Articoli con tag: Dra Abu el-Naga

Tre nuove tombe e due sale del tempio di Hatshepsut visitabili a Luxor

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Lo scorso giovedì 9 febbraio, alla presenza del segretario generale dello SCA Mostafa Waziry, di Zahi Hawass, di funzionari e ambasciatori stranieri, si sono tenute a Tebe Ovest due cerimonie di apertura di siti archeologici. Saranno infatti acessibili ai turisti tre nuove tombe e due cappelle del tempio di Hatshepsut.

Si è iniziato proprio a Deir el-Bahari, dove sono state inaugurate due sale sulla terrazza più alta del tempio funerario, che fiancheggiano il Santuario di Amon-Ra, anch’esso aperto al pubblico relativamente da poco. Ora infatti sarà possibile ammirare le bellissime pitture della Sala Meridionale (foto in alto) e della Sala Settentrionale, restaurate dalla missione del Centro di Archeologia del Mediterraneo dell’Università di Varsavia, diretta da Patryk Chudzik.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Sempre sotto la concessione della stessa missione polacca è la tomba di Meru (TT 240), a el-Assasif Nord, che è diventata la più antica sepoltura visitabile nella necropoli tebana. Infatti, la tomba, che si affaccia sulla via processionale del tempio di Hatshepsut, risale all’XI dinastia e più precisamente al regno di Mentuhotep II (2055-2004 a.C.). La stuttura rupestre è composta da una facciata, un corridoio, una cappella per le offerte con la nicchia per la statua del defunto e la camera funeraria con il “sarcofago” scavato nel pavimento (foto in alto).

https://pcma.uw.edu.pl/en/2023/02/09/egypt-opening-at-the-temple-of-hatshepsut-in-deir-el-bahari-and-the-tomb-of-meru-in-north-asasif/

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Rimanendo sulla riva occidentale di Luxor e spostandosi di un solo chilometro fino alla necropoli di Dra Abu el-Naga, le altre inaugurazioni hanno riguardato il Proyecto Djehuty, diretto da José Manuel Galán (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas, Madrid), che spesso ha fornito notizie per questo blog. La missione ispano-egiziana scava nel sito dal 2002 e, dopo un lungo lavoro di restauro, consolidamento strutturale, pulizia e istallazione di un pavimento in legno e del sistema d’illuminazione, ha permesso l’apertura al pubblico delle tombe di Djehuty (TT 11) e Hery (TT 12). Djehuty era un importantissimo funzionario del regno di Hatshepsut (1478-1458 a.C.), ricoprendo i ruoli di scriba reale, Sovrintendente al tesoro e al lavoro degli operai, responsabile della registrazione dei prodotti arrivati dalla mitica terra di Punt e della copertura in elettro della punta di due obelischi a Karnak. La sua tomba (foto in alto) spicca per l’apparato epigrafico che comprende tre iscrizioni autobiografiche del defunto, un inno ad Amon-Ra, due testi crittografici e 43 capitoli del Libro dei Morti, che corrispondono a una delle più antiche attestazioni su parete (foto in basso).

Source: elpais.com

Vissuto circa 50 anni prima, all’inizio della XVIII dinastia, Hery era invece Sovrintendente ai granai della Sposa Reale e Regina Madre Ahhotep. Le decorazioni parietali della sua tomba ritraggono scene dal corteo funebre e il defunto a caccia di gazzelle nel deserto (foto in basso a sinistra).

