Articoli con tag: mummie

Saqqara, scoperti due laboratori per il trattamento delle mummie umane e animali

Source: Khaled Desouki / AFP

Tornano le grandi scoperte a Saqqara e, come al solito, non so da dove iniziare! Questa mattina, nei pressi della Piramide di Djoser, le maggiori autorità del Ministero del Turismo e delle Antichità e del Supremo Consiglio delle Antichità hanno annunciato a colleghi, giornalisti e ambasciatori stranieri il ritrovamento nell’area del Bubasteion di due laboratori – definiti i più grandi e completi mai individuati – per la mummificazione di uomini e animali, risalenti tra la fine della 30a dinastia e l’inzia dell’epoca tolemaica (350-250 a.C. circa).

Source: Khaled Desouki / AFP

Il laboratorio d’imbalsamazione umana è un edificio a pianta rettangolare con muri in mattoni di fango, diviso in una serie di stanze contenenti due letti su cui erano adagiati i cadaveri da trattare. L’utilizzo dei letti, alti 50 cm, lunghi 2 metri e larghi 1, è palesato dal materiale in cui sono fatti, cioè blocchi di pietra ricoperti da malta impermeabile, e dall’inclinazione che permetteva il deflusso in uno scolo del sangue e degli altri liquidi organici. Negli ambienti sono stati trovati diversi vasi ceramici per la conservazione degli ingredienti per la mummificazione (qui un approfondimento sulle origine esotiche di questi prodotti), coltelli, pinze e altri utensili, una gran quantità di lino e resina per il bendaggio, amuleti e strumenti rituali.

Anche il luogo per la mummificazione degli animali è un edificio rettangolare in mattoni crudi, con pavimento in calcare, in cui sono incassati 5 letti più piccoli, e una suddivisione interna di stanze preposte a diverse fasi della probabile imbalsamazione di gatti, vista la vicinanza al Bubasteion, il santuario consacrato alla dea Bastet.

Source: Khaled Desouki / AFP

Le scoperte non si fermano qui. Come infatti successo più volte nella stessa zona, sono state rinvenute anche due tombe di epoche diverse che testimoniano l’utilizzo continuato della necropoli nel corso dei millenni. La prima apparteneva a un funzionario della 5a dinastia (2400 a.C. circa), Ni-hesut-ba, “Sovrintendente degli scribi”, “Responsabile dello scavo dei canali” e sacerdote di Horus e Maat. In ogni caso, si tratta di una mastaba con la facciata che reca nome e titoli del proprietario e della moglie, una stanza trasversale con le classiche scene di vita quotidiana dell’Antico Regno, come attività agricole, caccia e pesca, e la camera funeraria con stele falsa-porta, scene della cerimonia funebre e elenchi di offerte (foto in alto).

La seconda tomba, appartenuta a Menkheper, sacerdote della dea cananea Kadesh durante la 18a dinastia (1400 a.C. circa), rispecchia la tradizione del Nuovo Regno ed è in parte scavata nella roccia. Dopo una porzione in muratura, c’è una stanza quadrata con pitture alle pareti che raffigurano defunto e moglie seduti davanti a una tavola d’offerta. Ma qui spicca la scoperta in una nicchia della bellissima statua in alabastro, alta un metro, di Menkheper, seduto in trono e con un fiore di loto portato al petto. Proprio sul busto reca quattro cartigli reali con la titolatura dei faraoni Thutmosi III e IV, che fra l’altro condividevano parzialmente con lui il prenome. Titoli e nome sono scritti in geroglifici blu sulla lunga veste bianca (foto a sinistra).

Source: facebook.com/luxortimesmagazine

La missione ha inoltre effettuato diversi altri ritrovamenti, tra cui un gruppo di statue in pietra e in legno di funzionari della 5a dinastia, un sarcofago perfettamente conservato in legno dipinto della fine del Nuovo Regno e dell’inizio del Terzo Periodo Intermedio (foto in alto), tavole d’offerta, amuleti, scarabei, ushabti, casse canopiche, sigilli, figurine in fango, frammenti di papiro, statuette di Ptah-Sokar-Osiride e perfino vasi contenenti formaggio di capra del 600 a.C.

