Archivi del mese: febbraio 2023

Ossirinco, scoperte tombe di Periodo Tardo, epoca romana e copta

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

La missione egiziano-spagnola diretta da Hassan Amer (Università del Cairo) e da Maite Mascort i Roca (Università di Barcellona) ed Esther Pons Mellado (curatrice della sezione egizia del Museo Arqueológico Nacional di Madrid), ha scoperto tombe risalenti a diversi periodi a El-Behnasa, nella provincia di el-Minya, luogo in cui sorgeva l’antica Ossirinco. Tre sepolture si datano alla XXVII dinastia (525-405 a.C.), tre al periodo romano e 16 all’epoca copta. Le prime (foto in basso a sinistra) sono prive di corredo perché depredate già in antichità; le seconde sono realizzate in calcare con una copertura a volta; quelle copte, invece, consistono in fosse rettangolari scavate nel terreno rivolte verso est e accompagnate da alcuni vasi di ceramica e lucerne.

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Museo Egizio del Cairo: esposto il papiro di 16 metri scoperto lo scorso anno a Saqqara

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Ieri, in occasione della cerimonia ufficiale di completamento della prima fase di sviluppo del Museo Egizio del Cairo (progetto che ha visto la collaborazione di Museo Egizio di Torino, capofila del gruppo, British Museum, Louvre, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino e Rijksmuseum van Oudheden di Leida nel riallestimento di 15 sale del museo di Piazza Tahrir) è stato esposto per la prima volta al pubblico il cosiddetto Papiro Waziry 1, rotolo di ben 16 metri scoperto lo scorso maggio a Saqqara.

In effetti, questa volta è necessario ammettere che l’importanza del ritrovamento dipende anche dalle dimensioni perché era da oltre un secolo che non si vedeva un reperto simile in Egitto. Lungi da me, però, ridurre il tutto alla lunghezza del papiro che, basta vedere le foto, è straordinario anche per lo stato di conservazione. Il documento, infatti, era stato ritrovato ancora arrotolato nei pressi del Bubasteion di Saqqara, nel sarcofago di un certo Ahmose, vissuto all’inizio dell’epoca tolemaica intorno al 300 a.C. Il nome del papiro è un omaggio a Mostafa Waziri (foto in basso al centro), segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità e direttore della missione che lo ha scoperto. Il numero, aggiunto in un secondo momento rispetto allo scorso anno, deriva dal fatto che presto sarà presentato un Papiro Waziry 2, ancora in fase di restauro, il cui ritrovamento a Saqqara era stato anticipato a gennaio.

Il papiro è iscritto con 113 capitoli del Libro dei Morti, vergati in ieratico con inchiostro nero, salvo qualche parola in rosso, e disposti su 150 colonne di diverse dimensione. Dopo uno spazio vuoto di 40 cm, il documento inizia con la scena più grande che ritrae il defunto inginocchiato, il cui nome compare 260 volte, mentre porge offerte a Osiride seduto in trono (foto in basso). Altre vignette più piccole accompagnano poi i singoli capitoli. La qualità dei segni sottolinea l’ottima fattura del papiro e, di conseguenza, l’alta classe sociale di Ahmose.

Dopo essere stato aperto, restaurato, letto e decifrato, oggi il papiro è esposto in una speciale teca al primo piano del vecchio Museo Egizio del Cairo.

Source: youm7.com

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Nuova Summer School di Egittologia per non Egittologi (Pisa, 24-31 luglio 2023)

Spesso, chi segue questo blog mi chiede se conosca corsi di Egittologia aperti anche ad appassionati che, nella vita, magari si occupano di tutt’altro. Beh, ho il piacere di presentare una Summer School, organizzata dall’Università di Pisa sotto il coordinamento della Prof.ssa Marilina Betrò, in cui sono coinvolto in qualità di supporto organizzativo e docente. Si tratta di un programma intensivo di 8 giorni, che si terrà a Pisa dal 24 al 31 luglio 2023, e che ha lo scopo di fornire tutte le nozioni base dei principali aspetti della disciplina egittologica.

