Articoli con tag: Cairo

In un appartamento di Zamalek la polizia scopre quasi 2000 reperti archeologici e oggetti della famiglia di Muhammad Ali

Source: youm7.com

Da una settimana sui media egiziani è scoppiato un dibattito su quello che è stato ribattezzato il caso della “Caverna di Ali Babà”. In un appartamento a Zamalek, il ricco quartiere centrale del Cairo, le autorità locali hanno trovato e – per il momento – sequestrato un vero e proprio tesoro composto da migliaia di gioielli, opere d’arte e antichità.

La scoperta casuale è stata effettuata quando la polizia ha fatto irruzione nella casa per un’altra operazione giudiziaria, imbattendosi in 1204 reperti archeologici – databili dal predinastico all’epoca islamica – e 787 pezzi appartenenenti alla dinastia di Muhammad Ali (1805-1952), oltre a 3707 oggetti preziosi in oro, argento, bronzo, platino, diamanti e pietre dure.

Il proprietario dell’immobile, Ahmed Abdel Fattah Hassan, è un ex vicepresidente del Consiglio di Stato e ha ricoperto incarichi giudiziari in Egitto e in Kuwait, dove attualmente risiede. Intervistato in diverse programmi televisivi, il suo avvocato ha affermato che il possesso di tale patrimonio sarebbe perfettamente legale, derivando dall’eredità dei suoi illustri parenti e dall’acquisto in diverse aste. La famiglia di Assan, infatti, comprende alcuni importanti personaggi che si fregiano del titolo onorifico di Pascià e che hanno ricoperto cariche governative durante la monarchia: il padre, Abdel Fattah Hassan Pascià, è stato ministro degli Affari Sociali sotto re Faruq, mentre il nonno, Ahmed Ali Pascià, ministro della Giustizia sotto Fuad I.

Proprio per questo, media e opione pubblica si sono spaccati tra chi vorrebbe che i reperti e le opere d’arte fossero a disposizione della collettività in un museo e chi crede che il collezionismo di antiquariato sia perfettamente legittimo se supportato dalla giusta documentazione. Ed è proprio qui, in attesa della fine delle indagini, che ci sarebbero i problemi per il proprietario dell’appartamento. Intervistato da un’emittente satellitare Sada El Balad (video in fondo), il segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, Mostafa Waziry, ha sottolineato come il possesso di questi oggetti non sia stato correttamente segnalato entro i termini di legge, scaduti in questo caso alla fine del 2010. Inoltre, ci sarebbe anche un’accusa di scarsa attenzione alla conservazione dei pezzi più delicati come quelli in legno. Waziry ha poi fatto l’elenco di alcuni dei reperti archeologici della collezione, tutti valutati come autentici dagli archeologi del Ministero del Turismo e delle Antichità: oggetti predinastici di oltre 5000 anni, 24 scarabei tra cui uno di Hatshepsut e uno di Thutmosi III, due maschere funerarie della XXVI dinastia, collane del periodo faraonico, vasi in ceramica e alabastro di diverse epoche, monete, lucerne e figurine in terracotta di età greco-romana, icone copte, un raro dirham del califfo omayyade Abdel Malik ibn Marwan (685-705), ecc.

Ringrazio Phil Essam per avermi segnalato la notizia e per la traduzione degli articoli in arabo.

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Il museo archeologico dell’Aeroporto del Cairo si amplia

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

f7d42852-ec87-4fb4-a96d-acc0b2e0e4f7Se siete stati in Egitto, prima di ripartire per l’Italia forse vi sarà capitato di visitare il piccolo museo archeologico dell’Aeroporto Internazionale del Cairo. Oppure no, viste le sue dimensioni ridotte e la posizione piuttosto nascosta nel Terminal 3.

Inaugurata nel 2015, l’esposizione comprendeva solo 38 reperti dal Museo Egizio del Cairo, dal Museo Copto e dal Museo d’Arte Islamica (in fondo all’articolo trovate qualche foto che ho scattato un anno fa).

