Articoli con tag: antico egitto

Saqqara, scoperti due laboratori per il trattamento delle mummie umane e animali

Source: Khaled Desouki / AFP

Tornano le grandi scoperte a Saqqara e, come al solito, non so da dove iniziare! Questa mattina, nei pressi della Piramide di Djoser, le maggiori autorità del Ministero del Turismo e delle Antichità e del Supremo Consiglio delle Antichità hanno annunciato a colleghi, giornalisti e ambasciatori stranieri il ritrovamento nell’area del Bubasteion di due laboratori – definiti i più grandi e completi mai individuati – per la mummificazione di uomini e animali, risalenti tra la fine della 30a dinastia e l’inzia dell’epoca tolemaica (350-250 a.C. circa).

Source: Khaled Desouki / AFP

Il laboratorio d’imbalsamazione umana è un edificio a pianta rettangolare con muri in mattoni di fango, diviso in una serie di stanze contenenti due letti su cui erano adagiati i cadaveri da trattare. L’utilizzo dei letti, alti 50 cm, lunghi 2 metri e larghi 1, è palesato dal materiale in cui sono fatti, cioè blocchi di pietra ricoperti da malta impermeabile, e dall’inclinazione che permetteva il deflusso in uno scolo del sangue e degli altri liquidi organici. Negli ambienti sono stati trovati diversi vasi ceramici per la conservazione degli ingredienti per la mummificazione (qui un approfondimento sulle origine esotiche di questi prodotti), coltelli, pinze e altri utensili, una gran quantità di lino e resina per il bendaggio, amuleti e strumenti rituali.

Anche il luogo per la mummificazione degli animali è un edificio rettangolare in mattoni crudi, con pavimento in calcare, in cui sono incassati 5 letti più piccoli, e una suddivisione interna di stanze preposte a diverse fasi della probabile imbalsamazione di gatti, vista la vicinanza al Bubasteion, il santuario consacrato alla dea Bastet.

Source: Khaled Desouki / AFP

Le scoperte non si fermano qui. Come infatti successo più volte nella stessa zona, sono state rinvenute anche due tombe di epoche diverse che testimoniano l’utilizzo continuato della necropoli nel corso dei millenni. La prima apparteneva a un funzionario della 5a dinastia (2400 a.C. circa), Ni-hesut-ba, “Sovrintendente degli scribi”, “Responsabile dello scavo dei canali” e sacerdote di Horus e Maat. In ogni caso, si tratta di una mastaba con la facciata che reca nome e titoli del proprietario e della moglie, una stanza trasversale con le classiche scene di vita quotidiana dell’Antico Regno, come attività agricole, caccia e pesca, e la camera funeraria con stele falsa-porta, scene della cerimonia funebre e elenchi di offerte (foto in alto).

La seconda tomba, appartenuta a Menkheper, sacerdote della dea cananea Kadesh durante la 18a dinastia (1400 a.C. circa), rispecchia la tradizione del Nuovo Regno ed è in parte scavata nella roccia. Dopo una porzione in muratura, c’è una stanza quadrata con pitture alle pareti che raffigurano defunto e moglie seduti davanti a una tavola d’offerta. Ma qui spicca la scoperta in una nicchia della bellissima statua in alabastro, alta un metro, di Menkheper, seduto in trono e con un fiore di loto portato al petto. Proprio sul busto reca quattro cartigli reali con la titolatura dei faraoni Thutmosi III e IV, che fra l’altro condividevano parzialmente con lui il prenome. Titoli e nome sono scritti in geroglifici blu sulla lunga veste bianca (foto a sinistra).

Source: facebook.com/luxortimesmagazine

La missione ha inoltre effettuato diversi altri ritrovamenti, tra cui un gruppo di statue in pietra e in legno di funzionari della 5a dinastia, un sarcofago perfettamente conservato in legno dipinto della fine del Nuovo Regno e dell’inizio del Terzo Periodo Intermedio (foto in alto), tavole d’offerta, amuleti, scarabei, ushabti, casse canopiche, sigilli, figurine in fango, frammenti di papiro, statuette di Ptah-Sokar-Osiride e perfino vasi contenenti formaggio di capra del 600 a.C.

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Primo Simposio Italiano di Egittologia (Capo di Ponte BS, 6-8/06/2023)

Dal 6 all’8 giugno 2023, presso il Centro Camuno di Studi Preistorici (Capo di Ponte, Valcamonica), si terrà la prima edizione del Simposio Italiano di Egittologia.