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Scoperte nel Delta mummie dalla lingua d’oro

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

A Quesna (o Quweisna), località nel Delta 60 km a nord del Cairo, nota soprattutto per la necropoli dei falchi consacrati ad Horus, gli archeologi egiziani hanno scoperto una serie di sepolture risalenti a diverse epoche, tra cui spiccano tombe con mummie dalla lingua d’oro.

I corpi, seppur in cattivo stato di conservazione, hanno infatti rivelato la presenza di lamine auree all’interno della bocca, pratica che, durante l’epoca tolemaica, serviva ai defunti di parlare con Osiride. L’oro era usato anche per coprire direttamenti i cadaveri secondo una tradizione tipica soprattutto dell’epoca romana, mentre altre lamine del prezioso metallo erano in forma di scarabei e fiore di loto. Sono stati ritrovati anche numerosi amuleti funerari e scarabei in pietra, vasi di ceramica e strumenti per la mummificazione, mentre dei sarcofagi si sono preservati solo frammenti di legno e chiodi in bronzo.

La necropoli mostra diverse fasi di utilizzo, dall’epoca tarda a quella romana, passando per il periodo tolemaico. La peculiare struttura architettonica consiste in una stanza esterna con copertura a volta in mattoni crudi, un pozzo funerario e due camere sotterranee.

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Il Nobel per la Medicina a un mancato egittologo che per primo studiò il DNA delle mummie

Source: New York Times

Questa mattina (3 ottobre 2022) a Stoccolma è stato conferito il Premio Nobel per la fiosologia o medicina a Svante Pääbo, biologo svedese considerato il padre della paleogenomica, “per le sue scoperte riguardanti i genomi degli ominidi estinti e l’evoluzione umana. Rivelando le differenze genetiche che distinguono tutti gli esseri umani viventi dagli ominidi estinti, le sue scoperte forniscono la base per esplorare ciò che ci rende unicamente umani”. Il nome di Pääbo si lega soprattutto al sequenziamento del DNA mitocondriale dell’uomo di Neanderthal e alla scoperta, grazie al genoma, dell’ancora sconosciuta specie dell’Homo di Denisova.

Tuttavia Pääbo sarebbe potuto essere un Egittologo se l’avessero fatto scavare di più. Dopo una vacanza in Egitto, infatti, era rimasto affascinato dalla civiltà nilotica e si era iscritto alla facoltà di Egittologia presso l’Università di Uppsala, in Svezia; poi però, deluso dagli studi filologici, decise di passare a Medicina, per poi perfezionarsi nello stesso ateneo con un dottorato incentrato sull’immunologia molecolare. Successivamente ottenne due postdoc a Zurigo e Berkeley e infine fondò nel 1999 il Max Planck Institute per l’Antropologia evolutiva a Lipsia, centro in cui tuttora dirige il dipartimento di Genetica evolutiva. 

Evidentemente, però, la passione per l’Egitto non si spense e il giovane ricercatore fu il primo a provare a studiare il DNA di mummie in un periodo in cui, gli anni ’80, la clonazione biologica molecolare compiva i primi passi. Grazie all’aiuto del suo vecchio professore di Egittologia, Rostislav Holthoer, e di nascosto dal suo effettivo relatore di tesi, riuscì a raccogliere campioni da 23 mummie, risalenti dal 2600 a.C. al IV sec. d.C., conservate presso il Viktoria Museum di Uppsala e a Berlino, lavorando la sera o nei weekend a un progetto che portò alle seguenti pubblicazioni:

In realtà, il lavoro di Pääbo è stato oggetto di pesanti critiche da parte di altri scienziati quando fu chiaro che i suoi campioni potevano essere contaminati dal DNA moderno. Tuttavia, la sua intuizione aprì la strada a una serie di studi che, soprattutto oggi, grazie alle attuali tecnologie, permettono di ricavare importanti informazioni sulla vita di singoli individui e sulla storia genetica generale del popolo egizio.

