Articoli con tag: ministero delle antichità

Accorpati Ministeri delle Antichità e del Turismo

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Source: Egypt Today

Stamattina, la camera dei rappresentanti egiziana ha approvato un rimpasto di governo con l’aggiunta di alcuni ministeri. Tra i provvedimenti presi c’è anche l’accorpamento del Ministero delle Antichità con quello del Turismo che passano entrambi sotto la direzione di Khaled el-Enany (in foto), già ministro delle Antichità dal 23 marzo 2016. Rania al-Mashat, invece, passa dal Turismo alla Cooperazione Internazionale. I due dicasteri tornano quindi uniti come dal 1964 al 1966.

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Khaled el-Enany nuovo Ministro delle Antichità

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Source: weekly.ahram.org.eg

Nella mattinata di oggi, nell’ambito di un parziale rimpasto del Gabinetto del governo egiziano che ha visto la nomina di 10 nuovi ministri, Khaled el-Enany ha sostituito Mamdouh el-Damaty alla guida del Ministero delle Antichità. El-Enany era il direttore generale del Museo Egizio del Cairo e del National Museum of Egyptian Civilization di Fustat (il suo CV completo). Cambiato anche il capo del dicastero del Turismo che ora è Yehia Rashed.

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Un database digitale per combattere il traffico di antichità

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Source: english.ahram.org.eg

Dal 25 gennaio 2011, l’Egitto è entrato in una delle peggiori crisi della sua storia e ancora stenta a riprendersi. La “Primavera araba”, gli scontri di piazza, i giochi di potere tra uomini del vecchio regime, istituzioni religiose ed esercito hanno creato una grave instabilità politica e un abbandono del controllo del territorio. Questa situazione, acuita dalla crisi economica, è diventata così il campo d’azione ideale per tombaroli e commercianti di antichità che si sono ritrovati con siti archeologici praticamente abbandonati e confini nazionali sempre più penetrabili.

Frequenti sono le notizie di reperti sequestrati alla dogana, ma continuano a restare troppi i lotti dall’origine dubbia messi all’asta in Inghilterra, Svizzera, Israele e USA. Per cercare di arginare queste esportazioni illegali, il Ministero delle Antichità, in collaborazione con l’American Research Center in Egypt e con Antiquities Coalition, gruppo internazionale che combatte i crimini contro i beni culturali, sta per lanciare un progetto che, però, appare tardivo. Nell’ancora incompleto Museo Nazionale della Civiltà Egiziana, situato in località Al-Fustat al Cairo (nell’immagine in alto, come dovrebbe apparire terminati i lavori), verrà istallato il Museum Digitization and Documentation Center con lo scopo di creare un database digitale con schede descrittive di tutti gli oggetti esposti nei musei archeologici del paese. Ogni dato (misure, materiale, collocazione, provenienza, datazione) sarà inserito in una sorta di “carta d’identità” del reperto facilmente consultabile in caso di sospetta compravendita del bene, così da velocizzare le procedure ufficiali di recupero. La digitalizzazione, finanziata con un milione di dollari, partirà a breve anche grazie a una serie di esperti del British Museum che formeranno funzionari e archeologi egiziani.

https://theantiquitiescoalition.org/problems-and-solutions/museum-digitization-and-documentation-center-in-egypt/

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Damietta, Sequestrati 1124 reperti archeologici in partenza per la Thailandia

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Giovedì scorso, la polizia doganale egiziana ha sventato un tentativo di traffico di antichità destinate al mercato nero asiatico. In una nave in partenza per la Thailandia dal porto di Damietta (costa del Mediterraneo), sono stati scovati addirittura 1124 reperti archeologici nascosti in casse di legno tra rotoli di carta igienica. Si tratta del più ingente sequestro dal 2011. La refurtiva comprende pezzi che vanno dall’età faraonica a quella greco-romana come vasi di ceramica e alabastro, statue in legno e pietra, tavole d’offerta in granito, poggiatesta, maschere funerarie, un frammento di colonna e tantissimi ushabti. Non si conoscono i siti di origine degli oggetti che, comunque, saranno studiati da una commissione speciale di esperti. Dalle foto a disposizione, però, almeno una parte della refurtiva sembra essere composta da copie.

