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Riemergono i colori originari del Tempio di Esna

Source: Ahmed Amin / Ministry of Tourism and Antiquities

Il Tempio di Esna continua a restituire i suoi magnifici colori originari rivelando particolari finora inediti.

Il santuario fu costruito 60 km a sud di Luxor in epoca tolemaica per il dio Khnum, le sue consorti Menhit e Nebtu, loro figlio Heka e per la dea Neith. Tuttavia, la sua vasta decorazione, che risale soprattutto al periodo romano, dall’imperatore Claudio (41-54) a Decio (249-251), era coperta da spessi strati scuri di fuliggine e guano.

Il team egiziano-tedesco diretto da Christian Leitz (Università di Tübingen), in collaborazione con Daniel von Recklinghausen e Hisham El-Leithy e Mustafa Ahmed (Ministero del Turismo e delle Antichità), sta per l’appunto effettuando un’importante opera di pulizia, restauro e documentazione fotografica delle pareti che servirà ad aggiornare il lavoro di pubblicazione dei testi del tempio, portato avanti per anni dall’egittologo francese Serge Sauneron (Esna, vol. II-IV, VI, VII).

Source: Ahmed Amin / Ministry of Tourism and Antiquities

Dopo le scoperte “astronomiche” di due anni fa, dalle superfici che sembravano nere sono emersi “nuovi” rilievi. In particolare, sul soffitto in corrispondenza con l’ingresso sono state scoperte due file di 46 rapaci dalle ali spiegate, raffiguranti in alternanza la dea avvoltoio Nekhbet, protettrice dell’Alto Egitto, e la dea cobra Uadjet con la corona rossa del Basso Egitto (foto in alto). Nei cartigli ripuliti è possibile leggere, tra gli altri, il nome di Tito (79-81).

Al regno di Domiziano (81-96), invece, risale un’iscrizione in rosso sul lato occidentale dell’edificio che reca dal data del 5 del mese di Epiphi, corrispondende alla fine di giugno o inizio di luglio, e che potrebbe indicare la fine dell’intervento edile dell’imperatore sul tempio.

Al momento è stata ripulita, restaurata e documentata più della metà dei soffitti, oltre a otto delle 18 colonne e i due architravi della sezione centrale.

https://uni-tuebingen.de/en/university/news-and-publications/press-releases/press-releases/article/spektakulaere-deckengemaelde-im-tempel-von-esna-entdeckt/

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Studio sull’origine del “blu egiziano”

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Particolare della decorazione del tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari

Il più antico pigmento artificiale utilizzato dall’uomo è il cosiddetto “blu egiziano”. Questo composto, un tetrasilicato di calcio e rame o cuprorivaite (CaCuSi4O10), è attestato per la prima volta in una tomba di I dinastia (2900 a.C.) a Saqqara, ma cominciò a essere impiegato costantemente nelle decorazioni parietali e per la faience dalla IV dinastia (2600), per poi diffondersi in tutto il Vicino Oriente e nel bacino del Mediterraneo fino al Rinascimento. Un recente studio spagnolo ha analizzato proprio la composizione chimica originale del colore e i possibili collegamenti con altri pigmenti simili utilizzati in antichità. Pablo García, Antonio Aramburu e Miguel Moreno dell’Universidad de Cantabria hanno pubblicato i risultati nell’articolo “Origin of the Exotic Blue Color of Copper-Containing Historical Pigments” sul numero di gennaio di Inorganic Chemestry. In particolare, la brillantezza così peculiare del blu sarebbe dovuta all’aggiunta di sabbia nel composto. Per maggiori delucidazioni e dati tecnici, che non sono assolutamente in grado di fornire, potete leggere l’articolo nel link seguente:

http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/ic502420j?journalCode=inocaj

 

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