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Le ultime scoperte dell’Elkab Desert Survey Project

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Source: MoA

Ayman Ashmawy, capo del settore delle Antichità egizie presso il Ministero delle Antichità, ha annunciato una serie di ritrovamenti effettuati nei pressi di El-Kab, 60 km a sud di Luxor, dalla missione della Yale University. L’area indagata si trova più precisamente a Bir Umm Tineidba, in pieno Deserto Orientale, verso la giuntura con lo Wadi Hilal. Durante la ricognizione diretta da John Coleman Darnell, sono stati individuati alcuni centri di lavorazione della selce legati a tre gruppi di arte rupestre databile tra Naqada II e Naqada III/Dinastia 0 (3500-3100 a.C.).

L’importanza di queste rappresentazioni, secondo Darnell, sta nella continuità stilistica in periodi così remoti tra la Valle del Nilo e le aree marginali. Ad esempio, in un insieme di graffiti del 3300 a.C. che rappresentano animali, insieme a un toro, una giraffa, una capra berbera e asini, compare anche un addax, antilope simbolo nella tradizione pre e protodinastica del controllo umano sulla natura. La crescente influenza che le popolazioni del deserto subiscono dalla società faraonica in fieri della Dinastia 0 si vede anche dai corredi funerari scoperti in alcuni tumuli funerari nella zona. In particolare, una donna di 25-35 anni, membro di un’élite locale, si fece seppellire con perline di corniola e conchiglie del Mar Rosso oltre a contenitori in marna (una roccia sedimentaria) del tipo “marl clay A1” decorati con lo stile standard della Valle. In questo modo, quindi, si confermerebbe l’ipotesi nata dopo la scoperta dei più antichi geroglifici monumentali, effettuata lo scorso anno sempre dalla stessa missione.

Molto più vicino a noi, invece, è l’insediamento, finora sconosciuto, individuato poco più a sud che risale al periodo tardo romano (400-600 a.C.). Qui strutture in pietra datate grazie alla ceramica presente nel sito potrebbero, ancora secondo Darnell, riferirsi all’antica popolazione nomade dei Blemmi, menzionata da alcune fonti storiche tardo-antiche e bizantine e rese mostruose soprattutto dalle cronache medievali. Plinio il Vecchio, ad esempio, nella sua Naturalis Historia (V 46), scrive: «Si dice che i Blemmi non abbiano il capo, e che abbiano la bocca e gli occhi nel petto».

In realtà, tutte queste scoperte non sono proprio recenti ma la summa dei risultati ottenuti nel corso del 2018 dall’Elkab Desert Survey Project. Non a caso, erano già state anticipate da Colleen Darnell sul suo profilo Instagram (@vintage_egyptologist) dove, come si nota già dalla foto in alto, la si può vedere anche a lavoro con abiti vintage.

https://egyptology.yale.edu/expeditions/current-expeditions/elkab-desert-survey-project-edsp

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Qubbet el-Hawa: scoperte incisioni rupestri neolitiche

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Source: uni-bonn.de

Non solo Medio Regno e Spagnoli. Il sito di Qubbet el-Hawa, riva ovest di Assuan, ha una storia ben più antica, risalente almeno al IV millennio a.C., periodo a cui si datano incisioni rupestri scoperte dalla missione dell’Università di Bonn. Gli archeologi diretti da Ludwig Morenz, mentre scavavano nella necropoli dei nobili di Elefantina, già nel 2015 avevano individuato questi esempi di ‘arte’ neolitica in cui si nota un’evoluzione verso iconografie tipicamente egizie. In particolare, una scena (immagine in alto) rappresenterebbe un rituale sciamanico con un uomo che indossa una maschera di uccello e ha le braccia alzate (a sinistra) intento in una danza propiziatoria e un altro che, armato di arco, sta cacciando uno struzzo. Le figure, ormai quasi illeggibili, erano realizzate con puntini sulla roccia.

https://www.uni-bonn.de/news/078-2017

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Source: uni-bonn.de

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