Piano piano, a distanza di un anno, iniziano a essere annunciate ufficialmente tutte le scoperte anticipate nella terza stagione della serie di documentari National Geographic “Lost treasures of Egypt”. Questa volta è il turno di un vasto sistema funerario di epoca greco-romana individuato a Philadelphia, città fondata da Tolomeo II (286-246 a.C.) nel nord-est del Fayyum. Nell’episodio di cui avevo già parlato (vedi qui l’articolo) si indugiava in particolare su un sarcofago in legno del II sec. a.C. ancora sigillato con relativa mummia e una bellissima statuetta in terracotta dipinta di Iside-Afrodite (foto in alto).
Source: Ministry of Tourism and Antiquities
Tuttavia, i risultati della missione egiziana diretta da Basem Gehad non si limitano a questo. Le tombe scavate vanno dal III sec. a.C. al III sec. d.C., riflettendo l’evoluzione architettonica funeraria dal periodo tolemaico a quello romano. Le sepolture, tra cui 6 grandi catacombe in blocchi di calcare, si dispongono attorno a un edificio con pavimenti lastricati con mattonelle in malta colorata e una sala a 4 colonne (foto in basso). Diversi sono stati i sarcofagi scoperti, alcuni antropoidi altri a cassa con coperchio a doppio spiovente, ma spicca il primo ritrovamento dopo oltre un secolo dei cosiddetti “ritratti del Fayyum” (foto in alto al centro), raffigurazioni realistiche del defunto realizzate ad encausto o tempera per lo più su tavole di legno che venivano poste sul volto delle mummie in epoca romana.
Ormai scrivi Saqqara e leggi Sarcofagi. Quando ieri Mostafa Waziry, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, ha anticipato sui suoi social che oggi sarebbe stata annunciata una grande scoperta nell’importante sito archeologico, ho subito pensato a nuove sepolture.
E così è stato: ben 250 sarcofagi antropoidi in legno con le loro mummie di circa 2500 anni! I sarcofagi, in ottimo stato di conservazione, erano stipati in fondo a due pozzi funerari nell’area del Bubasteion, il santuario dedicato alla dea Bastet.
Source: english.ahram.org.eg
Source: arabyoum.news
I sarcofagi dipinti risalgono al Periodo Tardo ed erano deposti con oggetti del corredo funerario come amuleti, casse canopiche, ushabti, due statue lignee di Iside e Nefti piangenti con il viso dorato (foto a sinistra) e un papiro lungo circa 9 metri ancora sigillato. Iscritto in geroglifico con formule del Libro dei Morti, quello che sarà chiamato Papiro Waziry, in onore del direttore della missione, attualmente si trova nei laboratori del Museo Egizio del Cairo per essere restaurato e studiato.
Gli archeologi egiziani, poco distante dai pozzi, hanno scoperto anche una cachette in cui erano nascosti strumenti rituali come sistri e circa 150 statuine in bronzo raffiguranti diverse divinità quali Osiride, Iside, Horus bambino, Hathor, Anubi, Imhotep. Amon-Min, Neith, Nefertum e, ovviamente, Bastet, sia in forma animale che di donna dalla testa di gatto (foto in basso). Diversamente dai sarcofagi, questi bronzetti sono da legare a un contesto templare essendo ex voto dei fedeli che si recavano nel vicino santuario.
Nuovi sarcofagi a Saqqara, ancora… ma almeno ci siamo spostati di qualche centinaio di metri dal Bubasteion.
La missione archeologica diretta da Zahi Hawass nei pressi della piramide di Teti ha individuato 22 pozzi funerari, profondi circa 10-12 metri, con sepolture di Nuovo Regno, databili tra la XVIII (1550-1292 a.C.) e la XIX dinastia (1292-1189), seppur molti di essi, a scapito dell’annuncio ufficiale, sembrino più tardi. I sarcofagi antropoidi sarebbero decine e, come le mummie al loro interno, sono in buono stato di conservazione mantenendo ancora leggibili le decorazioni dipinte sulla superficie di legno. Alcuni defuti erano semplicemente avvolti in stuoie di canne, mentre oltre 50 sarcofagi sono stati scoperti in un unico pozzo.
