Articoli con tag: Giza

Scoperto corridoio nascosto nella Piramide di Cheope

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Questa volta non ci sono dubbi: dietro la facciata nord della Piramide di Cheope c’è un corridoio nascosto. La scoperta è l’ultimo dei risultati del progetto ScanPyramids che, con l’ausilio delle tecnologie più avanzate, ha confermato la presenza di un vuoto dietro i blocchi “a chevron” (i quattro blocchi a V rovesciata sopra l’ingresso originario) e ne ha misurato al centimetro le dimensioni. La prova ineluttabile è poi arrivata grazie a una telecamera endoscopica che ha ripreso, dopo oltre 4500 anni, un tunnel lungo 9 metri, largo 2,10 e alto 2,30 (foto in alto).

Il progetto internazionale ScanPyramids è stato lanciato nel 2015 con lo scopo di studiare le piramidi di IV dinastia di Dahshur e Giza e di individuare eventuali camere o corridoi nascosti. La facoltà d’Ingegneria dell’Università del Cairo e il francese HIP.institute (Heritage, Innovation and Preservation) hanno coordinato una squadra di esperti che arrivano anche dal Canada (Université Laval) e dal Giappone (Nagoya University). In particolare avevamo fatto la conoscenza dei muoni, particelle con carica negativa che fanno parte dei raggi cosmici e che sono alla base della radiografia muonica, tecnica che misura la quantità assorbita di muoni dopo aver attraversato strutture solide. Questo metodo è stato elaborato in Giappone per il monitoraggio dei vulcani (recentemente anche per il Vesuvio) ed è stato applicato per verificare, a distanza di sicurezza, la situazione dei reattori di Fukushima dopo l’incidente nucleare del 2011. Quindi, grazie ai muoni, tra 2016 e 2017, erano state individuate due anomalie nella Grande Piramide, ma l’attenzione dei media si era focalizzata soprattutto su un enorme “vuoto” lungo 30 metri sopra la Grande Galleria. La relativa pubblicazione su Nature, priva dell’approvazione del comitato scientifico permanente, aveva scatenato le ire del Ministero egiziano delle Antichità e soprattutto di Zahi Hawass che avevano bollato come inutile la notizia.

Questa volta, sembrano esserci state maggiori collaborazione e comunicazione con le autorità locali e si è arrivati alla conferenza stampa ufficiale di poche ore fa, alla presenza del ministro Ahmed Eissa, di Zahi Hawass, del segretario generale dello SCA Mostafa Waziry e del vicepresidente di HIP Hany Helal, e alla successiva pubblicazione di due articoli scientifici su Nature Communication e NDT & E International. La data scelta probabilmente non è casuale visto che, proprio il 2 marzo 1818, il padovano Giovanni Battista Belzoni riusciva a entrare nella Piramide di Chefren.

In ogni caso, i risultati sono arrivati attraverso due indagini indipendenti di team della Nagoya University e della CEA (Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives/France) che hanno utilizzato diversi telescopi muonici. Chi ha visitato la Piramide di Cheope negli ultimi anni avrà infatto notato in diversi punti piastre con pellicole che avevano proprio il compito di misurare la quantità di muoni. Quindi, il corridoio parte 80 cm dietro i blocchi esterni e presenta una copertura a capanna. Questa caratteristica, comune alla prima camera di scarico sopra la Camera del Re e alla Grande Galleria, spiega forse la funzione, ancora non identificata, della struttura che potrebbe essere stata progettata per diminuire il peso gravante sul sottostante passaggio discendente. Zahi Hawass si spinge molto oltre dicendo che potrebbe invece essere l’accesso alla vera stanza di sepoltura del faraone Cheope (2589-2566 a.C.), perché un’area interna del tunnel sembra non essere coperta da blocchi di pietra ma da semplici detriti.

