Articoli con tag: Medio Regno

Scoperte 9 teste di coccodrillo nei pressi del tempio di Deir el-Bahari

Ritrovamento unico nel suo genere quello effettuato dagli egittologi diretti da Patryk Chudzik (Centro di Archeologia del Mediterraneo dell’Università di Varsavia) nella necropoli di el-Asasif Nord, a Tebe Ovest. Il team polacco ha infatti scoperto 9 teste di coccodrillo in due tombe di Medio Regno situate nei pressi del tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari, anch’esso sotto la concessione di scavo e restauro della stessa missione.

L’importanza della scoperta sta proprio nel contesto perché, a differenza delle più comuni mummie di coccodrillo lasciate in offerta nei templi dedicati al dio Sobek, finora non si conoscevano casi di deposizioni del genere in tombe. Le teste, di cui si conservano solo frammenti di cranio e mandibola, osteodermi e denti (foto in alto), non erano mummificate ma semplicemente avvolte in teli e lasciate come parte del corredo funerario. Gli animali dovevano raggiungere in origine tra i 2 e i 4 metri di lunghezza, ma il cattivo stato di conservazione non ha permesso di capire come siano stati decapitati.

Nello specifico, però, i resti dei rettili non si trovavano proprio nelle tombe ma in mucchi di terra accanto agli ingressi delle sepolture di Khety (TT 311), cancelliere sotto Mentuhotep II (2055-2002 a.C.), e di un anonimo funzionario coevo. Questi cumuli sono il risultato degli scavi dell’egittologo statunitense Herbert Winlock (Metropolitan Museum di New York) che lavorò nell’area circa un secolo fa e che, a quanto pare, era poco interessato a quel tipo di reperto lasciandolo tra gli scarti.

Il motivo della presenza di coccodrilli in tombe potrebbe essere riportato alla protezione di Sobek nell’aldilà e all’identificazione del defunto con la sua forma solare Sobek-Ra, ipotesi comunque approfondita in una pubblicazione di Patryk Chudzik e Urszula Iwaszczuk che aveva anticipato la notizia.

Il sito della missione: http://www.templeofhatshepsut.uw.edu.pl/en

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Deir el-Bahari, scoperto deposito di offerte ad Hathor sotto il tempio di Hatshepsut

ph. Polish Centre of Mediterranean Archaeology/M. Jawornicki

Torniamo a parlare dei “leak” della serie Lost Treasures of Egypt di National Geographic, anche se, in questo caso, la notizia sia stata già ampiamente diffusa su siti e blog online. Nel 5° episodio, dedicato alle regine egizie, tra le altre cose si parla anche di una scoperta effettuata sotto il tempio funerario di Hatshepsut, a Tebe Ovest, in un luogo apparentemente già indagato.

La missione polacca del Centro di Archeologia del Mediterraneo dell’Università di Varsavia, diretta da Patryk Chudzik, stava lavorando al restauro della Cappella di Hathor a Deir el-Bahari, nella porzione più meridionale del tempio, e, temendo per la stabilità di una tomba sottostante, aveva deciso di consolidarne il soffitto. La struttura ipogea, composta da un corridoio di 15 metri e da una camera funeraria con un foro per il sarcofago scavato nel pavimento, era già nota dalla fine del XIX secolo, quando era stata brevemente segnalata da Édouard Naville. Tuttavia, l’interno – a quanto pare, poco promettente – non era mai stato scavato sistematicamente fino alla primavera di quest’anno.

Gli archeologi polacchi si sono infatti accorti che tutta la superficie era ancora coperta da uno strato di detriti alto circa mezzo metro (foto in alto a destra) e pieno di di reperti. I pochi oggetti rimasti del corredo originale, tra cui spicca una statuetta in legno (in basso a destra), hanno permesso di datare la struttura all’inizio del Medio Regno, quindi 500 anni prima della costruzione del santuario di Hatshepsut. Purtroppo, l’assenza di iscrizioni e del sarcofago – probabilmente trafugato in antichità – non permettono di capire a chi appartenesse la tomba; tuttavia, secondo Chudzik, il defunto doveva essere un familiare stretto del faraone Mentuhotep II (2055-2004 a.C.), il cui tempio funerario era immediatamente a sud.

La stragrande maggioranza dei circa 500 oggetti risale però alla XVIII dinastia, facendo pensare a un riutilizzo – oltre che per sepolture ancora più tarde (come si vede da frammenti di sarcofagi di III Periodo Intermedio, come quello in alto a sinistra) – legato alla vita del Djeser-Djeseru di Hatshepsut.