Percorrendo la via che conduce alle due tombe, sarà inoltre visibile anche la replica a grandezza naturale, realizzata dalla Factum Foundation, del giardino funerario scoperto nel 2017 (al centro nella foto in basso a destra)

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Tebe Ovest, scoperta tomba di un visir del II Periodo Intermedio

L’indagine in una vasta area in una delle principali necropoli di Tebe Ovest ha permesso la scoperta di un gruppo di sepolture familiari risalenti al II Periodo Intermedio, tra cui la tomba di un importante visir già noto dalle fonti.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Dra Abu el-Naga, sulla riva occidentale di Luxor, dal Medio Regno in poi fu il luogo di inumazione di numerosi sacerdoti, funzionari, membri della corte e, tra XVII e inizi XVIII dinastia, perfino di faraoni e regine prima che la necropoli reale fosse spostata nella Valle dei Re. In questa ricca zona, in particolare in un fronte di scavo di 50 x 70 metri, la missione egiziana del Supremo Consiglio delle Antichità ha individuato 30 pozzi funerari databili alla XIII dinastia (1803-1649 a.C.). In fondo a uno di questi è stato trovato un grande sarcofago in granito rosa, pesante circa 10 tonnellate (foto in alto), che conservava il corpo del visir Ankhu, il cui nome è attestato su diversi monumenti dei regni di Sobekhotep II e Khendjer (1750 a.C. circa) e in alcune fonti scritte come il Papiro Bulaq 18, documento amministrativo scoperto da Mariette proprio a Dra Abu el-Naga e in cui Ankhu è indicato come capo dei funzionari di corte. Lo stesso faraone Sobekhotep II è raffigurato in una piccola stele funeraria ritrovata in un altro pozzo (immagine in basso a sinistra).

La missione diretta da Mostafa Waziry ha rinvenuto anche una struttura in mattoni crudi utilizzata per lasciare offerte, corredata di alcuni ushabti dipinti in bianco e coperti di iscrizioni nere in ieratico. Oltre a questo, sono stati ritrovati numerosi scarabei e amuleti, anche di epoche successive.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities
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Due sarcofagi di 3600 anni (di cui uno in miniatura) scoperti a Dra Abu el-Naga

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Source: csic.es

 

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Source: excavacionegipto.com

Il “Proyecto Djehuty” non delude mai. Anche quest’anno, la missione spagnola diretta da José Manuel Galán (Consejo Superior de Investigaciones Científicas – CSIC) ha riservato interessanti novità dallo scavo di Dra Abu el-Naga, a Tebe Ovest. Ieri, infatti, con un comunicato ufficiale del Ministero del Turismo e delle Antichità, sono state annunciate le scoperte effettuate a gennaio e febbraio nell’area del complesso funerario di Djehuty (TT11, tomba del Supervisore al tesoro e ai lavori durante il regno di Hatshepsut). In particolare, i ritrovamenti provengono dalla corte aperta, vicino a una piccola cappella in mattoni crudi del 1600 a.C. (immagine a sinistra) che si trova a pochi metri dall’ingresso della TT11.

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Source: csic.es

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Source: csic.es

Accanto alla struttura si trovava un sarcofago antropoide, di 175 x 33 cm, scolpito in un singolo tronco di legno, forse sicomoro, dipinto esternamente in bianco (foto a destra). Al suo interno era deposta la mummia di una ragazza di 15/16 anni vissuta durante la XVII dinastia (1600 a.C. circa). Secondo i membri del team, la bara potrebbe essere stata portata lì da antichi tombaroli, ma poi non più aperta. Il corpo della giovane donna, infatti, era stranamente adorno di un ricco corredo: due orecchini sull’orecchio sinistro, due anelli – uno in osso e l’altro con castone in vetro blu e una cordicella come fascia – e quattro collane lunghe 60-70 cm ammassate sul petto. Due sono in perline di faience blu, una composta da vaghi in faience e pasta vitrea verde e la quarta comprende 74 elementi in pasta vitrea, faience e pietre dure semipreziose come ametista, corniola, ambra e quarzo. Tra questi ultimi si contano anche 7 amuleti, come due scarabei e il falco-Horuscentrale in ambra  (foto in basso).

