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Ashmolean Museum: “Discovering Tutankhamun”

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Lo scorso 24 luglio, è stata inaugurata presso l’Ashmolean Museum di Oxford un’interessante mostra incentrata sulla scoperta della tomba di Tutankhamon e sulla sconfinata documentazione prodotta da Howard Carter nei dieci anni impiegati per catalogare tutti gli oggetti del corredo. “Discovering Tutankhamun”, fino al 2 novembre (già che c’erano, avrebbero potuto prorogarla almeno di due giorni per arrivare al 92° anniversario della scoperta del primo gradino), esporrà lettere, diari di scavo, giornali e altri documenti provenienti dall’archivio del Griffith Institute che quest’anno celebrerà i 75 anni dalla fondazione. Il materiale fu donato nel 1959 all’istituto da Phyllis Walker, la nipote di Carter. Sarà possibile ammirare anche reperti archeologici dell’epoca amarniana, le foto di Harry Burton (alcune delle quali pubblicate il 21 febbraio 1923 in esclusiva dal The Times) e varie testimonianze della “Tutmania” che influenzò la moda e la cultura popolare dell’epoca.

http://www.ashmolean.org/exhibitions/discovertut/about/

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Vaso scoperto da Petrie rispunta in un garage

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Source: theguardian.com

E’ proprio il caso che vada a dare un’occhiata nella soffitta dei nonni! Una coppia di High Wycombe (località poco a nord di Londra) si è ritrovata tra le mani un reperto egizio pulendo il garage… e non è la prima volta che succede. Infatti, Guy Funnel ha trovato tra le cianfrusaglie del padre un antico vaso accompagnato da un cartellino altrettanto interessante che fa il nome di Flinders Petrie. L’uomo, che aveva da poco visto in TV un documentario sull’archeologo britannico, ha riconosciuto l’oggetto e ha subito contattato via mail Alice Stevenson, curatrice del Petrie Museum. Da qui, la Stevenson ha cominciato l’indagine per ricostruire a ritroso il percorso del piccolo contenitore ceramico. I coniugi Funnel pensano possa trattarsi di una sorta di pagamento per una serie di corse con il taxi dell’ormai defunto Charles. Un altro indizio, invece, si può ricavare dal testo del cartellino:

«CERAMICA LIBICA, scoperta (1894-5) dal Professor W. M. FLINDERS PETRIE tra Ballas e Naqada, circa tre miglia a nord di Tebe sulla riva ovest del Nilo. La ceramica è modellata a mano, senza il sussidio del tornio, e la sua datazione stimata è del 3000 a.C. circa».

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Source: blogs.ucl.ac.uk/museums/files/2014/03/libyan-pot-1a.jpg

L’accuratezza delle informazioni è tipica di colui che ha introdotto la metodologia nell’egittologia classificando migliaia di contenitori ceramici per creare la cronologia relativa delle tombe scavate. Petrie aveva trovato numerosi vasi di questo tipo nella necropoli di Naqada (governatorato di Qena) e, osservandoli diversi dagli altri, li aveva interpretati come il segno di un’invasione straniera dal deserto libico. Ora sappiamo che si sbagliava perché questa tipologia, la “Bocca nera” o “B-ware”, è pienamente autoctona e risale al Predinastico, circa 5600 anni fa. Ma ciò che più c’importa è il numero 1754 scritto a matita, il codice identificativo della tomba da cui proverrebbe il reperto. Negli archivi del Petrie Museum, sono annotati anche gli altri oggetti del corredo e tra questi si sa solo che un frammento di cristallo di rocca e due conchiglie forate sono nello stesso museo, mentre una ciotola “Red polished” o “P-ware” è conservata presso l’Ashmolean Museum di Oxford. In particolare, quest’ultima fu acquisita negli anni ’50 dalla collezione di Joseph Grafton Milne, vice-curatore della sezione numismatica del museo. Milne era stato ospite di Petrie in Egitto nel 1895-6 e lì potrebbe aver ricevuto in dono i due vasi, di cui uno sarebbe stato usato da lui stesso o da un familiare per pagare il taxi.

La storia è contorta e, secondo me, non è poi così fondamentale sapere come il vaso sia finito in quel garage. L’importante è che sia stato riscoperto e che potrà essere esposto al pubblico a partire dal “Festival of Pots”  del 7 giugno.

http://blogs.ucl.ac.uk/museums/2014/03/11/a-piece-of-a-giant-jigsaw-a-newly-re-discovered-pot-from-naqada/

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