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Assuan, team italo-egiziano scopre una tomba di epoca greco-romana

Ph. Piacentini (Università degli Studi di Milano); Source: ansa.it

Nuovi ritrovamenti sulla riva ovest di Assuan per la missione italo-egiziana diretta dalla prof.ssa Patrizia Piacentini (Università degli Studi di Milano) e da Abdel Monaem Said Mahmoud (Direttore generale delle Antichità di Assuan e della Nubia). Il team dell’EIMAWA – Egyptian-Italian Mission at West Aswan, attivo dal 2018 nella necropoli che si estende attorno al mausoleo islamico di Aga Khan, ha individuato una tomba di epoca greco-romana, ora identificata con la sigla AGH032.

La struttura, come annunciato dal Ministero del Turismo e delle Antichità, si compone di una parte esterna, costruita con blocchi di arenaria e mattoni di fango, che copriva la tomba vera e propria, composta da un corte scavata nella roccia e quattro camere funerarie ipogee. Sulla parete est dell’edificio esterno era ammassata una gran quantità di ossa animali, cocci e tavole iscritte, facendo presupporre che qui si deponessero offerte votive. All’interno della sepoltura (foto in alto), invece, si trovavano circa 20 mummie in buono stato di conservazione, appartenenti a più di una famiglia. Nonostante l’evidente passaggio di ladri, sono comunque stati ritrovati oggetti di corredo, come un sarcofago in terracotta per un bambino, tavole d’offerta, coperture in cartonnage per mummie, statuette in legno raffiguranti, tra l’altro, l’uccello ba e vasi in ceramica. Di un defunto, il cui corpo era stato spostato fuori da antichi tombaroli, è stato possibile risalire al nome, inciso in greco su una placchetta in rame (foto in basso) che indossava al collo: Nikostratos.

Ph. Piacentini (Università degli Studi di Milano); Source: ansa.it

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Ossirinco, scoperte due tombe di Epoca Tarda con mummie dalla lingua d’oro

La missione dell’Università di Barcellona, diretta da Maite Mascort i Roca ed Esther Pons Mellado (curatrice della sezione egizia del Museo Arqueológico Nacional di Madrid), ha scoperto due tombe di XXVI dinastia a El-Behnasa, nella provincia di el-Minya, luogo in cui sorgeva l’antica Ossirinco.

Seppur la città sia più nota per la sua fase tolemaica e romana, in particolare per l’enorme quantità di papiri ritrovati, Per-Medjed era già capitale del XIX nomo dell’Alto Egitto nel Periodo Tardo e forse anche dalla fine del Nuovo Regno. Proprio all’età saitica (VII-VI sec. a.C.) risale un’estesa area sepolcrale, utilizzata fino all’epoca bizantina, dove la missione spagnola lavora dal 1982.

In questa che è chiamata “Necropoli superiore”, il team spagnolo ha individuato, come detto, due tombe che seguono la classica tipologia architettonica dell’area: camere con volta a botte in blocchi di pietra e grandi sarcofagi antropoidi in calcare. Da segnalare che le due mummie avevano una lingua d’oro posizionata nella bocca (foto in alto).