Insieme a comuni vasi in ceramica, alcuni contenitori hanno forme femminili stilizzate in cui si evidenziano i seni (foto in basso); inoltre, sono stati ritrovati amuleti e parti di sculture in pietra di Hathor, figurine in faience di donne nude e statuette in argilla raffiguranti bovini (foto in alto). Tale materiale rimanda con evidenza a una funzione propiziatoria legata alla fertilità e alla dea venerata proprio sopra la tomba che, secondo il direttore della missione, sarebbe quindi servita come deposito delle offerte fatte dai fedeli al santuario.

Source: National Geographic “Lost Treasures of Egypt” 03×05

https://pcma.uw.edu.pl/en/2021/11/25/deir-el-bahari-extraordinary-discovery-under-the-chapel-of-hathor/

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Il cuore mummificato di un visir di 4000 anni

Source: elindependiente.com (ph. Patricia Mora)

Nella primavera del 2017, la missione del Middle Kingdom Theban Project, diretta da Antonio Morales (Universidad de Alcalá), aveva effettuato un curioso ritrovamento nell’area tra el-Asasif e Deir el-Bahari, a Tebe Ovest (link al vecchio articolo). Ripulendo l’angolo nord-orientale del cortile della tomba di Ipi (TT 315) – visir sotto il faraone Amenemhat I (1994-1964 a.C.) –, gli archeologi spagnoli avevano individuato un corridoio lungo 8 metri e largo 3, ancora stipato di contenitori di ceramica. All’interno di questo cubicolo si trovavano 56 giare, già scavate nel 1921-22 dall’egittologo americano Herbert Winlock (Porter-Moss I-1, p. 390) che probabilmente aveva valutato poco interessanti questi reperti portandone in patria solo 4. In realtà, grazie a un’indagine più approfondita, è emerso che i vasi sigillati servissero a conservare resti di bende di lino, sudari, oli, resine e circa 200 sacchetti di natron (40/50 kg in tutto). In sostanza, si trattava di un ambiente accessorio atto a immagazzinare tutto il materiale di scarto del processo di mummificazione che, in quanto impuro, non poteva restare nella tomba vera e propria.

Tra i particolari più interessanti c’era un involucro il cui contenuto era stato già allora identificato come un possibile cuore umano; a distanza di oltre 4 anni, in un’intervista al giornale El Indipendiente, Morales ha confermato l’ipotesi e ha sottolineato la rarità del ritrovamento. La notizia è stata presentata da un pezzo (qui per ulteriori dati e foto), ma vale la pena approfondirla anche sul blog. In una delle giare, infatti, tra i vari sacchetti di natron che servivano a far disidratare il cadavere, c’era un pacchetto in lino che racchiudeva il muscolo cardiaco coperto da uno strato di resina. Il trattamento dell’aorta era particolarmente accurato con un bendaggio attento e la chiusura con un rotolo di lino.

L’imbalsamazione a parte del cuore non è di certo una novità, anzi, si hanno diversi esempi soprattutto per il Terzo Periodo Intermedio; tuttavia, l’organo era sempre riposto nella cavità toracica alla fine del rituale. Diverso è questo caso. Il direttore della missione ha affermato che, se si esclude una mummia nubiana in Sudan, quello della TT 135 sarebbe il primo ritrovamento di un cuore all’esterno del corpo.

Ma allora a cosa è dovuta questa particolarità?

Da scartare subito è l’ipotesi damnatio memoriae. Sembra improbabile che la presenza del cuore tra il materiale impuro sia da imputare a un tentativo di punire il defunto privandolo dell’organo più importante e, di conseguenza, impedendo la sua esistenza nell’aldilà. Mancano infatti nella tomba altre tracce di deturpazione e il nome di Ipi sul sarcofago non presenta alcuna cancellazione, come invece ci si sarebbe aspettato in un caso simile. La spiegazione, invece, potrebbe essere molto più prosaica. Secondo Morales, infatti, i sacerdoti preposti alla mummificazione si sarebbero semplicemente sbagliati, confondendo l’involucro del cuore con uno dei tanti sacchetti di natron e riponendolo in una giara.

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Scoperta tomba di Medio Regno a Lisht

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Source: MoA

Continuano le news da Lisht, la necropoli della capitale del Medio Regno Itj-tawy. A pochi giorni dall’annuncio della documentazione di 802 tombe già note, ne è stata scoperta una nuova, scavata nella roccia a circa 300 metri a N-E dalla piramide di Sesostri I (vedi mappa in basso). Gli archeologi egiziani hanno individuato la sepoltura di un funzionario, di cui ancora non si conoscono ancora né nome né titoli, composta da una corte aperta e da un corridoio iscritto che si addentra nella collina. Il passaggio termina in un’ampia sala sul cui lato ovest si trova una piccola cappella decorata di cui il Ministero delle Antichità non ha fornito foto.

