Articoli con tag: Piramide

Inasprite le pene per chi si arrampica sulle piramidi e per chi vende/compra antichità

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ph. Mattia Mancini

Negli ultimi anni, complice anche la caccia alla viralità sul web, sempre più persone hanno provato a scalare la Piramide di Cheope per scattare spettacolari foto e girare emozionanti video. Peccato, però, che ciò sia vietato ormai dagli anni ’80, sia per la tutela del monumento sia per la sicurezza delle persone.

Per cercare di dare un freno a questa nuova tendenza, lo scorso novembre il Governo egiziano ha proposto emendamenti per inasprire le pene relative e, nel particolare, per modificare la Legge sulla protezione delle antichità n. 117 del 1983. Così ieri la Camera dei Deputati ha approvato in sessione plenaria la creazione di due nuovi articoli. Il primo dice che, per l’arrampicamento sui monumenti o l’accesso a siti e musei senza autorizzazione/biglietto, sia prevista la reclusione per un periodo non inferiore a un mese e/o una multa che va da 10.000 a 100.000 lire egiziane (584-5840 euro; cambio all’11/02/2020). La sanzione è raddoppiata in caso di violazione della pubblica morale (e qui il riferimento va dritto a uno scatto porno del 2018 sulla cima della Grande Piramide).

Il secondo articolo si riferisce alla vera piaga che affligge il patrimonio archeologico egiziano, cioè il mercato nero di antichità. Chiunque venga sorpreso a vendere, comprare o a detenere un reperto senza documenti ufficiali che ne attestino il legale possesso sarà punito con una multa che va da 1 a 10 milioni di LE (58.435-584.351 €), oltre ovviamente alla confisca del bene a alla prigione.

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Dahshur, ricostruito il “volto” della principessa Hatshepsut

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Source: Channel 4

Nell’aprile del 2017 gli archeologi egiziani avevano individuato a Dahshur (circa 40 km a sud di Giza) i resti di una piramide risalente alla XIII dinastia. Della struttura, in realtà, rimaneva solo la base a causa della successiva espoliazione dei blocchi in calcare. Anche la camera funeraria stessa appariva già depredata in antichità per l’assenza degli oggetti del corredo e per le ossa del defunto sparse sul pavimento.

Integra era solo la cassa canopica in legno che conservava ancora gli organi all’interno e che ha permesso di capire, grazie alla lettura delle sue iscrizioni, che la tomba apparteneva alla principessa Hatshepsut, figlia del faraone Ameny Qemau (1790 a.C. circa) e solo omonima della ben più nota regina di XVIII dinastia.

In realtà, mescolati alle ossa c’erano anche frammenti del sarcofago che era stato distrutto dai tombaroli. Ieri, in esclusiva per la trasmissione “Egypt’s Lost Pyramids” dell’emittente britannica Channel 4, è stato mostrato per la prima volta il frutto del restauro del sarcofago, pulito e ricomposto dagli archeologi dell’American University of Cairo. Sono riapparsi quindi i tratti di un volto femminile, caratterizzato da una parrucca hathorica, che secondo gli egittologi che lo hanno studiato sarebbe l’idealizzazione di quello della principessa Hatshepsut

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Aperta al pubblico la piramide di el-Lahun

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Source: fayoumegypt.com

Nuova alternativa per i turisti che visiteranno l’Egitto e in particolare il Fayyum. Stamattina, alla presenza del ministro delle Antichità Khaled el-Enany e del segretario generale dello SCA Mostafa Waziry, è stata aperta per la prima volta al pubblico la piramide di El-Lahun (spesso riportata come Illahun), la sepoltura monumentale del faraone Sesostri II (1895-1878 a.C.). La piramide, l’unica del Medio Regno ad essere accessibile, si trova nell’estremo est del governatorato del Fayyum. La struttura era composta da un nucleo di mattoni crudi, in parte collassato, posizionato su uno sperone di roccia naturale e dal rivestimento in pietra calcarea che è stato asportato già da Ramesse II. Io stesso anni fa avevo potuto visitare solo i dintorni e affacciarmi appena sul pozzo d’ingresso – piuttosto ripido – che diversamente dal solito si trova sul lato sud e non su quello nord. Inoltre, sono stati presentati anche diversi ritrovamenti effettuati durante i lavori di restauro dell’area, come mummie, maschere funerarie, ushabti, amuleti e altri oggetti appartenenti a corredi più tardi (foto e video in basso).