La diretta della conferenza stampa via Luxor Times: https://www.facebook.com/luxortimesmagazine/videos/140764608901112

L’articolo su Nature communications: https://www.nature.com/articles/s41467-023-36351-0

L’articolo su NDT & E International: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0963869523000245

Categorie: scoperte | Tag: , , , , , , | 10 commenti

Il Grand Egyptian Museum verso l’apertura

Source: facebook.com/friendsofegyptsupporttourismtoegypt

Forse ci siamo. Il Grand Egyptian Museum di Giza sarebbe vicino alla tanto agognata apertura. Il condizionale però è d’obbligo per un museo la cui data d’inaugurazione è rimandata ormai da anni. E non è un caso che abbia usato lo stesso incipit di un articolo scritto lo scorso maggio, quando ancora si pensava di chiudere il cantiere in occasione dell’anniversario della scoperta della tomba di Tutankhamon.

In ogni caso, in una recente intervista televisiva, Mostafa Waziry, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, ha affermato che l’apertura definitiva di quello che sarà il più grande museo archeologico del mondo (490 mila m² per 100 mila reperti) si terrà fra pochi mesi, confermando le ultime indiscrezioni che parlavano della primavera del 2023. Ormai i lavori sono quasi del tutto ultimati e gran parte delle antichità è stata già trasferita (a esclusione della maschera e di altri pezzi del corredo di Tutankhamon per cui si prevede una parata ufficiale). In realtà, già nel 2022 il GEM ha parzialmente accolto alcuni visitatori dalla fine di novembre per via di una “soft opening” che comprende l’accesso per eventi speciali e visite di gruppo all’Obelisco sospeso e alla grande sala d’ingresso dove sono collocati il colosso di Ramesse II, la colonna di Merenptah, la lista dei re di Saqqara, le statue di Sesostri I da Lisht e una cinquantina di altre sculture. Oltre a questi spazi, sono attualmente fruibili il Museo dei Bambini, un’area per la realtà virtuale, i giardini e alcuni dei 28 negozi e 10 ristoranti totali.

Aggiornamento (1/03/2023)

Come riportato nell’articolo, quegli spazi del GEM (Grande Sala, Corte di Vetro, centro conferenze, aree commerciali e giardini esterni) che erano aperti in occasioni speciali sono adesso accessibili tramite visite guidate limitate prenotabili qui al prezzo, per gli stranieri, di 1000 sterline egiziane (30,56 euro; la metà per studenti sotto i 30 anni): https://gem-tickets.com/en/home?

Categorie: mostre/musei | Tag: , , , , | Lascia un commento

Il ramo prosciugato del Nilo che aiutò la costruzione delle piramidi

Credits: Alex Boersma/Proceedings of the National Academy of Sciences (2022)

È ormai assodato, grazie a fonti scritte e passate ricerche archeologiche, che gli oltre 2 milioni di pesanti blocchi di calcare e granito utilizzati per la costruzione delle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino furono trasportati dalle cave attraverso rampe e poi per via fluviale. Tuttavia, l’attuale corso del Nilo, lontano 7 km da Giza, faceva presupporre l’esistenza di canali ormai asciutti che si avvicinassero al sito. Un recente studio, diretto da Hader Sheisha (CEREGE, Université Aix-Marseille), ha tracciato la storia paleoambientale del cosiddetto “ramo di Khufu” che collegava l’alveo principale del Nilo a un porto fluviale a ridosso dell’area funeraria.

I ricercatori hanno tracciato le variazioni del livello dell’acqua negli ultimi 8000 anni raccogliendo campioni di antichi pollini e analizzando dati di studi precenti. L’aumento dell’altezza sarebbe coinciso con il Periodo Umido Africano (Ahp), tra 14.800 e 5.500 anni fa, quando, per via di variazione dell’orbita della Terra attorno al Sole, gran parte del deserto del Sahara fu coperto da graminacee, alberi e laghi. Tuttavia, anche intorno a 4700-4200 anni fa, periodo in cui rientra la costruzione delle piramidi, il bacino restò comunque navigabile, trattenendo il 40% della capienza d’acqua, senza il pericolo di inondazioni.