L’evento è pensato per creare una rete di connessioni tra giovani ricercatori “early carreer” non strutturati (specializzandi, dottorandi, assegnisti di ricerca), italiani o stranieri ma iscritti in Italia, che si occupano di Egittologia, Nubiologia, Coptologia e materie affini. Inoltre, sarà l’occasione per presentare i propri progetti di ricerca in corso e confrontarsi su tematiche comuni.

Le comunicazioni saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina FaceBook del SiDE e sul canale YouTube del Centro Camuno di Studi Preistorici:

https://www.facebook.com/simposioitalianoegittologia

https://www.youtube.com/@centrocamunodistudipreisto3971

Programma completo:

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Meir, scoperti monastero copto e tombe di epoca tarda

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Una missione egiziana che lavora nel sito di Meir (governatorato di Assiut, Medio Egitto), noto per la necropoli rupestre dei nomarchi della fine dell’Antico e del Medio Regno, ha individuato una stratificazione archeologica che copre quasi un millennio, dal Periodo Tardo (VII-IV sec. a.C.) all’epoca bizantina (IV-VII sec. d.C.).

Sul livello superiore sono state scavate diverse celle in mattoni di fango, disposte attorno a una corte aperta e in cui vivevano monaci copti. L’identificazione è stata possibile anche grazie a un’iscrizione in copto di otto righe che reca suppliche e preghiere a Dio in pittura nera su una delle pareti dell’edificio. Altri ambienti erano adibiti a cucina e a libreria o archivio con ripiani che dovevano servire a conservare i manoscritti.

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Nella parte più bassa, invece, gli archeologi hanno scoperto tombe risalenti al Periodo Tardo. Le inumazioni in sarcofagi di legno
sono in pessimo stato di conservazione, ma è stato identificato il corpo di una donna coperto ancora da una maschera in cartonnage e accompagnato da vasi ceramici, conchiglie e perline di diversi materiali e due specchi in rame.


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Saqqara, missione italo-olandese scopre tomba di funzionario ramesside

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Questa mattina, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha annunciato la scoperta a Saqqara di una tomba di un funzionario ramesside e di quattro cappelle coeve, effettuata nella scorsa stagione e completata nelle ultime settimane (19 febbraio – 22 marzo 2023) dalla missione italo-olandese diretta da Lara Weiss (curatrice della collezione egizia e nubiana del Rijksmuseum van Oudheden di Leiden e prossima direttrice del Roemer- und Pelizaeus-Museum di Hildesheim) e Christian Greco (direttore del Museo Egizio di Torino).

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

La sepoltura appartenenva a Panehsy di Menfi, “Responsabile del tempio di Amon” durante il regno di Ramesse II (1279-1259 a.C. circa) e a sua moglie Baia, “Cantante di Amon”. Come per altre tombe ramessidi a Saqqara, la struttura presenta la caratteristica monumentalità di un tempio (immagine in alto), con un corte colonnata di 13,4 x 8,2 metri, un pozzo che conduce alle camere funerarie sotterranee (per un totale di 16 metri di profondità) e tre cappelle. Nella principale di queste, è stata rinvenuta una grande stele in calcare che raffigura l’adorazione della vacca Hathor e un sacerdote di nome Piay che versa acqua per i coniugi seduti davanti a una tavola d’offerte (foto in basso). Piay, calvo e vestito di pelle di leopardo, si fregia dei titoli di “Scriba delle tavole delle offerte” e “Assistente di Panehsy”; per questo, i membri della missione hanno ipotizzato che fosse un subordinato del defunto e responsabile dei suoi riti funerari in vece del figlio maggiore che evidentemente non c’era. Il resto della decorazione della tomba consiste in blocchi in calcare con rilievi dipinti, conservati fino a un metro e mezzo d’altezza, posti a foderare i muri in mattoni di fango.

L’indagine della tomba ha portato a scoprire anche che fu riutilizzata circa un secolo dopo da Pinedjem, “Gran sacerdote di Hathor” durante la XXI dinastia.

