Articoli con tag: Christie’s

Il Museo di Northampton verso la riapertura grazie ai soldi della vendita della statua di Sekhemka

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Source: AFP

Non si è ancora spenta la polemica nata attorno alla vendita per 4 milioni di sterline della testa di Tutankhamon, che si torna a parlare di un altro caso controverso legato all’Egitto e a Christie’s. Nel 2014 il Northampton Museum and Art Gallery, gestito dal Northampton Borough Council (il locale distretto amministrativo), aveva piazzato attraverso la casa d’aste un proprio bene per ricavare fondi da investire nel restauro e nell’ampliamento della struttura museale. Il reperto in questione è un gruppo scultoreo in calcare di V dinastia, l’ormai celebre statua di Sekhemka (foto in alto), che raggiunse la cifra record di 14 milioni di sterline, 17.645.576 € (15,762,500 £ in totale con le spese accessorie). Anche il quel caso, il governo egiziano si oppose e ci furono perfino tentativi da parte delle autorità britanniche di bloccare l’esportazione della scultura, ma la cessione all’ancora anonimo acquirente straniero venne comunque approvata.

Il museo ha ottenuto in questo modo 7,7 milioni di sterline (il 55% del totale; il resto è andato all’erede del Marchese di Nothampton che aveva donato la statua nel 1880), ma, al tempo stesso, è stato rimosso dall’Arts Council England dal sistema di accreditamento che stabilisce le norme concordate a livello nazionale per i centri espositivi britannici. In parole povere, avendo venduto per scopi di lucro un proprio reperto, il Consiglio ha perso tutta una serie di finanziamenti che ammontavano fino a 800.000 £ all’anno.

L’edificio è stato chiuso al pubblico nel 2017, ma i lavori sono iniziati solo alla fine del 2018 a causa della presenza di amianto nelle strutture. Il cantiere dovrebbe così concludersi nel 2020 con gli spazi raddoppiati e una nuova galleria dedicata alla storia della città come centro produttivo della calzatura (immagine in basso).

Jonathan Nunn, diventato capo del Consiglio dopo i fatti, in una recente intervista alla BBC ha cercato di redimere agli occhi dell’opinione pubblica l’immagine dell’istituzione che rappresenta: “Giusta o sbagliata che sia [la vendita], lasciamo che la gente si goda i soldi che ne sono derivati”. Nunn ha aggiunto che il Consiglio si sta impegnando per far sì che Nothampton sia considerato un luogo artistico e culturale responsabile e per fornire alla popolazione locale un servizio sempre migliore. Parole che, tenuto conto di ciò che è successo, personalmente trovo stridenti con la definizione di museo dell’ICOM:

“Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”.

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Source: BBC

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Venduta all’asta per 4 milioni di sterline la testa di Tutankhamon

A nulla sono servite le proteste dell’Egitto: la testa in quarzite di Tutankhamon in forma di Amon è stata da poco battuta per 4 milioni di sterline (poco meno di 4,5 milioni di euro) durante l’asta speciale di Christie’s a Londra. La cifra raggiunge 4.746.250 £ (5289779,34 €) con le spese accessorie. Ancora sconosciuto l’acquirente. Nella stessa occasione è stata venduta anche una testa in granito di Amenofi III per 550.000 £.

https://www.christies.com/lotfinder/ancient-art-antiquities/an-egyptian-brown-quartzite-head-of-the-6217589-details.aspx?from=salesummery&intobjectid=6217589&sid=ff6754c4-5100-4551-aed6-381aea7d8157

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L’Egitto si oppone alla vendita all’asta di una testa di Tutankhamon

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Source: Christie’s

Quando si parla di Tutankhamon – è inevitabile – l’attenzione mediatica è sempre grande. Non è un caso quindi che la vendita di una testa del giovane faraone abbia subito scatenato veementi proteste da parte delle autorità egiziane.
Il tutto è nato dalla pubblicazione da parte di Christie’s del catalogo di 104 antichità, molte delle quali egizie, che saranno messe all’asta il prossimo 3 luglio a Londra.

