Articoli con tag: Nuovo Regno

Scoperto il sarcofago del tesoriere di Ramesse II

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Tornano le consuete notizie da Saqqara. Ripresa l’attività di scavo a sud della rampa processionale della piramide di Unis, la missione diretta da Ola El-Aguizy (Università del Cairo) ha scoperto il sarcofago dell’alto funzionario Ptahemuia, la cui tomba era stata individuata lo scorso anno. In realtà, come segnalavo nel 1000° articolo di questo blog, si trattava di una riscoperta in quanto la sepoltura era stata già localizzata e parzialmente documentata da Auguste Mariette intorno al 1858-59, ma poi se ne erano perse le tracce.

Tuttavia, l’indagine del team egiziano ha condotto ad ambienti sconosciuti finora in fondo al pozzo funerario (2,1×2,2 metri, profondo 7), in particolare alla camera sepolcrale principale e al massiccio sarcofago in granito rosso dello “Scriba reale delle divine offerte a tutti gli dèi del Basso e dell’Alto Egitto”, “Grande Sovrintendente al bestiame” e “Sovrintendente al tesoro del Ramesseo” sotto Ramesse II (1279-1212 a.C.). Titoli e nome del defunto sono stati confermati grazie ai rilievi incisi sulla superficie del sarcofago antropoide, insieme a formule funerarie e alle figure di divinità come Anubi e i quattro figli di Horus. Come già notato nelle precedenti campagne di scavo, le tracce della visita di tombaroli sono chiare e il sarcofago è risultato vuoto se non per pochi residui di resina della mummificazione; in particolare, il coperchio era rotto con uno dei frammenti ritrovato a terra in un angolo della stanza (foto in basso). Tuttavia, credo che i ladri abbiano approfittato di una rottura precedente, forse contemporanea all’inumazione di Ptahemuia o relativa a un riutilizzo del sarcofago, perché dalle foto si vedono i segni di almeno quattro grappe a doppia coda di rondine che indicano un antico restauro.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities
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Saqqara, (ri)scoperta la tomba del tesoriere di Ramesse II

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Saqqara continua a riservare sorprese. La missione diretta da Ola el-Aguizy (Università del Cairo), che scava a sud della rampa processionale della piramide di Unas, ha individuato la tomba di Ptahemuia, “Scriba reale delle divine offerte a tutti gli dèi del Basso e dell’Alto Egitto”, “Grande Sovrintendente al bestiame” e “Sovrintendente al tesoro del Ramesseo” sotto Ramesse II (1279-1212 a.C.).

Al momento sono stati liberati dalla sabbia la porta d’ingresso in calcare e un primo ambiente con i muri in mattoni crudi decorati da intonaco dipinto. Qui si conservano scene di portatori di offerta e di macellazione di bovini (foto in alto). Ptahemuia dovrebbe aver ricoperto le cariche sopraccitate dopo il più noto Tia, cognato e precettore di Ramesse II, la cui sepoltura si trova proprio nella stessa necropoli. Si possono leggere i titoli e il nome (che ho evidenziato in nero) del defunto, rappresentato seduto di fronte a una tavola d’offerta, in uno dei pilastri (immagine in basso a destra). Sono poi stati scoperti anche blocchi fuori contesto e le basi di alcuni pilastri in pietra (foto in basso a sinistra). Negli scorsi anni, sempre la stessa missione aveva scavato le tombe dei funzionari di Nuovo Regno Paser e Ptah-Mes, scoperte nel XIX secolo e poi dimenticate.

In effetti, facendo qualche ricerca, mi sono accorto che anche quella annunciata oggi è in realtà una riscoperta. La struttura era stata già largamente visitata dai cercatori di antichità e poi parzialmente documentata dal celebre egittologo francese Auguste Mariette intorno al 1858-59. Da allora, si persero le tracce dell’ubicazione della tomba. Si conserva addirittura una precocissima foto dell’assistente Théodule Devéria in cui si nota proprio l’ingresso (si veda: Staring N., The Tomb of Ptahemwia, ‘Great Overseer of Cattle’ and ‘Overseer of the Treasury of the Ramesseum’, at Saqqara, JEA 102, 2016, pp. 145-170). Potete controllare voi stessi la corrispondenza con l’architrave di sinistra (immagine in basso a destra) sul sito del Musée d’Orsay, museo parigino che conserva l’originale stampa all’albume.