A est della tomba di Panhesy, sono state scavate quattro piccole cappelle di altre sepolture, risalenti sempre all’epoca ramesside. La prima, appartenuta a Yuyu, “Creatore delle lamine d’oro del tesoro”, in realtà è stata riscoperta perché già individuata un secolo fa – tanto è vero che si conservano i due stipiti nel Museé de Picardie di Amiens -, ma poi se ne erano perse le tracce. Anche in questo caso, ci sono numerosi testi iscritti sulle pareti risparmiate dalle distuzioni dei riutilizzi successivi e belle scene in rilievo dipinto che mostrano il corteo funebre verso la mummia, prefiche, portatori di offerte, l’adorazione della vacca Hathor e della barca di Sokar e la famiglia del defunto (immagini in basso).

La seconda cappella, del cui proprietario non è stato ancora identificato il nome, presenta un rilievo con il defunto e la sua famiglia (foto in basso) che potrebbe essere stato ispirato dallo stile della vicina tomba di Maya e Merit (XVIII din.). Le ultime due, invece, sono completamente prive di iscrizioni.

Source: historiek.net

https://www.rmo.nl/nieuws-pers/nieuwsberichten/vondst-3200-jaar-oude-egyptische-graftombe/

Il dirio di scavo della campagna 2023: settimana 1, 2, 3, 4, 5

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Nuovo studio sulle mani mozzate di Avaris

Source: Österreichisches Archäologisches Institut, Kairo

Uno dei primi articoli che ho scritto, quando ancora nemmeno esisteva questo blog, riguardava una scoperta decisamente “creepy” effettuata nel 2011 nella capitale degli Hykos Avaris: mani mozzate sepolte nel cortile di un palazzo. Il ritrovamento della missione austriaca a Tell el-Dab’a, Delta nord-orientale, diretta da Manfred Bietak e Irene Forstner-Müller , era stato tanto macabro quanto importante perché andava a confermare per la prima volta una pratica fino a quel momento conosciuta solo da fonti scritte o iconografiche. Il taglio degli arti dei nemici sconfitti e la seguente offerta di questi trofei al faraone vittorioso sono infatti raccontati da papiri, autobiografie in tombe di generali e rilievi templari dal Nuovo Regno.

Ora uno studio bioarcheologico, recentemente pubblicato su Nature, fornisce nuove informazioni.

Le mani erano deposte in tre fosse scavate di fronte alla sala del trono di un palazzo realizzato durante la XV dinastia (1640-1530 a.C.) e appartenevano a un minimo di 12 o a un massimo di 18 individui. Il riconoscimento non è stato semplice perché le mani complete erano 11 e, a causa del cattivo stato di conservazione dato dall’umidità del terreno, il resto delle ossa disarticolate non erano riconducibili a un numero preciso. Per lo stesso motivo, non è stato possibile effettuare esami genetici, ma l’analisi osteologica ha portato a identificare 11 maschi adulti e una possibile donna.

Non è chiaro se il taglio sia stato effettuato prima o dopo la morte dei mal capitati perché mancano i segni dell’incisione per via della certosina asportazione delle ossa dell’avambraccio, evidentemente effettuata con un’incisione sull’articolazione radio-carpica. Delle 11 mani complete, 8 erano disposte sul palmo e 3 sul dorso, 6 con le dita allargate, 4 chiuse e 1 non determinabile.

Più che a una punizione, vista anche la posizione delle fosse, il taglio sarebbe da ricondurre a una cerimonia pubblica di origine asiatica, introdotta in Egitto dagli Hyksos e ripresa circa 50-80 anni dopo dal faraone Ahmose, il conquistatore di Avaris e unificatore del Paese, come dimostrano i rilievi nel suo tempio funerario ad Abido e le autobiografie di Ahmose figlio di Ibana e Ahmose figlio di Pennekhbet a El-Kab.

L’articolo su Nature: https://go.nature.com/3zwvjK0

Source: Österreichisches Archäologisches Institut, Kairo
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Abido, scoperte 2000 teste mummificate di ariete