Nel cortile esterno è stato trovato anche un pozzo profondo 3 metri che conduce alle camere funerarie vere e proprie. Dal lato ovest del fondo, infatti, si accede a due stanze successive in cui sono stati ricavati due sarcofagi in calcare scavati nel pavimento. In particolare il secondo, vuoto come il primo, presenta una strana lavorazione a “scalini” all’interno. Anche sulla faccia sud del pozzo si apre un corridoio che conduce ad altre stanze che saranno scavate nella prossima stagione.

 

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Deir el-Bahari: (ri)scoperte 56 giare con materiale per mummificazione

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Source: MoA

Non è detto che scavare in aree già indagate non porti sorprese. Anzi, in contesti del genere, le scoperte sono molto più frequenti di quello che si pensa. È un esempio l’ultimo ritrovamento effettuato a Deir el-Bahari (Tebe Ovest) dai membri del Middle Kingdom Theban Project, missione focalizzata sullo scavo, il restauro, lo studio epigrafico e la pubblicazione di alcune sepolture di Medio Regno (TT 313, TT 315, CG 28023). Proprio ripulendo l’angolo nord-orientale del cortile della tomba di Ipi (TT 315) – visir sotto Amenemhat I (1994-1964) -, gli archeologi spagnoli diretti da Antonio Morales (Universidad de Alcalá) hanno individuato una camera accessoria piena di contenitori ceramici. In realtà, queste giare – 56 per l’esattezza – erano state già scoperte nel 1921-22 dall’americano Herbert Winlock (Porter-Moss I-1 p. 390) che, tuttavia, non le aveva ripulite probabilmente considerandole reperti di minore importanza. Invece, il loro contenuto potrebbe essere fondamentale per lo studio dei metodi di mummificazione del Medio Regno. Al loro interno, infatti, si trovavano teli di lino lunghi oltre 4 metri, rotoli di bende, abiti, stracci vari e porzioni di tessuto più sottile per avvolgere le dita del defunto. Inoltre, c’erano anche vari strumenti di legno e rame e circa 300 sacchetti contenti natron, sabbia, resine e altri prodotti da utilizzare per l’imbalsamazione di Ipi il cui cuore, estratto e trattato, potrebbe essere stato individuato tra questo materiale da Salima Ikram (American University of Cairo). Importanti anche i sigilli sui tappi e le iscrizioni in ieratico sulla ceramica.

 

http://thebanproject.com

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Source: MoA

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Luxor: scoperto per la prima volta un giardino funerario

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Source: MoA

Straordinaria scoperta quella effettuata, ancora una volta (!), dalla missione a Dra Abu el-Naga, Tebe Ovest, diretta da José Manuel Galán (“Proyecto Djehuty”). Scavando nella corte aperta di una tomba di Medio Regno, gli egittologi spagnoli hanno ritrovato la prima testimonianza archeologica di giardino funerario che, finora, era conosciuto solo dalle fonti iconografiche (come nel dipinto dalla tomba di Nebamun della XVIII din., ora conservato al British Museum; foto in basso) e da modellini funebri. La struttura, di 3 x 2 metri, è suddivisa in una griglia di aiuole quadrate di circa 30 cm di lato in cui erano coltivati vari tipi di fiori e piante; al centro, invece, due quadranti rialzati potevano contenere arbusti. Nell’angolo occidentale, si sono addirittura conservate le radici e 40 cm del tronco di un piccolo albero (una tamerice; foto in fondo) accanto al quale, ancora in situ, era deposta una ciotola contenente un’offerta di datteri e altri frutti (immagine in basso a sinistra). Il giardino aveva una funzione rituale legata alla rigenerazione del defunto e ora si aspettano le analisi paleobotaniche sui semi raccolti per capire quali tipi di piante vi erano coltivati.

Ma le sorprese non si fermano qui. Le autorità ministeriali, infatti, hanno annunciato che è stata ritrovata anche una cappella funeraria in mattoni crudi (46 x 70 x 55 cm) addossata alla facciata della tomba rupestre e con dentro ancora tre stele appartenenti a defunti di XIII dinastia (1800 a.C. circa).

