Pochi giorni fa, è stato rilasciato su Apple Store e Google Play il primo videogame interamente prodotto da e per un museo archeologico: “Father and Son”. Realizzato dall’associazione TuoMuseo, il gioco ci porta virtualmente prima per le strade di Napoli e poi all’interno del Museo Archeologico Nazionale. Come si può intuire dal titolo, la storia riguarda un figlio (Michael) e suo padre che, scomparso da poco, era un archeologo del MANN. Il protagonista, cercando tracce del genitore, finisce nelle diverse sale del museo interagendo con altri personaggi e con le principali opere esposte di cui vengono fornite informazioni. Tra le collezioni visitabili c’è anche quella egizia, riaperta al pubblico dopo anni lo scorso ottobre, dove si approfondisce la conoscenza del cosiddetto “Naoforo Farnese”: la statua, risalente alla XXVI dinastia ma ritrovata a Roma, è probabilmente il primo reperto egizio acquisito dal museo e rappresenta un personaggio maschile inginocchiato che sorregge una piccola cappella con l’effige di Osiride. In questo caso, l’avventura, in 2D a scorrimento laterale con una bella grafica dipinta a mano, può trasferirsi anche nel passato permettendo di mettersi nei panni dello scultore che realizzò l’opera (immagine in alto). Per il momento, però, non ho potuto provare tutte le potenzialità del gioco perché alcune opzioni, tramite geolocalizzazione, vengono sbloccate solo nel raggio di 20 metri dal MANN.
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“Father and son”: il videogame del MANN
“Il ritorno dei faraoni”: riapre la sezione egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Source: repubblica.it
Finalmente, dopo 6 anni, domani sarà riaperta al pubblico la sezione egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’evento coincide con l’ultima tappa del progetto espositivo “Egitto Pompei” che ha unito il museo partenopeo con il Museo Egizio di Torino e Pompei, seguendo l’inaugurazione della nuova Sala dei culti orientali. Non a caso, alla cerimonia ufficiale di apertura delle 17:00, oltre al Direttore del MANN Paolo Giulierini, parteciperanno anche il Direttore dell’Egizio Christian Greco e il Soprintendente del sito vesuviano Massimo Osanna. I lavori di ristrutturazione e rinnovamento degli spazi espositivi, costati 1.200.000 euro, metteranno a disposizione dei visitatori cinque sale con i seguenti temi: Uomini e Faraoni, La Tomba e il Corredo Funerario, La Mummificazione, Il Mondo magico e religioso, La Scrittura, i Mestieri e l’Egitto in Campania.
La collezione, una delle più importanti d’Italia con i suoi 2500 reperti, è la più antica d’Europa; infatti, anticipando di qualche anno la costituzione delle raccolte di Berlino, Torino, Louvre e Vaticani, nel 1821, il Real Museo Borbonico (1816) aprì ufficialmente il “Portico dei Monumenti Egizi” esponendo l’unico pezzo faraonico del nucleo originario, il cosiddetto Naoforo Farnese (una statua di XXVI dinastia recuperata a Roma nel ‘600) insieme al gruppo del Cardinale Stefano Borgia. L’alto prelato, in qualità di Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, tra il 1770 e il 1789, aveva potuto accumulare numerosi oggetti esotici recuperati dai suoi missionari sparsi in tutto il mondo. A questi, si aggiunsero i reperti scoperti nei siti campani come Pompei, Pozzuoli, Cuma e, nel 1826, quelli appartenuti a Giuseppe Picchianti, viaggiatore veneto che, spinto dalle delle imprese padovano Belzoni, passò sei anni in Egitto raccogliendo materiale lungo tutto il Nilo. Una parte di questa collezione fu acquistata dal British Museum, mentre un’altra fu venduta dalla vedova dell’avventuriero, la contessa Angelica Droso, proprio dal museo napoletano.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli: inaugurata la sala dei culti orientali

Source: beniculturali.it
Domani, 29 giugno, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli metterà a disposizione un nuovo percorso espositivo dedicato alla diffusione dei culti orientali nel mondo romano. “Egitto-Napoli. Dall’Oriente”, a cura di Valeria Sampaolo, è la terza tappa del progetto “Egitto-Pompei”, in attesa della quarta e ultima che l’8 ottobre, sempre nel museo napoletano, vedrà finalmente la riapertura della sezione egizia. Una sala al secondo piano, in prosecuzione di quella dell’iseo pompeiano, conserverà testimonianze trovate in Campania dell’arrivo di divinità orientali – come Attis, Cibele, Sabazio, Mitra ma anche il Dio ebraico – tra cui Iside fu sicuramente la più amata. Spiccano gli affreschi con scene di cerimonie isiache dalla Palestra di Ercolano, la “nicchia isiaca” dai Praedia di Giulia Felice a Pompei (finora nei depositi del museo) e, soprattutto, le tre bellissime coppe in ossidiana (skyphoi) da Stabia, forse di produzione alessandrina (I sec. a.C.-I d.C.), con intarsi in pietra dura e lamelle d’oro (vedi foto).
http://www.museoarcheologiconapoli.it/mann/2016/06/egitto-napoli-dalloriente-dal-29-giugno-2016/