Articoli con tag: III Periodo Intermedio

Cachette di Asasif: sono 30 i sarcofagi scoperti

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Source: MoA

Dall’Egitto, in particolare da Luxor, continuano ad arrivare grandi novità. Dopo la conferenza stampa di Zahi Hawass sulle sue scoperte nella Valle dei Re,  oggi è stato annunciato, infatti, un altro importantissimo ritrovamento a Tebe Ovest. In realtà, la notizia circola già da qualche giorno a causa di un primo breve accenno del Ministero delle Antichità che ha portato a leggere diverse imprecisioni negli articoli della stampa internazionale.

Nella necropoli di el-Assasif, ai piedi del tempio funerario di Hatshepsut, la missione egiziana del Consiglio Supremo delle Antichità ha individuato una cachette (nascondiglio) con 30 sarcofagi antropoidi in legno perfettamente conservati. Il ministro Khaled el-Enany e il segretario generale dello SCA, Mostafa Waziry, accompagnati dal team al completo di operai e restauratori, hanno così presentato ufficialmente la scoperta a giornalisti locali e stranieri, scegliendo come sfondo la scenografica struttura di Deir el-Bahari.

In particolare, Waziry ha affermato che domenica scorsa, sotto un solo metro di sabbia, era emerso il primo volto della maschera di un sarcofago, seguito poi da altre 29 bare ancora accatastate su due livelli, 18 in alto e 12 in basso, nella stessa posizione in cui erano state collocate circa 3000 anni fa. L’importanza del ritrovamento, oltre a dipendere dal numero e dal perfetto stato di conservazione dei reperti, sta proprio nella tipologia di sepoltura, non primaria, che riporta ad altri soli 3 esempi noti a Tebe Ovest. Il più famoso è la vicina cachette di Deir el-Bahari (DB320), scoperta prima da tombaroli e poi ufficialmente nel 1881 dall’archeologo Émile Brugsch, dove i sacerdoti della XXI dinastia (1075-945 a.C.) nascosero oltre 50 corpi imbalsamati di faraoni, regine e membri della corte del Nuovo Regno. Altro nascondiglio reale fu individuato nel 1898 dal francese Victor Loret nella tomba di Amenofi II (KV35), nella Valle dei Re, dove, sempre nel III Periodo Intermedio, erano state stipate in deposizione secondaria quasi 30 mummie. Infine, va ricordata la cachette di Bab el-Gasus, sempre a Deir el-Bahari, in cui erano stati posizionati 153 sarcofagi, oggi sparsi tra i musei di tutto il mondo, per lo più appartenuti a sacerdoti di Amon a Karnak.

Proprio a quest’ultimo caso è più giusto accostare la scoperta di el-Assasif perché i sarcofagi oggi mostrati conservano i corpi di 23 sacerdoti più 5 donne e due bambini. Grazie al tipo di decorazione della maggior parte degli esemplari, con fondo giallo completamente occupato da testi geroglifici, scene religiose e variopinti elementi decorativi, si può parlare di XXI-inizio XXII dinastia. Invece, non è ancora chiaro con precisione quando siano state radunate le bare, anche se è lecito pensare al III Periodo Intermedio, quando, in un’epoca di minor controllo dei territori, sacerdoti e guardie delle necropoli cercarono di proteggere le mummie dall’azione dei profanatori di tombe nascondendole in altri luoghi.
Al termine della conferenza sono stati aperti in diretta due sarcofagi, uno maschile e uno femminile, che hanno mostrato corpi ancora avvolti nei sudari di lino e le decorazioni interne dai colori perfino più vividi di quelli già visibili sulla superficie esterna. Ora, mentre lo scavo continua, i ritrovamenti saranno esposti momentaneamente fino al 4 novembre nella vicina tomba di Pabasa (TT279), per poi essere trasferiti nei laboratori del Grand Egyptian Museum di Giza per essere restaurati e studiati.

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Kom Ombo, scoperta tomba di una donna incinta con il suo feto

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Souce: MoA

A volte, le scoperte archeologiche provocano nei lettori –  ma anche in chi materialmente le realizza – forti reazioni umane di curiosità, stupore e commozione. È proprio questo il caso dell’ultimo ritrovamento effettuato a Kom Ombo dalla missione italo-americana diretta da Antonio Curci (Università di Bologna) e Maria Carmela Gatto (Yale University). In un piccolo cimitero risalente al II Periodo Intermedio (1750-1550 a.C. circa), una semplice tomba a fossa ha custodito per 3500 anni il corpo di una madre e del suo bambino non ancora nato.

Infatti, lo scheletro della giovane donna di 25 anni presentava nella regione pubica i resti di un feto con la testa rivolta verso il basso. Per questo, è probabile che la madre sia morta insieme al figlio/a (la determinazione del sesso dalle ossa dei neonati è molto difficile) proprio durante il parto. Le cause del decesso, secondo uno studio preliminare, potrebbero dipendere da un disallineamento del bacino della donna, dovuto a sua volta da una frattura guarita male.

Il corpo era avvolto in posizione fetale in un sudario in pelle ed era accompagnato da un corredo povero che comprendeva solo due vasi ceramici – una giara di origine egiziana e una classica ciotola di produzione locale sullo stile nubiano dalla superficie rossa lucida e l’interno nero (dovuto dalla mancanza di ossigeno durante la cottura; foto in basso a sinistra) – e frammenti di guscio di uovo di struzzo, alcuni dei quali semilavorati per la realizzazione di perline. Non è chiaro il significato di questa offerta, ma si ipotizza che il materiale non finito sia stato il frutto dell’ultimo lavoro della donna.

