Articoli con tag: ritratti del Fayyum

Philadelphia, scoperte tombe greco-romane con sarcofagi e ritratti del Fayyum

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Piano piano, a distanza di un anno, iniziano a essere annunciate ufficialmente tutte le scoperte anticipate nella terza stagione della serie di documentari National Geographic “Lost treasures of Egypt”. Questa volta è il turno di un vasto sistema funerario di epoca greco-romana individuato a Philadelphia, città fondata da Tolomeo II (286-246 a.C.) nel nord-est del Fayyum. Nell’episodio di cui avevo già parlato (vedi qui l’articolo) si indugiava in particolare su un sarcofago in legno del II sec. a.C. ancora sigillato con relativa mummia e una bellissima statuetta in terracotta dipinta di Iside-Afrodite (foto in alto).

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Tuttavia, i risultati della missione egiziana diretta da Basem Gehad non si limitano a questo. Le tombe scavate vanno dal III sec. a.C. al III sec. d.C., riflettendo l’evoluzione architettonica funeraria dal periodo tolemaico a quello romano. Le sepolture, tra cui 6 grandi catacombe in blocchi di calcare, si dispongono attorno a un edificio con pavimenti lastricati con mattonelle in malta colorata e una sala a 4 colonne (foto in basso). Diversi sono stati i sarcofagi scoperti, alcuni antropoidi altri a cassa con coperchio a doppio spiovente, ma spicca il primo ritrovamento dopo oltre un secolo dei cosiddetti “ritratti del Fayyum” (foto in alto al centro), raffigurazioni realistiche del defunto realizzate ad encausto o tempera per lo più su tavole di legno che venivano poste sul volto delle mummie in epoca romana.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities
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Restituiti ritratti del Fayyum confiscati dai nazisti

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Source: media.uzh.ch

Negli ultimi anni, sono sempre più frequenti le notizie di restituzioni all’Egitto di antichità illegalmente esportate. Questa volta, però, i reperti andranno in USA, verso i legittimi eredi del loro proprietario originario: Rudolf Mosse. Mosse (1843-1920) era un editore ebreo di Berlino e un amante di antiquariato e arte. La sua ricca collezione passò alla figlia Erna Felicia, ma, a causa delle leggi razziali della Germania nazista,  fu confiscata e messa all’asta nel 1934. Tra i pezzi poi venduti, figuravano anche due splendidi ritratti del Fayyum di un uomo vissuto durante la dinastia flavia (69-96) e di una donna morta intorno alla metà dell’età antonina (150 d.C.). Queste tavole funerarie dipinte, insieme ad altre 7, passarono nel 1979 alla collezione archeologica dell’Università di Zurigo (n° inv. 3798 e 3795) che le acquistò per 220 mila franchi svizzeri da Paulette Goddard-Remarque, attrice e vedova dello scrittore Erich Maria Remarque (“Niente di nuovo sul fronte occidentale”). L’ateneo ovviamente non conosceva l’origine dei pezzi che è venuta fuori dopo alcune ricerche interne e grazie all’operato del “Mosse Art Restitution Project” lanciato nel 2012. Così, si è deciso di consegnare i ritratti ai discendenti di Mosse che, comunque, ricambieranno con una somma di denaro non specificata.

http://www.media.uzh.ch/de/medienmitteilungen/2016/mumienbilder.html (anche per la versione HD delle immagini)

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Un uso “nascosto” del blu egiziano nei Ritratti del Fayyum

Source: nuaccess.northwestern.edu/projects

Source: nuaccess.northwestern.edu/projects

E’ noto come il blu egiziano”, primo pigmento sintetico della storia, fosse utilizzato in epoca faraonica per le decorazioni di pareti e soffitti di templi e delle più importanti tombe. Il suo alto costo di produzione, infatti, era alla portata solo del faraone e di ricchi funzionari. Un nuovo studio, però, avrebbe individuato un uso alternativo e molto meno evidente del colore.

I ricercatori del NU-ACCESS (Northwestern University – Art Institute of Chicago Center for Scientific Studies in the Arts), diretti da Marc Walton, hanno analizzato 15 tra pezzi completi e frammenti di cosiddetti “ritratti del Fayyum” conservati presso il Phoebe A. Hearst Museum of Anthropology (PAHMA) della University of California, Berkeley. Si tratta di ritratti funebri molto realistici posti sul volto delle mummie in età romana; questi in particolare sono stati scoperti tra il 1899 e il 1900 a Tebtunis. I dipinti su tavoletta lignea sono caratterizzati da colori come il giallo, il marrone, il rosso, il nero, il bianco e, a quanto pare, dal blu, anche se non visibile a occhio nudo. Il pigmento, infatti, in sei casi su quindici, è stato utilizzato per i disegni preparatori, per modulare le ombreggiature e per dare lucentezza all’insieme. Si è arrivati a questa scoperta con indagini non distruttive come la Spettrofotometria XRF, la Reflectance Transformation Imaging (RTI) e la Visible Induced Luminescence (VIL).

I risultati confluiranno in un progetto più ampio, “Ancient Panel Painting: Examination, Analysis and Research”, lanciato dal Dipartimento di Conservazione delle antichità del J. Paul Getty Museum con la partecipazione del British Museum, l’Ashmolean Museum di Oxford, il Museum of Fine Arts di Boston, il Walter Art Museum di Baltimora e il PAHMA. L’iniziativa è atta a creare un database internazionale per la raccolta di dati storici, tecnici e scientifici sui ritratti dell’Egitto romano.

http://www.northwestern.edu/newscenter/stories/2015/08/mummy-portraits-.html

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