Articoli con tag: Sinai

Scoperti 5 pozzi di 2500 anni nel Nord del Sinai

Foto: Ministry of Tourism and Antiquities; rielaborazione grafica: @DjedMedu

A Tell el-Kedua, sito del nord del Sinai 23 km a est dal Canale di Suez, la missione egiziana diretta da Ramadan Helmy ha scoperto 5 pozzi d’acqua risalenti alla XXVI dinastia (664–525 a.C.). Le strutture si trovano all’esterno di una fortezza che apparteneva al sistema difensivo della “Via di Horus”, linea di fortificazioni che proteggeva il confine nord-orientale dell’Egitto (per approfondire, si veda l’articolo di Alberto Pollastrini). L’area, oggi come allora, è desertica, quindi appare evidente quanto fosse importante l’approvviggionamento idrico, in particolare nelle vicinanze di un impianto militare. Il ritrovamento conferma le notizie già fornite dai rilievi di Seti I nella Grande sala ipostila di Karnak, in cui racconta le sue campagne asiatiche e descrive, tra l’altro, le fortezze della Via di Horus.

Foto: Ministry of Tourism and Antiquities

Dei cinque pozzi, però, quattro erano stati intenzionalmente riempiti in antichità, probabilmente per impedire a invasori stranieri di utilizzarli. Al loro interno è stata trovata ceramica con cui è stato possibile datarli. L’unico pozzo rimasto attivo è stato indagato dagli archeologi per 3 metri e ha rivelato una costruzione particolare. Le pareti laterali, infatti, sono costituite da anelli di ceramica impilati (foto in cima all’articolo), ognuno dei quali del diametro di un metro e con tre fori per facilitare la salita e la discesa, che servivano sostanzialmente a consolidare un profondo buco scavato nella sabbia.

È comunque continuata la ricerca anche all’interno della fortezza che ha portato alla scoperta di un magazzino di 12 x 4 metri, sempre di epoca saitica, riempito di vasi per la conservazione dell’acqua. In un’altra area è emersa un’officina per la fusione del rame con forni, forme circolari del metallo grezzo e crogioli in terracotta.

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Scoperto nel Sinai un centro di amministrazione per le spedizioni minerarie

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Nello Wadi Nasb, valle situata nel Sinai meridionale, la missione egiziana diretta da Mustafa Nour El-Din ha individuato un edificio di 4000 anni che fungeva da quartier generale per le spedizione minerarie nella zona. Il punto infatti risulta decisamente strategico per la vicinanza con un pozzo d’acqua e diverse miniere di turchese e rame.

La struttura, costruita con blocchi di arenaria durante il Medio Regno, presenta una pianta a base rettangolare di circa 225 m2 suddivisa in diversi ambienti: due ampi saloni, due stanze più piccole, una cucina, un bagno e una scala che conduceva al secondo piano. Abbandonata durante il II Periodo Intermedio, tornò ad essere utilizzata nel Nuovo Regno e ancora in età romana, quando si notano cambiamenti strutturali come lo spostamento dell’ingresso e un’ulteriore parcellazione degli spazi interni. A quest’ultima fase di utilizzo corrisponde l’adattamento dell’edificio a officina per la fusione del rame. Ifatti, in corrispondenza degli strati più alti – e quindi più recenti – sono stati trovati forni, crogioli, scorie di lavorazione e quattro lingotti del metallo di circa 1200/1300 grammi.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

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Sinai meridionale, documentata grotta con pitture rupestri di 12.000 anni

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Source: Ministry of Tourism and Antiquities

È terminata la documentazione delle pitture rupestri di una grotta del Sinai meridionale, 60 km a sud-est di Serabit el-Khadim (uno dei siti archeologici più noti della penisola, soprattutto per le sue miniere di turchese) e 30 km a nord dal monastero di Santa Caterina. Il luogo era stato segnalato lo scorso anno da un escursionista che lo aveva scoperto per caso, ma la presenza di ossa di animali e rifiuti vari conferma una frequentazione continua dei beduini del deserto.