Source: Zahi Hawass
Source: Zahi Hawass
I morti erano accompagnati da centinaia di oggetti di corredo, come vasi di ceramica, alcuni dei quali d’importazione (Creta, Siria, Palestina), maschere funerarie, statuette di Ptah-Sokar-Osiride, cassette di legno con ancora all’interno ushabti in legno dipinto e un magnifico set da toeletta comprendente uno specchio di bronzo, uno stilo con il tubetto per il kohl e un contenitore per il trucco a forma di anatra (foto in basso). Tra i reperti ritrovati dalla missione spiccano anche modellini di barche, giochi da tavola, come il senet e il tau, un’ascia in bronzo che attesta la carica militare del propietario e un papiro lungo 4 metri che presenta il capitolo 17 del Libro dei Morti, parte della scena della pesatura del cuore e il nome del defunto, Bukaaef (bw-xAa.f), che si legge anche su 4 ushabti e un sarcofago. Notevole è anche una stele funeraria in cui, nel registro superiore, un funzionario della XIX dinastia, il “Sovrintendente al carro da guerra del Re” Kaptah (xA-ptH), sua moglie Mutemuia (Mw.t-m-wiA) e una figlioletta Aia (AiA) sono in atto di adorazione nei confronti di Osiride, mentre in quello inferiore a loro volta sono omaggiati da altri 6 figli. Bisogna però precisare che, come spesso succede in occasione di grandi annunci così confusionari, gli oggetti segnalati potrebbero appartenenere anche ad altri contesti che, come vedremo, non sono solo funerari.
Set da toeletta con specchio, contenitore per il trucco e stilo e tubetto per il kohl, Nuovo Regno
Ascia in bronzo, Nuovo Regno
Libro dei Morti di Pukhaef
Infatti, se tutto ciò non bastasse, c’è molto di più.
La necropoli in questione, infatti, è connessa al tempio funerario di una regina, moglie o madre di Teti. L’annuncio in inglese, probabilmente tradotto male dall’arabo sulla pagina facebook di Hawass (fate attenzione anche a come saranno riportati i nomi dei defunti precedentemente segnalati), non è chiaro e fa riferimento a una certa ‘Nearit’ che non trova riscontro con Teti.
Ma se gli annunci scritti sono stati piuttosto confusi, le prime interviste video ad Hawass hanno chiarito ogni dubbio. Il tempio funerario apparteneva a una nuova regina, finora sconosciuta, di cui era stata scoperta la piramide nel 2010. Neith, era sposa e, al tempo stesso, figlia di Teti (in basso, il suo nome iscritto su un obelisco in calcare). L’importanza della scoperta sta anche nel retrodatare questa pratica che era nota in epoche successive come il Nuovo Regno.
In ogni caso, il primo faraone della VI dinastia (2345–2333 a.C.) era stato divinizzato e venerato anche a distanza di mille anni; per questo i funzionari del Nuovo Regno vollero farsi seppellire nelle vicinanze della sua piramide, con la conseguente presenza di laboratori di mummificazione. L’area di scavo, in particolare, sembrerebbe il punto di accesso alla zona sacra di Saqqara durante il periodo. Il tempio funerario della regina, a quanto pare già noto in precedenza, è fiancheggiato sul lato sud-orientale da magazzini in mattoni crudi in cui erano stipate provviste e offerte.
Al Nuovo Regno risale anche una struttura in mattoni di fango con un cortile lastricato in pietra calcarea che nascondeva un pozzo profondo addirittura 24 metri non ancora indagato. Quindi aspettatevi un 2021 ancora pieno di notizie da Saqqara.
Pochi minuti fa, con la maestosa Piramide a gradoni di Djoser sullo sfondo, il ministro del Turismo e delle Antichità, Khaled el-Enany, e il segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità e direttore della missione archeologica a Saqqara, Mostafa Waziry, hanno finalmente annunciato quella che era stata definita nei giorni scorsi come “la più grande scoperta archeologica del 2020”: oltre100 sarcofagi ancora sigillati.
@AhmedMagdyPage
Decine di giornalisti e ambasciatori da tutto il mondo hanno assistito anche all’apertura di una delle bare e all’analisi in diretta della mummia al suo interno tramite uno scanner portatile a raggi-X che ha permesso di osservare il processo di imbalsamazione e alcune caratteristiche identificative dell’età approssimativa e del sesso del defunto (immagini in basso).
