Articoli con tag: Ramesse II

Saqqara, missione italo-olandese scopre tomba di funzionario ramesside

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Questa mattina, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha annunciato la scoperta a Saqqara di una tomba di un funzionario ramesside e di quattro cappelle coeve, effettuata nella scorsa stagione e completata nelle ultime settimane (19 febbraio – 22 marzo 2023) dalla missione italo-olandese diretta da Lara Weiss (curatrice della collezione egizia e nubiana del Rijksmuseum van Oudheden di Leiden e prossima direttrice del Roemer- und Pelizaeus-Museum di Hildesheim) e Christian Greco (direttore del Museo Egizio di Torino).

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

La sepoltura appartenenva a Panehsy di Menfi, “Responsabile del tempio di Amon” durante il regno di Ramesse II (1279-1259 a.C. circa) e a sua moglie Baia, “Cantante di Amon”. Come per altre tombe ramessidi a Saqqara, la struttura presenta la caratteristica monumentalità di un tempio (immagine in alto), con un corte colonnata di 13,4 x 8,2 metri, un pozzo che conduce alle camere funerarie sotterranee (per un totale di 16 metri di profondità) e tre cappelle. Nella principale di queste, è stata rinvenuta una grande stele in calcare che raffigura l’adorazione della vacca Hathor e un sacerdote di nome Piay che versa acqua per i coniugi seduti davanti a una tavola d’offerte (foto in basso). Piay, calvo e vestito di pelle di leopardo, si fregia dei titoli di “Scriba delle tavole delle offerte” e “Assistente di Panehsy”; per questo, i membri della missione hanno ipotizzato che fosse un subordinato del defunto e responsabile dei suoi riti funerari in vece del figlio maggiore che evidentemente non c’era. Il resto della decorazione della tomba consiste in blocchi in calcare con rilievi dipinti, conservati fino a un metro e mezzo d’altezza, posti a foderare i muri in mattoni di fango.

L’indagine della tomba ha portato a scoprire anche che fu riutilizzata circa un secolo dopo da Pinedjem, “Gran sacerdote di Hathor” durante la XXI dinastia.

A est della tomba di Panhesy, sono state scavate quattro piccole cappelle di altre sepolture, risalenti sempre all’epoca ramesside. La prima, appartenuta a Yuyu, “Creatore delle lamine d’oro del tesoro”, in realtà è stata riscoperta perché già individuata un secolo fa – tanto è vero che si conservano i due stipiti nel Museé de Picardie di Amiens -, ma poi se ne erano perse le tracce. Anche in questo caso, ci sono numerosi testi iscritti sulle pareti risparmiate dalle distuzioni dei riutilizzi successivi e belle scene in rilievo dipinto che mostrano il corteo funebre verso la mummia, prefiche, portatori di offerte, l’adorazione della vacca Hathor e della barca di Sokar e la famiglia del defunto (immagini in basso).

La seconda cappella, del cui proprietario non è stato ancora identificato il nome, presenta un rilievo con il defunto e la sua famiglia (foto in basso) che potrebbe essere stato ispirato dallo stile della vicina tomba di Maya e Merit (XVIII din.). Le ultime due, invece, sono completamente prive di iscrizioni.

Source: historiek.net

https://www.rmo.nl/nieuws-pers/nieuwsberichten/vondst-3200-jaar-oude-egyptische-graftombe/

Il dirio di scavo della campagna 2023: settimana 1, 2, 3, 4, 5

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Scoperti frammenti di statue reali a Eliopoli

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Ed eccoci, come di consueto, a parlare delle scoperte della missione egiziano-tedesca a Matariyya (sobborgo del Cairo), diretta da Aiman Ashmawy (MoTA) e Dietrich Raue (Università di Lipsia, direttore dell’Istituto Archeologico Tedesco al Cairo). D’altronde, l’antica Eliopoli, capitale del 13° nomo del Basso Egitto, vide per oltre 2500 anni la costruzione di templi dedicati al dio sole Ra e altre divinità come Amon, Horus, Hathor e Mut. A testimonianza di questa millenaria stratificazione religiosa, che portò a uno dei centri cultuali più estesi d’Egitto, i ritrovamenti importanti non mancano mai.