Nella prima tomba, accanto al sarcofago dal volto di donna, era stato deposto in antichità il corpo di un’altra persona. La seconda tomba, invece, era ancora sigillato e presentava un corredo composto da 402 ushabti in faience, vasi canopi e diversi scarabei e altri amuleti.

http://www.ub.edu/visitavirtual/visita-virtual-oxirrinc/index.php?idi=EN

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I faraoni hanno una nuova casa: lo spettacolo di luci e musica della parata delle mummie reali

Si è da poco conclusa la “Pharaohs’ Golden Parade”, la spettacolare parata ufficiale che ha visto il trasferimento di 22 mummie reali dal Museo Egizio del Cairo al Museo Nazionale della Civiltà Egiziana (NMEC). Dopo che lo scorso luglio si era già proceduto a spostare 17 dei sarcofagi che li accompagnavano nelle cachette reali di Deir el-Bahari (TT320) e della tomba di Amenofi II (KV35), i corpi imbalsamati di faraoni e regine delle dinastie 17, 18, 19 e 20 hanno lasciato il luogo dove hanno riposato per oltre un secolo. In realtà l’evento era previsto per la fine del 2020 (e in effetti a dicembre avevo già trovato preparativi avviati), ma la pandemia globale ha costretto le autorità locali a rimandarlo.

Dopo una lunga fase promozionale in cui sono state mostrate le bellezze turistiche egiziane e i nuovi progetti museali in corso, il lungo corteo è partito dal Museo Egizio, ha attraversato il giardino oltrepassando i pesanti cancelli in ferro temporaneamente rimossi, ha girato intorno alla nuova istallazione di Piazza Tahrir, con l’obelisco di Ramesse II e le quattro sfingi di Karnak svelate per l’occasione, fiancheggiato il Nilo lungo la Corniche e si è mosso verso il quartiere Fustat attraverso 8 tappe. 22 vistosi carri motorizzati – in forma di barche che conducevano i defunti nell’aldilà – hanno trasportato sarcofagi dorati con le regali spoglie una volta esposte nelle Sale 52 e 56 del Museo Egizio. Sulle fiancate dei veicoli, il nome di ogni faraone e regina era scritto in geroglifico, arabo e inglese. Il ministro del Turismo e delle Antichità, Khaled el-Anany, aveva comunque rassicurato sulla sicurezza dell’operazione, dicendo che le unità che contengono le mummie, sarebbero state sterilizzate e a prova di vibrazione e che comunque i carri avrebbero raggiunto al massimo i 20 km/h.

Il percorso è stato caratterizzato da giochi di luci e laser, centinaia di ballerini e figuranti in abiti faronici, carri da guerra, cavalli e una scorta di poliziotti in motocicletta. A scandire ogni passo l’Orchestra Filarmonica Unita con brani di epica musica tradizionale araba e addirittura un pezzo in lingua antico-egiziana (un inno a Iside di epoca tolemaica dal Tempio di Deir el-Shelwit a Luxor).

Infine, le mummie sono state accolte al NMEC da 21 salve di cannone e dal presidente egiziano Al Sisi. Qui sono state inaugurate la Sala centrale e la nuova Sala delle Mummie reali. Quest’ultima in particolare, dove erano già stati collocati i 17 sarcofagi, è stata progettata per ricordare l’ingresso in una tomba nella valle del re, con un pendio da superare e una stanza dipinta di nero scarsamente illuminata. Le mummie, però, saranno esposte solo fra due settimane dopo un periodo d’incubazione e tutti i controlli del caso.

La lista delle mummie:

  • Seqenenra Tao (1560 a.C. circa, XVII din.)
  • Ahmose-Nefertari (Grande Sposa Reale di Ahmosi I)
  • Amenofi I (1524-1503, XVIII din.)
  • Ahmose Meritamon (Grande Sposa Reale di Amenofi I)
  • Thutmosi I (1503-1493, XVIII din.)
  • Thutmosi II (1493-1479, XVIII din.)
  • Hatshepsut (1479-1458, XVIII din.)
  • Thutmosi III (1479-1425, XVIII din.)
  • Amenofi II (1427-1397, XVIII din.)
  • Thutmosi IV (1397-1388, XVIII din.)
  • Amenofi III (1388-1351, XVIII din.)
  • Tiye ? (Grande Sposa Reale di Amenofi III; la cosiddetta Elder Lady della KV35)
  • Seti I (1290-1279, XIX din.)
  • Ramesse II (1279-1213, XIX din; in foto)
  • Merenptah (1213-1203, XIX din.)
  • Seti II (1203-1197, XIX din.)
  • Siptah (1197-1191, XIX din.)
  • Ramesse III (1186-1155, XX din.)
  • Ramesse IV (1155-1149, XX din.)
  • Ramesse V (1149-1145, XX din.)
  • Ramesse VI (1145-1137, XX din.)
  • Ramesse IX (1129-1111, XX din.)