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Oltre 2000 teste d’ariete, mummificate e deposte dai fedeli in onore di Khnum in epoca tolemaica: è l’impressionante ritrovamento effettuato dalla missione dell’Institute for the Study of the Ancient World della New York University ad Abido. I crani degli animali, consacrati al dio vasaio modellatore della vita, si trovavano, alcuni ancora coperti dal lino (foto in basso), in uno dei magazzini a nord del tempio che Ramesse II (1279-1212 a.C.) fece costruire per la triade Osiride-Iside-Horus, nei pressi del più celebre santuario iniziato dal padre Seti I. Le prime tracce di questa grande forma di devozione popolare, inedita per il sito, erano state individuate dal team diretto da Sameh Iskander e da Ogden Goelet già nel 2020, quando erano emerse ossa di toro lasciate più di 20 secoli fa (332-30 a.C.), a testimonianza di un utilizzo millenario del luogo di culto. Insieme alle teste di montoni, sono stati trovati resti di pecore, cani, capre selvatiche, buoi, gazzelle e manguste.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Lo scavo dell’area settentrionale del tempio ha permesso inoltre di definire meglio lo spazio occupato dal santuario e ha portato al ritrovamento di centinaia di reperti, tra statue, frammenti di papiri, resti di antichi alberi, sandali in cuoio. A quanto pare, però, l’area non fu attiva solo tra Nuovo Regno e periodo tolemaico, ma da ben prima, come testimonia un’imponente struttura in mattoni crudi risalente alla fine della VI dinastia (2200 a.C. circa) e caratterizzata da muri spessi 5 metri dall’inusuale forma (foto in basso a destra).

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Scoperto corridoio nascosto nella Piramide di Cheope

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Questa volta non ci sono dubbi: dietro la facciata nord della Piramide di Cheope c’è un corridoio nascosto. La scoperta è l’ultimo dei risultati del progetto ScanPyramids che, con l’ausilio delle tecnologie più avanzate, ha confermato la presenza di un vuoto dietro i blocchi “a chevron” (i quattro blocchi a V rovesciata sopra l’ingresso originario) e ne ha misurato al centimetro le dimensioni. La prova ineluttabile è poi arrivata grazie a una telecamera endoscopica che ha ripreso, dopo oltre 4500 anni, un tunnel lungo 9 metri, largo 2,10 e alto 2,30 (foto in alto).

Il progetto internazionale ScanPyramids è stato lanciato nel 2015 con lo scopo di studiare le piramidi di IV dinastia di Dahshur e Giza e di individuare eventuali camere o corridoi nascosti. La facoltà d’Ingegneria dell’Università del Cairo e il francese HIP.institute (Heritage, Innovation and Preservation) hanno coordinato una squadra di esperti che arrivano anche dal Canada (Université Laval) e dal Giappone (Nagoya University). In particolare avevamo fatto la conoscenza dei muoni, particelle con carica negativa che fanno parte dei raggi cosmici e che sono alla base della radiografia muonica, tecnica che misura la quantità assorbita di muoni dopo aver attraversato strutture solide. Questo metodo è stato elaborato in Giappone per il monitoraggio dei vulcani (recentemente anche per il Vesuvio) ed è stato applicato per verificare, a distanza di sicurezza, la situazione dei reattori di Fukushima dopo l’incidente nucleare del 2011. Quindi, grazie ai muoni, tra 2016 e 2017, erano state individuate due anomalie nella Grande Piramide, ma l’attenzione dei media si era focalizzata soprattutto su un enorme “vuoto” lungo 30 metri sopra la Grande Galleria. La relativa pubblicazione su Nature, priva dell’approvazione del comitato scientifico permanente, aveva scatenato le ire del Ministero egiziano delle Antichità e soprattutto di Zahi Hawass che avevano bollato come inutile la notizia.

Questa volta, sembrano esserci state maggiori collaborazione e comunicazione con le autorità locali e si è arrivati alla conferenza stampa ufficiale di poche ore fa, alla presenza del ministro Ahmed Eissa, di Zahi Hawass, del segretario generale dello SCA Mostafa Waziry e del vicepresidente di HIP Hany Helal, e alla successiva pubblicazione di due articoli scientifici su Nature Communication e NDT & E International. La data scelta probabilmente non è casuale visto che, proprio il 2 marzo 1818, il padovano Giovanni Battista Belzoni riusciva a entrare nella Piramide di Chefren.

In ogni caso, i risultati sono arrivati attraverso due indagini indipendenti di team della Nagoya University e della CEA (Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives/France) che hanno utilizzato diversi telescopi muonici. Chi ha visitato la Piramide di Cheope negli ultimi anni avrà infatto notato in diversi punti piastre con pellicole che avevano proprio il compito di misurare la quantità di muoni. Quindi, il corridoio parte 80 cm dietro i blocchi esterni e presenta una copertura a capanna. Questa caratteristica, comune alla prima camera di scarico sopra la Camera del Re e alla Grande Galleria, spiega forse la funzione, ancora non identificata, della struttura che potrebbe essere stata progettata per diminuire il peso gravante sul sottostante passaggio discendente. Zahi Hawass si spinge molto oltre dicendo che potrebbe invece essere l’accesso alla vera stanza di sepoltura del faraone Cheope (2589-2566 a.C.), perché un’area interna del tunnel sembra non essere coperta da blocchi di pietra ma da semplici detriti.