PS: Questo è il 1000° articolo del blog!

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Un raro involucro di fango per una mummia “australiana” di Nuovo Regno

Uno studio multidisciplinare, recentemente pubblicato su PlosOne, ha rivelato una curiosa pratica funeraria finora sconosciuta su una mummia conservata in Australia: un involucro di fango a ricoprire il corpo.

Fino a poco tempo fa, si riteneva che i resti – acquistati insieme al sarcofago e donati all’Università di Sidney nel 1860 dal politico e collezionista anglo-australiano Charles Nicholson – appartenessero a una donna di nome Meru(t)ah, vissuta intorno al 1000 a.C. In realtà, le datazioni al C14 hanno indicato come la mummia – oggi conservata presso il Chau Chak Wing Museum – fosse più antica di circa 200 anni, datandola tra la fine della XIX e l’inizio della XX dinastia. Il sarcofago di III Periodo Intermedio è quindi con molta probabilità un’aggiunta dei moderni venditori per rendere più appetibile il corpo mummificato.

La ricerca diretta da Karin Sowada (Macquarie University) ha portato altri interessanti risultati, in parte confermando vecchie analisi. Già nel 1999, infatti, una TAC aveva mostrato la presenza di uno strano involucro fangoso nascosto sotto le bende di lino. Con nuove tecnologie ed esami chimico-fisici si è visto che si tratta di una serie di impacchi di lino e un composto di fango, sabbia e paglia, applicati quando erano ancora freschi, un po’ come si fa con la cartapesta. Grazie alla spettrofotometria XRF e alla spettroscopia Raman, inoltre, sono stati individuati un pigmento bianco a base di calcite su tutta la superficie e una colorazione con ocra rossa in corrispondenza del volto.

L’inedita crosta – che forse ha un solo parallelo – sarebbe servita a stabilizzare e “riparare” il corpo di una donna di 26-35 anni, probabilmente per preservarne l’integrità, fondamentale per la vita dopo la morte. La mummia, infatti, mostra diversi traumi post-mortem. A distanza di una o due generazioni, qualcuno ha cercato di risolvere così un danno all’altezza del ginocchio e della parte inferiore della gamba sinistra, forse provocato da tombaroli. Molto più recente, invece, è il restauro con perni metallici nella parte destra del collo e della testa dove ad essere intaccato è anche l’involucro di fango e lino.

Oltre allo scopo appena descritto, potrebbe esserci stata anche la volontà di replicare in maniera più economica la pratica funeraria di rivestire le mummie degli appartententi all’élite di Nuovo Regno con bende imbevute di costose resine importate.

https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0245247

Source: Chau Chak Wing Museum and Macquarie Medical Imaging

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Saqqara, Zahi Hawass scopre un tempio funerario di una nuova regina di VI dinastia e decine di sarcofagi di Nuovo Regno

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Nuovi sarcofagi a Saqqara, ancora… ma almeno ci siamo spostati di qualche centinaio di metri dal Bubasteion.

La missione archeologica diretta da Zahi Hawass nei pressi della piramide di Teti ha individuato 22 pozzi funerari, profondi circa 10-12 metri, con sepolture di Nuovo Regno, databili tra la XVIII (1550-1292 a.C.) e la XIX dinastia (1292-1189), seppur molti di essi, a scapito dell’annuncio ufficiale, sembrino più tardi. I sarcofagi antropoidi sarebbero decine e, come le mummie al loro interno, sono in buono stato di conservazione mantenendo ancora leggibili le decorazioni dipinte sulla superficie di legno. Alcuni defuti erano semplicemente avvolti in stuoie di canne, mentre oltre 50 sarcofagi sono stati scoperti in un unico pozzo.

