurine in terracotta di cui 4 ritraggono Iside-Afrodite nella versione “anasyrmena”, cioè nell’atto di alzarsi la veste per mostrare i genitali come simbolo di fertilità. Una quinta statuetta fittile di Iside-Afrodite con cornucopia è molto più grande (alta 58 cm) e presenta ai piedi anche il piccolo Arpocrate nel classico gesto del portarsi il dito alla bocca.

 

*Ringrazio Stefania di Memorie dal Mediterraneo per l’aiuto nella traduzione dei testi dal greco.

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