Le lezioni saranno tenute da professori e ricercatori dell’Università di Pisa, centro d’eccellenza dell’Egittologia italiana e internazionale, che insegneranno ai partecipanti le basi della storia, dell’archeologia e della lingua dell’Antico Egitto. Saranno quindi trattati i principali eventi della millenaria storia della civiltà faraonica, dal Predinastico all’Epoca Romana, i più importanti siti archeologici e monumenti della Valle del Nilo e i fondamenti del sistema geroglifico. Ci sarà inoltre modo di approfondire temi specifici, come Tutankhamon e la sua tomba, la mummificazione, la religione, gli ushabti, le principali scoperte archeologiche degli ultimi anni, e di sfatare insieme i più famosi luoghi comuni nell’ambiente egittologico. Il programma comprende infine una visita guidata alla Collezione Egizia del Museo Civico Archeologico di Bologna, una delle principali in Italia ed Europa.

Quindi, se avete voglia di addentrarvi per la prima volta nella storia e nell’archeologia dell’antico Egitto e cimentarvi con i geroglifici, o comunque di implementare le vostre conoscenze, non vi resta che iscrivervi!

Trovate tutte le informazioni su programma, docenti, modalità d’iscrizione e altro nel sito internet dedicato alla Summer School:

https://egittologiasummerschool.wordpress.com/

Per altre curiosità, potete anche scrivere all’indirizzo mail egittologia.summerschool@gmail.com o contattarmi in privato sui miei social.

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Bufale eGGizie*: la tomba farlocca di Beni Suef

(*A scanso di equivoci, il nome della rubrica contiene volutamente un errore ortografico per sottolineare il carattere a dir poco ridicolo di alcune notizie riguardanti l’Egitto che circolano nel web e non solo)

Questa mattina, su alcuni giornali online egiziani e sui social di Mostafa Waziry (nel video in basso), segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, è girata la notizia della scoperta di una tomba risalente… al massimo a un anno fa! Già dalle prime foto pubblicate, infatti, all’occhio di chi sia un minimo avvezzo all’arte egizia emerge subito che la sepoltura individuata a Beni Suef, località a 115 km a sud del Cairo, sia una palese copia, e pure fatta male. Le autorità locali hanno giustamente dichiarato che si tratta di una riproduzione moderna, realizzata qualche mese fa con lo scopo di ingannare ingenui turisti e ancora più sprovveduti collezionisti di reperti archeologici.

Nella stanza sotterranea si ammira il trionfo del gesso placcato, tra finti lingotti d’oro, statuette di divinità e faraoni più o meno ispirate a opere realmente esistenti (s’intravedono il Ramesse II di Torino, la Tauret da Karnak, l’Amenirdis in alabastro, modellini di Medio Regno), un sarcofago da B-movie anni ’70 e tutta una serie di cianfrusaglie da suq che, ahimè, infestano anche la mia libreria. Alle pareti, invece, su pannelli di compensato, ci sono pitture ancor meno riuscite che scimmiottano scene da papiri e pareti di tombe (menzione d’onore per chi ha voluto mettere insieme i cartigli di Tutankhamon e Ramesse III; immagine in basso a sinistra).

In ogni caso, tutti gli oggetti del “corredo” sono stati distrutti ed è in corso un’indagine per risalire agli autori. Non è comunque la prima volta che si verifica una cosa del genere. Ricorderete infatti un video che circolava qualche anno fa su FaceBook e che mostrava un’altra tomba egizia traboccante di oggetti d’oro, fake ovviamente (ne avevo parlato qui).

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Tre nuove tombe e due sale del tempio di Hatshepsut visitabili a Luxor

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Lo scorso giovedì 9 febbraio, alla presenza del segretario generale dello SCA Mostafa Waziry, di Zahi Hawass, di funzionari e ambasciatori stranieri, si sono tenute a Tebe Ovest due cerimonie di apertura di siti archeologici. Saranno infatti acessibili ai turisti tre nuove tombe e due cappelle del tempio di Hatshepsut.