La diretta della conferenza stampa via Luxor Times: https://www.facebook.com/luxortimesmagazine/videos/140764608901112

L’articolo su Nature communications: https://www.nature.com/articles/s41467-023-36351-0

L’articolo su NDT & E International: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0963869523000245

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Museo Egizio del Cairo: esposto il papiro di 16 metri scoperto lo scorso anno a Saqqara

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Ieri, in occasione della cerimonia ufficiale di completamento della prima fase di sviluppo del Museo Egizio del Cairo (progetto che ha visto la collaborazione di Museo Egizio di Torino, capofila del gruppo, British Museum, Louvre, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino e Rijksmuseum van Oudheden di Leida nel riallestimento di 15 sale del museo di Piazza Tahrir) è stato esposto per la prima volta al pubblico il cosiddetto Papiro Waziry 1, rotolo di ben 16 metri scoperto lo scorso maggio a Saqqara.

In effetti, questa volta è necessario ammettere che l’importanza del ritrovamento dipende anche dalle dimensioni perché era da oltre un secolo che non si vedeva un reperto simile in Egitto. Lungi da me, però, ridurre il tutto alla lunghezza del papiro che, basta vedere le foto, è straordinario anche per lo stato di conservazione. Il documento, infatti, era stato ritrovato ancora arrotolato nei pressi del Bubasteion di Saqqara, nel sarcofago di un certo Ahmose, vissuto all’inizio dell’epoca tolemaica intorno al 300 a.C. Il nome del papiro è un omaggio a Mostafa Waziri (foto in basso al centro), segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità e direttore della missione che lo ha scoperto. Il numero, aggiunto in un secondo momento rispetto allo scorso anno, deriva dal fatto che presto sarà presentato un Papiro Waziry 2, ancora in fase di restauro, il cui ritrovamento a Saqqara era stato anticipato a gennaio.

Il papiro è iscritto con 113 capitoli del Libro dei Morti, vergati in ieratico con inchiostro nero, salvo qualche parola in rosso, e disposti su 150 colonne di diverse dimensione. Dopo uno spazio vuoto di 40 cm, il documento inizia con la scena più grande che ritrae il defunto inginocchiato, il cui nome compare 260 volte, mentre porge offerte a Osiride seduto in trono (foto in basso). Altre vignette più piccole accompagnano poi i singoli capitoli. La qualità dei segni sottolinea l’ottima fattura del papiro e, di conseguenza, l’alta classe sociale di Ahmose.

Dopo essere stato aperto, restaurato, letto e decifrato, oggi il papiro è esposto in una speciale teca al primo piano del vecchio Museo Egizio del Cairo.

Source: youm7.com

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Nuova Summer School di Egittologia per non Egittologi (Pisa, 24-31 luglio 2023)

Spesso, chi segue questo blog mi chiede se conosca corsi di Egittologia aperti anche ad appassionati che, nella vita, magari si occupano di tutt’altro. Beh, ho il piacere di presentare una Summer School, organizzata dall’Università di Pisa sotto il coordinamento della Prof.ssa Marilina Betrò, in cui sono coinvolto in qualità di supporto organizzativo e docente. Si tratta di un programma intensivo di 8 giorni, che si terrà a Pisa dal 24 al 31 luglio 2023, e che ha lo scopo di fornire tutte le nozioni base dei principali aspetti della disciplina egittologica.

Le lezioni saranno tenute da professori e ricercatori dell’Università di Pisa, centro d’eccellenza dell’Egittologia italiana e internazionale, che insegneranno ai partecipanti le basi della storia, dell’archeologia e della lingua dell’Antico Egitto. Saranno quindi trattati i principali eventi della millenaria storia della civiltà faraonica, dal Predinastico all’Epoca Romana, i più importanti siti archeologici e monumenti della Valle del Nilo e i fondamenti del sistema geroglifico. Ci sarà inoltre modo di approfondire temi specifici, come Tutankhamon e la sua tomba, la mummificazione, la religione, gli ushabti, le principali scoperte archeologiche degli ultimi anni, e di sfatare insieme i più famosi luoghi comuni nell’ambiente egittologico. Il programma comprende infine una visita guidata alla Collezione Egizia del Museo Civico Archeologico di Bologna, una delle principali in Italia ed Europa.