 

 

 

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Aperta la camera funeraria della piramide di Dahshur: trovata la cassa per gli organi del defunto

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Source: MoA

Proprio stamattina era arrivata la risposta ufficiale del Ministero delle Antichità a quanti, nell’ultimo mese, avevano messo in dubbio l’effettiva ‘originalità’ della scoperta a Dahshur di una nuova piramide. La missione egiziana diretta da Adel Okasha aveva individuato nel monumento funerario il cartiglio di Ameny Qemau, faraone della XIII dinastia che regnò intorno al 1790 a.C.; per questo, in molti avevano pensato che la piramide fosse la stessa che era stata ritrovata nel 1957.

A quanto pare, invece, si tratta effettivamente di una piramide diversa, lontana 600 metri da quella già nota, e probabilmente appartenente a un’altra persona. Sollevando il pesante blocco di copertura (immagine in basso), gli archeologi sono riusciti ad accedere alla camera funeraria dove si trovava ancora la cassa lignea (foto in alto) in cui erano riposti gli organi interni del defunto (fegato, polmoni, intestini e stomaco). Come era prassi per il II Periodo Intermedio, non erano utilizzati i vasi canopi, ma le viscere erano trattate, ricoperte da bende – che, in questo caso, si sono conservate – e riposte in questi contenitori. Sulle pareti esterne della scatola, una linea di geroglifici su tre lati presenta formule protettive per quello che, a questo punto, è il vero proprietario della piramide, cioè la figlia di Ameny Qemau o un altro membro della famiglia reale. Non è stato specificato il nome, ma, come ha fatto notare Alexander Ilin-Tomich (Johannes Gutenberg-Universität Mainz) su EEF, dovrebbe essere la “Figlia del re” Hatshepsut, già nota da altri due oggetti della XIII dinastia. Nella stanza c’era anche il sarcofago antropoide che, tuttavia, è in pessimo stato di conservazione.

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Source: MoA

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Scoperta piramide a Dahshur

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Source: MoA

Torno serio: la seguente notizia non è un pesce d’Aprile! Il Ministero delle Antichità ha annunciato la scoperta a Dahshur (circa 40 km a sud di Giza) di addirittura una piramide, o meglio, di quello che ne rimane. Come spiega Adel Okasha, il direttore generale del sito, archeologi egiziani hanno individuato la struttura interna composta da un corridoio, una stanza che conduce alla rampa meridionale e un’altra sala nella parte ovest. La sovrastruttura è andata perduta, probabilmente riutilizzata per costruzioni successive. Il ritrovamento è stato effettuato a nord della celebre “Piramide romboidale” di Snefru (2630-2609). Tuttavia, questa ‘nuova’ piramide sarebbe più recente di circa mille anni perché, secondo il dispaccio ufficiale, risalirebbe alla XIII dinastia, durante il II Periodo Intermedio. Questo spiegherebbe la mancata conservazione della struttura: le piramidi di quell’epoca erano molto più piccole di quelle di Antico Regno e costruite con materiali più poveri; una volta asportato il rivestimento di calcare, l’interno in mattoni crudi si disfaceva facilmente.

Non è stato fornito il nome del faraone, però, guardando la foto di un blocco inscritto di alabastro (15×17 cm) scoperto nel corridoio (immagine in basso), mi pare di leggere il cartiglio di Ameny Qemau (o anche Ameny Aamu, cioè “l’Asiatico”, forse riferendosi alla sua origine Hyksos). Di questo re – effettivamente della XIII dinastia; salì al trono intorno al 1790 a.C., – si sa poco, ma in teoria avremmo già una sua piramide a Dashur (a S-E della Romboidale) scoperta da una missione americana nel 1957 (Maragioglio V., Rinaldi C., Note sulla piramide di Ameny ‘Aamu, in Orientalia Vol. 37, N° 3, 1968, pp. 325-338). La struttura, di cui si sono perse le tracce perché rinsabbiatasi, doveva raggiungere i 35 metri di altezza, con una base d 52 m per lato. Che sia stata riscavata la stessa o una piramide satellite?