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Assuan: scoperta tomba intatta di Medio Regno

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Source: MoA

Grandissima scoperta quella effettuata a chiusura di missione del Proyecto Qubbet el-Hawa”, ad Assuan Ovest. Gli archeologi spagnoli diretti da Alejandro Jiménez-Serrano (Universitad de Jaén) hanno individuato una ricca tomba intatta (QH34bb) di Medio Regno appartenente a un certo Shemai, figlio di Khema, nomarca sotto Amenemhat II (1919-1885), e di Saterhotep e soprattutto fratello di Sarenput II, uno dei più importanti governatori di Elefantina della XII dinastia, in carica sotto i regni di Sesostri II (1885-1878) e Sesostri III (1878-1846).

L’alto rango sociale del defunto è sottolineato dal corredo, ritrovato completo all’interno della camera funeraria (2,5 x 1 m) scavata nella roccia in fondo a un pozzo di 2 metri: due sarcofagi in legno di cedro – l’esterno è stato distrutto dalle termiti, mentre l’interno è in ottimo stato di conservazione e reca ancora il nome e i titoli del morto – (foto in alto), una copertura policroma in cartonnage posta sulla mummia con maschera e pettorale, una serie di vasi ceramici e i tipici modellini lignei dell’epoca, che ritraggono imbarcazioni e scene di vita quotidiana.

Purtroppo, al momento, non sono state rilasciate foto di questi oggetti, quindi si aspettano ulteriori informazioni dal Ministero delle Antichità e dal sito della missione: http://uja.molobo.es/.

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Source: MoA

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Source: abc.es

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Middle Kingdom Studies 2: “The World of Middle Kingdom Egypt (2000-1550 BC)”, Volume II

9781906137489.jpg“Middle Kingdom Studies”, la nuova collana di volumi completamente dedicata al Medio Regno, si arricchisce di una seconda pubblicazione: “The World of Middle Kingdom Egypt (2000-1550 BC), Vol. II” (ed. Miniaci, Grajetzki). Sono particolarmente felice di presentarvi quest’opera perché ho collaborato per l’editing finale. In ogni caso, seguendo l’impostazione del 1° volume, il testo raccoglie interventi di studiosi internazionali su tematiche riguardanti l’Egitto dal 2000 al 1550 a.C. circa. Ricordo che la serie è stata ideata da Gianluca Miniaci (Università di Pisa), caporedattore, per dar voce a un argomento stranamente poco dibattuto, anche grazie a un approccio multidisciplinare che non si limiti alla sola egittologia, ma che comprenda anche archeometria, sociologia, antropologia e lo studio di aree geografiche limitrofe. Nel corso del 2016, sono previsti altri tre volumi della serie: Stephen Quirke, “Birth tusks: the armoury of health in context – Egypt 1800 BC”; Lubica Hudáková, Andrea Kahlbacher (ed.), “Change and Innovation in Middle Kingdom Art. Proceedings of the MeKeTRE Study Day held at the Kunsthistorisches Museum, Vienna (3rd May 2013)”; Danijela Stefanović, “Dossiers of Ancient Egyptian Women. The Middle Kingdom and Second Intermediate Period”.

Gli articoli del secondo volume (http://www.goldenhp.co.uk/index2.htm) sono i seguenti:

  • Tombs in transition: MIDAN.05 and windows in the early Eighteenth Dynasty
    Marilina Betrò
  • Precious finds from an early Middle Kingdom tomb in Thebes: reconstructing connections between the dead and their goods
    Anna Consonni
  • Umm-Mawagir in Kharga Oasis: an Industrial Landscape of the Late Middle Kingdom/Second Intermediate Period
    John Darnell, Colleen Darnell
  • The tomb of a Governor of Elkab of the Second Intermediate Period
    Vivian Davies
  • An Isolated Middle Kingdom Tomb At Dayr Al-Barsha
    Marleen De Meyer
  • The Transmission of Offices in The Middle Kingdom
    Nathalie Favry
  • The stela of the Thirteenth Dynasty treasurer Senebsumai
    Wolfram Grajetzki, Gianluca Miniaci
  • Some Remarks on the Relations between Egypt and the Levant during the late Middle Kingdom and Second Intermediate Period
    Karin Kopetzky
  • Female Burials in the Funerary Complexes of the Twelfth Dynasty: an Architectonic Approach
    Ingrid Melandri
  • Diachronic questions of form and function: falcon-head utensils in Middle Kingdom contexts
    Stephen Quirke
  • The Egg is a metaphor for Isis: a Coffin Text Imagery
    Mohammed Gamal Rashed
  • ‘Writing-Board Stelae’ with Sokar-Formula: Preliminary Account
    Gloria Rosati
  • Two loose blocks from Hawara of Sobek-Hotep
    Ashraf Senussi, Said Abd Alhafeez Abd Allah Kheder
  • An unpublished Scarab of Queen Tjan (Thirteenth Dynasty) from the Louvre Museum (AF 6755)
    Julien Siesse
  • Literary exploitation of a craftman’s device: the sandal-maker biting leather (Teaching of Chety, pSallier VIII, 12). When philology, iconography and archaeology overlap
    Pascal Vernus
  • Boundaries of Protection: Function and Significance of the Framing (Lines) on Middle Kingdom Apotropaia, in particular Magic Wands
    Fred Vink
  • On the Context and Conception of Two ‘Trademark’ Styles from Late Middle Kingdom Abydos
    Paul Whelan
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Conferenza internazionale (Parigi, 23-24 giugno): “Voices, images, and artefacts of ancient craftsmen/women: encountering the material producers of Middle Bronze Age Egypt (2000-1500 BC)”