Si è iniziato proprio a Deir el-Bahari, dove sono state inaugurate due sale sulla terrazza più alta del tempio funerario, che fiancheggiano il Santuario di Amon-Ra, anch’esso aperto al pubblico relativamente da poco. Ora infatti sarà possibile ammirare le bellissime pitture della Sala Meridionale (foto in alto) e della Sala Settentrionale, restaurate dalla missione del Centro di Archeologia del Mediterraneo dell’Università di Varsavia, diretta da Patryk Chudzik.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Sempre sotto la concessione della stessa missione polacca è la tomba di Meru (TT 240), a el-Assasif Nord, che è diventata la più antica sepoltura visitabile nella necropoli tebana. Infatti, la tomba, che si affaccia sulla via processionale del tempio di Hatshepsut, risale all’XI dinastia e più precisamente al regno di Mentuhotep II (2055-2004 a.C.). La stuttura rupestre è composta da una facciata, un corridoio, una cappella per le offerte con la nicchia per la statua del defunto e la camera funeraria con il “sarcofago” scavato nel pavimento (foto in alto).

https://pcma.uw.edu.pl/en/2023/02/09/egypt-opening-at-the-temple-of-hatshepsut-in-deir-el-bahari-and-the-tomb-of-meru-in-north-asasif/

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Rimanendo sulla riva occidentale di Luxor e spostandosi di un solo chilometro fino alla necropoli di Dra Abu el-Naga, le altre inaugurazioni hanno riguardato il Proyecto Djehuty, diretto da José Manuel Galán (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas, Madrid), che spesso ha fornito notizie per questo blog. La missione ispano-egiziana scava nel sito dal 2002 e, dopo un lungo lavoro di restauro, consolidamento strutturale, pulizia e istallazione di un pavimento in legno e del sistema d’illuminazione, ha permesso l’apertura al pubblico delle tombe di Djehuty (TT 11) e Hery (TT 12). Djehuty era un importantissimo funzionario del regno di Hatshepsut (1478-1458 a.C.), ricoprendo i ruoli di scriba reale, Sovrintendente al tesoro e al lavoro degli operai, responsabile della registrazione dei prodotti arrivati dalla mitica terra di Punt e della copertura in elettro della punta di due obelischi a Karnak. La sua tomba (foto in alto) spicca per l’apparato epigrafico che comprende tre iscrizioni autobiografiche del defunto, un inno ad Amon-Ra, due testi crittografici e 43 capitoli del Libro dei Morti, che corrispondono a una delle più antiche attestazioni su parete (foto in basso).

Source: elpais.com

Vissuto circa 50 anni prima, all’inizio della XVIII dinastia, Hery era invece Sovrintendente ai granai della Sposa Reale e Regina Madre Ahhotep. Le decorazioni parietali della sua tomba ritraggono scene dal corteo funebre e il defunto a caccia di gazzelle nel deserto (foto in basso a sinistra).

Percorrendo la via che conduce alle due tombe, sarà inoltre visibile anche la replica a grandezza naturale, realizzata dalla Factum Foundation, del giardino funerario scoperto nel 2017 (al centro nella foto in basso a destra)

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L’analisi dei vasi dal laboratorio di mummificazione di Saqqara rivela ingredienti da India e Sud-Est asiatico

Credit: Saqqara Saite Tombs Project, University of Tübingen, Tübingen, Germany; Photo: M. Abdelghaffar

Era stata probabilmente la scoperta archeologica più importante in Egitto del 2018 quella effettuata a Saqqara dalla missione egiziano-tedesca diretta dal compianto Ramadan Hussein (Università di Tübingen): un laboratorio per l’imbalsamazione risalente alla XXVI dinastia (664-525 a.C.). La struttura, situata pochi metri a sud dalla piramide di Unas, era composta da uno spazio multifunzionale in superficie (chiamato ibu), un ambiente sotterraneo per l’eviscerazione (wabet), un pozzo funerario con sepolture multiple per sacerdoti e funzionari e soprattutto un ripostiglio in cui erano stati lasciati gli strumenti utilizzati nel trattamento dei cadaveri (immagine in basso). Tra questi spiccano 121 bicchieri e coppe in ceramica che contenevano gli ingredienti per la mummificazione (foto in alto).

Source: Nature.com, copyright M. Lang, Universität Bonn

Ora uno studio, recentemente pubblicato su Nature, ha chiarito il contenuto dei vasi fornendo importantissime informazioni non solo sulle tecniche adottate per preparare i defunti nel loro viaggio nell’aldilà ma anche sui rapporti commerciali che l’Egitto intratteneva con paesi lontani anche migliaia di chilometri.