Aggiornamento 10/05/2017:

Con l’uscita della Newsletter 11 (Aprile 2017), il Ministero delle Antichità ha fugato tutti i dubbi nati sull’identificazione della piramide affermando che la struttura appena scoperta non sarebbe la stessa del 1957, seppur molto vicina.

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Foto originale: MoA; rielaborazione: M.Mancini

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Riaperta al pubblico dopo 20 anni la piramide di Unas

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Source: de.wikipedia.org

Ieri (26 maggio), durante una cerimonia ufficiale, il ministro delle Antichità El-Enany ha riaperto al pubblico la Piramide di Unas, chiusa dal 1996 per motivi di conservazione. L’edificio fu costruito a Saqqara Nord, in corrispondenza dell’angolo S-O del complesso di Djoser, per Unas, ultimo faraone della V dinastia (2380-2350), e, nonostante sia la più piccola piramide reale dell’Antico Regno (lato di base di 58 m e altezza originaria di 43 m), ricopre una enorme importanza perché conserva la prima attestazione dei “Testi delle Piramidi”. La struttura è classica con una lunga rampa processionale (750 m) che collega Tempio a Valle e Tempio funerario sul lato est, mentre la cappella d’ingresso, scoperta da Maspero nel 1881, si trova sul lato nord. Da qui parte il corridoio che si addentra nel cuore della piramide attraversando prima un vestibolo e poi l’anticamera che era sigillata da tre saracinesche. La camera funeraria con il grande sarcofago in basalto si trova ad ovest di quest’ultima stanza.

Con l’occasione, è stata inaugurata l’apertura anche di tre tombe della necropoli: le mastabe di Ankhmahor -visir sotto Teti (2350-2330)- famosa per la scena di circoncisione, di Neferseshemptah -altro ufficiale di VI dinastia- e di Netjerwymes detto Nemtyumes -inviato di pace presso gli Ittiti per Ramesse II (1279-1212).

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Una seconda piramide a Roma?

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Source: ilmessaggero.it

Con la conquista dell’Egitto da parte di Ottaviano (30 a.C.), a Roma si diffuse una vera e propria egittomania con l’importazione di culti, oggetti e temi decorativi dalla terra del Nilo. Nell’Urbe, proprio a partire dal I sec. a.C., cominciarono a vedersi anche diversi monumenti funerari a forma di piramide di cui, però, ci rimangono solo le attestazioni nelle fonti latine e in qualche rappresentazione artistica più tarda. Nel corso dei secoli, infatti, queste particolari costruzioni furono tutte distrutte e sfruttate per i materiali edili da reimpiego. Tutte tranne una: la Piramide di Caio Cestio. La tomba del magistrato membro del collegio sacerdotale degli epuloni, costruita tra il 18 e il 12 a.C., è stata risparmiata perché inglobata nel III secolo dalle Mura Aureliane e, quindi, diventata parte integrante delle fortificazioni della città.

Sembrerebbe, però, che sia sopravvissuta anche un’altra piramide situata nel V miglio dell’Appia Antica, tra S.Maria Nova e la Villa dei Quintili. Questa interpretazione non è nuova, ma recentemente una squadra di archeologi e architetti coordinati dalla dott.ssa Rita Paris (direttrice della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma) sta lavorando per verificarla, anche e soprattutto grazie al progetto di ricerca olandese del “Mapping the Via Appia”. Del mausoleo rimane solo il nucleo interno alto 20 metri  in opera cementizia, malta pozzolanica e scaglioni di pietra lavica, di un dado dal lato di 15 metri e di un alzato che sembra avere una forma piramidale. La certezza manca insieme al rivestimento marmoreo espoliato; ma alcuni blocchi obliqui, frammenti di statue colossali e lastre con sfingi ritrovate tutt’attorno farebbero pensare che sia proprio così. Il sepolcro risalirebbe al II secolo d.C. e potrebbe essere appartenuto a uno degli esponenti della famiglia dei Quintili nella cui proprietà sorge il monumento.

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Abido, Presentati i risultati dello scavo su tomba con piramide del 1300 a.C.