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L’applicazione delle moderne categorie mentali alle civiltà del passato ha sempre creato fraintendimenti ed errate gerarchizzazioni di valori. È così che si è diviso tra arte e artigianato solo per la predilezione dell’aspetto estetico – sempre giudicato secondo i canoni di bellezza contemporanei – rispetto a quello funzionale dei reperti archeologici. In questo modo, gli archeologi del passato hanno colpevolmente messo in secondo piano informazioni fondamentali per la comprensione dell’essenza stessa dell’oggetto di studio. Fortunatamente, negli ultimi anni, si sta assistendo a una rivalutazione di queste produzioni di “serie B” che comprende una maggior attenzione alle tecniche di realizzazione, agli strumenti adottati, ai materiali scelti e all’identikit degli artigiani. Un recente esempio è la costituzione delle nuove gallerie dedicate alla cultura materiale nel Museo Egizio di Torino.

In quest’ottica, segnalo “Voices, images, and artefacts of ancient craftsmen/women: encountering the material producers of Middle Bronze Age Egypt (2000-1500 BC)”, interessante conferenza internazionale che si terrà a Parigi il 23 e il 24 giugno e che tratterà proprio di tutti quegli aspetti che caratterizzano la produzione artigianale nell’Egitto del Medio Bronzo. Studiosi da tutta Europa interverranno sui modi di rappresentazione, linguistica e figurativa, degli artigiani e sulla percezione che essi avevano del loro stesso lavoro (Es. “Satira dei mestieri”), portando al centro del dibattito la società egiziana attraverso un approccio multidisciplinare; oltre a egittologi, infatti, saranno presenti anche orientalisti, grecisti e antropologi. Poi, passando dal soggetto all’oggetto, grazie alle analisi archeometriche saranno illustrate le tecniche di lavorazione, le materie prime, gli strumenti e i centri di produzione. Inoltre, si parlerà anche dell’interscambio delle conoscenze e dei canali di circolazione delle idee prima ancora delle merci.

Il convegno rappresenta il momento conclusivo di “S.H.A.P.E. – Seeing and Hearing the Ancient Producers of Egypt”, progetto di ricerca internazionale Marie Curie del dott. Gianluca Miniaci, promosso dal Dip. di Scienze storiche e filosofiche  dell’École Pratique des Hautes Études  e con la collaborazione dell’Università di Pisa.

 

23-24 Giugno

Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) – Auditorium

2, rue Vivienne – 75002 Paris

 

Per il programma completo e maggiori informazioni:  http://www.egypt-shape.com/news/

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El-Lisht, scoperta tomba di “Portatore del sigillo reale”

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Source: MSA

Nel sito di El-Lisht, 60 km a sud del Cairo, è stata individuata fortuitamente la tomba di un alto funzionario della XII dinastia che si fregiava del titolo di “Portatore del sigillo reale”. La scoperta è stata effettuata durante la pulizia della zona a sud della piramide di Sesostri I (1964-1919) dalla squadra diretta da Mohammad Yusuf, Direttore dell’area di Dashur, e da Sarah Parcak (University of Alabama), “archeologa spaziale” nota soprattutto per le sue attività di documentazione e monitoraggio degli scavi illegali e di ricerca di siti nascosti attraverso immagini satellitari (grazie alle quali ha recentemente vinto il TED Prize e un finanziamento da 1 milione di dollari).

La tomba apparteneva a un certo Antef figlio di Ipi ed è scavata nella roccia e accessibile con una rampa di mattoni crudi. Sulle pareti sono incise scene del defunto e dei suoi familiari durante offerte cerimoniali a diverse divinità. El-Lisht è tra le più importanti necropoli del Medio Regno e, oltre alla piramide di Sesostri I, presenta anche quella di Amenemhat I più numerose mastabe di governatori e altri membri dell’élite.

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