Oltre a questi reperti, per il giorno dopo è prevista la vendita eccezionale di un frammento, alto 28,5 cm, di una statua in quarzite marrone che mostra la testa di Tutankhamon (1333-1323 a.C.) nella forma divinizzata di Amon. Il re, infatti, è rappresentato con la tipica corona del dio, sormontata da due piume che si conservano ancora alla base. Tale scelta non è casuale, ma rispecchia la volontà politica del faraone di restaurare il vecchio credo legato ad Amon-Ra dopo la breve parentesi di riforma religiosa di Akhenaton (1351-1333), rigettata anche dal cambiamento del nome che in origine era Tutankhaton. Nonostante ciò, la scultura mostra ancora gli evidenti influssi dell’arte amarniana nei tratti del viso.

Diverse statue simili sono state ritrovate nel complesso templare di Karnak a Luxor (un esempio dal Metropolitan Museum di New York: https://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/07.228.34/), come chiara volontà di mostrare il ritorno alla tradizione nel luogo che più di tutti era stato osteggiato da Akhenaton. Proprio questo particolare ha spinto le più alte cariche del Ministero egiziano delle Antichità ad attivarsi per bloccare la vendita che dovrebbe raggiungere almeno i 4 milioni di sterline (circa 4,5 milioni di euro). Infatti, secondo dichiarazioni rilasciate dal celebre archeologo Zahi Hawass alla ABC News, il frammento sarebbe stato rubato proprio da Karnak negli anni ’70.

Mostafa Waziry, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, ha aggiunto che se Christie’s non fornirà un’adeguata documentazione che attesti una legale esportazione dall’Egitto, il pezzo dovrà essere restituito all’Egitto. Nel paese nordafricano, il patrimonio archeologico è tutelato dalla legge n° 117 del 1983, inasprita ulteriormente nel 2017 per cercare di arginare scavi abusivi e il conseguente mercato nero cresciuti a dismisura dopo la rivoluzione del 2011. Esiste perfino un dipartimento del Ministero delle Antichità preposto alla lotta al contrabbando, il cui capo, Shaaban Abdel-Gawad, si sta preparando a contattare l’Interpol e a intraprendere tutte le azioni legali del caso. Anche il Ministro egiziano degli Esteri è stato allertato nel caso servisse un intervento nei confronti del suo omologo britannico.

Christie’s ha risposto alle accuse per mezzo di una portavoce che, in una dichiarazione alla CNN ha affermato che “gli oggetti antichi, per loro natura, non possono essere tracciati per millenni”, aggiungendo inoltre che “è estremamente importante stabilire la proprietà recente e il diritto legale alla vendita, come abbiamo chiaramente fatto. Non proporremmo alcun oggetto su cui ci fossero dubbi per il possesso o l’esportazione”.

In tal senso, si sa che la testa, già nota agli esperti ed esposta in alcune mostre in Spagna e Germania, fa parte della Collezione Resandro, una delle più famose raccolte private di antichità egizie, già in parte piazzata dalla stessa casa d’asta nel 2016 per 3 milioni di sterline. L’attuale proprietario avrebbe acquistato la testa nel 1985 da Heinz Herzer, un mercante di Monaco di Baviera. Ancor prima, l’austriaco Joseph Messina l’avrebbe acquisita nel 1973-74 dal principe tedesco Wilhelm von Thurn und Taxis che l’avrebbe posseduta nella sua collezione privata dagli anni ’60.

Ma intanto, mentre si procede con le indagini per stabilire l’origine del pezzo e verificare l’attendibilità delle documentazioni presentate, il ministro egiziano delle Antichità Khaled el-Enany ha già chiesto a Christie’s, tramite l’ambasciata egiziana a Londra e l’UNESCO, di bloccare la vendita.

Aggiornamento del 5 luglio: 

Nonostante l’opposizione ufficiale delle autorità egiziane e la presenza di uno sparuto gruppo di dimostranti fuori la sede londinese, Christie’s ha deciso comunque di non ritirare dalla vedita la testa in diorite di Tutankhamon che è stata battuta per 4 milioni di sterline, poco meno di 4,5 milioni di euro.
Considerato il pezzo più pregiato dell’asta straordinaria di ieri, il lotto n° 110 ha raggiunto velocemente tale cifra con pochi rilanci da un prezzo base di 3 milioni. Tuttavvia l’acquirente, ancora sconosciuto, dovrà sborsare in totale 4.746.250 sterline (quasi 5,3 milioni di euro) che includono anche commissioni e spese varie.
Nella stessa seduta, è stata venduta anche una testa frammentaria in granito di Amenofi III, nonno di Tutankhamon, per 550.000 sterline.