Tale conclusione è derivata dalla presenza, in zone ormai desertiche, di pollini di 61 specie di vegetazione che di solito costeggiano il fiume, come piante erbacee e palustri quali la tifa e il papiro. Successivamente, però, una lunga fase d’inaridimento portò alla graduale cancellazione del ramo di Khufu e al conseguente ‘allontanamento’ del Nilo, fino a renderlo completamente secco in periodo tolemaico (IV-I sec.).

L’articolo originale su Proceedings of the National Academy of Sciences: https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2202530119

Credits: Proceedings of the National Academy of Sciences (2022)
Categorie: ricerche | Tag: , , , , , | 2 commenti

Al via il rimontaggio della seconda barca solare di Cheope

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Terminato il prelievo e il trasferimento presso il Grand Egyptian Museum di tutti i pezzi della seconda barca solare di Cheope, è stata annunciata ufficialmente la seconda fase che porterà all’esposizione dell’imbarcazione accanto alla prima che, fino a un anno fa, era ai piedi della Grande Piramide.

Il comunicato stampa è stato rilasciato lo scorso 31 agosto, in occasione della visita al GEM dell’ambasciatore giapponese in Egitto, Oka Hiroshi, accompagnato da autorità egiziane. La missione incaricata, ormai dal 2008, di portare avanti il “Khufu Solar Boat Restoration Project” è infatti nipponica ed è diretta da Sakuji Yoshimura (Waseda University). È previsto che ci vorranno circa 4 anni per riassemblare i 1698 frammenti.

Le due barche di circa 45 metri, che accompagnarono le spoglie del faraone durante i riti funebri e nel suo viaggio nell’aldilà, erano infatti sepolte in due fosse a sud della Grande Piramide. La prima fu scoperta nel 1954 dall’archeologo egiziano Kamal el-Mallakh e per riassemblarla ci vollero 13 anni, fino al 1982, quando la barca fu esposta in un museo costruito appositamente su progetto dell’architetto italiano Franco Minissi (a questo punto ci si augura che la vista meridionale del monumento sia definitivamente liberata da questa ingombrante presenza). La seconda, invece, è stata individuata con precisione nel 1987 grazie all’uso del georadar, ma a causa del peggiore stato di conservazione del legno, evidente dalle immagini riprese da telecamere endoscopiche (foto in alto), si è aspettato solo gli ultimi anni e tecnologie più avanzate per procedere con il restauro.

Categorie: restauro | Tag: , , , , | Lascia un commento

Un obelisco sospeso al Grand Egyptian Museum

Source: Friends of Egypt support tourism to Egypt

Qualche giorno fa, avevo scritto della vicina (almeno nei programmi) apertura del Grand Egyptian Museum a Giza. Tra le decine di migliaia di antichità che saranno visibili, c’è un monumento particolare, non tanto per la sua fattura ma per la scelta espositiva adottata: un obelisco sospeso.

Il monolite di granito è stato già posizionato di fronte all’ingresso del museo su una struttura rialzata da quattro pilastri. I visitatori, quindi, potranno passargli sotto per vedere la base scoperta in cui è inciso il cartiglio di Ramesse II (1279-1213 a.C.).

Alto circa 13 metri, l’obelisco giaceva spezzato in due tronconi appena fuori dal Grande tempio di Amon a Tanis (Petrie, Tanis I, 1889, pl. VII n. 45), sito ormai diventato una sorta di punto di approviggionamento per questo tipo di reperto (si veda ad esempio l’obelisco trasportato a Piazza Tahrir).

Al di là della trovata scenografica, le autorità del Ministero del Turismo e delle Antichità hanno affermato che il progetto ingegneristico servirebbe anche a proteggere l’obelisco dalle vibrazioni del moderno traffico cairota e dalla metropolitana che collegherà il GEM alla città.

