Archivi del mese: marzo 2022

Presentate le 5 tombe scoperte a Saqqara

ph. Sayed Hassan/AP

Questa mattina a Saqqara Sud si è tenuta la presentazione ufficiale delle 5 tombe risalenti alla fine dell’Antico Regno – inzio Primo Periodo Intermedio (2200-2000 a.C. circa) di cui vi avevo anticipato la scoperta due giorni fa. Se nello scorso articolo, per forza di cose, ero stato piuttosto generico, qui posso approfondire la notizia con nuovi dati.

Le prime immagini sono trapelate da un’intervista in esclusiva del giornale egiziano Youm7 al direttore della missione, Mostafa Waziry (qui il video in arabo). Waziry ha infatti mostrato quella che forse è la tomba più importante; dalle inquadrature sono stato finalmente in grado di leggere titoli e nome del defunto: Henu (Ranke I, p. 242, n. 2), “Governatore/sindaco/principe”, “Portasigilli del Re del Basso Egitto”, “Unico amico della Grande Casa (palazzo reale)”, “Sovrintendente alle tenute agricole”. La camera funeraria si trova in fondo a un pozzo di 6 metri ed è foderata da lastre di calcare dipinte con decorazioni a facciata di palazzo e offerte di cibo. Il soffitto è protetto da una volta in mattoni crudi sovrastante, caratteristica che s’incontra anche nelle altre tombe. All’interno dell’ambiente sono stati trovati alcuni reperti come contenitori in ceramica, una statuetta in legno dipinto (forse un produttore di birra; foto in alto) e vasetti miniaturistici (modellini con pura funzione rituale) in alabastro e basalto.

Source: Getty

Successivamente Waziry e alcuni suoi colleghi hanno accompagnato giornalisti e influencer a vedere anche le altre tombe di cui, però, al momento ci sono meno immagini. La sepoltura conservata peggio è quella di Iry (foto in alto), interamente occupata da un grande sarcofago in calcare, ma di cui mancano quasi completamente le lastre parietali. Al contrario, la tomba della possibile moglie Iaret (Ranke I, p. 7, n. 1) presenta pitture dai colori ancora vividi e, anche in questo caso, un grande sarcofago in pietra (foto in basso). Entrambe le sepolture erano state già individuate e documentate da Maspero nel 1889.

ph. Khaled DESOUKI / AFP

Sono riuscito finalmente a risalire al nome preciso dell’altra donna che era deposta ancora una volta in un sarcofago in pietra, all’interno di una camera che conserva le scene d’offerta più vivaci: Biti (Ranke I, p. 93, n. 22). Qui è stato ritrovato anche il poggiatesta, oltre che una statuina in legno (foto in basso).

Source: ig @sulaiman.plus

Posso invece confermare la mia prima impressione sul soprannome del sacerdote Pepi-nefer (Ranke I, p. 132, n. 6) di cui la sepoltura è mostrata qui in basso.

ph. Xinhua/Sui Xiankai
ph. REUTERS/Hanaa Habib
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Saqqara, scoperte 5 tombe di 4000 anni

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Saqqara si dimostra ancora una volta una fonte inesauribile di scoperte. Nel sito a 40 km a sud-ovest dal Cairo, più precisamente 100 metri a nord-ovest della piramide di Merenra I, la missione del Supremo Consiglio delle Antichità diretta da Mostafa Waziry ha individuato 5 tombe risalenti alla fine dell’Antico Regno e all’inizio del Primo Periodo Intermedio.

Lo scavo è iniziato lo scorso settembre, ma solo oggi sono stati pubblicati un video-trailer e alcune foto in concomitanza con la visita ufficiale del Ministro del Turismo e delle Antichità, Khaled el-Enany. Ulteriori dettagli saranno rilasciati questo sabato durante una conferenza stampa quindi, come sempre succede per i primi dispacci tradotti dall’arabo, ci sono evidenti problemi di traslitterazione dei nomi quindi prendete con le pinze le identità dei defunti riportati in questo e in altri articoli che troverete nel web.

Le cinque tombe consistono tutte in un pozzo a sezione rettangolare che conduce a una camera funeraria foderata in lastre di calcare e decorata con pitture policrome. In generale, dalle immagini diffuse si notano decorazioni a facciata di palazzo e offerte di oggetti (cibo, vestiti, gioielli e mobili) utili per la vita nell’aldilà. All’interno degli ipogei sono stati ritrovati oggetti che vanno dall’Antico Regno al Periodo Tardo, a testimonianza di un riutilizzo successivo delle strutture.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Le prime due sepolture, per via della loro vicinanza, sono state attribuite a una coppia, cioè all’alto funzionario Iry, di cui è stato trovato un grande sarcofago in calcare, e alla possibile moglie Iaret. La terza tomba presenta un nome, anzi un soprannome (rnf nfr) che contiene il cartiglio di un faraone e per questo è detto basiloforo (foto in alto). Tuttavia non riesco a leggere i segni dopo il cartiglio, quindi potrebbe essere, con moltissimi dubbi, Pepi-nefer. Il quarto pozzo, profondo 6 metri, conduce alla sepoltura della sacerdotessa di Hathor Peteti. Infine, la quinta tomba, dal pozzo di 7 metri, appartiene ad Henu, il funzionario che sembra avere i titoli più importanti e che lo collocano nella corte reale, come Sovrintendente del palazzo reale, Sindaco, Principe ereditario, Portatore dei sigilli del Basso Egitto.