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Museo statunitense mette all’asta reperti egizi

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Source: christies.com

Ci risiamo. Dopo gli spinosi casi della statua di Sekhemka e del “tesoro di Harageh”, venduti rispettivamente dal Northampton Museum e dall’Archaeological Institute of America – St. Louis Society, un’altra istituzione culturale mette all’asta reperti archeologici egizi. Il Toledo Museum of Art (Toledo, Ohio) si è affidato a Christie’s per piazzare sul mercato circa 60 pezzi. Domani (25 ottobre), a New York, si terrà l’evento principale con l’asta di 164 antichità tra cui 25 appartengono al museo statunitense; dei 10 oggetti egizi, quelli con la valutazione più alta (immagine in alto) sono: una statua di gatto in bronzo di età tolemaica (30.000-50.000 $), un frammento di rilievo dalla tomba di Pediamenopet, XXVI dinastia, El-Assasif a Tebe Ovest (25.000-35.000) e il coperchio di un vaso canopo in alabastro dipinto con le fattezze di Hapi, XIX dinastia (15.000-20.000). Di altri proprietari, invece, sono ulteriori 34 pezzi dall’Egitto, come vasi in pietra dura, sculture, frammenti di tessuti copti e, soprattutto, una statuetta bronzea di Sekhmet di III Periodo Intermedio e due ritratti del Fayyum (200.000-300.000, 150.000-250.000 e 100.000-150.0000 dollari).

http://www.christies.com/SaleLanding/index.aspx?intsaleid=26172&lid=1&saletitle=

Altri lotti meno costosi del museo (1000-6000 $) sono attualmente inseriti in un’asta online che prevede la presentazione di offerte dal 19 al 26 ottobre. Di questi 43 pezzi addizionali, 23 sono egizi: vasi predinastici, amuleti e ushabti.

https://onlineonly.christies.com/s/storied-treasures-antiquities-toledo-museum-art/lots/291?SortBy=LotNumber&Page=1&PageSize=43&ShowAll=true&ListLayout=false

Nei giorni scorsi, però, il Ministero egiziano delle Antichità si è attivato per bloccare l’asta con tutte le procedure legali e diplomatiche possibili. Shalaan Abdel Gawad, supervisore generale del Dipartimento del Rimpatrio delle Antichità, si è rivolto all’UNESCO e all’International Council of Museums, oltre che al ministro degli Esteri e all’ambasciatore egiziano negli USA. Infatti, nonostante il Toledo Museum sia un’istituzione privata no-profit e che il ricavato sarà usato per incrementare il fondo acquisizioni (fra l’altro, già nel 2013 era stata ceduta una parte della collezione attraverso Christie’s), Gawad ha definito l’operazione inaccettabile in quanto contraria ai normali principi che dovrebbero caratterizzare un museo.

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La statua di Sekhemka forse negli USA

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Source: AFP

Le indiscrezioni che volevano la statua di Sekhemka negli USA potrebbero essere fondate. Lo scorso aprile, infatti, allo scadere del divieto di esportazione della scultura, si era parlato di un collezionista statunitense dietro l’offerta vincente di 14 milioni di sterline, 17.645.576 € (15,762,500 £ in totale con le spese accessorie) all’asta di Christie’s del 10 luglio 2014. A confermarlo ci sarebbe un documento presentato al parlamento britannico dal Department for Culture, Media and Sport (link in fondo all’articolo) in cui, per il reperto, si apriva una procedura di esportazione oltreoceano. Il report risale a circa 6 mesi fa, ma la notizia è trapelata solo ora dopo l’interesse della BBC.