Per le foto di alcuni dei reperti sequestrati: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.610315782441970.1073741903.391247427682141&type=3

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La crisi economica affossa il Ministero delle Antichità

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Banconota da 1 LE = 0.112166 €

In tempi di crisi economica, si sa, il settore più falcidiato dai tagli dei finanziamenti pubblici è quello della cultura. Il discorso vale soprattutto per il sistema egiziano perché, alla recessione globale, si sono aggiunti tutti i problemi nati con la “Primavera araba” e la conseguente instabilità politica. Basta vedere il budget statale messo a disposizione per il Ministero delle Antichità che è passato dai 1,3 miliardi di lire egiziane (circa 146 milioni di euro) del 2011 ai 125 milioni attuali (14 milioni). Una decurtazione del 90% in soli 4 anni! Questi sono i dati che ha presentato il ministro El-Damaty nell’ultima conferenza stampa cercando, in un certo senso, di giustificare una gestione sempre più difficile del patrimonio storico del paese: le missioni archeologiche locali diminuiscono, i restauri dei siti sono bloccati e la costruzione di musei è decisamente rallentata. Esemplari sono i casi del Grand Egyptian Museum e il Museo Nazionale della Civiltà Egiziana la cui inaugurazione è rimandata da anni ormai. Più della metà dei fondi pubblici è impiegata per pagare lo stipendio dei 39.000 dipendenti del ministero, comunque 7000 in meno rispetto al periodo pre-rivoluzione. I ricavi dai biglietti di musei e siti e dai bazar turistici affiliati non bastano, per questo si è cominciato a cercare altri progetti di self-funding come la vendita di riproduzioni di reperti archeologici e, soprattutto, le mostre all’estero come le recenti “Osiris, Egypt’s Sunken Mysteries” a Parigi e “The Golden Pharaohs and Pyramids: The Treasures from the Egyptian Museum, Cairo” a Tokyo.

Se poi aggiungiamo una gestione criminale delle somme stanziate per il ministero, la situazione si fa buia. A tal proposito, è di ieri la notizia di un’indagine amministrativa lanciata per verificare una presunta appropriazione indebita di una parte dei 150 milioni LE (16,8 milioni €) donati all’Egitto da altre nazioni, soprattutto Giappone, per la costruzione del GEM.

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Ministero delle Antichità lancia una raccolta fondi per ricomprare la statua di Sekhemka

Source: MSA

Source: MSA

Approfittando del provvedimento del governo britannico che ha esteso il blocco all’esportazione della statua di Sekhemka, dal Ministero delle Antichità egiziano è partita la proposta di una raccolta fondi per pareggiare l’offerta di 14 milioni di sterline e per riportare il reperto in Egitto. Già all’indomani della messa in vendita tramite asta di Christie’s, El-Damaty aveva condannato fortemente il fatto e aveva chiesto che la statua tornasse in patria, invano. Così, il ministro, conscio di avere le mani legate dal punto di vista legale, ha lanciato una campagna mediatica sui principali quotidiani inglesi (vedi immagine a sinistra) per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica; inoltre, si è rivolto in particolar modo agli uomini d’affari egiziani che vivono in Gran Bretagna chiedendo loro una somma sufficiente a ricomprare il pezzo per poi donarlo all’Egitto o almeno a un altro museo dell’isola. Intanto, durante la cerimonia di apertura dell’XI International Congress of Egyptologists, El-Damaty ha confermato di aver interrotto tutti i rapporti con il museo di Northampton che ha venduto la statua ottenendo circa 8 milioni di sterline.

