Il Ministro del Turismo e delle Antichità, Ahmed Eissa, ha nominato il nuovo direttore generale del Museo Egizio del Cairo che andrà a sostituire Sabah Abdel Razek, arrivata al pensionamento (in foto proprio le celebrazioni tenutesi mercoledì 25 gennaio). Sarà quindi Ali Abdel Halim (con il microfono in foto), professore presso la Facoltà di Archeologia dell’Università di Ain Shams, a dirigere per un anno lo storico museo di Piazza Tahrir.
Archivi del mese: gennaio 2023
Scoperta area residenziale di epoca romana nei pressi del Tempio di Luxor
Nel 2021, a due passi dal Tempio di Luxor, lo storico palazzo di Tawfiq Pasha Andros (1897) era stato demolito perché pericolante. Rimosse le macerie, erano stati ritrovati resti risalenti al periodo romano e a quello bizantino, come monete di bronzo, un magazzino con anfore e un piccolo santuario. Con l’avanzamento dell’indagine archeologica è emersa un’intera area residenziale di epoca romana, parte dell’antica città di Tebe che, nella riva orientale, prima era attestata solo da qualche traccia sporadica.
L’annuncio è stato effettuato qualche giorno fa da Mostafa Waziry, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, che ha annoverato tra le scoperte alcune officine per la fusione dei metalli, con contenitori di ceramica, monete in rame e bronzo e macine (foto in basso a destra), e due torri per l’allevamento dei piccioni in cui vasi erano utilizzati come nidi per i volatili (foto in basso a sinistra). L’ultima missione è terminata nel settembre del 2022 e in effetti ho potuto fotografare l’area di scavo già lo scorso novembre (foto in alto).




Saqqara, scoperte tombe di Antico Regno con 9 statue in pietra e una mummia di 4300 anni

Ieri mattina il celebre archeologo Zahi Hawass ha annunciato una serie di scoperte effettuate dalla missione che dirige a Saqqara. Nello specifico si tratta di un gruppo di tombe risalenti alla V e alla VI dinastia (2500-2190 a.C.), situate nell’area di Gisr el-Mudir, l’antica struttura in pietra a sud-est della Piramide a gradoni di Djoser.


Tra queste spicca la sepoltura di Khnumdjedef, sacerdote del complesso piramidale di Unas, le cui pareti sono coperte dai resti di pitture dai colori ancora vividi che raffigurano scene di offerta e di vita quotidiana (foto in alto a sinistra). La seconda tomba più grande, anch’essa decorata, apparteneva a Meri, funzionario presso il palazzo reale, di cui si conserva una bella falsa porta (foto in basso a destra). Un’altra ancora conteneva 9 statue funerarie in calcare che rappresentano il defunto e la moglie, i figli e servitori intenti a preparare cibo (foto in cima all’articolo). Il nome dell’uomo non è chiaro, ma Hawass ha riferito che potrebbe essere il Mesy che compare su una falsa porta ritrovata mesi dopo nei pressi della tomba (io comunque leggo il nome anche nella tavola d’offerta in basso a destra).


Tra tutti i ritrovamenti, però, il più importante era senza dubbio in fondo a un pozzo di 15 metri: un grande sarcofago in pietra ancora sigillato contenente una mummia di 4300 anni (foto in basso). Il corpo di Hekashepes, deposto con un poggiatesta e con una copertura di foglia d’oro, sarebbe la più antica mummia mai ritrovata in queste condizioni di conservazione.