Le pareti e il soffitto di arenaria dell’antro – profondo 5 metri, largo 22 e alto 3,5 – sono completamente ricoperti da disegni in ocra rossa, alcuni dei quali vecchi di 12.000 anni. Secondo Hisham Hussein, direttore generale delle Antichità del Sinai del Nord e capo della missione che ha realizzato lo studio, le pitture possono essere divise in tre gruppi: il più antico, posto nella parte più interna della grotta, risalirebbe a un periodo compreso tra il 10.000 e il 5.500 a.C. e comprende impronte di mani e figure di quadrupedi come asini o muli; il secondo è collocabile nell’Età del Rame (4.400-3200 a.C. circa) e presenta scene con donne stilizzate e animali; l’ultimo, il più recente, è successivo al periodo greco-romano per la presenza di figure di dromedari, precedentemente non diffusi in Egitto.

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Scoperta fortezza di epoca romana nel Sinai settentrionale

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Source: Ministy of Tourism and Antiquities

A Tell el-Saqr, località nei pressi di Port Said nel Sinai settentrionale, è stata scoperta per caso una fortezza risalente al periodo romano. L’area, infatti, posta a pochi chilometri sia dalla costa del Mediterraneo che dal Canale di Suez, è molto importante per il commercio e la produzione industriale dell’Egitto e per questo è interessata da diversi interventi infrastrutturali; proprio durante la realizzazione di una strada è stato individuato il sito.

Nonostante la casualità del ritrovamento, la zona è già nota per la presenza di diverse strutture difensive che servivano a proteggere il confine orientale lungo la cosiddetta “Via di Horus” (per approfondire, consiglio l’articolo di Alberto Pollastrini). Questa volta, però, grazie alla datazione fornita da ceramica e mattoni cotti, la fortezza sembrerebbe risalire al periodo romano.

Al momento sono stati messi in luce diversi muri con una torre circolare nell’angolo sud-occidentale e due torri a forma di U sul lato est. L’edificio è stato poi trasformato in epoca bizantina e islamica in stazione idrica con la costruzione di serbatoi rivestiti in malta isolante. L’approvvigionamento dell’acqua era infatti vitale per le carovane di passaggio nella zona dopo l’insabbiamento del ramo pelusiaco del Nilo.

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Scoperta fortezza saitica nel nord del Sinai

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Source: MoA

A Tell el-Kedua, località situata nel nord del Sinai a 23 km est dal Canale di Suez, una missione egiziana ha individuato tracce di un sistema difensivo risalente alla XXVI dinastia (672-525 a.C.) che – insieme a quelli di Tell Dafna, Tell Hebua I, Tell Hebua II e Tell el-Ghaba – era parte della linea protettiva al confine orientale chiamata “Via di Horus” (per approfondire, consiglio l’articolo di Alberto Pollastrini). In particolare, sono state scoperte le torri angolari  SE (nella foto in basso) e NE e il muro sud che si estende per circa 85 metri.

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Source: MoA

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Hussein H., JAEI 7/1 (2015), p. 8

In realtà, la presenza della fortezza era già nota dal 2007 quando, dopo lo scavo di alcuni canali d’irrigazione, gli archeologi del Supreme Council of Antiquities avevano ritrovato il muro est (report della stagione 2007). Inoltre, da quello che si evince da un articolo pubblicato dal direttore della missione Hesham Hussein sul Journal of Ancient Egyptian Interconnation, sembrerebbe che le torri e le altre strutture segnalate dal recente dispaccio del Ministero delle Antichità fossero state già state individuate all’epoca.

In ogni caso, la struttura saitica (Fort B; vedi ricostruzione a destra) consisteva in una cinta muraria quadrangolare con mura spesse 11 metri intervallate da torri difensive e alleggerite da camere interne. Questa è costruita sulle fondamenta di una costruzione precedente (Fort A), forse risalente alla prima metà della XXVI dinastia, con mura spesse 7 metri che mostrano tracce di distruzione. Evidentemente, in una fase più recente si cercò di rafforzare la linea difensiva orientale dopo attacchi di nemici stranieri, ma senza riuscirvi a lungo perché anche il Fort B non potè arginare l’invasione dei Persiani.