Caso 14, pag. 43: https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/522346/4821_ACE_Export_Objects_Cultural_Interest_2014-15.pdf

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Statua di Sekhemka: il governo britannico dà il via libera all’esportazione

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Sourcce: bbc.co.uk

Niente lieto fine: la controversa vicenda della statua di Sekhemka si conclude proprio come si temeva. Dal momento che, nell’anno passato, non si è fatto avanti nessun nuovo compratore, né nel Regno Unito né in Egitto, il Department for Culture, Media and Sport del governo britannico è stato costretto a togliere il divieto all’esportazione (scaduto il 29 marzo) della scultura che, quindi, potrà andare a chi aveva sborsato oltre 15 milioni di sterline per accaparrarsela durante un’asta di Christie’s. L’acquirente, diversamente da quanto era trapelato in precedenza, non farebbe parte della famiglia reale del Qatar, ma sarebbe un collezionista statunitense. Esulta soprattutto l’attuale Lord Compton che si ritrova 6 milioni (il 45% della somma totale) per il solo fatto di essere il pronipote del IV Marchese di Northampton, colui che aveva donato la statua al museo cittadino nel 1880.

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Sotheby’s-Christie’s: all’asta antichità egizie per milioni di dollari

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Sources: sothebys.com/christies.com

Le due statue che vedete qui in alto sono i lotti con la base d’asta più alta tra le antichità egizie che verranno messe in vendita da Sotheby’s e Christie’s l’8 e il 9 dicembre a New York. Aste per cui il ministro El-Damaty si è già attivato per bloccarne l’effettuazione inviando le foto di tutti i pezzi ai magazzini dei musei e dei siti archeologici del Paese al fine di verificare eventuali furti ed esportazioni illegali.

Il primo appuntamento è quello di Sotheby’s che, per la prima volta nella sua storia, dedica una data esclusivamente a sculture e altre opere d’arte egiziane. In tutto 46 reperti tra rilievi, bronzetti, amuleti, collane, maschere funerarie in cartonnage, frammenti di papiro e statue con un prezzo stimato che va da poche migliaia alle centinaia di migliaia di dollari che gli acquirenti dovranno sborsare per comprare la testa frammentaria in granito rosso di Amenofi III (150-250.000 $), il piccolo busto in basalto di Thutmosi III (200-300.000 $), il volto di un sarcofago antropoide in calcare di XXX din. (200-300.000 $), la maschera funeraria in legno di XXV/XXVI din. (300-500.000 $) o la statuetta in steatite della “Cantante di Sobek” Iset (600-900.000 $). Ma il lotto più costoso, e colpisce veramente tanto vederlo in un’asta, è un colosso in granodiorite che rappresenta Sekhmet seduta in trono (immagine di sinistra), il cui prezzo stimato è di 3-5 milioni di dollari (2,7-4,5 milioni di euro). La statua fa parte del gruppo di centinaia di effigi della dea, sedute o stanti, fatte erigere da Amenofi III nel Tempio di Mut a Karnak e che continuano a essere scoperte anche nel del tempio funerario del faraone a Kom el-Hettan, Tebe Ovest. Pezzi simili sono disseminati nei musei egizi di tutto il mondo come quelli di Copenhagen, Glasgow, Londra, Parigi, Torino, Vaticano, Brooklyn, New York, Toronto, Tokyo, Il Cairo e, naturalmente, Luxor. Facendo un paragone tanto recente quanto controverso, lo scorso anno, la statua di Sekhemka è stata venduta da Christie’s per 14 milioni di sterline (circa 17.6 milioni di euro) partendo da una valutazione di 4-6 milioni (5.7-8.55 M €).

L’asta di Christie’s del 9 dicembre, invece, presenterà 42 antichità egizie tra le 195 del catalogo del giorno. In questo caso, modellini lignei, rilievi, statue, vasi, ushabti, scarabei, amuleti, bronzetti, maschere funerarie e stele in media sono più “economici” non superando mai i 100.000 dollari, a eccezione di una statuetta greco-romana in bronzo raffigurante Bes (80-120.000 $), una statuetta in argento dorato di Amun-Ra risalente al III Periodo Intermedio (180-220.000 $) e un dorso frammentario in granodiorite di età tolemaica (immagine a destra) che ha il prezzo stimato più alto dell’intera asta (800.000-1.200.000 $).

