Articoli con tag: Meroe

Riaperta dopo un secolo la tomba di una regina di Meroe

Die unterirdischen Grabkammern der Pyramide von Königin Khennuwa in Meroe

Source: dainst.org

Dopo quasi 100 anni, 94 per la precisione, la camera sepolcrale di una piramide torna a mostrare le sue splendide pitture. Questo, però, succede in Sudan che, non tutti sanno, conserva più piramidi dell’Egitto. Dall’VIII secolo a.C., infatti, i sovrani kushiti della XXV dinastia cominciarono a farsi seppellire nelle necropoli di el-Kurru e Nuri, a Napata, in tombe monumentali, anche se molto più piccole delle “cugine” egiziane, probabilmente per sottolineare il loro nuovo titolo faraonico. In seguito, fino al III secolo d.C., quest’usanza fu adottata anche a Meroe, nelle necropoli nord e sud (patrimonio UNESCO dal 2011).

Proprio nel cimitero reale settentrionale, si trova quel che resta della piramide in questione, costruita agli inizi del IV sec. a.C., ma utilizzata verso la metà del III dalla regina Khennuwa, Grande Sposa Reale del re di Kush Amanislao. La sovrastruttura è stata distrutta dai cercatori di tesori dell’Ottocento che non immaginavano come, in realtà, fungesse da segnacolo pieno per le due camere funerarie scavate 6 metri in profondità (un po’ come la piramide di Djoser). La struttura ipogea fu scoperta solo nel 1922 da George A. Reisner (Boston Museum of Fine Arts) che, però, fu piuttosto approssimativo nella documentazione fornendo pochissimi dati e lasciando una grande lacuna sulla conoscenza di Khennuwa che è attestata solo per la sua tomba. Anche per questo, a distanza di un secolo, si è deciso di riaprire la sepoltura così da completarne la documentazione e consolidare le decorazioni parietali per una futura fruizione turistica. Il progetto fa parte degli obiettivi della “Qatari Mission for the Pyramids of Sudan”, diretta da Sheikh Hassan bin Mohammed bin Ali Al Thani, in collaborazione con la Sudanese National Cooperation of Antiquities e il Deutsches Archäologisches Institut di Berlino.

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Sudan, missione italo-russa scopre cartigli di sovrani meroitici

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Source: nationalgeographic.com.es

Con un po’ di ritardo, segnalo un’interessante notizia che viene, questa volta, dal Sudan. Circa 10 giorni fa, in attesa della pubblicazione ufficiale, sono stati resi noti alcuni risultati dell’VIII campagna di scavo italo-russa ad Abu Erteila, circa 200 km a nord dalla capitale Khartum. La missione, patrocinata dall’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO) e dall’Institute of Oriental Studies of the Russian Academy of Sciences e diretta dal prof. Eugenio Fantusati (“Sapienza” – Università di Roma) e dalla dott.ssa Eleonora Kormysheva, lavora dal 2008 nel sito nubiano sviluppatosi in piena età Meroitica classica (III-I sec. a.C.) nella cosiddetta “isola di Meroe”, all’incrocio tra Nilo, Nilo Azzurro e Atbara. In particolare, le scoperte più rilevanti, effettuate tra novembre e dicembre dello scorso anno, si concentrano in corrispondenza del naos di un tempio del I sec. a.C.-I sec. d.C. la cui divinità non è stata ancora individuata. Qui, infatti, sono stati ritrovati un altare rituale in basalto e un basamento (vedi foto), forse per barca sacra, con figure divine e i cartigli con i nomi, scritti in geroglifico egiziano, del re Natakamani e della regina Amanitore che gli successe (12 a.C.-20 d.C.).

P.S. Ringrazio il dott. Marco Baldi, vice-direttore della missione, per avermi gentilmente fornito queste informazioni (Che strano riprendere in mano il testo del mio primo esame universitario! Fantusati E., Antica Nubia. Storia dell’alta valle del Nilo, Roma 1999).

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Scoperta industria del ferro del Regno di Kush

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Source: popular-archaeology.com

La notizia, in realtà, risale all’inizio dell’estate, ma ho avuto modo solo ora di leggere i particolari. Ad Hamabab, a 3 km da Meroe in Sudan, rilevazioni archeometriche hanno permesso di individuare un centro di produzione del ferro del Regno di Kush (IX sec. a.C. – IV sec. d.C:). Chris Carey, ricercatore presso la University of Brighton, ha applicato, per la prima volta nell’archeo-metallurgia, una combinazione di gradiometria (analisi delle variazioni dei campi magnetici) e misurazione della resistività elettrica per scovare strutture antropiche nel sottosuolo. Grazie a questi dati, Jane Humphris della UCL Qatar ha liberato dalla terra un laboratorio di fusione del ferro dove, per mezzo di due forni, venivano realizzati strumenti, armi e ornamenti. Un’istallazione del genere è molto rara e sarebbe solo la terza scavata nei pressi di Meroe. Ora, verranno effettuate analisi geochimiche e isotopiche sulle scorie di lavorazione per vedere se fossero trattati anche altri titpi di metallo.

 

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“Excavation in the Meroitic Cemetery of Dangeil, Sudan”

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Source: Berber-Adibiya Archaeological Project

Nel 2002, gli abitanti del villaggio sudanese di Dangeil (sud della V cataratta) scoprirono per caso una necropoli kushita risalente al I sec. d.C. Da allora, l’indagine archeologica è affidata alla National Corporation for Antiquities and Museums in collaborazione con il British Museum attraverso il Berber-Adibiya Archaeological Project grazie al quale sono state individuate 52 tombe ipogee. Nella maggior parte dei casi, le sepolture sono semplici fosse triangolari (vedi foto) con una scala di accesso che parte dal vertice dell’altezza (orientamento E-O) e che arriva a una stanza sepolcrale ovale. I defunti sono in posizione fetale, in asse N-S e con il volto diretto a ovest.

Molto interessanti gli oggetti provenienti dai corredi, tra cui spiccano i grandi vasi che contenevano birra di sorgo, una particolare forma ceramica con sette coppe unite, una scatoletta apotropaica in faience decorata con due udjat e un rarissimo anello-sigillo in argento con l’immagine di una divinità cornuta interpretata come Amon. La cosiddetta “Tomba dell’arciere”, invece, è chiamata così per la presenza di numerose punte di freccia e perché, al pollice destro dello scheletro, era ancora infilato un anello di pietra che veniva usato per agganciare la corda. I Nubiani erano degli abili arcieri; non a caso, durante l’Antico Regno, gli Egizi chiamavano la Bassa Nubia Ta-Sety, “Terra dell’Arco”.

Queste e molte altre informazioni sullo scavo (corredate di foto) sono ora disponibili grazie alla pubblicazione gratuita in PDF Excavation in the Meroitic Cemetery of Dangeil, Sudan” di Nahmoud Suliman Bashir (NCAM) e Julie Anderson (BM):

http://bookleteer.com/book.html?id=2963&ui=embed#page/1/mode/1up

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