Nell’altro lato della cappella, è stato ritrovato un secondo sarcofago in legno, questa volta in miniatura. L’oggetto, infatti, misura solo 22 cm di lunghezza e 15 di larghezza ed era chiuso da una cordicella annodata. Il “morto” nella bara è un piccolo ushabti in legno, del tipo chiamato “stick shabti” per la sua forma molto semplice. La statuetta era avvolta da teli di lino sul quale era scritto, così come sulla parte anteriore del suo corpo, il nome del defunto: Djehuty (foto in basso). Ancora non si sa a chi fosse dedicata la piccola struttura in mattoni, anche perché il nome Djehuty era molto comune nel Nuovo Regno. In ogni caso, l’ushabti non è da collegare al proprietario della TT11 perché la tipologia della statuetta è anteriore, essendo databile tra la XVII e l’inizio della XVIII din. 

Nella stessa area, ma all’interno di un pozzo funerario, nella scorsa stagione erano stati fatti altri curiosi ritrovamenti. Vanno di sicuro citati i sandali in cuoio dipinti di rosso che, nonostante i 3600 anni, sono eccezionalmente conservati (in basso a sinsitra). La misura e la decorazione – gatti, ibex, una rosetta, ma soprattutto Tueris e Bes, divinità protettrici del parto e dei bambini – fanno pensare che appartenessero a una donna, così come le due palle in cuoio trovate sotto di essi. Gi oggetti, legati da una cordicella, contengono cariossidi d’orzo e forse erano elementi femminili usati durante la danza. A testimonianza di un riutilizzo successivo del pozzo ci sono invece placche metalliche (in basso a destra) trovate su mummie della XXII dinastia (900 a.C. circa).

Ricorderete poi l’eccezionale ritrovamento del 2017 di un giardino funerario, unico esempio archeologico finora attestato, che durante la campagna 2020 è stato coperto per motivi di conservazione e “sostituito” da una copia a grandezza naturale realizzata dalla Factum Arte, azienda di Madrid già nota per aver lavorato alla riproduzione della tomba di Tutankhamon.

Ulteriori informazioni e foto sulla stagione 2020 sono sul diario di scavo online della missione: http://www.excavacionegipto.com/el_proyecto/diario_de_excavacion.php?year=2020

e sul sito del CSIC: https://www.csic.es/es/actualidad-del-csic/el-proyecto-djehuty-halla-el-ataud-y-la-momia-de-una-joven-que-vivio-hace-3600

Di seguito invece un video con i momenti più importanti, compresi quelli del ritrovamento del sarcofago e del contenitore per ushabti:

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Scoperta la più grande tomba “a saff” di Tebe Ovest

Source: MoA

Un’enorme tomba era nascosta a due passi dal normale percorso di visita che i turisti compiono tutti i giorni, celata da centinaia di metri cubi di detriti di un paio di secoli di scavi archeologici nell’area.
A nord della sepoltura di Roy (TT255), visitabile nella necropoli di Dra Abu el-Naga, è stata individuata e scavata da una missione egiziana diretta da Mostafa Waziri, la più grande “tomba a saff” finora nota di Tebe Ovest. La struttura consiste in una vasta corte aperta su cui si apre una facciata monumentale di 55 metri, con 18 entrate intervallate da pilastri.

Qui era sepolto Djehutyshedsu, il cui nome e i numerosi titoli – “principe”, “sindaco”, “Portatore dei sigilli del Re dell’Alto e Basso Egitto” – si leggono sulle facce dipinte dei pilastri e su alcuni degli oltre 50 coni funerari ritrovati.

Negli angoli nord e sud, due pozzi profondi 11 metri si datano, secondo l’egittologa Friederike Kampp che è una dei maggiori esperti della necropoli tebana, alla XVII dinastia (16650-1550 a.C.), seppur usati fino al regno di Hatshepsut (1479-1458) all’inizio della XVIII dinastia.