Categorie: mostre/musei | Tag: , , , , | 1 commento

Verso l’apertura del Grand Egyptian Museum

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Forse ci siamo. Dopo continui rinvii, a quanto pare il Grand Egyptian Museum è vicinissimo al suo completamento e alla tanto attesa inaugurazione, prevista per la fine del 2022. Infatti, durante una recente riunione di coordinamento tra i vertici del Ministero del Turismo e delle Antichità e del Nucleo ingegneristico delle Forze Armate, sono stati forniti aggiornamenti sull’andamento del gigantesco cantiere del museo archeologico situato a Giza, a due passi dalle piramidi.

I lavori di costruzione, compresa la realizzazione degli edifici accessori e del sistema stradale, dovrebbero finire entro il 30 Giugno, mentre la sistemazione degli interni, delle vetrine e delle aree commerciali si protrarrà non oltre il 30 Settembre. In questo modo, seppur non sia stata ancora fornita una data ufficiale, sarà possibile rispettare un’importantissimo anniversario dell’Egittologia, cioè il centenario della scoperta della Tomba di Tutankhamon, o più probilmente dell’accesso all’Anticamera avvenuto il 26 Novembre 1922.

Categorie: mostre/musei | Tag: , , , , | 2 commenti

Finalmente libero il lato Sud della Piramide di Cheope

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Finalmente, dopo 40 anni il lato sud della Grande Piramide è libero. Era infatti dal 1982 che il versante meridionale dell’ultima delle Sette meraviglie del mondo antico non risultava sgombro da una vista quanto meno impattante.

In questi giorni, infatti, è stata completata la demolizione del Museo della barca solare di Cheope, dopo che, nello scorso agosto, si era proceduto allo spettacolare trasporto dell’imbarcazione verso la nuova sede espositiva del Grand Egyptian Museum. In realtà, seppur l’inaugurazione dell’edificio risalga al 6 marzo 1982, l’intrusione visiva dell’area è da spostare almeno al 1961, quando iniziarono i travagliati lavori di costruzione su progetto dell’architetto italiano Franco Minissi.

Nei mesi scorsi, invece, era stato smantellato il laboratorio temporaneo in cui, dal 2013, il team egiziano-giapponese diretto da Sakuji Yoshimura (Waseda University) si è occupato del restauro preliminare e del prelievo dei 1700 frammenti della seconda barca di Cheope. Il trasferimento, ancora una volta verso il GEM, di tutti i fragili pezzi lignei era stato portato a termine nel giugno 2021.

La vista del lato sud della Grande Piramide nel 2019, con il laboratorio della seconda barca in primo piano e, dietro, il Museo della Barca Solare (ph. M.Mancini)
Categorie: siti archeologici | Tag: , , , , , , , | Lascia un commento

A Novembre le inaugurazioni del Grand Egyptian Museum e del Viale delle Sfingi di Luxor?

Grand Egyptian Museum – GEM

La domanda che probabilmente mi è stata posta più volte in quasi 8 anni di blog è: “Ma quando apre il GEM?”

Le mie risposte si sono fatte sempre meno sicure col passare degli anni, dal 2014 al 2020, posticipando l’inaugurazione di volta in volta, e si sprecano gli articoli sull’argomento con il punto interrogativo nel titolo.

L’ultima data fornita (in alto a sinistra sul sito ufficiale), spostata ulteriormente a causa della situazione sanitaria globale, è stata “Fine 2021”. Tuttavia, ora potrebbe esserci un’indiscrezione giornalista che confermerebbe – condizionale d’obbligo – l’apertura del Grand Egyptian Museum nel prossimo novembre.