Nello specifico, l’ultima campagna di scavo si è svolta intorno al museo all’aperto, dove si trova l’Obelisco di Sesostri I. L’indagine ha portato al rinvenimento di numersosi frammenti di statue reali risalenti al II millennio che, per motivazioni ancora non chiare, erano deposti sotto il pavimento del tempio del I millennio. Tra questi, si riconoscono sculture in quarzite, granito e grovacca di Sesostri III (1882-1842), un re non ancora identificato della XIII dinastia (1800 a.C. circa), Horemheb (1319-1292), Ramesse II (1279-1213), Ramesse VII (1137-1130) e Psammetico II (595-589).

A sud del museo, invece, è stata individuata una vasta porzione di 15 x 15 metri del pavimento in calcare del tempio (foto in alto), cosa piuttosto rara perché il santuario, ormai smantellato, fu utilizzato come cava di materiale da costruzione fin dalla tarda antichità.

https://www.gkr.uni-leipzig.de/aegyptisches-museum/newsdetail/artikel/neues-aus-heliopolis-2023-03-22

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Assuan, sventato il tentativo di furto di una statua colossale di Ramesse II

Source: facebook.com/MoiEgy

Notizie di scavi illegali e vendita di antichità al mercato nero sono purtroppo comuni in Egitto, ma stavolta i tombaroli si sono superati per audacia o, meglio, imprudenza. La polizia del Turismo e delle Antichità ha infatti colto in flagrante tre uomini che, armati di pala, piccone e addirittura un piccolo escavatore, carcavano di tirare fuori dalla sabbia la statua di Ramesse II nelle cave di granito di Assuan. A renderlo noto è stato il Ministero egiziano dell’Interno sui suoi social.

Il colosso, alto 3 metri e largo 1 e pesante ben 10 tonnellate, è forse il reperto più celebre dell’area archeologica dopo l’Obelisco incompiuto. Attribuita a Ramesse II, anche questa statua non fu mai completata e giace da millenni nell’area meridionale delle cave insieme ad altri oggetti appena sbozzati e abbandonati dai cavatori e artigiani. Tra questi, anche vasche di epoca greco-romana erano cadute sotto il mirino dei ladri. Il rischio del colpo, tentato in una zona turistica, e le dimensioni di un pezzo di certo non facile da piazzare fanno pensare a un furto su commissione.


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Scoperto il sarcofago del tesoriere di Ramesse II

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Tornano le consuete notizie da Saqqara. Ripresa l’attività di scavo a sud della rampa processionale della piramide di Unis, la missione diretta da Ola El-Aguizy (Università del Cairo) ha scoperto il sarcofago dell’alto funzionario Ptahemuia, la cui tomba era stata individuata lo scorso anno. In realtà, come segnalavo nel 1000° articolo di questo blog, si trattava di una riscoperta in quanto la sepoltura era stata già localizzata e parzialmente documentata da Auguste Mariette intorno al 1858-59, ma poi se ne erano perse le tracce.

Tuttavia, l’indagine del team egiziano ha condotto ad ambienti sconosciuti finora in fondo al pozzo funerario (2,1×2,2 metri, profondo 7), in particolare alla camera sepolcrale principale e al massiccio sarcofago in granito rosso dello “Scriba reale delle divine offerte a tutti gli dèi del Basso e dell’Alto Egitto”, “Grande Sovrintendente al bestiame” e “Sovrintendente al tesoro del Ramesseo” sotto Ramesse II (1279-1212 a.C.). Titoli e nome del defunto sono stati confermati grazie ai rilievi incisi sulla superficie del sarcofago antropoide, insieme a formule funerarie e alle figure di divinità come Anubi e i quattro figli di Horus. Come già notato nelle precedenti campagne di scavo, le tracce della visita di tombaroli sono chiare e il sarcofago è risultato vuoto se non per pochi residui di resina della mummificazione; in particolare, il coperchio era rotto con uno dei frammenti ritrovato a terra in un angolo della stanza (foto in basso). Tuttavia, credo che i ladri abbiano approfittato di una rottura precedente, forse contemporanea all’inumazione di Ptahemuia o relativa a un riutilizzo del sarcofago, perché dalle foto si vedono i segni di almeno quattro grappe a doppia coda di rondine che indicano un antico restauro.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities
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Un obelisco sospeso al Grand Egyptian Museum

Source: Friends of Egypt support tourism to Egypt

Qualche giorno fa, avevo scritto della vicina (almeno nei programmi) apertura del Grand Egyptian Museum a Giza. Tra le decine di migliaia di antichità che saranno visibili, c’è un monumento particolare, non tanto per la sua fattura ma per la scelta espositiva adottata: un obelisco sospeso.