La coesistenza nel corredo di elementi egiziani e nubiani è spiegata dalla zona di confine in cui si trova la necropoli, utilizzata da popolazioni nomadiche che arrivarono nella Valle del Nilo dal deserto orientale nell’attuale Sudan. Non a caso l’obiettivo dell’Aswan – Kom Ombo Archaeological Project – nato nel 2005 e portato avanti dal 2010 dalla missione congiunta Yale-Bologna – è quello di studiare dal punto di vista storico-economico le interazioni tra Nord e Sud grazie a scavi, ricognizioni e studi epigrafici.

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Aperta la camera funeraria della piramide di Dahshur: trovata la cassa per gli organi del defunto

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Source: MoA

Proprio stamattina era arrivata la risposta ufficiale del Ministero delle Antichità a quanti, nell’ultimo mese, avevano messo in dubbio l’effettiva ‘originalità’ della scoperta a Dahshur di una nuova piramide. La missione egiziana diretta da Adel Okasha aveva individuato nel monumento funerario il cartiglio di Ameny Qemau, faraone della XIII dinastia che regnò intorno al 1790 a.C.; per questo, in molti avevano pensato che la piramide fosse la stessa che era stata ritrovata nel 1957.

A quanto pare, invece, si tratta effettivamente di una piramide diversa, lontana 600 metri da quella già nota, e probabilmente appartenente a un’altra persona. Sollevando il pesante blocco di copertura (immagine in basso), gli archeologi sono riusciti ad accedere alla camera funeraria dove si trovava ancora la cassa lignea (foto in alto) in cui erano riposti gli organi interni del defunto (fegato, polmoni, intestini e stomaco). Come era prassi per il II Periodo Intermedio, non erano utilizzati i vasi canopi, ma le viscere erano trattate, ricoperte da bende – che, in questo caso, si sono conservate – e riposte in questi contenitori. Sulle pareti esterne della scatola, una linea di geroglifici su tre lati presenta formule protettive per quello che, a questo punto, è il vero proprietario della piramide, cioè la figlia di Ameny Qemau o un altro membro della famiglia reale. Non è stato specificato il nome, ma, come ha fatto notare Alexander Ilin-Tomich (Johannes Gutenberg-Universität Mainz) su EEF, dovrebbe essere la “Figlia del re” Hatshepsut, già nota da altri due oggetti della XIII dinastia. Nella stanza c’era anche il sarcofago antropoide che, tuttavia, è in pessimo stato di conservazione.

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Source: MoA

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Ramesseum, scoperta tomba di Divina Adoratrice di Amon

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Source: Luxor Times Magazine

Gli archeologi della Mission Archéologique Française de Thèbes-Ouest che scavano presso il Ramesseum (tempio funerario di Ramesse II a Tebe Ovest) hanno scoperto la tomba di una certa Karomama. La sepoltura consiste in un pozzo di 5 metri e in una camera funeraria ancora parzialmente chiusa da una porta di pietra. Lo scarno corredo rimasto, però, presenta anche 20 ushabti che hanno fornito il nome della defunta e che, soprattutto, hanno stabilito l’importanza del ritrovamento. Sulle statuette in faience, infatti, è riportato anche il titolo diDivina Adoratrice di Amon” che era accostato alle spose reali e che, soprattutto durante il III Periodo Intermedio, ebbe un ruolo politico fondamentale. Il team francese ora sta cercando di stabilire quale faraone fosse il marito di Karomama, mentre Youssef Khalifa, capo della sezione Antichità Egizie dell’MSA, ha affermato che potrebbe risalire al periodo ramesside.

In realtà, siamo già a conoscenza di una Divina Adoratrice con questo nome, di cui, però, abbiamo pochissime altre informazioni. Si tratta di Karomama I, sposa di Osorkon II (XXII din., 872-837). Che sia proprio lei?

Aggiornamento (13 dicembre):

Come volevasi dimostrare. La tomba trovata nei pressi del Ramesseum appartiene proprio alla Karomama di XXII dinastia.

http://www.mafto.fr/2014/12/reecouverte-de-la-tombe-de-karomama-au-ramesseum/

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Ufficializzata la scoperta di una tomba del III P.I. a Qubbet el-Hawa

10347808_732980753414244_6101244161603462644_nIl Ministero delle Antichità ha finalmente annunciato ufficialmente una scoperta che avevo già riportato lo scorso 1 marzo. La missione spagnola a Qubbet el-Hawa (sud di Assuan) diretta da Alejandro Jiménez, infatti, aveva rotto il solito protocollo anticipando le autorità egiziane con una nota sul diario di scavo on-line. Si tratta di una serie di sepolture di III Periodo Intermedio (650-525 a.C. circa) nel complesso sepolcrale di Medio Regno QH33. Nella nuova camera funeraria, sono stati individuati 9 sarcofagi lignei  con le relative mummie appartenenti a governatori locali. Ulteriori dati verranno rilasciati il prossimo 6 giugno a Madrid durante una conferenza dal titolo “Sexta campaña de excavaciones en el recinto funerario de dos gobernadores de finales de la dinastía XII (QH33)”.

www.ujaen.es/investiga/qubbetelhawa/

 

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