Il cancello d’ingresso era nel settore NE ed era fiancheggiato da ambienti di monitoraggio per soldati dove sono state trovate punte di lancia; mentre, lungo il lato ovest, semplici abitazioni hanno restituito diversi amuleti in faience, tra cui uno recante il nome del faraone Psammetico I (664-610).

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Source: MoA

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Source: MoA

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Tell Edfu, individuata base per le spedizioni nel deserto orientale del faraone Djedkara Isesi

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Source: MoA

A Tell Edfu, governatorato di Assuan, la missione americana diretta da Nadine Moeller e Gregory Marouard (Oriental Institute – University of Chicago) ha individuato i resti di due edifici monumentali in mattoni crudi risalenti alla fine della V dinastia. Nonostante la vicinanza – soli 20 metri – con il celebre tempio di Horus, il sito non aveva funzioni cultuali ma amministrative; si trattava, infatti, di una base logistica per le spedizioni minerarie verso il deserto orientale e di un centro di stoccaggio delle materie prime conseguentemente recuperate. I muri sono ben conservati con alzati che arrivano fino a 2 metri e, in un caso, con uno spessore di 2,5 metri. Le due costruzioni sono circondate da mura difensive e cortili in cui si effettuavano diversi tipi di attività, come la produzione di pane e birra e la fusione dei metalli.

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Source: MoA

Lo scopo di questo centro era legato alla posizione strategica della città di Behdet, punto di partenza delle vie carovaniere che univano la Valle del Nilo al Mar Rosso e al Sinai. Inoltre, si tratta della più antica frequentazione del sito finora scoperta (precedentemente ci si era fermati alla seconda metà della VI dinastia) che corrisponde al regno di Djedkara Isesi (circa 2400-2350). Il nome del faraone compare su 220 sigilli impressi sui mattoni (nella foto a sinistra, il suo nome di Horo: Djedkhau), insieme a titoli ufficiali che menzionano i sementiu, un gruppo di lavoratori specializzati nella ricerca di miniere e nelle attività estrattive. Non a caso, il re è ricordato per la sua intensa politica ‘estera’, avendo organizzato diverse spedizioni verso lo Wadi Maghara (Sinai S-O) per l’approvvigionamento di turchese e rame, Abu Simbel per la diorite, Biblo (attuale Libano) per il legname e la favolosa terra di Punt per prodotti esotici. Il ‘bottino’ di questi viaggi – conchiglie del Mar Rosso, ceramica nubiana e nuclei di rame grezzo – sono stati ritrovati nei magazzini e nelle aree aperte della struttura.

https://telledfu.uchicago.edu/news/press-release-jan-2018-submitted-dec-2017

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Source: MoA

 

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Nuove scoperte a Tell el-Dafna: fortificazioni di Psammetico I e tracce dell’eruzione di Santorini

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Source: face-masr.com/t~158551

Non si fa in tempo a tracciare un bilancio definitivo dell’anno che vengono annunciate nuove scoperte! In occasione della visita ufficiale del ministro El-Damaty al sito di Tell el-Dafna, 15 km a nord-ovest della città di Qantara, nei pressi del Canale di Suez, sono stati resi pubblici ai giornalisti locali gli ultimi risultati della missione egiziana diretta da Mohamed Abd el-Maqsoud. Purtroppo, nonostante si tratti di un’area estremamente interessante e importante dal punto di vista storico, i dispacci ufficiali sono sempre approssimativi e o mal tradotti. Spesso, infatti, vengono riproposte scoperte già effettuate o dati corredati da foto di repertorio. Non fanno eccezione le ultime notizie che, oltre alle già note fornaci di XXVI dinastia, fanno riferimento senza troppi approfondimenti a un bastione di Psammetico I (664-610) e a tracce dell’eruzione di Santorini. Nel primo caso, si parla di un’isola fortificata nel ramo pelusiaco del Delta con possenti mura di mattoni crudi per un perimetro di 400 x 800 m, soprattutto sul versante NW in cui, grazie a uno spessore di  20 metri, servivano ad arginare le acque del Nilo. La struttura apparterrebbe al sistema difensivo che il faraone saitico, dopo la riunificazione dell’Egitto, organizzò per proteggere i confini a ovest, est e sud. Invece, per quanto riguarda le scorie vulcaniche di Santorini, a parte la scelta della nomenclatura “San Torino” (che mi ha fatto pensare a Clint Eastwood…), non vengono fornite altre informazioni. Ed è un peccato perché l’eruzione di Thera, l’antico nome del vulcano e dell’isola cicladica, fu un vero e proprio fenomeno di portata mondiale che ebbe influssi climatici in tutto il bacino del Mediterraneo. Intorno al 1500 a.C. (datazione tradizionale che si basa su tipologie ceramiche e che recentemente è stata messa in dubbio da analisi al C14 che anticiperebbero la data di circa 120 anni), ci fu un’esplosione, ancora più potente di quella del Krakatoa  del 1883, che distrusse l’insediamento di Akrotiri, creò una voragine al centro dell’isola ed emise pomici che arrivarono fino a Creta, Cipro, Anatolia e nord dell’Egitto.