Nella tomba, le pareti sono decorate con scene rituali del defunto al cospetto degli dèi e di attività quotidiane, come caccia, pesca e fabbricazione di barche di papiro. Il corredo funerario comprende vasi, decine di ushabti in legno o faience, statuette lignee, una maschera in cartonnage, coperchi di vasi canopi in calcare e un rarissimo papiro intatto, scritto in ieratico e ancora avvolto nel lino. Una moneta in bronzo dell’epoca di Tolomeo II (285-246) attesta ovviamente una frequentazione più recente.

Attorno alla corte, come spesso accade a, si affacciano 6 tombe minori ancora da indagare.

Poco lontano, nella necropoli di Sheik Abd el-Qurna, sono state annunciate dal Ministero delle Antichità altre due sepolture. Risalenti alla XIX dinastia (1291-1185), appartengono a due funzionari di nome Akhmenu e Meryra. Del primo si conosce ancora poco, mentre del secondo, “Sovrintendente al tesoro”, è stato ritrovato uno splendido sarcofago policromo.

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Report della missione 2018 dell’Università di Pisa a Dra Abu el-Naga

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La statua scoperta nella T1

Notizie di prima mano! Per una volta scrivo di qualcosa che ho vissuto in prima persona. Dal 13 ottobre al 2 novembre, infatti, ho fatto parte della missione archeologica dell’Università di Pisa a Dra Abu el-Naga (Tebe Ovest) che, sotto la direzione della prof.ssa Marilina Betrò, è alla sua 15a stagione.

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Ingresso della T1

La missione è attiva dal 2003 nel settore settentrionale della Necropoli Tebana con un lavoro di scavo, documentazione e restauro della tomba ramesside di Huy (TT14), ampliato dall’anno successivo all’area circostante dove sono state scoperte altre 4 sepolture, prima sconosciute e quindi inedite. Il gruppo di tombe è scavato nella roccia lungo i lati del cortile della più grande e antica di queste, ribattezzata MIDAN.05 e risalente all’inizio della XVIII dinastia (intorno al 1500 a.C.).

La campagna del 2018 si è concentrata in particolare su scavo e documentazione della T1 e T2, ipogei più piccoli individuati nel 2010 sul lato nord del cortile. Anche queste due tombe risalirebbero all’inizio del Nuovo Regno, seppur riutilizzate in epoche successive, facendo pensare a un gruppo di sepolture realizzate nello stesso periodo per i membri di un unico nucleo familiare. Tuttavia, presentano una caratteristica molto rara nella facciata, cioè la presenza, alla sinistra della porta, di una sola finestra e non due come negli altri esempi dello stesso periodo.

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Interno della T1 (sulla destra, l’inizio del passaggio discendente)

.La T1, inoltre, ha una struttura a volta, in parte crollata, in mattoni crudi intonacati che introduce a una piccola camera dalla pianta quasi quadrata. Sulla parete nord una nicchia regolare è tagliata nella roccia, mentre in quella est è stato individuato l’inizio di un passaggio discendente che verrà indagato nella prossima campagna di scavo. L’intero ambiente è stato liberato dai depositi alluvionali che non mostravano tracce di saccheggi del XIX o XX secolo, ben evidenti invece nella T2. Tra il materiale ritrovato, quasi tutto databile al Nuovo Regno, spiccano i frammenti di una bella statua doppia in calcare che mostra il defunto e sua moglie, seduti e abbracciati (foto in alto). Purtroppo mancano le teste che si confida di ritrovare quando verrà scavato il passaggio discendente. Il raffinato testo geroglifico, inciso e dipinto in blu su colonne separate da linee rosse sul retro del gruppo, ci fornisce i nomi e i titoli: il marito, Nani, era un “Superiore dei Servitori-meru della Casa di Amon”, la moglie, Bakenuret, legata al tempio della regina divinizzata Ahmose-Nefertari. Gli stessi nomi e titoli si leggono anche in diversi frammenti di arenaria, probabilmente parte di stipiti e architrave della porta della tomba.