Aggiornamento (08/12/2015):

L’asta di Sotheby’s si è conclusa senza grandi sorprese se si escludono i prezzi della testa di Amenofi III e della la maschera funeraria lignea che sono schizzati rispettivamente a 1.330.000 e 1.450.000 $. Per il resto dei lotti più costosi, la valutazione è stata rispettata, come per la statua di Sekhmet che è venduta a 4,17 milioni di dollari. La testa di sarcofago in calcare, invece, non ha ricevuto offerte sufficienti.

Aggiornamento (09/12/2015):

L’asta di antichità di Christie’s, invece, ha avuto meno successo di quella di Sotheby’s. Molti pezzi egizi non sono stati venduti, compreso il busto tolemaico che aveva il prezzo stimato più alto tra tutti i lotti. Il reperto egizio più costoso è stato un rilievo in calcare di V-VI din., battuto per 118.750$.

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Ministero delle Antichità lancia una raccolta fondi per ricomprare la statua di Sekhemka

Source: MSA

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Approfittando del provvedimento del governo britannico che ha esteso il blocco all’esportazione della statua di Sekhemka, dal Ministero delle Antichità egiziano è partita la proposta di una raccolta fondi per pareggiare l’offerta di 14 milioni di sterline e per riportare il reperto in Egitto. Già all’indomani della messa in vendita tramite asta di Christie’s, El-Damaty aveva condannato fortemente il fatto e aveva chiesto che la statua tornasse in patria, invano. Così, il ministro, conscio di avere le mani legate dal punto di vista legale, ha lanciato una campagna mediatica sui principali quotidiani inglesi (vedi immagine a sinistra) per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica; inoltre, si è rivolto in particolar modo agli uomini d’affari egiziani che vivono in Gran Bretagna chiedendo loro una somma sufficiente a ricomprare il pezzo per poi donarlo all’Egitto o almeno a un altro museo dell’isola. Intanto, durante la cerimonia di apertura dell’XI International Congress of Egyptologists, El-Damaty ha confermato di aver interrotto tutti i rapporti con il museo di Northampton che ha venduto la statua ottenendo circa 8 milioni di sterline.

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Esteso il blocco all’esportazione della statua di Sekhemka

Source: mikepitts.wordpress.com

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Ecco la classica situazione in cui si cerca di chiudere la stalla quando i buoi sono ormai scappati. In una nota ufficiale, il governo britannico ha annunciato che il blocco temporaneo all’esportazione della statua di Sekhemka sarà esteso di un mese passando, cioè, dal 29 luglio al 28 agosto. Il provvedimento preso dal Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport serve a temporeggiare in attesa di un improbabile acquirente inglese, magari un ente pubblico o un museo, in grado di pareggiare l’offerta di 14 milioni di sterline presentata un anno fa da un anonimo straniero che si aggiudicò la statua durante un’asta di Christie’s. Il blocco potrebbe essere prorogato fino al 29 marzo 2016 nel caso venga presentata una seria intenzione di raccogliere fondi per far rimanere il reperto in “patria”. Inutile aggiungere che sarebbe stato il caso di impedire la vendita di un bene appartenente a un museo.

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Bloccata temporaneamente l’esportazione della statua di Sekhemka

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Source: bbc.com

Ennesimo colpo di scena nella vicenda della statua di Sekhemka. Il reperto, nonostante il divieto dell’Arts Council England (ACE), era stato venduto dal proprio museo in un’asta da Christie’s per l’esorbitante cifra di 14 milioni di sterline più spese accessorie; ma, quando ormai ci si aspettava che potesse lasciare l’Inghilterra da un momento all’altro (l’identità e la nazionalità dell’acquirente non sono ancora state rivelate, ma, secondo indiscrezioni, proverrebbe dagli Emirati Arabi), il ministro britannico della Cultura, Ed Vaizey, ha imposto un divieto momentaneo di esportazione. Il provvedimento è arrivato a seguito delle raccomandazioni del Reviewing Committee on the Export of Works of Art and Objects of Cultural Interest (RCEWA) e rimanda la decisione sulla licenza al 29 luglio. Secondo l’ACE, ci sarebbe ancora la possibilità di trovare un nuovo compratore nel Regno Unito, così da permettere alla statua di rimanere nel Paese dove si trova dal 1880. Poi, però, andatelo a spiegare a chi ha sganciato 15,762,500 £!

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