Quindi, se avete voglia di addentrarvi per la prima volta nella storia e nell’archeologia dell’antico Egitto e cimentarvi con i geroglifici, o comunque di implementare le vostre conoscenze, non vi resta che iscrivervi!

Trovate tutte le informazioni su programma, docenti, modalità d’iscrizione e altro nel sito internet dedicato alla Summer School:

https://egittologiasummerschool.wordpress.com/

Per altre curiosità, potete anche scrivere all’indirizzo mail egittologia.summerschool@gmail.com o contattarmi in privato sui miei social.

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Tre nuove tombe e due sale del tempio di Hatshepsut visitabili a Luxor

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Lo scorso giovedì 9 febbraio, alla presenza del segretario generale dello SCA Mostafa Waziry, di Zahi Hawass, di funzionari e ambasciatori stranieri, si sono tenute a Tebe Ovest due cerimonie di apertura di siti archeologici. Saranno infatti acessibili ai turisti tre nuove tombe e due cappelle del tempio di Hatshepsut.

Si è iniziato proprio a Deir el-Bahari, dove sono state inaugurate due sale sulla terrazza più alta del tempio funerario, che fiancheggiano il Santuario di Amon-Ra, anch’esso aperto al pubblico relativamente da poco. Ora infatti sarà possibile ammirare le bellissime pitture della Sala Meridionale (foto in alto) e della Sala Settentrionale, restaurate dalla missione del Centro di Archeologia del Mediterraneo dell’Università di Varsavia, diretta da Patryk Chudzik.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Sempre sotto la concessione della stessa missione polacca è la tomba di Meru (TT 240), a el-Assasif Nord, che è diventata la più antica sepoltura visitabile nella necropoli tebana. Infatti, la tomba, che si affaccia sulla via processionale del tempio di Hatshepsut, risale all’XI dinastia e più precisamente al regno di Mentuhotep II (2055-2004 a.C.). La stuttura rupestre è composta da una facciata, un corridoio, una cappella per le offerte con la nicchia per la statua del defunto e la camera funeraria con il “sarcofago” scavato nel pavimento (foto in alto).

https://pcma.uw.edu.pl/en/2023/02/09/egypt-opening-at-the-temple-of-hatshepsut-in-deir-el-bahari-and-the-tomb-of-meru-in-north-asasif/

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Rimanendo sulla riva occidentale di Luxor e spostandosi di un solo chilometro fino alla necropoli di Dra Abu el-Naga, le altre inaugurazioni hanno riguardato il Proyecto Djehuty, diretto da José Manuel Galán (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas, Madrid), che spesso ha fornito notizie per questo blog. La missione ispano-egiziana scava nel sito dal 2002 e, dopo un lungo lavoro di restauro, consolidamento strutturale, pulizia e istallazione di un pavimento in legno e del sistema d’illuminazione, ha permesso l’apertura al pubblico delle tombe di Djehuty (TT 11) e Hery (TT 12). Djehuty era un importantissimo funzionario del regno di Hatshepsut (1478-1458 a.C.), ricoprendo i ruoli di scriba reale, Sovrintendente al tesoro e al lavoro degli operai, responsabile della registrazione dei prodotti arrivati dalla mitica terra di Punt e della copertura in elettro della punta di due obelischi a Karnak. La sua tomba (foto in alto) spicca per l’apparato epigrafico che comprende tre iscrizioni autobiografiche del defunto, un inno ad Amon-Ra, due testi crittografici e 43 capitoli del Libro dei Morti, che corrispondono a una delle più antiche attestazioni su parete (foto in basso).

Source: elpais.com

Vissuto circa 50 anni prima, all’inizio della XVIII dinastia, Hery era invece Sovrintendente ai granai della Sposa Reale e Regina Madre Ahhotep. Le decorazioni parietali della sua tomba ritraggono scene dal corteo funebre e il defunto a caccia di gazzelle nel deserto (foto in basso a sinistra).

Percorrendo la via che conduce alle due tombe, sarà inoltre visibile anche la replica a grandezza naturale, realizzata dalla Factum Foundation, del giardino funerario scoperto nel 2017 (al centro nella foto in basso a destra)

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