Il monolite di granito è stato già posizionato di fronte all’ingresso del museo su una struttura rialzata da quattro pilastri. I visitatori, quindi, potranno passargli sotto per vedere la base scoperta in cui è inciso il cartiglio di Ramesse II (1279-1213 a.C.).

Alto circa 13 metri, l’obelisco giaceva spezzato in due tronconi appena fuori dal Grande tempio di Amon a Tanis (Petrie, Tanis I, 1889, pl. VII n. 45), sito ormai diventato una sorta di punto di approviggionamento per questo tipo di reperto (si veda ad esempio l’obelisco trasportato a Piazza Tahrir).

Al di là della trovata scenografica, le autorità del Ministero del Turismo e delle Antichità hanno affermato che il progetto ingegneristico servirebbe anche a proteggere l’obelisco dalle vibrazioni del moderno traffico cairota e dalla metropolitana che collegherà il GEM alla città.

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Saqqara, (ri)scoperta la tomba del tesoriere di Ramesse II

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Saqqara continua a riservare sorprese. La missione diretta da Ola el-Aguizy (Università del Cairo), che scava a sud della rampa processionale della piramide di Unas, ha individuato la tomba di Ptahemuia, “Scriba reale delle divine offerte a tutti gli dèi del Basso e dell’Alto Egitto”, “Grande Sovrintendente al bestiame” e “Sovrintendente al tesoro del Ramesseo” sotto Ramesse II (1279-1212 a.C.).

Al momento sono stati liberati dalla sabbia la porta d’ingresso in calcare e un primo ambiente con i muri in mattoni crudi decorati da intonaco dipinto. Qui si conservano scene di portatori di offerta e di macellazione di bovini (foto in alto). Ptahemuia dovrebbe aver ricoperto le cariche sopraccitate dopo il più noto Tia, cognato e precettore di Ramesse II, la cui sepoltura si trova proprio nella stessa necropoli. Si possono leggere i titoli e il nome (che ho evidenziato in nero) del defunto, rappresentato seduto di fronte a una tavola d’offerta, in uno dei pilastri (immagine in basso a destra). Sono poi stati scoperti anche blocchi fuori contesto e le basi di alcuni pilastri in pietra (foto in basso a sinistra). Negli scorsi anni, sempre la stessa missione aveva scavato le tombe dei funzionari di Nuovo Regno Paser e Ptah-Mes, scoperte nel XIX secolo e poi dimenticate.

In effetti, facendo qualche ricerca, mi sono accorto che anche quella annunciata oggi è in realtà una riscoperta. La struttura era stata già largamente visitata dai cercatori di antichità e poi parzialmente documentata dal celebre egittologo francese Auguste Mariette intorno al 1858-59. Da allora, si persero le tracce dell’ubicazione della tomba. Si conserva addirittura una precocissima foto dell’assistente Théodule Devéria in cui si nota proprio l’ingresso (si veda: Staring N., The Tomb of Ptahemwia, ‘Great Overseer of Cattle’ and ‘Overseer of the Treasury of the Ramesseum’, at Saqqara, JEA 102, 2016, pp. 145-170). Potete controllare voi stessi la corrispondenza con l’architrave di sinistra (immagine in basso a destra) sul sito del Musée d’Orsay, museo parigino che conserva l’originale stampa all’albume.

PS: Questo è il 1000° articolo del blog!

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Scoperti blocchi iscritti e statue dall’età ramesside al periodo copto nei pressi di Mit Rahina

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Il Ministero del Turismo e delle Antichità ha annunciato una serie di ritrovamenti effettuati dopo un intervento di emergenza nelle vicinanze di Mit Rahina, l’antica Menfi (20 km a sud del Cairo). Gli uomini del Supremo Consiglio delle Antichità hanno scoperto statue e blocchi iscritti in calcare e granito rosa e nero nel terreno di un privato cittadino prima dell’inizio di un progetto edilizio.