Potete riguardare l’intera parata qui: https://www.youtube.com/watch?v=bnlXW7KZl0c&ab_channel=ExperienceEgypt

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Identificato il più antico manuale di mummificazione, con un trattamento del volto finora sconosciuto

disegno di Ida Christensen; foto papiro: The Papyrus Carlsberg Collection, University of Copenhagen

Sappiamo tutti quanto fosse importante per gli antichi Egizi la mummificazione. L’integrità del corpo fisico del defunto, infatti, era fondamentale perché l’anima continuasse a vivere nell’aldilà. Tuttavia, nonostante la mole di documenti scritti che sono arrivati fino a noi, conosciamo veramente poco del processo d’imbalsamazione e paradossalmente le principali fonti sulle tecniche impiegate dai sacerdoti per trattare i cadaveri sono indirette. Nelle “Storie” di Erodoto (II, 86-88), in particolare, leggiamo dei tre tipi di mummificazione in base al prezzo/qualità, dell’estrapolazione del cervello dal naso, dell’estrazione degli organi dall’addome, dei canonici 70 giorni nel natron; Diodoro Siculo, invece, nella “Biblioteca storica” (I, 91), dice che il cuore veniva lasciato nel petto, descrive i tipi di oli e unguenti usati per profumare il corpo e aggiunge il particolare delle ingiurie e della sassaiola rituale nei confronti di chi incideva il fianco del morto.

Al di là dei resoconti degli storici classici, finora le testimonianze egizie originali erano pochissime, e in particolare ricordiamo il “Rituale d’imbalsamazione”, disponibile in tre versioni di epoca romana (P. Boulaq 3, P. Louvre 5158, P. Durham 1983.11+P.San Pietroburgo 18128), i papiri demotici di epoca tolemaica dei cosiddetti “Archivi degli imbalsamatori” da Hawara e, seppur riferito a un animale, il “Rituale d’imbalsamazione di Api” (P. Vindob 3873). Per questo colpisce la recente scoperta di un nuovo manuale di mummificazione, effettuata da Sofie Schiødt, egittologa dell’Università di Copenaghen. Nella sua tesi di dottorato, la Schiødt si è occupata dell’edizione di un papiro medico di Nuovo Regno, il cosiddetto Papiro Louvre-Carlsberg, chiamato così perché una metà è conservata a Parigi e l’altra appartenente alla collezione Carlsberg, oltre 1400 manoscritti – molti dei quali ancora da studiare – conservati presso l’università danese. Il testo, dedicato all’erboristeria e a malattie della pelle, ha inaspettatamente rivelato anche tecniche finora sconosciute per la conservazione dei corpi; così oltre ad essere il secondo papiro medico più lungo con i suoi 6 metri, è quindi il più antico manuale sulla mummificazione conosciuto risalendo al 1450 a.C..

