Articoli con tag: Gebelein

Individuate dozzine di iscrizioni dedicatorie a Gebelein

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Source: scienceinpoland.pap.pl

Per la serie ‘lavori scomodi’: studiare iscrizioni rupestri ciondolando appesi a corde a metri d’altezza. È quello che hanno fatto gli egittologi del Centro Polacco di Archeologia del Mediterraneo diretti da Wojciech Ejsmond, dottorando all’Università di Varsavia. Infatti, nei pressi del tempio rupestre di Hathor a Gebelein, 30 km a SE di Luxor, hanno individuato dozzine di dediche e preghiere incise o incise e dipinte sulla roccia in onore della dea a cui era intitolata la città (Per-Hathor) e di altre divinità come Anubi e Sobek. A lasciare queste iscrizioni, tra la fine del Medio Regno e la prima metà del Nuovo Regno (1770-1400 a.C. circa) furono pellegrini o sacerdoti come Senebiu che scrisse: “Lo scriba del tempio Senebiu adora Hathor, Signora di Gebelein”.

Questi documenti sono una vera e propria miniera d’informazioni sulla religione popolare, sempre meno conosciuta rispetto ai culti ufficiali di cui abbiamo testimonianze più cospicue nei grandi templi e nelle tombe elitarie. In particolare, ci spiegano meglio la funzione della vicina cappella, costruita durante il regno di Hatshepsut (1478-1458), che era conosciuta già da decenni dalla comunità locale, ma che, prima dell’arrivo degli studiosi polacchi, non era mai stata indagata scientificamente.

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I più antichi tatuaggi figurativi su una mummia egizia

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Source: British Museum

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Source: British Museum

Ginger è il primo individuo tatuato al mondo. O meglio, è colui che ha sulla pelle i più antichi segni figurativi finora individuati. Il vero primato, infatti, spetta per poco al nostro Ötzi (3370-3100 a.C.) che però ha solo punti, linee e crocette. La scoperta è stata recentemente pubblicata sul Journal of Archaeological Science, dopo che la mummia del cosiddetto Uomo A di Gebelein (detto appunto Ginger per il colore rossastro dei capelli) è stata sottoposta a nuovi esami.

Il corpo appartiene a ragazzo che morì, tra i 18 e i 21 anni, a causa di una pugnalata alla schiena, nel periodo Naqada II (tra il 3351 e il 3017 a.C.). Il cadavere si mummificò naturalmente per il contatto diretto con la sabbia quando fu sepolto in posizione fetale, semplicemente avvolto in un lenzuolo e stuoie, nella località a 30 km a sud di Luxor. La mummia è esposta dal 1900 nel British Museum (EA32751), ma solo ora, grazie agli infrarossi, si è capito che quella macchia scura indistinta sul braccio destro corrisponde, in realtà, a due animali cornuti: un uro (un grande toro selvatico ormai estinto: Bos taurus primigenius) e una capra berbera (Ammotragus lervia). Senza addentrarmi in difficili valutazioni di tipo ideologico, entrambi gli animali sono tipici dell’arte predinastica. Il pigmento, probabilmente fuliggine, è stato inserito in profondità nel derma con un ago.

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Source: British Museum

Praticamente coeva di Ginger è la mummia della Donna di Gebelein su cui sono stati ritrovati altri tatuaggi, ma di più difficile interpretazione. Sulla spalla sinistra, infatti, ci sono 4 simboli a forma di “S” (foto in alto), mentre, sul braccio destro, un motivo lineare (foto in basso), forse un bastone o comunque un oggetto rituale, che si riscontra sulle ceramiche dell’epoca.

http://www.britishmuseum.org/pdf/Earliesttattoos.pdf

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Source: British Museum

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Gebelein, attribuito tempio ad Hatshepsut grazie allo studio delle iscrizioni

Source: http://scienceinpoland.pap.pl/en/news/news,407046,polish-archaeologists-discovered-an-unknown-temple-of-hatshepsut.html

Source: scienceinpoland.pap.pl/en/news/news,407046,polish-archaeologists-discovered-an-unknown-temple-of-hatshepsut.html

Egittologi del Centro Polacco di Archeologia del Mediterraneo (Università di Varsavia), grazie allo studio dei testi incisi sulle pareti, sono risaliti alla datazione di un tempio rupestre a Gebelein, 30 km a SE di Luxor. Il santuario scavato nella collina era già noto da molto tempo, ma non era mai stato indagato scientificamente a causa del pessimo stato di conservazione delle decorazioni e delle iscrizioni. Ora, però, la squadra diretta da Wojciech Ejsmond è riuscita a ottenere dati finora sconosciuti utilizzando moderne tecniche di image processing e fotogrammetria che hanno permesso di leggere segni invisibili a occhio nudo. Daniel Takács si è occupato della traduzione dei testi e ha capito che il tempio era dedicato ad Hathor “Signora di Gebelein” (d’altronde, l’antico nome della città era proprio Per-Hathor) e a un secondo dio che potrebbe essere Amon-Ra; in quest’ultimo caso, però, la decifrazione è molto più difficile perché nome e immagini della divinità sono stati scalpellati, probabilmente in età amarniana. Lo studioso polacco è arrivato anche ad attribuire la costruzione della struttura e la prima fase della decorazione ad Hatshepsut (1479-1457) per via di alcuni frammenti di geroglifici che presentano la desinenza femminile “-t”. Non è leggibile il nome della regina perché i suoi cartigli sono stati cancellati a causa della damnatio memoriae, verosimilmente a opera del figliastro Thutmosi III.

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