La maggior parte dei reperti – come dimostrano i cartigli – proviene da un tempio dell’età di Ramesse II (1279-1213 a.C.), ma ci sono anche pezzi più recenti, databili fino al periodo copto. I blocchi appaiono tutti sbozzati una seconda volta a indicare il loro riutilizzo per costruzioni successive.

Aggiornamento (09/08/2020):

Il proseguimento degli scavi ha portato a nuovi interessanti ritrovamenti come una statua-cubo in granito nero. La scultura, alta 95 cm e larga 45, apparteneva a un sacerdote della dea Hathor.

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Abido, scoperto deposito di fondazione del tempio di Ramesse II

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Ad Abido, la missione dell’Institute for the Study of the Ancient World della New York University ha scoperto uno dei depositi di fondazione del tempio che Ramesse II (1279-1212 a.C.) realizzò per la triade Osiride-Iside-Horus dopo aver completato quello più celebre di Seti I.

I depositi di fondazione erano sepolture di oggetti rituali effettuate per consacrare un terreno prima della costruzione di un tempio o di una tomba. In questo caso, posizionato nell’angolo nord-occidentale, comprendeva offerte di cibo, vasi in ceramica – alcuni dei quali con iscrizioni in ieratico -, modellini di utensili in rame, un pestello in alabastro egiziano e targhe dipinte in verde e blu con il cartiglio del faraone. Questo ritrovamento conferma quindi l’ipotesi secondo la quale il tempio sia stato inaugurato da Ramesse II e non iniziato già dal padre.

Indagando sul lato meridionale del tempio, attorno al nuovo ambiente reale, sempre riconducibile a Ramesse II, scoperto lo scorso anno, il team diretto da Sameh Iskander e da Ogden Goelet ha individuato anche 10 magazzini in mattoni crudi che servivano alla conservazione del grano, delle offerte e degli arredi del santuario (foto in basso).

Nei muri dei magazzini erano state scavate, come testimonianza di una devozione molto più tarda, nicchie con 12 crani di tori e altre ossa sacrificali deposte nel periodo tolemaico, più un intero scheletro dello stesso animale posizionato sotto il pavimento del palazzo templare (la struttura quadrata in calcare bianco che spicca tra le mura più scure)

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

 

 

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Scoperta rara statua del ka di Ramesse II

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Source: MoA

Qualche giorno fa, avevo segnalato il ritrovamento a Mit Rahina, l’antica Menfi, di blocchi probabilmente appartenenti al Grande tempio di Ptah fatto costruire da Ramesse II.

Proprio allo stesso faraone appartiene una rarissima statua in granito scoperta nel medesimo contesto. Il frammento di scultura (105 x 55 x 45 cm) rappresenta infatti il ka del re, riconoscibile dall’inconfondibile segno delle braccia aperte sulla testa. Il ka è una delle “anime” della tradizione religiosa dell’antico Egitto, la forza vitale che si trasmetteva di padre in figlio.

Sul retro, il pilastro dorsale reca inciso il nome di Horo di Ramesse II: Kanakht-Merimaat, “Toro possente, amato da Maat”. L’eccezionalità del ritrovamento sta nella sua rarità. Si conosce infatti un solo precedente del genere, cioè la statua lignea del Ka di Hor I, faraone di XIII dinastia, oggi al Museo Egizio del Cairo (JE 30948).

 

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Mit Rahina, scoperti blocchi del Grande tempio di Ptah

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Source: MoA

Questa mattina sono iniziati gli scavi di emergenza portati avanti dal Ministero delle Antichità in un terreno privato nei pressi dell’area archeologica di Mit Rahina, l’antica capitale di Menfi. Proprio ieri, infatti, la Polizia del Turismo e delle Antichità aveva arrestato il proprietario mentre cercava di estrarre dal fango blocchi iscritti.

In totale, sono stati recuperati 19 blocchi, in granito rosa e calcare, coperti da testi geroglifici e scene religiose che mostrano Ramesse II (1279-1213 a.C.) e in particolare il dio Ptah, protettore della città.

La presenza di questa divinità e la posizione stessa dell’area fa ipotizzare che i resti appena ritrovati appartengano a un’estensione del vicino Grande tempio di Ptah, il santuario anticamente chiamato Hut-ka-Ptah (= “Casa del ka di Ptah”) che ha dato origine con la sua forma grecizzata (Αἴγυπτος) alla parola Egitto.

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