Source: Zahi Hawass
Source: Zahi Hawass

I morti erano accompagnati da centinaia di oggetti di corredo, come vasi di ceramica, alcuni dei quali d’importazione (Creta, Siria, Palestina), maschere funerarie, statuette di Ptah-Sokar-Osiride, cassette di legno con ancora all’interno ushabti in legno dipinto e un magnifico set da toeletta comprendente uno specchio di bronzo, uno stilo con il tubetto per il kohl e un contenitore per il trucco a forma di anatra (foto in basso). Tra i reperti ritrovati dalla missione spiccano anche modellini di barche, giochi da tavola, come il senet e il tau, un’ascia in bronzo che attesta la carica militare del propietario e un papiro lungo 4 metri che presenta il capitolo 17 del Libro dei Morti, parte della scena della pesatura del cuore e il nome del defunto, Bukaaef (bw-xAa.f), che si legge anche su 4 ushabti e un sarcofago. Notevole è anche una stele funeraria in cui, nel registro superiore, un funzionario della XIX dinastia, il “Sovrintendente al carro da guerra del Re” Kaptah (xA-ptH), sua moglie Mutemuia (Mw.t-m-wiA) e una figlioletta Aia (AiA) sono in atto di adorazione nei confronti di Osiride, mentre in quello inferiore a loro volta sono omaggiati da altri 6 figli. Bisogna però precisare che, come spesso succede in occasione di grandi annunci così confusionari, gli oggetti segnalati potrebbero appartenenere anche ad altri contesti che, come vedremo, non sono solo funerari.

Set da toeletta con specchio, contenitore per il trucco e stilo e tubetto per il kohl, Nuovo Regno
Ascia in bronzo, Nuovo Regno
Libro dei Morti di Pukhaef

Infatti, se tutto ciò non bastasse, c’è molto di più.

La necropoli in questione, infatti, è connessa al tempio funerario di una regina, moglie o madre di Teti. L’annuncio in inglese, probabilmente tradotto male dall’arabo sulla pagina facebook di Hawass (fate attenzione anche a come saranno riportati i nomi dei defunti precedentemente segnalati), non è chiaro e fa riferimento a una certa ‘Nearit’ che non trova riscontro con Teti.

Ma se gli annunci scritti sono stati piuttosto confusi, le prime interviste video ad Hawass hanno chiarito ogni dubbio. Il tempio funerario apparteneva a una nuova regina, finora sconosciuta, di cui era stata scoperta la piramide nel 2010. Neith, era sposa e, al tempo stesso, figlia di Teti (in basso, il suo nome iscritto su un obelisco in calcare). L’importanza della scoperta sta anche nel retrodatare questa pratica che era nota in epoche successive come il Nuovo Regno.

In ogni caso, il primo faraone della VI dinastia (2345–2333 a.C.) era stato divinizzato e venerato anche a distanza di mille anni; per questo i funzionari del Nuovo Regno vollero farsi seppellire nelle vicinanze della sua piramide, con la conseguente presenza di laboratori di mummificazione. L’area di scavo, in particolare, sembrerebbe il punto di accesso alla zona sacra di Saqqara durante il periodo. Il tempio funerario della regina, a quanto pare già noto in precedenza, è fiancheggiato sul lato sud-orientale da magazzini in mattoni crudi in cui erano stipate provviste e offerte.

Al Nuovo Regno risale anche una struttura in mattoni di fango con un cortile lastricato in pietra calcarea che nascondeva un pozzo profondo addirittura 24 metri non ancora indagato. Quindi aspettatevi un 2021 ancora pieno di notizie da Saqqara.

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Eliopoli, scoperti frammenti di statue reali di Nuovo Regno

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Source: MoA

La missione egiziano-tedesca a Eliopoli, nel sobborgo cairota di Matariya, diretta da Aiman Ashmawy (MoA) e Dietrich Raue (Università di Lipsia), continua a riservare novità. Qualche giorni fa, infatti, Il Ministero delle Antichità ha annunciato i risultati dell’ultima campagna di scavo che si è svolta lo scorso settembre, elencando i ritrovamneti più importanti.

Spiccano soprattutto frammenti di sculture reali e rilievi con cartigli di faraoni del Nuovo Regno, come un blocco in calcare raffigurante Ramesse II (1279-1213 a.C.) nell’atto di fare offerte inginocchiato a Ra-Horakhti (foto in alto), la base di una statua in quarzite di Seti II (1205-1194; immagine in basso a sinistra) e la bella testa in granito rosso di una rappresentazione di una dea (Iside o Hathor) o di una regina (in basso a destra).