Situato a Giza, a meno di 3 km dalle piramidi, una volta finito sarà il più grande museo archeologico del mondo con 490 mila m² di terreno occupato – comprendenti gallerie, 28 negozi, 10 ristoranti, un centro congressi e un cinema – e 100.000 reperti, di cui la metà sarà esposta. Ormai da anni continuano ad affluire nei depositi della struttura antichità da tutte le parti dell’Egitto, tra nuove scoperte e pezzi già esposti altrove, come l’intero corredo funerario di Tutankhamon. L’ultimo grande trasferimento è stato, per esempio, quello della prima barca solare di Cheope, effettuato poco più di un mese fa.

Secondo quando riportato dalla testata online Egypt Indipendent, che a sua volta riprende un’intervista telefonica di TeN TV al professore di archeologia Ahmed Badran (Cairo University), l’inaugurazione sarebbe stata pensata per Novembre 2021. Badran ha affermato che si terrà un megaevento di 10 giorni e che le celebrazioni comprenderanno anche la già annunciata opera lirica su Tutankhamon scritta da Francesco Santocono su soggetto di Zahi Hawass e musicata da Lino Zimbone. In realtà, ci sono notizie contrastanti anche per la prima teatrale, prevista per il 20 ottobre 2021 all’Opera House del Cairo e in replica – altra data difforme – per l’inaugurazione del GEM. Per questo, in assenza di un annuncio ufficiale da parte del Ministero del Turismo e delle Antichità, aspetterei ancora a prenotare un viaggio in Egitto per il prossimo inverno con l’unico scopo di visitare il Grand Egyptian Museum.

Aggiornamento (17/09/2021):

Qualcuno scherzando aveva commentato sotto il mio post: “Ok novembre, ma di quale anno?”. Ed effettivamente aveva ragione. Zahi Hawass ha smentito tutti i rumors e ha spostato ulteriormente l’inaugurazione del GEM al 4 novembre 2022, in occasione del 100° anniversario della scoperta della Tomba di Tutankhamon. Data definitiva? Beh, questa sarebbe una ricorrenza troppo importante per essere saltata.

https://see.news/zahi-hawass-reveals-expected-opening-date-of-gem-video/

La situazione del Viale delle Sfingi al novembre del 2018 (foto M. Mancini)

Un’altra importante inaugurazione prevista per novembre è quella del Viale delle Sfingi a Luxor. Anche in questo caso non abbiamo ancora un annuncio ufficiale, ma ci sono più certezze rispetto alla situazione del GEM. Dopo numerosi rinvii dell’apertura, infatti, dovremmo essere vicini a un’altra parata spettacolare che attraverserà tutta la Kebash Road, lungo i 2,7 km che uniscono il Tempio di Luxor al complesso di Karnak. Lo scorso 24 agosto, il Primo Ministro Mostafa Madbouly aveva visitato il sito per ispezionare i lavori in preparazione per la cerimonia di apertura che, secondo Mostafa Waziry, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, sarebbero state al 98%.

Categorie: mostre/musei | Tag: , , , , , , , | 1 commento

Trasferita nella notte la barca solare di Cheope al Grand Egyptian Museum

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Nell’anno delle sfarzose parate dell’archeologia egiziana, la barca solare di Cheope ha fatto il suo ultimo (forse) viaggio. Dopo il trasferimento delle mummie reali e prima di quello della maschera di Tutankhamon e dell’inaugurazione del Viale delle Sfingi a Luxor, nella notte una gigantesca ‘arca’ nero-dorata ha trasportato lentamente l’imbarcazione di 4600 anni per i 4 km che la separavano dal vecchio museo all’ombra della Grande Piramide, in cui si trovava dal 1982, alla nuova sede espositiva del Grand Egyptian Museum.

Questa volta, però, l’evento non ha avuto la copertura mediatica che si è vista per le mummie dei faraoni; d’altronde, si è trattato di un ‘mega trasloco’ durato quasi 48 ore, tra le delicate operazioni di preparazione e la marcia vera e propria, partita ieri alle 18.00 e conclusasi alle prime luci dell’alba di oggi. Per scongiurare danni all’imbarcazione, infatti, il gigantesco veicolo importato dal Belgio ha coperto il percorso in circa 10 ore, a una velocità massima di 600 metri orari.