Bisognerà aspettare sabato per avere nuove immagini, così da poter avere maggiori informazioni e verificare nome e titoli dei morti.

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Nuove scansioni muoniche per la Piramide di Cheope

Source: Explore Great Pyramid mission/Bross et al. 2022

Ricorderete il clamore suscitato dai risultati del progetto #ScanPyramids da cui si ipotizzò la presenza di una presunta stanza nascosta all’interno della Piramide di Cheope. Ora, a distanza di 6 anni, si potrebbe tornerare a utilizzare i muoni per indagare la struttura, ma con una tecnologia 100 volte più potente.

Per chi invece si fosse perso la notizia, nel 2016 un team internazionale (HIP.institute, Università del Cairo, Université Laval, Nagoya University) sottopose la Grande Piramide a una tomografia muonica, tecnica che misura la quantità assorbita dei muoni (particelle con carica negativa che fanno parte dei raggi cosmici) dopo aver attraversato la roccia. I tecnici coinvolti nella ricerca parlarono di una promettente anomalia sopra la Grande Galleria che interpretarono come un vuoto lungo 30 metri. In realtà, le autorità egiziane criticarono aspramente queste conclusioni, pubblicate su Nature senza il consenso del Ministero e bollate come precipitose.

Un nuovo progetto, chiamato “Exploring the Great Pyramid” e portato avanti da fisici del Fermi National Accelerator Laboratory, University of Chicago, University of Virginia, Cairo University Oxford e Yale, ha elaborato un modello che promette nuovi risultati. Rispetto allo #ScanPyramids, si useranno due telescopi a muoni molto più grandi e quindi non più collocabili all’interno della piramide. I sensori saranno infatti montati all’interno di container a temperatura controllata – di cui ogni unità sarà lunga 12 metri, larga 2,4 e alta 2,9 – che saranno spostati lungo la base, anche per ottenere più angolazioni (immagine in alto).

Per il momento, dopo le simulazioni virtuali, si sta costruendo un prototipo di telescopio, ma i membri del gruppo assicurano i primi dati dopo 2 anni di osservazione, seppur non sia stata ancora indicata una data di partenza. Grazie a questa nuova tecnologia sarebbe possibile avere una tomografia completa della piramide che indicherà le differenze di densità della materia e quindi non solo i passaggi da vuoto a pietra. Di conseguenza ci sarebbe una maggior precisione e velocità nell’individuare e tracciare eventuali vuoti strutturali o ambienti ancora sconosciuti.

L’articolo originale: https://arxiv.org/pdf/2202.08184.pdf

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Novità dal Tempio di Sobek a Gebel el-Silsila

Source: gebelelsilsilaepigraphicsurveyproject.blogspot.com

Qualche anticipazione era stata già mostrata nei mesi scorsi in uno degli episodi della serie di National Geographic Lost Treasures of Egypt, ma ora abbiamo la comunicazione ufficiale dal “Gebel el Silsila Survey Project”. Sul sito web della missione, diretta da Maria Nilsson e John Ward (Lund University, Svezia), sono stati pubblicati i risultati dell’ultima campagna di scavo a Gebel el Silsila, in origine Khenu o Kheny, il più grande centro di antiche cave d’arenaria d’Egitto, con un estensione di 2,5-3 km² su ogni lato del Nilo tra Edfu e Kom Ombo.

In particolare, il comunicato si è concentrato sull’indagine di un tempio già individuato durante la ricognizione iniziale del 2015 sulla riva est, seguendo le vecchie indicazioni dell’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt. Il santuario, dedicato al dio coccodrillo Sobek, era stato smantellato già in antichità e ha subito inondazioni del Nilo fino agli anni ’70 del secolo scorso, prima che fosse costruita la Grande diga di Assuan. Il tempio si estendeva per 35 x 18 metri su un asse O-E con ingresso principale a nord, direttamente sul fiume. Il pavimento lastricato si disponeva su 4 livelli e, come dimostrano alcune basi, dovevano esserci colonne. La struttura era poi corredata da una grande apertura circolare profonda 6 metri (immagine in alto), ribattezzata “Pozzo di Sobek” e interpretata come luogo dove venivano allevati coccodrilli per il culto.