L’importanza del sito, consacrato al culto solare nel corso di tutta la storia egizia, si nota anche dalla datazione di altri ritrovamenti risalenti addirittura all’epoca predinastica (abitazioni e punti di produzione della birra precedenti al 3100 a.C.) e all’Antico Regno (2649-2130 circa), poi inglobati da strutture successive come un muro in mattoni crudi di Nuovo Regno, per arrivare a tracce di attività che vanno dal III Periodo Intermedio all’età tolemaica.

Per maggiori info: http://www.heliopolisproject.org/

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Tell Edfu, scoperte statue di Nuovo Regno

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Source: MoA
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Source: MoA

In Egitto non ci si ferma nemmeno in questo periodo (anche a me è capitato di scavare a Natale che lì ovviamente non è festivo) e proprio alla Vigilia risale la notizia di una serie di ritrovamenti effettuati a Tell Edfu, governatorato di Assuan, dalla missione americana diretta da Nadine Moeller e Gregory Marouard (Oriental Institute – University of Chicago). Tenete presente, però, che da una effettiva scoperta al relativo annuncio da parte del Ministero delle Antichità passano sempre diversi giorni o addirittura mesi.

Lo scopo principale del Tell Edfu Project è lo studio dello sviluppo amministrativo e urbanistico della città tra la fine dell’Antico e l’inizio del Medio Regno, ma questa volta i ritrovamenti risalgono al Nuovo Regno. Lo scavo, infatti, ha interessato un vasto edificio di 400 m2 di età thutmoside (1500-1450 a.C.) con divere stanze tra cui la più grande, colonnata, misura 10 x 8 metri. Qui è stato ritrovato un piccolo santuario domentico per il culto degli antenati con un raro busto femminile in calcare, alto 20 cm e risalente all’inizio XVIII dinastia (quindi di poco precedente all’edificio), e una bella statua dello stesso periodo, in diorite nera e alta 23,4 cm, che rappresenta uno scriba seduto chiamato Jwf (foto in alto nel corso dello scavo e in basso a sinistra). Nello stesso contesto, è stata scoperta un’inusuale stele in calcare (37,6 x 25,5 x 12,1 cm) che mostra i rilievi di un uomo e una donna i cui nomi non si sono conservati.

Questo esempio di culto degli antenati è il più antico mai individuato per il Nuovo Regno essendo più conosciuto per l’epoca ramesside a Deir el-Medina. Lo scavo delle occupazioni successive ha permesso di trovare una porzione di colonna in arenaria (immagine a sinistra), alta 1,65 m e dal diametro di 28,5 cm, riutilizzata in Epoca Tarda ma con il nome di Amenmose, sommo sacerdote di Horus vissuto all’inizio della XVIII dinastia (1550-1500 a.C.). Non a caso il sito era consacrato al culto del dio falco dall’Antico Regno fino alla riedificazione del grande tempio tolemaico che vediamo ora. 

https://telledfu.uchicago.edu/news/press-release-dec-25th-2018

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Dra Abu el-Naga, (ri)scoperte due tombe di ufficiali di XVIII dinastia

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Source: Extra News

Altre due ‘nuove’ tombe individuate dagli archeologi egiziani a Dra Abu el-Naga, necropoli di Tebe Ovest, proprio come era stato fatto capire fra le righe in occasione dell’annuncio, a settembre, della scoperta della sepoltura di Amenemhat. Questi ulteriori ipogei apparterrebbero a due alti ufficiali di Nuovo Regno.