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Frammenti di intonaco dipinto di uno dei sarcofagi della T2

La T2 è leggermente più grande e presenta almeno due camere. L’entrata di una seconda stanza, infatti, è stata messa in luce durante lo scavo che tuttavia non è stato completato. In questo caso, i depositi alluvionali arrivavano quasi al soffitto ed erano intaccati dalle fosse scavate dai tombaroli. Fortunatamente i tagli non raggiungevano uno strato in cui erano deposti almeno 8 corpi i cui scheletri sono stati ritrovati completi e ancora in connessione. I resti ossei erano coperti dai frammenti dei coperchi dei sarcofagi di cui, a causa dell’azione del fuoco appiccato dai ladri in cerca di amuleti e dell’acqua delle inondazioni, si è conservato solo l’intonaco dipinto (immagine a sinistra). Lo stile delle decorazioni ha permesso di collocare le deposizioni alla XXI dinastia (1069-945 a.C.). In connessione con due defunti sono stati ritrovati anche quasi 400 piccoli ushabti in terracotta.

Maggiori informazioni sul sito della cattedra di egittologia dell’Università di Pisa: https://goo.gl/tdKhh8

Il modello 3D dell’area di scavo realizzato da Emanuele Taccola (la T1 e la T2 si trovano, ancora non indagate, sul lato destro del cortile): https://sketchfab.com/models/f0b1bef707544c4987be40ec7b50ab1c

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Tenendo insieme i frammenti della statua di Nani e Bakenuret

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I membri della missione pisana: dal basso verso destra Mohammed Saleh, responsabile della logistica; Carmen Munoz-Perez; Camilla Saler; Paolo Marini; Anna Giulia De Marco; Divina Centore. In alto da sinistra: Paolo Del Vesco; Marilina Betrò; Lisa Sartini; Mattia Mancini; Gianluca Buonomini; Maura Sedda. Manca Emanuele Taccola, autore della fotografia

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Dra Abu el-Naga, (ri)scoperte due tombe di ufficiali di XVIII dinastia

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Source: Extra News

Altre due ‘nuove’ tombe individuate dagli archeologi egiziani a Dra Abu el-Naga, necropoli di Tebe Ovest, proprio come era stato fatto capire fra le righe in occasione dell’annuncio, a settembre, della scoperta della sepoltura di Amenemhat. Questi ulteriori ipogei apparterrebbero a due alti ufficiali di Nuovo Regno.

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Source: english.ahram.org

Il ritrovamento è stato ufficializzato solo oggi dal ministro delle Antichità, Khaled el-Enany (ormai, come di consueto, in una conferenza stampa in loco; immagine in alto), ma già da qualche giorno circolavano indiscrezioni e la foto di una splendida maschera funeraria (immagine a sinistra), fornite ai giornali locali da una ‘gola profonda’ anonima. Come nei precedenti casi, le tombe erano note e avevano già una numerazione, ma non erano ancora state indagate: Kampp -150- e -161- (Friederike Kampp, “Die Thebanische Nekropole. Zum Wandel des Grabgedankens von der XVIII bis zur XX Dynastie”, 1996, p. 701, 713). Entrambe risalgono alla XVIII. Al loro interno, la missione di Mostafa Waziry, ora segretario generale del Supreme Council of Antiquities, ha ritrovato mummie, frammenti di sarcofago dipinto, vasi di ceramica, più di 450 ushabti e 40 coni funerari, oltre a una statuetta lignea intatta di Osiride alta 60 cm (foto in basso). Alle pareti, rilievi di scene di vita quotidiana e di offerta dai colori ancora vividi.

A breve ulteriori informazioni e foto.