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Ormai da tre anni siamo abituati a leggere di scoperte straordinarie dalla missione archeologica egiziana nell’area del Bubasteion a Saqqara, spesso annunciate in conferenze stampa-show come quella di stamattina e poi rilanciate dalla stampa internazionale o dal recente documentario di Netflix. In un sito consasacrato nel Periodo Tardo alla dea gatta Bastet, ma utilizzato già 2000 anni prima come luogo di sepoltura, sono state individuate tombe millenarie dalle pitture ancora intatte, depositi con centinaia di mummie animali – alcuni dei quali piuttosto rari, come scarabei, manguste e leoni – e, nell’ultimo anno, cachette con decine e decine di sarcofagi sigillati.
La scoperta odierna era stata anticipata in occasione della visita a Saqqara del Primo Ministro egiziano Mostafa Kemal Madbouly, quando erano state mostrate alcune foto scattate all’interno di 3 pozzi funerari. I sarcofagi, dai colori ancora vividi, erano letteralmente accatastati all’interno di camere sotterranee; alcuni corpi, invece, erano semplicemente deposti in nicchie scavate lungo le pareti. Al loro interno, mummie perfettamente conservate, coperte da variopinti cartonnage e in alcuni casi ancora adornate da ghirlande di veri fiori e piante (foto in basso).
Rispetto a quello che si pensava, però, non tutti i defunti sono vissuti durante il Periodo Tardo. Seppur gran parte dei corpi appartengano a sacerdoti e funzionari della XXVI dinastia (672-525 a.C.), Mostafa Waziry ha affermato che ci sarebbero anche mummie dell’inizio del Periodo tolemaico (IV-III sec. a.C.), indice che i pozzi sarebbero stati usati per secoli. E lo straordinario numero di inumati, superiore alle 100 unità, non sarebbe nemmeno definitivo perché lo scavo non si è ancora concluso.
Insieme ai sarcofagi, gli archeologi egiziani hanno trovato anche ushabti in faience, maschere funerarie, molte casse canopiche per gli organi del defunto (tra cui una dall’inusuale forma piramidale), cassette porta-ushabti e circa 40 statue in legno, molte delle quali di Ptah-Sokar-Osiride. Ma spiccano soprattutto due statue funerarie private, alte 120 e 75 cm, risalenti addirittura all’Antico Regno (4500 anni fa) raffiguranti uomini in posizione stante (foto a sinistra e in basso). Non è chiaro se siano state ritrovate nello stesso contesto che è molto più recente.
Alcuni sarcofagi e oggetti del corredo saranno momentaneamente trasferiti al Museo Egizio del Cairo in occasione, domani 15 novembre, delle celebrazioni per il 118° anniversario dell’apertura del museo in piazza Tahrir.
Non 13, non 27: alla fine i sarcofagi scoperti a Saqqara sono 59… per il momento.
Ieri si è tenuta la conferenza stampa in cui il noto archeologo Zahi Hawass, Mostafa Waziry, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, e il ministro Khaled el-Anany hanno annunciato ufficialmente i dettagli del ritrovamento che era stato anticipato nelle settimane scorse (link 1, 2).
Sapevamo già di dozzine di sarcofagi in legno ancora sigillati, stipati in una camera in fondo a un pozzo funerario. Ma a quanto pare però, i pozzi individuati dalla missione diretta da Waziry nell’area del Bubasteion (santuario della dea gatto Bastet) sono 3 e contenevano 59 bare antropoidi dai colori ancora vividi. La maggior parte di queste è stata disposta a favor di giornalisti nell’ormai consueto schema da funerale multiplo e alcune sono state (ri)aperte in diretta mostrando mummie e coperture in cartonnage in ottimo stato di conservazione. La lettura dei testi geroglifici sui coperchi ha permesso di capire che i defunti erano sacerdoti e alti funzionari, vissuti durante la XXVI e la XXVII dinastia (VII-VI sec. a.C.), che hanno avuto il privilegio di essere sepolti in un’area sacra.
Source: Ministry of Tourism and Antiquities
Il ministro del Turismo e delle Antichità ha inoltre dichiarato che tutti i sarcofagi saranno esposti dal prossimo anno in una sala appositamente dedicata nel Grand Egyptian Museum, accanto ai 30 della cachette di el-Asasif. La sala dovrà essere necessariamente molto spaziosa perché Waziry ha anticipato la presenza di ulteriori sarcofagi da Saqqara che non sono ancora stati tirati fuori.