Ma in previsione di un prossimo riallestimento, il museo ha ricevuto nuovi oggetti dai magazzini del Museo di Piazza Tahrir, del Museo Greco-Romano di Alessandria e del Museo Nazionale di Suez: tra questi spiccano tre mummie, un set di canopi e una statuetta in bronzo di Iside alata (imm. a sinistra). In totale, quindi, i pezzi esposti saranno circa 70.

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

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4 sfingi di Karnak e un obelisco di Tanis verso Piazza Tahrir

ph. Mattia Mancini

Nel tentativo di riqualificare l’ormai iconica Piazza Tahrir – piazza al centro del Cairo dove sorge il Museo Egizio – e renderla un’attrazione turistica, le autorità egiziane hanno predisposto il trasferimento di quattro sfingi criocefale (a testa di ariete) dal tempio di Amon-Ra a Karnak.

82535824_1779790608821024_4988354233674760192_nIl trasloco è stato confermato da Mostafa al-Saghir, direttore generale di Karnak, e ha creato non poche polemiche soprattutto tra gli operatori turistici di Luxor preoccupati per la perdita di reperti spostati dalla città verso la capitale. Alle prime accuse apparse sul web ha risposto il Ministero del Turismo e delle Antichità che ha negato che le statue scelte provengano dal Viale delle Sfingi, la lunga passerella cerimoniale che collegava il santuario al Tempio di Luxor. Le sfingi, invece, appartengono al gruppo di 60 (immagine in alto) che in origine si trovava di fronte al secondo pilone e che fu rimosso tra la XXII e la XXX dinastia con la costruzione del primo pilone e degli edifici di culto presenti nel grande cortile porticato.

Al contrario, i lavori di restauro del Viale delle Sfingi sarebbero al 90% e dovrebbero permettere l’apertura al pubblico nel corso del 2020 (anche se c’è da dire che gli annunci di inaugurazioni vanno avanti dal 2013 e che nell’agosto del 2017 si parlava dell’85%).

Le quattro sfingi di Karnak andranno ad unirsi all’obelisco di Ramesse II, portato a Piazza Tahrir due mesi fa circa da Tanis (San el-Hagar, Delta orientale). Il monolite in granito era diviso in 8 blocchi (foto in basso), ma in origine doveva raggiungere i 17 metri d’altezza e le 90 tonnellate di peso.

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Source: english.ahram.org.eg

Aggiornamento (30/12/2019):

Haitham Aboul Ezz al-Hariry, membro del parlamento egiziano, ha inviato una lettera al Primo ministro chiedendo l’annullamento immediato del trasloco delle quattro sfingi e dell’obelisco. Il provvedimento d’emergenza fa appello all’art.7 della Carta di Venezia per il restauro e la conservazione di monumenti e siti del 1964 (riferimento principale della Convenzione UNESCO del 1972 che è stata sottoscritta anche dall’Egitto) che dice:

“Il monumento non può essere separato dalla storia della quale è testimone, né dall’ambiente in cui si trova. Lo spostamento di una parte o di tutto il monumento non può quindi essere accettato se non quando la sua salvaguardia lo esiga o quando ciò sia giustificato da cause di eccezionale interesse nazionale o internazionale”.

Aggiornamento (2/01/2020):

Critiche sull’iniziativa sono arrivate anche da ambienti internazionali. Mai bint Mohammed Al Khalifa, presidentessa dell’Autorità per la Cultura e le Antichità del Bahrain e del Comitato per il Patrimonio Mondiale della Regione dei Paesi Arabi, ha condannato il trasferimento e consigliato un piano alternativo dicendo che, prima di effettuare qualsiasi modifica al proprio patrimonio culturale, i rappresentanti di un Paese dovrebbero consultare l’UNESCO.