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Nuove scoperte alla fortezza di Tjaru

Source: MSA

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Quando si legge del sito di Tell el-Habua (Sinai, est del Canale di Suez), non si è mai sicuri al 100% delle notizie. Sono ormai tre anni che il Ministero delle Antichità pubblica dispacci ufficiali che annunciano le stesse scoperte e utilizzano vecchie foto.

Questa volta, si tratta del ritrovamento della porta est della fortezza di Tjaru, la più importante sulla “Strada di Horus” che attraversava il Sinai per proteggere il confine orientale dalle incursioni di popolazioni straniere. La porzione individuata dagli archeologi egiziani comprende tre blocchi di calcare, di 3×1 metri, con i cartigli di Ramesse II (vedi immagini a sinistra). Per il resto, sarebbero state scavate anche le mura in mattoni crudi di magazzini appartenenti allo stesso faraone e a Thutmosi III (notizia molto simile a una che riportai già nel 2013) e una necropoli di XXVI dinastia con ossa che mostrano chiare tracce di ferite da battaglia.

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Scoperto edificio di Thutmosi II nel nord del Sinai

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Source: MSA

Durante una visita ufficiale ad alcuni siti in corso di scavo a est del canale di Suez, il ministro El-Damaty ha annunciato la scoperta di un edificio residenziale riconducibile a Thutmosi II (1483-1480). Si tratterrebbe di una sorta di ricovero, di una stazione intermedia per i viaggi del faraone durante le campagne militari ad est lungo la “Strada di Horus”. Sarebbe la terza costruzione di questo tipo nel sito di Tell el-Habua, vicino la città di Qantara, dopo quelli di Seti I e Ramesse II; in questo caso, l’attribuzione sarebbe dovuta alla presenza di alcuni sigilli reali su vasi ceramici (vedi immagine). La struttura è in mattoni crudi e si estende per 1200 m² (30x40m).

Nella stessa area, lo scorso gennaio, gli archeologi egiziani avevano scoperto le fondazioni del più grande sistema difensivo del Sinai risalenti al Medio Regno.

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Affiliati all’ISIS distruggono il Museo di El-Arish

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@monznomad (Monica Hanna)

Se da un lato si può gioire per la smentita della distruzione delle mura di Ninive, dall’altro si legge dei gravi attentati che, ieri, hanno sconvolto il nord del Sinai. Un gruppo di affiliati all’ISIS, Ansar Beit al-Maqdis (i “Partigiani di Gerusalemme”) hanno rivendicato su Twitter le offensive simultanee in diverse località del governatorato di El-Arish in cui sono morte circa 30 persone, in gran parte soldati egiziani. Il capoluogo è distante solo 45 km dalla striscia di Gaza ed è stato sottoposto a un attacco kamikaze e a una serie di colpi di mortaio che hanno distrutto una base militare, il quartier generale della polizia e un complesso residenziale. In particolare, l’esplosione dell’autobomba avrebbe danneggiato gravemente anche il Museo di El-Arish (vedi foto), grande edificio che conserva reperti faraonici, copti, islamici e beduini. Ancora non si hanno informazioni sui danni, ma non è la prima volta che il museo viene preso di mira dai jihadisti che vorrebbero uno “Stato del Sinai”. Ovviamente, la gravità del fatto non può essere messa a confronto con le numerose vite perse.

 

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