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Wadi el-Hudi (Assuan), Scoperte tre stele inscritte di Medio Regno

Source: MSA

Source: MSA

Nel sito di Wadi el-Hudi, 35 km a SE da Assuan, la missione americana diretta da Kate Liszka (Princeton University) e Bryan Kraemer (University of Chicago) ha individuato tre stele in granodiorite con inscrizioni geroglifiche che le datano al Medio Regno. L’area era sfruttata per le miniere di ametista almeno da Mentuhotep IV, ultimo re della XI dinastia (2001-1994), fino al periodo romano. I testi di due delle stele, infatti, recano il cartiglio di Sesostri I (1964-1919) e potrebbero parlare di una spedizione del 28° anno di regno del faraone nel Deserto Orientale con lo scopo di procurarsi la bella gemma viola. Tuttavia, le incisioni sono ormai quasi completamente erose e ci vorrà la tecnica fotografica della Reflectance Transformation Imaging (RTI) per riuscire a leggerne tutto il contenuto.

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Alessandria, Statua del toro Api danneggiata durante il trasporto (?)

Source: english.ahram.org.eg

Source: english.ahram.org.eg

Un altro scandalo potrebbe scuotere le alte sfere del il Ministero delle Antichità. Nei giorni scorsi, è trapelata una notizia, ancora non confermata, che metterebbe di nuovo in discussione la gestione e la conservazione delle antichità da parte delle autorità egiziane. La bellissima statua in basalto del toro Api, realizzata per il nuovo Serapeo durante l’impero di Adriano (117-138), avrebbe subito gravi danni durante il trasporto dal Museo Greco-Romano di Alessandria (num. d’inventario 3512) al Museo Marittimo dove avrebbe dovuto essere preparata per un nuovo spostamento, questa volta più lungo, verso l’Europa. La scultura, infatti, farà parte dell’esposizione itinerante “Egypt’s Sunken Secrets” che porterà a Parigi, Berlino e Londra le grandi scoperte subacquee di Franck Goddio.

Nel frattempo, è arrivata una risposta ufficiale tramite Elham Salah, direttrice del Dipartimento dei Musei del ministero, che ha smentito le accuse del gruppo Egypt’s Heritage Task Force affermando che la statua è integra e che il restauro che sta subendo, dopo il primo alla fine dell’800 e quello di una decina di anni fa, sarebbe un semplice trattamento di routine in previsione del viaggio verso la capitale francese. Le lesioni, invece, sarebbero le stesse riscontrate dopo la scoperta del 1895. Ma, dopo la figuraccia della “barba di Tutankhamon“, è difficile credere alle dichiarazioni dei funzionari dell’MSA e, inoltre, dalle foto che stanno circolando sul web (vedi in basso), sembrerebbe che le fratture siano nuove, soprattutto in corrispondenza delle zampe del toro.

Source: Ahmed Shehab

Source: Ahmed Shehab

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Demolito sito greco-romano ad Alessandria

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Source: Egypt’s Heritage Task Force

Questa volta l’ISIS non c’entra nulla. La demolizione di un sito archeologico tramite bulldozer è avvenuta “legalmente” con il beneplacito del Ministero delle Antichità. Mercoledì scorso (15 aprile), un’intera necropoli greco-romana scoperta nel 2013 è stata distrutta a Camp Shizar, Alessandria. La giustificazione addotta da Mostafa Roshdy, Direttore delle Antichità della città, è che lo scavo avrebbe potuto creare pericoli di stabilità agli edifici adiacenti con relative lamentele (non confermate) degli abitanti. In realtà, sembrerebbe che l’MSA abbia ceduto alle pressanti richieste del costruttore. L’entità della perdita è evidente dalla raccolta di foto, prima e dopo l’azione delle ruspe, pubblicata dal gruppo facebook “Egypt’s Heritage Task Force” che aveva lanciato una campagna mediatica, purtroppo vana, per salvare il sito: https://www.facebook.com/EgyptsHeritageTaskForce/posts/1055248701171857

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Il sito dopo la demolizione.

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Nominato nuovo Ministro delle Antichità Egiziane

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Ennesimo cambio al Ministero delle Antichità, il quarto in tre anni. Il neoeletto presidente Al Sisi ha nominato ministro il Dr. Mamdouh Mohamed Gad Eldamaty che sostituirà Mohamed Ibrahim. Eldamaty è stato professore di archeologia presso l’Università del Cairo, Direttore Generale del Museo Egizio della capitale e Presidente del Comitato Internazionale dei Musei Arabi (ICOM-Arab).

http://www.el-balad.com/1002903

 

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