 

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Ufficializzate le nuove cariche dell’International Association of Egyptologists

11953078_1483529495301018_1182024587559521751_nSi è da poco concluso il XII International Congress of Egyptologists che si è tenuto al Cairo dal 3 all’8 novembre. Nella giornata inaugurale del Congresso è stata ufficializzata la composizione del nuovo Consiglio dell’International Association of Egyptologists. A succedere a Chris Naunton alla presidenza è Willeke Wendrich (University of California, Los Angeles), mentre Tarek Tawfik (direttore del Grand Egyptian Museum) e Richard Bussman (Universität zu Köln) sono stati eletti rispettivamente vice-presidente e segretario generale. Le cariche saranno valide fino al prossimo Congresso che si terrà nel 2023 a Leida in Olanda.

http://www.iae-egyptology.org/index.php

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Eliopoli: tutte le ultime scoperte della missione egiziano-tedesca a Matariya

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Source: MoA

Adoro quando non devo perdere tempo a verificare una notizia perché l’ho vissuta in prima persona! Infatti, il comunicato che ieri ha diramato il Ministero delle Antichità parla delle ultime scoperte effettuate dalla missione egiziano-tedesca a Matariya (sobborgo del Cairo) – quella del colosso di Psammetico I, per intenderci – a cui ho partecipato lo scorso aprile. Così, dopo l’ufficializzazione, posso finalmente scrivere dei risultati della campagna di scavo primavera 2019 del team diretto da Aiman Ashmawy (MoA) e Dietrich Raue* (Università di Lipsia).

Immagine

Immagine di Google Earth rielaborata da M. Biersdorf

Nell’area sorgeva l’antica Iunu, più comunemente nota con il nome greco Eliopoli, capitale del 13° nomo (provincia) del Basso Egitto e sede di uno dei più importanti centri religiosi dell’intera storia egiziana.  Qui per oltre 2500 anni il Sole è stato venerato attraverso la costruzione di diversi templi dedicati a Ra (oltre a santuari minori consacrati ad Amon, Horus, Hathor e Mut) in un recinto addirittura più grande di quello di Karnak. Poi, già a partire dal periodo greco-romano, ogni struttura fu smantellata e tutti gli obelischi – ad eccezione di quello di Sesostri I ancora in piedi al centro del relativo museo all’aperto – sono finiti in giro per il mondo (Roma, Londra, New York). Il grande temenos era diviso in due porzioni (immagine a sinistra): quella nord – in gran parte occupata dal quartiere di Arab el-Hisn – è indagata dalla missione dell’ex ministro Mamdouh el-Damaty; quella sud è scavata nell’ambito dell’Heliopolis Project.

Come si vede dalla foto satellitare in alto, l’area è molto vasta e quest’anno la ricerca era divisa su quattro fronti. L’area 232 (angolo SE) è detta “Army camp” perché fino al 2015 era sede di una caserma militare. Qui sono stati individuati laboratori artigianali che, tra il VI  e il II secolo a.C., furono impiantati nell’area templare. Per questo, sono stati trovati diversi blocchi di riutilizzo appartenenti a templi più antichi e frammenti di statue, alcune delle quali risalenti alla XVIII dinastia (foto in basso). Tra le strutture scavate spicca un edificio di epoca tolemaica con forni per la cottura del pane.

 

Poco più a ovest, ho coordinato lo scavo nell’Area 233 di altre istallazioni più tarde, utilizzate soprattutto per il ricovero di animali da allevamento, che insistevano lungo il grande muro perimetrale sud in mattoni crudi di età ramesside.

 

Più complicato è stato il lavoro nell’Area 221, il punto in cui sorgeva il tempio di Nectanebo I (380-362 a.C.), a causa della quota dello strato archeologico che è sotto il livello della falda freatica. Dal fango sono emersi grandi blocchi in basalto con i cartigli del faraone di XXX dinastia e personificazioni dei nomoi del Basso Egitto (in alto). Il ritrovamento di altri elementi architettonici e frammenti di statue più antichi, invece, sembrano attestare un tempio precedente, databile al regno di Merenptah (1213-1203 a.C.).

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Frammento con Akhenaton in forma di sfinge, Area 251

Un nuovo fronte di scavo è stato aperto anche nella zona SO del sito, dove uno spesso (4,4 m) muro in mattoni crudi intonacati attraversa l’Area 251 da nord a sud. A ovest della struttura è stato ritrovato materiale amarniano, come un frammento di rilievo che mostra Akhenaton (1351-1334) in forma di sfinge (foto a destra), oltre a due capitelli palmiformi e 12 sepolture di età ramesside, la maggior parte delle quali appartenenti a bambini.