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Source: livescience.com

Durante il meeting annuale dell’American Research Center in Egypt (4-6 aprile), saranno presentati i risultati dello scavo della University of Pennsylvania di una tomba del 1300 a.C. ad Abido. Questa missione, tra 2013 e 2014, ha compiuto scoperte straordinarie, tra cui le sepolture dei faraoni Sobekhotep I (XIII din.) e Senebkay, sempre del II P.I. e forse il primo re ad essere individuato di una sconosciuta “Dinastia di Abido” che non ha lasciato tracce sulle fonti storiche.

La tomba in questione è più recente (Nuovo Regno) e apparterrebbe a uno scriba di nome Horemheb. La struttura era completamente ipogea se si esclude la piramide all’ingresso che doveva raggiungere i 7 metri d’altezza. Il nome del defunto è sul bel sarcofago in arenaria dipinta di rosso e finemente lavorato con figure di divinità e formule tratte dal Libro dei Morti. Non è stata ritrovata la mummia all’interno perché la tomba era stata depredata più volte già in antichità; tuttavia, sono stati individuati i resti ossei disarticolati di 3 o 4 uomini, 10/12 donne e due bambini. Kevin Cahail, che ha diretto lo scavo, afferma che il numero di ossa femminili potrebbe essere spiegato non solo con la poligamia, ma anche con sepolture familiari appartenenti a più generazioni o a inumazioni abusive successive.

Source: ancient-origins.net

Source: ancient-origins.net

 

Tra i ritrovamenti più importanti, spicca un rarissimo amuleto in diaspro verde e rosso (qui a sinistra) che rappresenta il cuore ib. Probabilmente legato alla psicostasia, la “pesatura dell’anima” del cap. 125 del Libro dei Morti, il piccolo oggetto potrebbe essere stato inserito nel petto di uno dei morti oppure semplicemente al collo come pendente. Altra reperto interessante è un ushabti dipinto individuato in un’altra camera funeraria, questa volta senza sarcofago. Sulla statuetta si legge il nome di quello che potrebbe essere, secondo gli archeologi americani, il padre o il fratello maggiore di Horemheb, cioè Ramessu “Sovrintendente alle Scuderie”.

 

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Presentati i risultati sugli scavi della Piramide di Edfu

Al recente simposio di egittologia organizzato a Toronto dalla Society for the Study of Egyptian Antiquities, Gregory Marouard ha presentato i risultato delle ultime campagne del Tell Edfu Project (Oriental Institute of Chicago). L’attenzione si è focalizzata, in particolare, sulla piccola piramide scavata fin dal 2010.

La struttura fa parte del gruppo delle cosiddette sette “piramidi provinciali”, monumenti privi di stanze interne fatti costruire da Huni (III din., 2635-2610  a.C.) o Snefru (IV din., 2610-2590) in Medio e Alto Egitto: Seila, Zawiet al-Meitin, Sinki, Naqada, al-Kula, Edfu ed Elefantina. Almeno sei su sette hanno dimensioni simili, quindi sembra che le piramidi siano state realizzate con un progetto unico atto a confermare il potere del sovrano nelle province meridionali. 

La costruzione di Edfu era alta, in origine, 17 metri, anche se ora ne raggiunge a mala pena 5 a causa del saccheggio dei blocchi e dell’erosione degli agenti atmosferici. Infatti, gli archeologi diretti da Marouard non pensavano nemmeno che fosse una piramide quando hanno cominciato a liberarla dalla sabbia e dai rifiuti moderni (la zona è pericolosamente vicina a un cimitero contemporaneo). I locali pensavano che corrispondesse addirittura alla tomba di un santo islamico. La tipologia era “a gradoni”, come la piramide di Djoser a Saqqara, e il materiale veniva prelevato da una cava di arenaria lontana solo 800 m a nord. Il carattere cultuale dell’area, invece, è stato confermato dalla presenza sul lato est di un impianto con tracce di offerte di cibo.

Il culto del faraone, però, sembra essere stato abbandonato già una cinquantina di anni dopo, quando Cheope (2590-2563), sicuro della situazione dell’Egitto del sud, concentrò tutte le risorse sulla Grande Piramide di Giza. La struttura perse il suo ruolo originario e, ai suoi piedi, cominciarono ad essere sepolti neonati e bambini accompagnati da iscrizioni geroglifiche incise sulle facciate dei blocchi esterni.

http://oi.uchicago.edu/research/projects/edfu/

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