La ricerca si è focalizzata sui 31 vasi su cui si legge meglio l’etichetta, scritta in ieratico o demotico, indicante il prodotto e/o le istruzioni per applicarlo sulle mummie (si legge ad es. “da mettere sulla sua testa”, “bendalo con esso” o “per rendere gradevole il suo odore”). Nello specifico, l’analisi chimica si è basata sulla gascromatografia-spettrometria di massa, tecnica in grado di identificare e quantificare le sostanze organiche del campione. I risultati da un lato hanno confermato nozioni già note, dall’altro hanno fornito dati sorprendenti. Tra gli ingredienti riconosciuti, si annoverano prodotti locali, come grassi animali (di ruminanti) e cera d’api, o comunque derivanti dal commercio con il Mediterraneo, come bitume del Mar Morto, olio d’oliva o di ricino, resine di cedro del Libano, di ginepro, di conifere, di Pistacia (lentisco o terebinto). Altri ingredienti, invece, vengono da molto più lontano e sono riconducibili a piante che crescono in foreste pluviali dell’Africa e perfino del Sud-Est asiatico. Infatti, sono stati identificati anche due tipi di resine esotiche: la gomma dammar delle Dipterocarpacee, famiglia di alberi tipica di una regione che va dall’India meridionale alla Nuova Guinea, e l’olio essenziale di elemi distillato dalle Canarium, angiosperme il cui areale si estende dall’Africa tropicale all’oceano Pacifico occidentale.

Il dato sostanziale della ricerca conferma la portata transoceanica degli scambi commerciali dell’Egitto con l’India e oltre, comunque già attestati dal II millennio a.C. Tale domanda di ricchi prodotti stranieri, assenti nella Valle del Nilo, nasceva dalle loro proprietà antibatteriche, antimicotiche e odorifere, fondamentali per preservare i tessuti umani e a ridurre gli odori sgradevoli. Tuttavia, l’importanza dello studio deriva soprattutto dal fatto che all’analisi chimica è stato possibile affiancare la lettura delle etichette, riuscendo quindi a identificare gli ingredienti di sofisticate ricette usate per specifici trattamenti e a svelare la vera identità di prodotti già noti dalle fonti scritte. Le parole antiu e sefet, ad esempio, erano solitamente tradotte come “mirra/incenso” e “olio sacro” (uno non identificato dei “7 oli sacri”), ma sembrerebbero invece riferirsi rispettivamente a una miscela a base di almeno due oli (cedro e ginepro/cipresso) e grasso animale e a un unguento profumato preparato con grassi e additivi vegetali da Cupressaceae o Burseracae.

L’articolo originale: Rageot M. et al., “Biomolecular analyses enable new insights into ancient Egyptian embalming”, Nature (2023)

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Tebe Ovest, scoperta tomba di un visir del II Periodo Intermedio

L’indagine in una vasta area in una delle principali necropoli di Tebe Ovest ha permesso la scoperta di un gruppo di sepolture familiari risalenti al II Periodo Intermedio, tra cui la tomba di un importante visir già noto dalle fonti.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Dra Abu el-Naga, sulla riva occidentale di Luxor, dal Medio Regno in poi fu il luogo di inumazione di numerosi sacerdoti, funzionari, membri della corte e, tra XVII e inizi XVIII dinastia, perfino di faraoni e regine prima che la necropoli reale fosse spostata nella Valle dei Re. In questa ricca zona, in particolare in un fronte di scavo di 50 x 70 metri, la missione egiziana del Supremo Consiglio delle Antichità ha individuato 30 pozzi funerari databili alla XIII dinastia (1803-1649 a.C.). In fondo a uno di questi è stato trovato un grande sarcofago in granito rosa, pesante circa 10 tonnellate (foto in alto), che conservava il corpo del visir Ankhu, il cui nome è attestato su diversi monumenti dei regni di Sobekhotep II e Khendjer (1750 a.C. circa) e in alcune fonti scritte come il Papiro Bulaq 18, documento amministrativo scoperto da Mariette proprio a Dra Abu el-Naga e in cui Ankhu è indicato come capo dei funzionari di corte. Lo stesso faraone Sobekhotep II è raffigurato in una piccola stele funeraria ritrovata in un altro pozzo (immagine in basso a sinistra).

La missione diretta da Mostafa Waziry ha rinvenuto anche una struttura in mattoni crudi utilizzata per lasciare offerte, corredata di alcuni ushabti dipinti in bianco e coperti di iscrizioni nere in ieratico. Oltre a questo, sono stati ritrovati numerosi scarabei e amuleti, anche di epoche successive.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities
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