Scoperta tomba reale negli Wadi Occidentali di Luxor
La missione congiunta egiziano-britannica diretta da Piers Litherland (McDonald Institute for Archaeological Research, Cambridge University) e Fathi Yassin (direttore generale delle Antichità dell’Alto Egitto) ha individuato una tomba, probabilmente reale, nell’area degli Wadi Occidentali Tebani, sulla riva ovest di Luxor. Il sito include un gruppo di valli a sud-est della Valle dei Re, come lo Wadi Bairiya, lo Wadi el-Gharby e lo Wadi Gabbanat el-Qurud, utilizzate da luogo di sepoltura per membri delle famiglie di faraoni della XVIII dinastia.
Nello specifico, il team della New Kingdom Research Foundation nello scorso ottobre ha scoperto nella Valle C dello Wadi Gabbanat el-Qurud una grande tomba scavata nella roccia con, in origine, inumazioni multiple. Studi preliminari su resti di iscrizioni e reperti ceramici sembrano datare la struttura al periodo tuthmoside (1500-1400 a.C. circa). Purtroppo, però, lo stato di conservazione non è ottimale a causa di forti inondazioni che nel passato hanno riempito le stanze di detriti e danneggiato le decorazioni pittoriche, comunque riconducibili a un contesto elitario.
Secondo Litherland, potrebbe trattarsi della sepoltura di una delle spose o delle principesse del periodo tuthmoside di cui finora non si conosce l’ultima dimora. D’altronde, il ritrovamento è stato effettuato proprio sotto quella che è stata interpretata come la possibile tomba di Neferura (nella grande apertura nella falesia, visibile nella foto in basso a sinistra), cioè la figlia di Hatshepsut e moglie di Thutmosi III. La destinazione funeraria reale degli Wadi Occidentali Tebani era stata ipotizzata già da Howard Carter quando indagò l’area nel 1916 e 1917; da allora sono state poi scoperte le sepolture delle spose straniere di Thutmosi III (Menhet, Menwi e Merti), di alcune donne della corte di Amenofi III (tra cui la regina Nebetnehat, la principessa Tiaa, un figlio di re chiamato Menkheperra, una moglie del faraone chiamata Henut e almeno altri 28 individui) e la tomba stessa di Hatshepsut quando era ancora Grande Sposa Reale di Thutmosi II.
Maggiori conferme arriveranno nei prossimi mesi con il completamento dello scavo.
Una TAC per la mummia di gatto di Fiesole

Uno studio multidisciplinare ha acquisito interessati informazioni da una mummia di gatto “toscana”, confermando un dato ormai assodato: i felini non erano così intoccabili in Egitto come la gente pensa. La mummia fa parte della piccola collezione egizia del Museo Missionario Etnografico Francescano di Fiesole, formatasi dal 1923 grazie ad alcune donazioni fatte al Convento di San Francesco, in particolare dal celebre egittologo Ernesto Schiaparelli, direttore della Sezione egizia del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (1881-1893) e poi del Museo Egizio di Torino (1894-1928). Rimando comunque all’articolo di Julie Santoro su questo blog per approfondire la storia della collezione.
Lo studio è stato portato avanti da un team composto dai radiologi Roberto Carpi e Chiara Zini e dal tecnico di radiologia Nicolò Bechini (AUSL Toscana Centro), dal fisico Andrea Barucci (Istituto di Fisica applicata “Nello Carrara”- CNR Firenze), dalla storica della medicina Donatella Lippi (Università di Firenze). Non è stato necessario sbendare il gatto, ma si è proceduto con un’autopsia virtuale non invasiva grazie alla TAC, individuando alcune fratture alle vertebre cervicali e alle ossa delle zampe. La causa di queste lesioni non è stata ancora stabilita con certezza, ma, come ho anticipato, studi precedenti su altre mummie di gatto hanno evidenziato come gli animali fossero allevati nelle vicinanze dei santuari dedicati alla dea Bastet, uccisi appositamente con la torsione del collo o con colpi sul cranio, mummificati e venduti ai fedeli come ex voto da lasciare nei templi.
Il progetto è appena iniziato e punta ad acquisire ulteriori dettagli, come ad esempio la razza, l’età, il sesso dell’animale, la presenza di materiali di riempimento, grazie ad altri strumenti e tecniche all’avanguardia.
https://www.cnr.it/it/nota-stampa/n-11617/una-mummia-di-gatto-sotto-la-tac
Copyrigh foto: Museo Etnografico Missionario del Convento di San Francesco a Fiesole, IFAC-CNR, Università di Firenze, Fondazione Santa Maria Nuova ONLUS, AUSL Toscana Centro
Assuan, sventato il tentativo di furto di una statua colossale di Ramesse II
Notizie di scavi illegali e vendita di antichità al mercato nero sono purtroppo comuni in Egitto, ma stavolta i tombaroli si sono superati per audacia o, meglio, imprudenza. La polizia del Turismo e delle Antichità ha infatti colto in flagrante tre uomini che, armati di pala, piccone e addirittura un piccolo escavatore, carcavano di tirare fuori dalla sabbia la statua di Ramesse II nelle cave di granito di Assuan. A renderlo noto è stato il Ministero egiziano dell’Interno sui suoi social.
Il colosso, alto 3 metri e largo 1 e pesante ben 10 tonnellate, è forse il reperto più celebre dell’area archeologica dopo l’Obelisco incompiuto. Attribuita a Ramesse II, anche questa statua non fu mai completata e giace da millenni nell’area meridionale delle cave insieme ad altri oggetti appena sbozzati e abbandonati dai cavatori e artigiani. Tra questi, anche vasche di epoca greco-romana erano cadute sotto il mirino dei ladri. Il rischio del colpo, tentato in una zona turistica, e le dimensioni di un pezzo di certo non facile da piazzare fanno pensare a un furto su commissione.
Il Grand Egyptian Museum verso l’apertura
Forse ci siamo. Il Grand Egyptian Museum di Giza sarebbe vicino alla tanto agognata apertura. Il condizionale però è d’obbligo per un museo la cui data d’inaugurazione è rimandata ormai da anni. E non è un caso che abbia usato lo stesso incipit di un articolo scritto lo scorso maggio, quando ancora si pensava di chiudere il cantiere in occasione dell’anniversario della scoperta della tomba di Tutankhamon.
In ogni caso, in una recente intervista televisiva, Mostafa Waziry, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, ha affermato che l’apertura definitiva di quello che sarà il più grande museo archeologico del mondo (490 mila m² per 100 mila reperti) si terrà fra pochi mesi, confermando le ultime indiscrezioni che parlavano della primavera del 2023. Ormai i lavori sono quasi del tutto ultimati e gran parte delle antichità è stata già trasferita (a esclusione della maschera e di altri pezzi del corredo di Tutankhamon per cui si prevede una parata ufficiale). In realtà, già nel 2022 il GEM ha parzialmente accolto alcuni visitatori dalla fine di novembre per via di una “soft opening” che comprende l’accesso per eventi speciali e visite di gruppo all’Obelisco sospeso e alla grande sala d’ingresso dove sono collocati il colosso di Ramesse II, la colonna di Merenptah, la lista dei re di Saqqara, le statue di Sesostri I da Lisht e una cinquantina di altre sculture. Oltre a questi spazi, sono attualmente fruibili il Museo dei Bambini, un’area per la realtà virtuale, i giardini e alcuni dei 28 negozi e 10 ristoranti totali.
Aggiornamento (1/03/2023)
Come riportato nell’articolo, quegli spazi del GEM (Grande Sala, Corte di Vetro, centro conferenze, aree commerciali e giardini esterni) che erano aperti in occasioni speciali sono adesso accessibili tramite visite guidate limitate prenotabili qui al prezzo, per gli stranieri, di 1000 sterline egiziane (30,56 euro; la metà per studenti sotto i 30 anni): https://gem-tickets.com/en/home?
Sarcofago di Epoca Tarda restituito all’Egitto dagli USA