Tra gli oggetti di corredo ci sono ushabti, amuleti, cassette canopiche per gli organi rimossi dalle mummie e 28 statuette in legno di Ptah-Sokar-Osiride, divinità funeraria mummiforme che fonde gli attributi dei tre dèi. Nei piedistalli di queste statuette spesso si trovano cavità in cui sono nascosti papiri iscritti con formule del Libro dei Morti, mummie di animali o figurine in fango (come si vede nella foto in basso a sinistra) che dovevano aiutare il defunto nell’aldilà.
Ma tra i reperti scoperti spicca un bronzetto alto 35 cm di Nefertum (foto a sinistra) di cui colpisce lo stato di conservazione. Restano la base con il nome del dedicante, Padiamon, e gli intarsi in agata rossa, turchese e lapislazzuli che decorano il fiore di loto sulla testa. Nefertum era infatti il dio menfita dei profumi e della rinascita in quanto il loto è il fiore che spunta dalla acque indistinte del Nun (l’oceano primordiale) all’origine della creazione.
Come anticipato nell’ultimo articolo, la recente scoperta di un pozzo funerario a Saqqara prometteva ulteriori novità. Così, a distanza di pochi giorni, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha “centellinato” nuove foto rimandando la comunicazione definitiva a una conferenza stampa ufficiale che dovrebbe tenersi i primi giorni di ottobre.
In ogni caso, ai 13 sarcofagi trovati in precedenza, se ne sono aggiungiunti altri 14 – anch’essi sigillati – sempre risalenti, secondo la nota del Ministero, all’Epoca Tarda. Sembra che le bare provengano da nicchie scavate ai lati del pozzo dove, come si vede dalle foto con il segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, Mostafa Waziry (in basso), erano accataste con statuette di Ptah-Sokar-Osiride, cassette canopiche e altri oggetti del corredo funebre.
L’area di Saqqara indagata dalla missione archeologica egiziana si rivela ancora una volta molto fruttuosa. Dopo le scoperte degli scorsi anni (fino all’ultima annunciata ad aprile), il Ministero del Turismo e delle Antichità ha anticipato la notizia del ritrovamento di una cachette di oltre 2500 anni piena di sarcofagi ancora sigillati.
Al momento si sa poco, anche perché lo scavo non è stato ancora completato; a tal proposito, è prevista una conferenza stampa nelle prossime settimane che presentarà ufficialmente i risultati definitivi.
In ogni caso, si tratta di una camera scavata nella roccia in fondo a un pozzo funerario lungo 11 metri. Al suo interno erano accatastati almeno 13 sarcofagi lignei decorati. Il numero di bare, però, è sicuramente molto più grande, dal momento che sono state individuate nicchie ricavate ai lati del pozzo, tra cui una sola è stata aperta rivelando la presenza di sarcofagi e diversi oggetti di corredo (tra le foto divulgate, si nota solo una statuetta di Ptah-Sokar-Osiride; immagine in basso al centro).
Non ci resta quindi che aspettare per avere maggiori informazioni.
Sarcofago di Ahmose-Meritamon (ph. Ministry o Tourism and Antiquities)
In attesa della grande parata ufficiale che vedrà il trasferimento di 22 mummie reali dal Museo Egizio del Cairo al Museo Nazionale della Civiltà Egiziana di Fustat, nei giorni scorsi si è proceduto allo spostamento dei 17 sarcofagi che le accompagnavano.
Le bare lignee erano state scoperte nel 1881 nella cachette di Deir el-Bahari insieme ai corpi imbalsamati di 18 faraoni e 4 regine di XVII, XVIII, XIX e XX dinastia, oltre alle mummie di importanti personaggi della XXI dinastia e di individui non identificati. Tra i sarcofagi, che ora saranno puliti e restaurati, spiccano quelli del re di XVII din. Seqenenra Ta’o, della regina Ahmose-Nefertari, di Ahmose-Meritamon (foto in alto), di Amenofi I, Thutmosi II, Thutmosi III, Ramesse II, Ramesse III e di Padiamon (che però conteneva i resti di Ahmose-Sitkamose).
Questo grande trasloco era stato deciso già nell’agosto del 2019 ed era previsto per lo scorso marzo, ma ovviamente il covid ha costretto a rimandare la data.