Tale definizione non è impropria perché il testo sembra un vero e proprio promemoria per chi effettivamente doveva occuparsi dei vari procedimenti, tanto che i passaggi più semplici, come l’uso del natron, sono omessi. Colpisce in particolare l’attenzione rivolta nel trattamento del viso con tecniche quasi da moderna estetista. A intervalli di quattro giorni, dopo una processione rituale, il volto veniva coperto da un panno di lino rosso imbevuto in una soluzione profumata e antibatterica di oli vegetali e leganti cotti insieme. È la prima volta che si legge di questo procedimento che, tuttavia, trova corrispondenza archeologica nelle mummie dell’epoca che spesso presentano resina e stoffa incollata sulla faccia. Tornano poi i famosi 70 giorni di Erodoto, questa volta a coprire l’intero periodo di mummificazione che è diviso in due fasi: 35 giorni per l’essicazione e 35 per il bendaggio. Mantenendo l’ulteriore partizione dei 4 giorni, al 68° la mummia era pronta ed era collocata nel sarcofago, dando il tempo per gli ultimi rituali prima della chiusura della tomba.

Questa è la prima volta che viene letta la metà “danese” del papiro (P. Carlsberg 917), mentre la parte della del Louvre (P. Louvre E 32847) è stata pubblicata una traduzione preliminare nel 2018 (Bardinet T., “Médecins et magicient à la cour du pharaon”); ma l’edizione finale completa è prevista per il 2022.

https://news.ku.dk/all_news/2021/02/ancient-egyptian-manual-reveals-new-details-about-mummification/

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Nuove mummie di epoca greco-romana a Taposiris Magna (e no, niente Cleopatra)

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Non saranno paragonabili alla tomba di Cleopatra, ma le ultime scoperte a Taposiris Magna sono comunque interessanti.

Il team dominicano-egiziano diretto da Kathleen Martínez ha individuato nuove sepolture di epoca greco-romana a poche centinaia di metri dal  tempio dedicato a Iside da Tolomeo IV (222-204 a.C.), nel sito a 50 km a ovest da Alessandria tirato in ballo ogni anno, in primis dalla direttrice della missione e poi dai giornali di tutto il mondo, come luogo di sepoltura della celebre regina e di Marco Antonio.

In 16 pozzi funerari scavati nella roccia sono state trovate mummie in cattivo stato di conservazione che però mantengono resti di cartonnage dorato e lingue in lamina d’oro posizionate nella bocca così da permettere ai defunti di parlare nell’aldilà (in basso a destra).

Inoltre, le persone qui sepolte sono ritratte idealmente in diversi busti in calcare (foto in alto).

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Scoperta la causa di morte della Mummia Urlante

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Source: Dr. Zahi Hawass Facebook

Tra le olre 50 mummie scoperte nel 1881 nella cachette reale di Deir el-Bahari (DB320), due in particolare colpiscono per le loro fattezze raccapriccianti. In entrambi i casi, i volti sono deformati da un urlo reso eterno dal processo d’imbalsamazione. Ma se per l’individuo maschile, il cosiddetto “Sconosciuto E”, sono già stati fatti esami ed è stata proposta una teoria che lo identificherebbe come Pentaur, figlio di Ramesse III coinvolto nella famosa “congiura dell’harem”, della “Sconosciuta A” fino ad ora si conosceva ben poco.

A differenza del presunto Pentaur, la donna ha beneficiato di una buona mummificazione, con bende di lino puro su cui sono scritti in ieratico il titolo di figlia e sorella reale e il nome Meritamon che, però, appartenendo a più principesse, non ne permette il riconoscimento sicuro.

Così, nell’ambito del progetto di studio delle mummie del Museo Egizio del Cairo, il celebre Zahi Hawass e Sahar Saleem, professore di Radiologia presso la Cairo University, hanno analizzato la “Mummia urlante” tramite radiografie e TAC, ricavando nuovi dati interessanti. Intanto l’età della morte è collocata tra i 50 e i 60 anni; poi è stato evidenziato il metodo di mummificazione che è consistito nell’eviscerazione, la sostituzione degli organi interni con impacchi, resine e spezie profumate e la mancata asportazione del cervello, ancora presente essicato sul lato destro del cranio. Quest’ultima pratica si adatterebbe di più, secondo Hawass, alla Meritamon figlia di Seqenenra Ta’o, faraone della fine della XVII dinastia. La prof.ssa Marilina Betrò (Università di Pisa), grazie allo studio incrociato di documenti editi ed inediti, già nel 2007 ipotizzava che la mummia appartenesse alla regina Ahmes-Meritamon, figlia di Ta’o e sorella e moglie di Kamose e che la tomba DB 358, dove è stata sepolta l’omonima moglie di Amenofi I, fosse in origine destinata a lei.