Aggiornamenti:

La Kampp -161- si trova a nord della TT225 e della Kamp -157- (la tomba di Userhat scoperta lo scorso aprile). La struttura comprende un cortile delimitato da un muretto in pietra e mattoni crudi e un pozzo funerario che conduce a quattro stanze laterali. In una di queste, una parete è decorata da un dipinto conservatosi perfettamente che mostra uomini e donne in atto di portare offerte al defunto e alla moglie (foto in basso). La mancanza di iscrizioni, però, rende impossibile, al momento, risalire al nome e ai titoli del proprietario della sepoltura, ma, per questioni stilistiche, si può pensare a una datazione che comprenda i regni di Amenofi II (1424-1398) e Thutmosi IV (1398-1388). Nella tomba sono stati ritrovati diversi frammenti di sarcofago dipinto, 4 gambe di sedie in intagliato e ushabti.

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Source: MoA

La Kampp -150-, come già segnalato dall’egittologa tedesca negli anni ’90 dello scorso secolo (vedi planimetria in alto), si trova a sud della Kampp -157- e accanto alla TT167 e presenta una struttura classica per l’epoca: 5 ingressi che conducono a un vestibolo, un corridoio e una stanza trasversale con nicchia in fondo. La tomba era stata collocata tra la fine della XVII e gli inizi della XVIII dinastia per un cartiglio di Thutmosi I sul soffitto del corridoio (1496-1483). Anche in questo caso, il nome del defunto non è certo, anche se si pensa possa essere Thutmosi (con appellativo di “giusto di voce”; foto in basso) che si legge sul pilastro di entrata o Maati che, insieme alla moglie Mehi, compare sui coni funerari. Tuttavia, un nome è certo e potrebbe essere quello della madre del morto: Isis-Neferet. Di questa “Cantrice del dio Amon” è stata ritrovata, oltre a frammento di un sarcofago “a vernice nera con decorazione gialla”, la statuetta in forma osiriaca che avevo già segnalato. Ora, grazie a foto più dettagliate, è possibile leggere proprio il nome della donna alla fine dell’iscrizione sull’oggetto (foto in alto). Presente anche una mummia e altri resti umani.

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Source: time.com

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Djehuty-mes maa-kheru = “Thutmosi, giusto di voce”

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Dra Abu el-Naga: scoperta tomba di sacerdote di XVIII dinastia

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Sourch: @pastpreservers

Fedele alla strategia comunicativa adottata negli ultimi tempi, Khaled el-Enany, ministro egiziano delle Antichità, ha oggi annunciato in pompa magna una grande scoperta effettuata nella necropoli di Dra Abu el-Naga, Tebe Ovest: la tomba di un sacerdote vissuto durante la XVIII dinastia (1543-1292). Il defunto si chiamava Amenemhat e si fregiava del titolo di “Orafo del dio Amon”. La notizia è stata rilasciata stamattina a giornalisti locali e stranieri durante una conferenza stampa ufficiale, anche se erano state già fatte trapelare da mesi piccole anticipazioni ad hoc. Mostafa Waziry, Capo delle Antichità di Luxor e direttore della missione egiziana che ha effettuato il ritrovamento, aveva parlato di una tomba più importante di quella già spettacolare del funzionario Userhat, individuata nella stessa area lo scorso aprile. Il ministro, invece, aveva sibillinamente dichiarato che la scoperta “avrebbe stupito il mondo intero”. La nuova sepoltura è stata scavata poco più in alto sulla collina, in corrispondenza del cortile della già nota TT300 (Anhotep, 1279-1212). Si tratta di una singola camera funeraria a pianta rettangolare con una nicchia nella parete di fondo che contiene le statue dipinte di Amenmhat, di sua moglie Amenhotep – nome di solito maschile, ma seguito dal titolo “Signora della casa” – e dei loro due figli. La struttura, come spesso accadeva in periodi più tardi, è stata poi riutilizzata durante la XXI o XXII dinastia (1069-712) per sepolture più povere. Per questo, gli archeologi hanno trovato diversi sarcofagi lignei decorati, circa 150 ushabti in faience e altri materiali e numerosi frammenti di mummie, oltre a vasi di ceramica, gioielli e altri oggetti. In realtà, la tomba era stata già segnalata con la nomenclatura Kampp -390.