 

 

Qui potete trovare alcuni video che raccontano il progetto e il lavoro giornaliero sul sito: link

 

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*che ringrazio insieme a tutti gli altri membri della squadra con cui è stato un piacere lavorare! 

 

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Menfi, scoperto edificio romano con terme e ambienti rituali

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Source: MoA

A due passi dal sito di Mit Rahina (l’antica Menfi), in un’area indicata come Hid el-Demerdash, gli archeologi egiziani hanno scoperto un grande edificio di epoca romana. La struttura misura 17 x 14,5 metri ed è stata costruita con una tecnica mista di mattoni crudi, blocchi di calcare e mattoni cotti, tipici del periodo e riconoscibili dal colore rosso (come nella scalinata nella foto in basso a destra). Come riferito da Adel Okasha, direttore generale delle Antichità del Cairo e di Giza, a questo corpo principale se ne addossa un altro sull’angolo S-E che comprende terme e ambienti probabilmente adibiti a rituali religiosi per la presenza di diversi bacini lustrali in calcare e un altare per le offerte decorato con una maschera mostruosa interpretata come il volto del dio Bes (foto in basso). Nell’angolo esterno N-E, invece, in un’area esterna recintata, è stato trovato un forno conico, ancora oggi tipicamente usato per cuocere il pane.

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Source: MoA

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Da novembre l’abbonamento per i siti del Cairo

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Dopo l’esperimento del “Luxor Pass”, anche l’area della capitale avrà un suo abbonamento. Da Novembre, infatti, il “Cairo Pass” permetterà di accedere per 5 giorni a tutti i musei e i siti archeologici della città e del governatorato di Giza; nella lista, quindi, saranno comprese anche due delle principali attrazioni turistiche dell’Egitto: il Museo Egizio di Piazza Tahrir e le Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Il costo – 100$ per il normale pacchetto e 50$ per gli studenti – permetterà di risparmiare rispettivamente fino a 47 e 23 dollari. Ovviamente, questa cifra fornita dal Ministero delle Antichità corrisponde a un tour onnicompresivo, quindi consiglio di valutare bene se valga la pena acquistare l’abbonamento calcolando i siti che si vogliono visitare.

Il Cairo Pass sarà disponibile pagando anche in euro e portando una fototessera e la fotocopia del passaporto presso il Dipartimento di Relazioni Culturali nella sede del Ministero a Zamalek o le biglietterie della Cittadella di Saladino, del Museo Egizio e delle Piramidi di Giza.

Aggiornamento (18/07/2017)

Al lancio ufficiale del Ministero delle Antichità, il prezzo del Cairo Pass è stato abbassato a 80/40 $. Non è chiaro se sia già acquistabile fin da ora. Inoltre, sono stati specificati siti e musei visitabili con l’abbonamento:

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Grand Egyptian Museum: inaugurazione per la metà del 2018?

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Source: egyptianstreets.com

Prendetela con il solito beneficio del dubbio: è stata diramata l’ennesima data ufficiale di apertura del Grand Egyptian Museum, il mastodontico museo che, all’ombra delle piramidi di Giza, andrà a raccogliere oltre 100.000 reperti, compresi i 3500 del corredo di Tutankhamon. L’inaugurazione – prevista per il 2015, poi 2016 e ancora 2017 – ora è stata spostata alla metà del 2018 dal ministro delle Antichità El-Enany. Sarebbe comunque un’apertura parziale perché per quella definitiva bisognerà aspettare almeno il 2022. I continui ritardi (la posa della prima pietra risale al febbraio del 2002 quando venne lanciato il concorso internazionale per il progetto, mentre gli sporadici lavori della I fase sono iniziati nel 2005) sono da imputare all’attuale crisi politica e, conseguentemente, economica del Paese; non a caso, El-Enany ha aggiunto che ci vorranno 2 miliardi di lire egiziane (circa 112 milioni di euro) per riaprire 20 musei chiusi dal 2011. Di questi, negli ultimi due anni, hanno riaperto i battenti solo il Museo d’Arte Islamica del Cairo, il Museo degli scavi di Elefantina, il Mallawi Museum e quelli di Sohag e di Kom Aushim.