Lo scavo si è svolto per la prima volta anche sull’area occidentale dell’edificio ed è stata approfondita l’indagine del punto in cui sorgeva il pilone e a sud della sala ipostila. In generale sono stati ritrovati alcuni blocchi di arenaria delle fondazioni che poggiavano direttamente su uno sperone roccioso, mattoni di fango le cui misure confermano le prime frequentazioni del tempio nella XVIII dinastia e frammenti di rilievi in calcare. Un architrave e stipiti di una porta in arenaria recano iscrizioni con dediche a Sobek signore di Kheny risalenti ai regni di Amenofi III e Ramesse II. Tra le scoperte, però, spiccano frammenti della statua principale del dio (immagine in basso a destra) e la testa di un faraone di XVIII dinastia (in basso a sinistra).

Come detto, il tempio fu smantellato e le sue parti reimpiegate. Al centro, infatti, si trovava una fornace di epoca romana, risalente al regno di Antonino Pio (138-161), con una gran quantità di ceramica, oggetti di uso quotidiano come ami da pesca e chiodi, ossa animali e lische di pesce gatto.

https://gebelelsilsilaepigraphicsurveyproject.blogspot.com/2022/03/updates-from-temple-of-sobek.html

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Kom Ombo, scoperti oltre 20 silos per il grano risalenti al Primo Periodo Intermedio

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

A Kom Ombo, la missione austro-egiziana diretta da Irene Forstner-Müller (Österreichisches Archäologisches Institut) ha individuato un centro amministrativo di Primo Periodo Intermedio (2216-2025 a.C.) con oltre 20 silos in mattoni crudi. L’edificio, i cui muri sono ben conservati fino a 2 metri d’altezza, serviva per immagazzinare e redistribuire cereali per un gran numero di persone.

La struttura si trova a nord-ovest del santuario dedicato alle due triadi, Sobek-Hathor-Khonsu e Haroeris-Tasenetnofret-Panebtaui, e conferma quindi l’importanza agricola e commerciale della città, di cui il team si era accorto già nel 2018, ben prima della realizzazione del tempio tolemaico. All’interno dei silos sono state ritrovate molte ossa ed escrementi di roditori che evidentemente infestavano i magazzini.

Lo scavo è continuato anche sulla cima della vicina collina portando alla luce resti decisamente più recenti, cioè le fondamenta di un fortino britannico utilizzato come punto di avvistamento durante la guerra mahdista del 1881-1899 e che anche in questo caso era stato individuato durante le campagne degli anni scorsi.

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Scoperti 5 pozzi di 2500 anni nel Nord del Sinai

Foto: Ministry of Tourism and Antiquities; rielaborazione grafica: @DjedMedu

A Tell el-Kedua, sito del nord del Sinai 23 km a est dal Canale di Suez, la missione egiziana diretta da Ramadan Helmy ha scoperto 5 pozzi d’acqua risalenti alla XXVI dinastia (664–525 a.C.). Le strutture si trovano all’esterno di una fortezza che apparteneva al sistema difensivo della “Via di Horus”, linea di fortificazioni che proteggeva il confine nord-orientale dell’Egitto (per approfondire, si veda l’articolo di Alberto Pollastrini). L’area, oggi come allora, è desertica, quindi appare evidente quanto fosse importante l’approvviggionamento idrico, in particolare nelle vicinanze di un impianto militare. Il ritrovamento conferma le notizie già fornite dai rilievi di Seti I nella Grande sala ipostila di Karnak, in cui racconta le sue campagne asiatiche e descrive, tra l’altro, le fortezze della Via di Horus.

Foto: Ministry of Tourism and Antiquities

Dei cinque pozzi, però, quattro erano stati intenzionalmente riempiti in antichità, probabilmente per impedire a invasori stranieri di utilizzarli. Al loro interno è stata trovata ceramica con cui è stato possibile datarli. L’unico pozzo rimasto attivo è stato indagato dagli archeologi per 3 metri e ha rivelato una costruzione particolare. Le pareti laterali, infatti, sono costituite da anelli di ceramica impilati (foto in cima all’articolo), ognuno dei quali del diametro di un metro e con tre fori per facilitare la salita e la discesa, che servivano sostanzialmente a consolidare un profondo buco scavato nella sabbia.

È comunque continuata la ricerca anche all’interno della fortezza che ha portato alla scoperta di un magazzino di 12 x 4 metri, sempre di epoca saitica, riempito di vasi per la conservazione dell’acqua. In un’altra area è emersa un’officina per la fusione del rame con forni, forme circolari del metallo grezzo e crogioli in terracotta.

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