Forse ricorderete la scoperta effettuata a Saqqara nel 2018 dalla missione egiziano-tedesca dello SCA e dell’Università di Tübingen: un laboratorio di mummificazione della XXVI dinastia (664-525 a.C) con deposito per i relativi strumenti e un pozzo profondo 30 metri con 5 camere funerarie e 54 inumati. Corpi e sarcofagi non erano ben conservati, ma venne fuori una rarissima maschera in argento dorato, la prima ad essere ritrovata dal 1939.
Nel frattempo, gli scavi sono proseguiti nell’area che si trova a sud della piramide di Unas ed è stata individuata una sesta camera in fondo al pozzo. Al suo interno ancora grandi bare scavate nel calcare con quattro sarcofagi in legno. Come si vede dalle foto in basso, anche questa volta i corpi e i sarcofagi erano in cattivo stato di conservazione, ma è stato possibile leggere nomi e titoli dei defunti che si confermano sacerdoti della dea serpente Niut-sh-es (WB II, 213, 6). La sepoltura, quindi, era una tomba comune dedicata a officianti al culto di questa divinità venerata soprattutto a Menfi all’inizio del Periodo Tardo. Due di loro, Ayput e Tjanimit, hanno nomi libici. La cosa non deve stupire perché quella egiziana era una società cosmopolita; inoltre, durante il III Periodo Intermedio, si formò una dinastia, la XXII (945-720 a.C.), composta da faraoni proprio di origine libica.
Source: Ministry of Tourism and Antiquities
Una terza defunta, Didibastet, era accompagnata da 6 (!) canopi. Nessun errore: gli stessi nome e titoli sono incisi su ognuno dei vasi in alabastro che contengono fegato, polmoni, intestini, stomaco e, stanamente, altri due organi in più. La TAC ha infatti rilevato la presenza di tessuti umani la cui identificazione è ancora in fase di studio. Che si tratti di una speciale forma di mummificazione?
Oltre alla ricerca sul campo, sono andate avanti anche le analisi scientifiche sui materiali ritrovati nelle precedenti campagne di scavo. Grazie alla tecnica della spettrofotometria XRF, l’argento della maschera è risultato puro al 99,07% (l’argento sterling è al 92,5%); inoltre, nei contenitori che erano nel laboratorio, sono state identificate diverse sostanze utilizzate durante la mummificazione, come bitume, olio di cedro, resina di cedro, resina di pistacchio, cera d’api, grasso animale e forse anche olio di oliva e di ginepro.
Come vi avevo anticipato settimane fa, c’era da aspettarsi novità dalla Necropoli degli animali di Saqqara. La missione del Supreme Council of Antiquities, diretta da Mostafa Waziry, ha infatti effettuato un’altra scoperta che era già trapelata attraverso foto e che ieri era stata pubblicizzata tramite un video trailer sui canali social del Ministero del Turismo e delle Antichità. Nell’impossibilità – causa coronavirus – di convocare affollate conferenze stampa, l’unico modo di seguire la recente politica di spettacolarizzazione dell’archeologia egiziana era lo sfruttamento del web. Negli ultimi giorni sono stati lanciati tour virtuali di siti storici del Paese ed ora si è passati all’annuncio di scoperte a puntate.
Source: @drmostafawaziry
Un paio di ore fa è stato pubblicato un video in cui Waziry mostra i ritrovamenti della terza campagna di scavo. In un pozzo funerario, dai lati di 120 x 90 cm e profondo 11 metri, sono stati scoperti 5 sarcofagi in pietra ancora sigillati risalenti al Periodo Tardo. Le mummie al loro interno sembrano mal ridotte, ma gli oggetti del corredo sono numerosi e ben conservati. Si contano 365 ushabti in faience, un inusuale piccolo obelisco di 40 cm in legno dipinto (sulla sinistra nella foto in alto), tre vasi canopi in ceramica, diverse statuette in legno di Ptah-Sokar-Osiride, maschere funerarie e frammenti variopinti di coperture di mummie, alcuni dei quali con tracce d’oro (come quelli in basso).
Source: @drmostafawaziry
In 4 nicchie scavate nelle pareti di una stanza, invece, si trovavano altri sarcofagi antropoidi in legno, tra cui quello nero con geroglifici gialli che vi avevo già mostrato all’inizio di aprile. Nel video si vede anche un altro coperchio dai colori ancora vividi che, però, sembra essere relativo a un’altra sepoltura.
In ogni caso, scommetto che in futuro saranno postati altri video perché non è ancora stata menzionata la mummia di mangusta.