Inoltre, nella corte esterna, è stato individuato un gruppo di pozzi funerari, forse risalenti al Medio Regno, ancora da scavare. Uno di questi conserva il sarcofago di una donna di 50 anni e uno con i suoi due figli di 20/30 anni. Ma le sorprese non finiscono qui; El-Enany ha preannunciato che a breve saranno presentate nuove tombe dalla stessa area. Infatti, tra gli oggetti raccolti, compare il nome di 4 funzionari la cui sepoltura potrebbe essere rivelata nei prossimi mesi.

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Luxor: scoperto per la prima volta un giardino funerario

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Source: MoA

Straordinaria scoperta quella effettuata, ancora una volta (!), dalla missione a Dra Abu el-Naga, Tebe Ovest, diretta da José Manuel Galán (“Proyecto Djehuty”). Scavando nella corte aperta di una tomba di Medio Regno, gli egittologi spagnoli hanno ritrovato la prima testimonianza archeologica di giardino funerario che, finora, era conosciuto solo dalle fonti iconografiche (come nel dipinto dalla tomba di Nebamun della XVIII din., ora conservato al British Museum; foto in basso) e da modellini funebri. La struttura, di 3 x 2 metri, è suddivisa in una griglia di aiuole quadrate di circa 30 cm di lato in cui erano coltivati vari tipi di fiori e piante; al centro, invece, due quadranti rialzati potevano contenere arbusti. Nell’angolo occidentale, si sono addirittura conservate le radici e 40 cm del tronco di un piccolo albero (una tamerice; foto in fondo) accanto al quale, ancora in situ, era deposta una ciotola contenente un’offerta di datteri e altri frutti (immagine in basso a sinistra). Il giardino aveva una funzione rituale legata alla rigenerazione del defunto e ora si aspettano le analisi paleobotaniche sui semi raccolti per capire quali tipi di piante vi erano coltivati.

Ma le sorprese non si fermano qui. Le autorità ministeriali, infatti, hanno annunciato che è stata ritrovata anche una cappella funeraria in mattoni crudi (46 x 70 x 55 cm) addossata alla facciata della tomba rupestre e con dentro ancora tre stele appartenenti a defunti di XIII dinastia (1800 a.C. circa).

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Facciamo un po’ di chiarezza sulla scoperta della tomba di Userhat

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Source: MoA

Quando viene effettuato un’importante ritrovamento archeologico, la stampa si concentra più sulle foto e sul titolo – d’altronde, è ciò a cui bada la gente – che sul contenuto della notizia stessa, a discapito dell’approfondimento del tema e della verifica delle fonti. Così, per rendere più accattivanti gli articoli, alcuni giornalisti – non conoscendo la materia – esagerano con le espressioni e fanno leva sui soliti cliché. È successo – come si vede nei seguenti titoli di giornali nazionali e non – anche stavolta con la recentissima scoperta della tomba di Userhat a Dra Abu el-Naga. Tra travisamenti, errate traduzioni e veri e propri sfondoni, credo sia opportuno fare un po’ di chiarezza. Infatti, al di là di comuni sbagli nelle trascrizioni di nomi di personaggi egizi o di località in arabo e del numero variante di sarcofagi che ancora non è stato definito (al momento, si contano 10 sarcofagi e 8 mummie), purtroppo ho letto dichiarazioni inesistenti, messe in bocca al ministro delle Antichità o al direttore della missione, che rischiano di dare credibilità immeritata a testi non veritieri.