Le dimensioni della barca (43 metri di lunghezza e 6 di larghezza) e il peso di 20 tonnellate, insieme alla scontata fragilità di un reperto in legno millenario, hanno richiesto una lunga fase preliminare, a partire dalla chiusura del vecchio museo nell’agosto 2020. Da quel momento, l’imbarcazione è stata restaurata, consolidata, sterilizzata e imballata. Attorno all’edificio poi – fra l’altro opera dell’architetto italiano Franco Minissi – sono state montate impalcature per permettere lo spostamento della barca nel veicolo manovrato da remoto. Dispositivi di monitoraggio hanno controllato temperatura, umidità e vibrazioni all’interno; inoltre, tutte le strade del percorso sono state adattate per evitare pericolose pendenze.

Questa barca fu scoperta nel 1954 dall’archeologo egiziano Kamal el-Mallakh in una fossa sul lato sud della Piramide di Cheope e doveva servire a trasportare nell’aldilà il corpo del faraone e forse anche fisicamente nel corteo funebre; i resti di una seconda imbarcazione, individuata con precisione solo nel 1987, sono stati da poco prelevati e sono in attesa di essere restaurati e riassemblati nel Grand Egyptian Museum.

Categorie: news | Tag: , , , | 4 commenti

Terminato il prelievo della seconda barca solare di Cheope

Source: @drmostafawaziry

Il porto* di Giza è in fermento.

Mentre sono stati avviati i preparativi per il trasferimento della prima barca solare di Cheope dal suo attuale museo al Grand Egyptian Museum, il segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, Mostafa Waziry, ha annunciato la fine dell’asportazione della seconda barca dalla fossa in cui è stata deposta oltre 4500 anni fa. Nell’ambito del “Khufu Solar Boat Restoration Project”, affidato al team giapponese di Sakuji Yoshimura (Waseda University), sono stati infatti prelevati tutti i 1700 frammenti dell’imbarcazione che si tenterà di rimontare sempre presso il GEM.

La fase preliminare era stata lanciata nel 2008, ma era iniziata solo nel 2011 con operazioni di analisi e monitoraggio dell’ambiente sotto i pesanti blocchi di calcare che sigillavano la camera ipogea e con pulizia, disinfestazione e consolidamento del legno di cedro del Libano in situ. Nel 2013 è poi partita la seconda fase che prevedeva, per l’appunto, il prelievo e il trattamento del fragile materiale nel grande laboratorio temporaneo collocato lungo il lato sud della piramide di Cheope (foto in fondo all’articolo). All’interno della struttura si sono svolti i primi interventi di restauro in un’atmosfera controllata che simula temperatura e umidità originarie del pozzo.

*La definizione iniziale di porto era ovviamente ironica. Le due barche di circa 45 metri, che accompagnarono le spoglie del faraone durante i riti funebri e nel suo viaggio nell’aldilà, erano infatti sepolte in due fosse a sud della Grande Piramide. La prima fu scoperta nel 1954 dall’archeologo egiziano Kamal el-Mallakh e per riassemblarla ci vollero 13 anni, fino al 1982, quando la barca fu esposta in un museo costruito appositamente su progetto dell’architetto italiano Franco Minissi (a questo punto ci si augura che la vista meridionale del monumento sia definitivamente liberata da questa ingombrante presenza). La seconda, invece, è stata individuata con precisione nel 1987 grazie all’uso del georadar, ma a causa del peggiore stato di conservazione del legno, evidente dalle immagini riprese da telecamere endoscopiche (foto in alto), si è aspettato solo gli ultimi anni e tecnologie più avanzate per procedere con il restauro.

http://www.egyptpro.sci.waseda.ac.jp/e-khufu.html

Categorie: restauro | Tag: , , , , | 3 commenti

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.