Inauguriamo il 2023 con una notizia riguardante la restituzione all’Egitto di un sarcofago illegalmente esportato negli USA. Il mercato nero di antichità, che è cresciuto esponenzialmente subito dopo la rivoluzione del 2011, ha spinto le autorità egiziane a istituire un dipartimento apposito che negli ultimi 10 anni è riuscito a recuperare circa 29.300 oggetti.
Questa volta il successo è dovuto alla collaborazione con gli Stati Uniti e in particolare al lavoro della Procura distrettuale di Manhattan, già coinvolta nelle indagini sul sarcofago dorato di Nedjemankh, finito al Metropolitan Museum, e su altri reperti egizi. Il canale attraverso cui tutti questi pezzi sono arrivati in America è infatti lo stesso e passava per la Germania. Nel caso specifico, secondo quanto riferito dal procuratore distrettuale Alvin Bragg, il sarcofago sarebbe stato trafugato nell’area di Abusir, necropoli a sud del Cairo, e contrabbandato nel 2008. Successivamente è stato prestato da un collezionista privato prima al Michael C. Carlos Museum della Emory University e dal 2013 al Museo di Scienze Naturali di Houston, Texas, che ovviamente non si è opposto al rimpatrio dopo aver appurato l’origine illegale dell’oggetto.
Il sarcofago antropoide in legno, lungo 294 e largo 90 cm, apparteneva a un sacerdote di nome Ankhenmaat, vissuto a Eracleopoli in Epoca Tarda (664-332 a.C.). Il “Green Giant”, così ribattezzato per il caratteristico colore verde del volto e per le dimensioni (il coperchio pesa circa 500 kg), in realtà era stato già restituito a settembre, ma la cerimonia ufficiale di consegna si è tenuta solo ieri al Cairo, alla presenza del ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukry, il ministro del Turismo e delle Antichità, Ahmed Eissa, il segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, Mostafa Waziry, e di Daniel Rubinstein, l’incaricato d’affari americano in Egitto.