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Riaperto il Museo d’Arte Islamica del Cairo danneggiato dall’attentato del 2014

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Source: elpais.es

Il 24 gennaio 2014, un attentato jihadista sconvolgeva il centro del Cairo provocando morti e causando gravi danni anche al Museo di Arte Islamica, situato nei pressi di una caserma di polizia, vero obiettivo dell’autobomba. Ieri (20 gennaio), a distanza di tre anni, il museo ha riaperto le porte ai visitatori, dopo l’inaugurazione ufficiale avvenuta il 18 alla presenza del Presidente Al-Sisi, del Primo ministro Ismail e del ministro delle Antichità El-Enany.

L’esplosione aveva distrutto la facciata della storica sede della collezione e 179 reperti, tra cui 10 irreparabilmente. Il restauro è stato possibile grazie alle donazioni di Emirati Arabi Uniti (50 milioni di lire egiziane), Italia (800.000 euro), UNESCO (100.000 $), American Research Centre in Egypt e Svizzera (1 milione LE). Inoltre, musei come lo Smithsonian di Washington e il Metropolitan di New York hanno inviato esperti per coordinare le operazioni di ripristino delle opere danneggiate che, ora, sono segnalate da una speciale etichetta dorata.

L’attuale percorso espositivo comprende due nuove sale – Armi e monete (in foto) e Manoscritti – portando, così, a 25 il numero delle gallerie, con 4.400 pezzi che illustrano la storia egiziana dal VII al XIX secolo. In occasione della riapertura, il museo sarà gratuito fino al 28 gennaio.

Il nuovo sito web del museo: http://miaegypt.org/

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Verso la riqualificazione della Piana di Giza

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Source: wikipedia.org

Si va verso il completamento dei lavori di valorizzazione dell’area archeologica di Giza… almeno secondo le ottimistiche dichiarazioni del ministro delle Antichità, Khaled el-Enany, e del direttore generale del sito, Ashraf Mohi, che hanno parlato della fine dell’anno. In realtà, il progetto originario prevedeva la conclusione per il 2012, ma, per adesso, si è ancora fermi al 70%.

La Piana di Giza, con le Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, la Sfinge e le altre tombe che gravitano attorno alla necropoli reale, è sicuramente uno dei luoghi più visitati d’Egitto che, tuttavia, non è fornito di strutture recettive adeguate. Inoltre, la situazione è peggiorata dai venditori ambulanti un po’ troppo pressanti e da spazzatura ed escrementi di animali da trasporto che deturpano la splendida vista. Per dare un taglio a quest’andazzo, nel 2009 si è pensato a un piano di riqualificazione dell’area che, però, si è fermato alla sola costruzione di un secondo ingresso, dalla strada per il Fayyum, che diventerà la principale entrata in modo da decongestionare il traffico che si crea sempre sulla Shar’ia el-Ahram (“Via delle Piramidi”). Entro dicembre 2016, sarà costruito un visitor center con modelli in scala, pannelli esplicativi e monitor con un video introduttivo di 6 minuti. Da qui, un servizio di auto elettriche porterà i turisti ai diversi luoghi d’interesse, mentre bancarelle e conducenti di cavalli e dromedari saranno spostati in una zona apposita. Inoltre, sono previsti un incremento delle forze di polizia e delle fonti d’illuminazione.

Parte della cifra stanziata per queste migliorie (349 milioni di sterline egiziane equivalenti a 37,8 milioni di euro) rientrerà con i biglietti il cui prezzo attualmente ammonta a: 40 EGP (4 €, la metà per gli studenti) per l’ingresso alla Piana; 200 per la Piramide di Cheope (20,5 €); 40 per la Piramide di Micerino; 50 (5 €) per la tomba di Meresankh, moglie di Chefren la cui piramide è chiusa per la consueta rotazione di ristrutturazione.

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