Ma il risultato più importante riguarda la causa di morte e il conseguente motivo dell’urlo. La donna è forse deceduta sul colpo a causa di un infarto; è stata infatti rilevata una grave forma di aterosclerosi con l’avanzata calcificazione delle pareti delle arterie coronarie destra e sinistra, iliache, del collo, degli arti inferiori e dell’aorta addominale. La mummificazione sarebbe iniziata quando il corpo era ancora contratto per il rigor mortis. Per questo la donna ha le gambe accavallate e leggermente flesse, la testa reclinata verso destra e la mandibola abbassata.

Tuttavia, i risultati dello studio sono stati messi in dubbio da altri ricercatori: https://gizmodo.com/how-did-this-screaming-mummy-really-die-1844454580

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6 vasi canopi per una defunta: nuove scoperte nel laboratorio di mummificazione di Saqqara

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

csm_18-07-14sakkara_dsc_4594_19b2bf7192Forse ricorderete la scoperta effettuata a Saqqara nel 2018 dalla missione egiziano-tedesca dello SCA e dell’Università di Tübingen: un laboratorio di mummificazione della XXVI dinastia (664-525 a.C) con deposito per i relativi strumenti e un pozzo profondo 30 metri con 5 camere funerarie e 54 inumati. Corpi e sarcofagi non erano ben conservati, ma venne fuori una rarissima maschera in argento dorato, la prima ad essere ritrovata dal 1939.

Nel frattempo, gli scavi sono proseguiti nell’area che si trova a sud della piramide di Unas ed è stata individuata una sesta camera in fondo al pozzo. Al suo interno ancora grandi bare scavate nel calcare con quattro sarcofagi in legno. Come si vede dalle foto in basso, anche questa volta i corpi e i sarcofagi erano in cattivo stato di conservazione, ma è stato possibile leggere nomi e titoli dei defunti che si confermano sacerdoti della dea serpente Niut-sh-es (WB II, 213, 6). La sepoltura, quindi, era una tomba comune dedicata a officianti al culto di questa divinità venerata soprattutto a Menfi all’inizio del Periodo Tardo. Due di loro, Ayput e Tjanimit, hanno nomi libici. La cosa non deve stupire perché quella egiziana era una società cosmopolita; inoltre, durante il III Periodo Intermedio, si formò una dinastia, la XXII (945-720 a.C.), composta da faraoni proprio di origine libica.

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Una terza defunta, Didibastet, era accompagnata da 6 (!) canopi. Nessun errore: gli stessi nome e titoli sono incisi su ognuno dei vasi in alabastro che contengono fegato, polmoni, intestini, stomaco e, stanamente, altri due organi in più. La TAC ha infatti rilevato la presenza di tessuti umani la cui identificazione è ancora in fase di studio. Che si tratti di una speciale forma di mummificazione?

Oltre alla ricerca sul campo, sono andate avanti anche le analisi scientifiche sui materiali ritrovati nelle precedenti campagne di scavo. Grazie alla tecnica della spettrofotometria XRF, l’argento della maschera è risultato puro al 99,07% (l’argento sterling è al 92,5%); inoltre, nei contenitori che erano nel laboratorio, sono state identificate diverse sostanze utilizzate durante la mummificazione, come bitume, olio di cedro, resina di cedro, resina di pistacchio, cera d’api, grasso animale e forse anche olio di oliva e di ginepro.

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