Archivi del mese: giugno 2022

Sequestrati 5 reperti egizi venduti al Metropolitan

Ricorderete la rocambolesca vicenda dell’esportazione illegale dall’Egitto del sarcofago di Nedjemankh, scoperta per via di una foto di Kim Kardashian al Met Gala del 2018. D’allora, le indagini dell’assistente procuratore distrettuale di Manhattan, Matthew Bogdanos, specializzato nel traffico di opere d’arte, sono andate avanti e hanno investito importanti nomi del mondo del collezionismo e dei musei.

Tre anni dopo il sequestro del sarcofago dorato, le autorità hanno bloccato altri 5 reperti egizi del Metropolitan Museum di New York che, tramite un portavoce interpellato dal The Art Newspaper, si è dichiarato estraneo ai fatti, ingannato dagli indagati e pronto a collaborare con gli inquirenti.

Nel complesso, i pezzi, acquistati dal Met tra 2013 e 2015, superano il valore di 3 milioni di euro. Spiccano in particolare un ritratto del Fayyum dell’epoca di Nerone che mostra un’elegante donna con gioielli d’oro e un mantello blu (1,3 milioni €; in alto a destra) e cinque rarissimi frammenti di lino dipinto del IV-V secolo con scene dall’Esodo (1,5 milioni €) che recano la più antica raffigurazione dell’attraversamento del Mar Rosso (foto in cima all’articolo). Questi, insieme a una stele-cappella in calcare dedicata a Kemes, della XIII dinastia (250.000 €; immagine in alto a sinistra), e un’altra stele in calcare, questa volta della XXVI dinastia, (80.000 €; in alto al centro), erano stati venduti dalla Pierre Bergé & Associés, dove uno dei principali sospettati dell’indagine, Christophe Kunicki, lavorava come esperto d’arte antica. Ma come nel caso del sarcofago di Nedjemankh, la figura chiave dell’affare sarebbe stato il commerciante tedesco-libanese Roben Dib, arrestato a Parigi proprio nell’ambito dell’operazione. Dib avrebbe ceduto a nome della madre i 4 oggetti alla celebre casa d’aste parigina e, tramite una società olandese, avrebbe venduto al Metropolitan il quinto reperto sequestrato, una maschera funeraria ricavata da un sarcofago dipinto del III Periodo Intermedio (6000 €; foto in basso).

https://www.theartnewspaper.com/2022/06/01/egyptian-antiquities-connected-to-international-trafficking-ring-seized-at-metropolitan-museum-in-new-york?

Maschera di sarcofago, ph. New York District Attorney’s Office
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Scoperto per la prima volta il nome di Cheope a Eliopoli

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Da un sito importante come Eliopoli, nome greco della città dove sorgeva la più vasta area templare dell’antico Egitto, non ci si può che aspettare scoperte eclatanti. E in effetti, ogni anno non manco di pubblicare qui gli interessanti resoconti della missione egiziano-tedesca a Matariyya (sobborgo del Cairo), diretta da Aiman Ashmawy (MoTA) e Dietrich Raue (Università di Lipsia), a cui ho avuto il piacere di partecipare nel 2019. L’antica Iunu, capitale del 13° nomo (provincia) del Basso Egitto, vide per oltre 2500 anni la costruzione di templi dedicati al dio sole Ra, oltre che ad altre divinità come Amon, Horus, Hathor e Mut. E se nella precedente campagna di scavo il team si era concentrato su un santuario di Nectanebo I, questa volta è stato annunciato il ritrovamento di tracce più antiche.

Scavando nell’Area 211, a ovest del museo all’aperto dove si trova l’Obelisco di Sesostri I, sono state individuate le fondamenta di un tempio di Epoca Tarda e, fra le altre cose, blocchi iscritti con il cartiglio di Cheope (2589-2566 a.C.; foto in basso). Per la regione di Ain Shams è la prima attestazione della presenza di questo faraone che, come affermato da Raue, potrebbe indicare non solo un edificio inedito di Antico Regno ma anche il riutilizzo ramesside di materiale proveniente da Giza.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Come detto, la frequentazione del sito è continuata senza soluzione di continuità per secoli, come dimostrano strati della Dinastia 0 (3100-3000 a.C. circa) e frammenti di statue, sfingi, stele, altari e blocchi iscritti che vanno dall’Antico Regno alla XXX Dinastia. Spiccano in particolare i pezzi di piccole sfingi in quarzite di Amenofi II (1427-1400) e la base di una statua colossale di babbuino in granito rosso, più altri reperti risalenti ai regni di Sesostri III (1870-1831), Amenemhat III (1831-1786), Amenemhat IV (1786-1777), Sobekhotep IV (1712-1701), Thutmosi III (1479-1425), Amenofi III (1390-1352), Ay (1327-1323), Horemheb (1323-1295), Seti I (1294-1279), Ramesse II (1279-1213), Seti II (1200-1194), Osorkon I (925-890), Takelot I (890-877), Psammetico I (664-610) e Amasi (570-526). L’area non fu comunque abbandonata anche in epoche più recenti come nei periodi romano, bizantino, primo islamico, mamelucco e ottomano.

Il sito della missione: http://www.heliopolisproject.org/

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