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Ma andiamo in ordine. La tomba in questione era già nota, ma non era mai stata scavata: Friederike Kampp-Seyfried, indicandola con il numero -157- (Die thebanische Nekropole. Zum Wandel des Grabgedankens von der XVIII. bis zur XX. Dynastie, Mainz 1996, p. 708), ha proposto una datazione non certa al regno di Thutmosi III (1457-1425). In ogni caso, gli archeologi egiziani diretti da Mostafa Waziry, eliminando i detriti nella corte esterna, sono riusciti a entrare nell’ipogeo – una classica tomba a T – e a individuare altre due entrate ancora da ripulire. Non è assolutamente una sepoltura reale e i faraoni non c’entrano niente: il proprietario originario, Userhat (se proprio si volesse spezzare il nome, il modo giusto sarebbe Wser-hat), era un alto funzionario della XVIII dinastia (1543-1292) recante il titolo, secondo quanto detto da El-Enany, di qnbty n niwt, “Membro del Consiglio della città (Tebe)”. Si tratta di una carica amministrativa più complessa che, pur comprendendo competenze giuridiche, non si limitava ad esse e quindi non può essere tradotta semplicisticamente con “giudice”. Quindi, sarebbe più consono considerare Userhat un “magistrato” ma con l’accezione romana del termine. La tomba è rimasta inviolata al massimo per qualche secolo perché, durante la XXI dinastia (1069-945), la stanza più interna venne sfruttata per la collocazione di diversi sarcofagi con mummie, come la coeva cachette di Deir el-Bahari (DB320) in cui vennero nascoste oltre 50 mummie di re, regine e dignitari. Riassumendo: la struttura risale alla XVIII dinastia, ma fu riutilizzata durante la XXI. Infine, un capitolo a parte va dedicato al corredo funebre. Leggendo delle oltre mille statue ritrovate, ci si aspetterebbe uno sconfinato schieramento di sculture, simil-“Esercito di terracotta”; in realtà, gli archeologi hanno individuato ‘solamente’ degli ushabti, piccole statuette funerarie di pochi centimetri (come si vede nella foto in basso) che accompagnavano il defunto nell’Aldilà per lavorare al suo posto.

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Source: MoA

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Scoperta a Luxor tomba di XVIII dinastia con sarcofagi e oltre 1000 ushabti di XXI dinastia

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Source: Nigel J.Hetherington

Stamattina si sono rincorsi rumors sulla scoperta – o, secondo altre fonti, riscoperta – di una tomba di Nuovo Regno effettuata da archeologi egiziani a Dra Abu el-Naga, Tebe Ovest. Non essendoci ancora stato l’annuncio ufficiale del Ministero delle Antichità, le informazioni non sono ancora verificabili, ma, da quanto affermato alla stampa locale dal direttore della missione Mostafa Waziry, la sepoltura apparterrebbe a Userhat, alto ufficiale della XVIII dinastia, e conterrebbe almeno sei sarcofagi policromi, decine tra ushabti e vasi di ceramica e resti di mummie (immagini in basso).

Secondo quanto anticipato da Luxor Times, invece, si tratterebbe della già nota tomba Kampp -157-, un classico ipogeo “a T” (anticamera trasversale e corridoio terminante in una nicchia) situato a sud della TT255 e da non confondere con la TT157 di Nebwenenef (Primo profeta di Amon sotto Ramesse II).

Aggiornamento:

Il comunicato ufficiale del Ministero conferma che la tomba appartiene a Userhat e si compone di una corte aperta, una stanza rettangolare, un corridoio e una camera interna. Dopo la pulizia della prima sala, è stato scoperto un pozzo di 9 metri di profondità che conduce a ulteriori due vani ancora da scavare. Nella prima sala, sono stati scoperti il sarcofago, la maschera funeraria e ushabti appartenenti a Userhat; quella più interna, invece, è stata riutilizzata successivamente come cachette per diversi sarcofagi e mummie di XXI dinastia e oltre 1000 ushabti in faience, legno e terracotta.

 

 

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