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Source: english.ahram.org

Il ritrovamento è stato ufficializzato solo oggi dal ministro delle Antichità, Khaled el-Enany (ormai, come di consueto, in una conferenza stampa in loco; immagine in alto), ma già da qualche giorno circolavano indiscrezioni e la foto di una splendida maschera funeraria (immagine a sinistra), fornite ai giornali locali da una ‘gola profonda’ anonima. Come nei precedenti casi, le tombe erano note e avevano già una numerazione, ma non erano ancora state indagate: Kampp -150- e -161- (Friederike Kampp, “Die Thebanische Nekropole. Zum Wandel des Grabgedankens von der XVIII bis zur XX Dynastie”, 1996, p. 701, 713). Entrambe risalgono alla XVIII. Al loro interno, la missione di Mostafa Waziry, ora segretario generale del Supreme Council of Antiquities, ha ritrovato mummie, frammenti di sarcofago dipinto, vasi di ceramica, più di 450 ushabti e 40 coni funerari, oltre a una statuetta lignea intatta di Osiride alta 60 cm (foto in basso). Alle pareti, rilievi di scene di vita quotidiana e di offerta dai colori ancora vividi.

A breve ulteriori informazioni e foto.

Aggiornamenti:

La Kampp -161- si trova a nord della TT225 e della Kamp -157- (la tomba di Userhat scoperta lo scorso aprile). La struttura comprende un cortile delimitato da un muretto in pietra e mattoni crudi e un pozzo funerario che conduce a quattro stanze laterali. In una di queste, una parete è decorata da un dipinto conservatosi perfettamente che mostra uomini e donne in atto di portare offerte al defunto e alla moglie (foto in basso). La mancanza di iscrizioni, però, rende impossibile, al momento, risalire al nome e ai titoli del proprietario della sepoltura, ma, per questioni stilistiche, si può pensare a una datazione che comprenda i regni di Amenofi II (1424-1398) e Thutmosi IV (1398-1388). Nella tomba sono stati ritrovati diversi frammenti di sarcofago dipinto, 4 gambe di sedie in intagliato e ushabti.

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Source: MoA

La Kampp -150-, come già segnalato dall’egittologa tedesca negli anni ’90 dello scorso secolo (vedi planimetria in alto), si trova a sud della Kampp -157- e accanto alla TT167 e presenta una struttura classica per l’epoca: 5 ingressi che conducono a un vestibolo, un corridoio e una stanza trasversale con nicchia in fondo. La tomba era stata collocata tra la fine della XVII e gli inizi della XVIII dinastia per un cartiglio di Thutmosi I sul soffitto del corridoio (1496-1483). Anche in questo caso, il nome del defunto non è certo, anche se si pensa possa essere Thutmosi (con appellativo di “giusto di voce”; foto in basso) che si legge sul pilastro di entrata o Maati che, insieme alla moglie Mehi, compare sui coni funerari. Tuttavia, un nome è certo e potrebbe essere quello della madre del morto: Isis-Neferet. Di questa “Cantrice del dio Amon” è stata ritrovata, oltre a frammento di un sarcofago “a vernice nera con decorazione gialla”, la statuetta in forma osiriaca che avevo già segnalato. Ora, grazie a foto più dettagliate, è possibile leggere proprio il nome della donna alla fine dell’iscrizione sull’oggetto (foto in alto). Presente anche una mummia e altri resti umani.

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Source: time.com

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Djehuty-mes maa-kheru = “Thutmosi, giusto di voce”

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Gebel el-Silsila, scoperte tombe rupestri della XVIII dinastia

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Source: MSA

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Source: The Gebel el Silsila Project 2016

A Gebel el-Silsila, gli archeologi diretti da Maria Nilsson e John Ward (Lund University, Svezia), durante la loro missione di survey nell’esteso sito di cave di arenaria situato tra Edfu e Kom Ombo, hanno individuato circa 40 tombe rupestri e una cappella risalenti al Nuovo Regno. Le strutture consistono in una o due stanze con pozzi scavati nel pavimento. Non ci sono iscrizioni, ma gli oggetti ritrovati – come lo scarabeo nella foto a sinistra che reca il cartiglio di Amenofi II (1424-1398) – datano le sepolture alla XVIII dinastia, anche se sembra che siano state riutilizzate durante la XIX. Un’indagine preliminare ha già evidenziato la presenza di ossa umane appartenenti a uomini, donne e bambini. La piccola cappella presenta due stanze e un disco solare a decorazione dell’ingresso.

http://gebelelsilsilaepigraphicsurveyproject.blogspot.it/

 

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