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Una TAC per la mummia di gatto di Fiesole

A) mummia durante l’analisi CT; B) un’immagine fotografica della mummia; C) CT assiale con particolari del cranio; D) CT sagittale con dettagli dell’intero corpo; E) esempio di ricostruzione 3D

Uno studio multidisciplinare ha acquisito interessati informazioni da una mummia di gatto “toscana”, confermando un dato ormai assodato: i felini non erano così intoccabili in Egitto come la gente pensa. La mummia fa parte della piccola collezione egizia del Museo Missionario Etnografico Francescano di Fiesole, formatasi dal 1923 grazie ad alcune donazioni fatte al Convento di San Francesco, in particolare dal celebre egittologo Ernesto Schiaparelli, direttore della Sezione egizia del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (1881-1893) e poi del Museo Egizio di Torino (1894-1928). Rimando comunque all’articolo di Julie Santoro su questo blog per approfondire la storia della collezione.

Lo studio è stato portato avanti da un team composto dai radiologi Roberto Carpi e Chiara Zini e dal tecnico di radiologia Nicolò Bechini (AUSL Toscana Centro), dal fisico Andrea Barucci (Istituto di Fisica applicata “Nello Carrara”- CNR Firenze), dalla storica della medicina Donatella Lippi (Università di Firenze). Non è stato necessario sbendare il gatto, ma si è proceduto con un’autopsia virtuale non invasiva grazie alla TAC, individuando alcune fratture alle vertebre cervicali e alle ossa delle zampe. La causa di queste lesioni non è stata ancora stabilita con certezza, ma, come ho anticipato, studi precedenti su altre mummie di gatto hanno evidenziato come gli animali fossero allevati nelle vicinanze dei santuari dedicati alla dea Bastet, uccisi appositamente con la torsione del collo o con colpi sul cranio, mummificati e venduti ai fedeli come ex voto da lasciare nei templi.

Il progetto è appena iniziato e punta ad acquisire ulteriori dettagli, come ad esempio la razza, l’età, il sesso dell’animale, la presenza di materiali di riempimento, grazie ad altri strumenti e tecniche all’avanguardia.

https://www.cnr.it/it/nota-stampa/n-11617/una-mummia-di-gatto-sotto-la-tac

Copyrigh foto: Museo Etnografico Missionario del Convento di San Francesco a Fiesole, IFAC-CNR, Università di Firenze, Fondazione Santa Maria Nuova ONLUS, AUSL Toscana Centro

Esempio di ricostruzione 3D a partire dai dati TC. In evidenza alcuni particolari dello scheletro
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Saqqara: le mummie di leone sarebbero 5 (trovate insieme a centinaia di altri reperti come uno scarabeo gigante)

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Source: @SeeNewsEGY

Ci si aspettava la conferma della scoperta di una mummia di leone a Saqqara e invece, a quanto pare, i “grandi gatti” sarebbero ben cinque.

Si è da poco conclusa la conferenza stampa del ministro delle Antichità Khaled el-Enany che ha confermato quanto anticipato qualche settimana fa, cioè che gli esami preliminari con TAC e raggi X avrebbero rilevato il corpo di un cucciolo di leone di 6-8 mesi sotto le bende di una delle mummie animali trovate in un grande deposito di Epoca Tarda nell’area del Bubasteion.

Le analisi sono state effettuate, con stesso risultato, su un secondo esemplare di circa 90 cm, mentre si aspetta lo studio di altre tre mummie troppo grandi per essere gatti. Del felino domestico sono stati ritrovati comunque dviesi corpi imbalsamati in 25 casse di legno insieme a centinaia di reperti come statue di divinità in legno e bronzo, figurine animali, amuleti in faience, maschere funerarie, vasi, un grande scarabeo in pietra (foto in basso a destra) e una bella statua lignea della dea Neith.

La cachette risalirebbe alla XXVI dinastia, come dimostra la presenza del nome di Psammetico I (664-610 a.C.) su un rilievo in calcare.

Tutti gli aggiornamenti e ulteriori foto saranno riportate prossimamente nel mio articolo su National Geographic.

 

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Zivie: la nutrice Maya è la sorella di Tutankhamon

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Source: english.ahram.org.eg

Prima di tutto, una precisazione per evitare che qualcuno si ritrovi di fronte a una porta chiusa. In questi giorni, diverse agenzie di stampa egiziane ed estere hanno pubblicato la notizia seconda la quale la tomba di Maya, a Saqqara, sarebbe stata aperta al pubblico per la prima volta dalla sua scoperta. In realtà, ed è perfettamente comprensibile guardando la foto in alto, la struttura non è ancora pronta ad accogliere turisti; la visita ufficiale al sito, compiuta ieri dal ministro El-Damaty, è servita a celebrare la fine della pulizia dei rilievi parietali. La tomba sarà visitabile, ma a data da destinarsi.

Passiamo alla “notizia” vera e propria. Nel 1996, gli archeologi  della Mission archéologique française du Bubasteion (MAFB) diretti da Alain Zivie scoprirono a Saqqara una tomba di XVIII dinastia poi riutilizzata, tra la XXX dinastia al periodo romano, per inumare migliaia di mummie di gatto dedicate alla dea Bastet. Si capì che apparteneva a una donna di nome Maya, nutrice di Tutankhamon (eh sì, quest’anno non riusciamo a liberarcene…). Alcune iscrizioni originali, purtroppo, erano state coperte da quelle aggiunte durante i riutilizzi successivi della sepoltura; ora, però, grazie ai lavori di restauro, è stato possibile leggere un nuovo epiteto della defunta che ha fatto nascere nuove ipotesi. Maya è definita “Grande dell’Harem”, attributo che potrebbe collegarla alla famiglia reale. Zivie si è spinto oltre affermando, addirittura, che Maya potrebbe essere un nome alternativo di Meritaten, figlia di Akhenaton e Nefertiti. Non basta. Dato per assunto che Tutankhamon sia il figlio della coppia amarniana (ma i test del DNA non sono riconosciuti da tutti), di conseguenza, Maya sarebbe anche sua sorella maggiore. Per confermare questa ipotesi, l’egittologo francese  ha trovato, nelle rappresentazioni della nutrice e del “faraone bambino, analogie nei tratti somatici e nei troni su cui sono seduti. Ha aggiunto, inoltre, che nella Tomba Reale di Amarna, sarebbe rappresentata proprio Maya/Meritaten che sorregge il piccolo Tutankhaton durante le celebrazioni funebri per la morte di un’altra principessa, Meketaten (nell’immagine in basso). Altri, però, in mancanza di iscrizioni che attestino i nomi dei personaggi rappresentati, li interpretano come Kiya e Smenkhara. Sembra, quindi, che al momento la teoria lanciata non sia supportata da sufficienti basi e che possa voler sfruttare il clamore mediatico scatenato da Reeves. Inoltre, non ci sarebbe niente di nuovo visto che lo stesso Zivie, nel 2009, in una pubblicazione intitolata proprio “La Tombe de Maïa: Mère Nourricière du roi Toutânkhamon et Grande du Harem” (pag. 86), parla dello stesso epiteto trovato su un frammento di canopo.

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Source: amarnaproject.com

Il sito della MAFB: http://www.hypogees.org/

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