Articoli con tag: Tebe Ovest

Tebe Ovest, scoperta tomba di un visir del II Periodo Intermedio

L’indagine in una vasta area in una delle principali necropoli di Tebe Ovest ha permesso la scoperta di un gruppo di sepolture familiari risalenti al II Periodo Intermedio, tra cui la tomba di un importante visir già noto dalle fonti.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Dra Abu el-Naga, sulla riva occidentale di Luxor, dal Medio Regno in poi fu il luogo di inumazione di numerosi sacerdoti, funzionari, membri della corte e, tra XVII e inizi XVIII dinastia, perfino di faraoni e regine prima che la necropoli reale fosse spostata nella Valle dei Re. In questa ricca zona, in particolare in un fronte di scavo di 50 x 70 metri, la missione egiziana del Supremo Consiglio delle Antichità ha individuato 30 pozzi funerari databili alla XIII dinastia (1803-1649 a.C.). In fondo a uno di questi è stato trovato un grande sarcofago in granito rosa, pesante circa 10 tonnellate (foto in alto), che conservava il corpo del visir Ankhu, il cui nome è attestato su diversi monumenti dei regni di Sobekhotep II e Khendjer (1750 a.C. circa) e in alcune fonti scritte come il Papiro Bulaq 18, documento amministrativo scoperto da Mariette proprio a Dra Abu el-Naga e in cui Ankhu è indicato come capo dei funzionari di corte. Lo stesso faraone Sobekhotep II è raffigurato in una piccola stele funeraria ritrovata in un altro pozzo (immagine in basso a sinistra).

La missione diretta da Mostafa Waziry ha rinvenuto anche una struttura in mattoni crudi utilizzata per lasciare offerte, corredata di alcuni ushabti dipinti in bianco e coperti di iscrizioni nere in ieratico. Oltre a questo, sono stati ritrovati numerosi scarabei e amuleti, anche di epoche successive.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities
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Deir el-Bahari, scoperto deposito di offerte ad Hathor sotto il tempio di Hatshepsut

ph. Polish Centre of Mediterranean Archaeology/M. Jawornicki

Torniamo a parlare dei “leak” della serie Lost Treasures of Egypt di National Geographic, anche se, in questo caso, la notizia sia stata già ampiamente diffusa su siti e blog online. Nel 5° episodio, dedicato alle regine egizie, tra le altre cose si parla anche di una scoperta effettuata sotto il tempio funerario di Hatshepsut, a Tebe Ovest, in un luogo apparentemente già indagato.

La missione polacca del Centro di Archeologia del Mediterraneo dell’Università di Varsavia, diretta da Patryk Chudzik, stava lavorando al restauro della Cappella di Hathor a Deir el-Bahari, nella porzione più meridionale del tempio, e, temendo per la stabilità di una tomba sottostante, aveva deciso di consolidarne il soffitto. La struttura ipogea, composta da un corridoio di 15 metri e da una camera funeraria con un foro per il sarcofago scavato nel pavimento, era già nota dalla fine del XIX secolo, quando era stata brevemente segnalata da Édouard Naville. Tuttavia, l’interno – a quanto pare, poco promettente – non era mai stato scavato sistematicamente fino alla primavera di quest’anno.

Gli archeologi polacchi si sono infatti accorti che tutta la superficie era ancora coperta da uno strato di detriti alto circa mezzo metro (foto in alto a destra) e pieno di di reperti. I pochi oggetti rimasti del corredo originale, tra cui spicca una statuetta in legno (in basso a destra), hanno permesso di datare la struttura all’inizio del Medio Regno, quindi 500 anni prima della costruzione del santuario di Hatshepsut. Purtroppo, l’assenza di iscrizioni e del sarcofago – probabilmente trafugato in antichità – non permettono di capire a chi appartenesse la tomba; tuttavia, secondo Chudzik, il defunto doveva essere un familiare stretto del faraone Mentuhotep II (2055-2004 a.C.), il cui tempio funerario era immediatamente a sud.

La stragrande maggioranza dei circa 500 oggetti risale però alla XVIII dinastia, facendo pensare a un riutilizzo – oltre che per sepolture ancora più tarde (come si vede da frammenti di sarcofagi di III Periodo Intermedio, come quello in alto a sinistra) – legato alla vita del Djeser-Djeseru di Hatshepsut.

Insieme a comuni vasi in ceramica, alcuni contenitori hanno forme femminili stilizzate in cui si evidenziano i seni (foto in basso); inoltre, sono stati ritrovati amuleti e parti di sculture in pietra di Hathor, figurine in faience di donne nude e statuette in argilla raffiguranti bovini (foto in alto). Tale materiale rimanda con evidenza a una funzione propiziatoria legata alla fertilità e alla dea venerata proprio sopra la tomba che, secondo il direttore della missione, sarebbe quindi servita come deposito delle offerte fatte dai fedeli al santuario.

Source: National Geographic “Lost Treasures of Egypt” 03×05

https://pcma.uw.edu.pl/en/2021/11/25/deir-el-bahari-extraordinary-discovery-under-the-chapel-of-hathor/

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Presentata alla stampa la città dell’Aton abbagliante

Source: Cairo Scene

Questa mattina alle 9.00 circa, è stata presentata ufficialmente la scoperta effettuata dal team di Zahi Hawass a nord del tempio di Medinet Habu. In realtà, la notizia era stata già anticipata due giorni fa insieme alla gran parte delle informazioni, quindi vi rimando all’articolo precedente.

Tuttavia, durante la conferenza stampa sono stati comunque mostrati numerosi oggetti ritrovati in quella che è stata definita dagli archeologi egiziani la città di Tjehen-Aten (THn-Itn), “Aton abbagliante”. Questo era uno degli epiteti di Amenofi III (1388-1350 a.C.), faraone sotto il quale si sviluppò l’insediamento e il cui palazzo nel vicino sito di Malqata era chiamato proprio “Casa dell’Aton abbagliante”.

Oltre a una gran quantità di vasi, tra cui spicca la bella ceramica con decorazioni dipinte in blu tipiche della XVIII dinastia, nelle teche sono stati esposti reperti provenienti sia nella zona residenziale sia nelle tombe della necropoli più a nord: amuleti in faience e i relativi stampi in terracotta, anelli con il cartiglio di Amenofi III (Neb-Maat-Ra) e della sua regina Tiye, tavole d’offerta in calcare, oggetti di vita quotidiana, ushabti e un gigantesco persico del Nilo mummificato.


Source: Cairo Scene


Source: Cairo Scene

Source: Cairo Scene

Source: @MeretsegerWaset

Source: @MeretsegerWaset

Source: @MeretsegerWaset

Source: youm7.com

Source: youm7.com

Source: youm7.com
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Due sarcofagi di 3600 anni (di cui uno in miniatura) scoperti a Dra Abu el-Naga

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Source: csic.es

 

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Source: excavacionegipto.com

Il “Proyecto Djehuty” non delude mai. Anche quest’anno, la missione spagnola diretta da José Manuel Galán (Consejo Superior de Investigaciones Científicas – CSIC) ha riservato interessanti novità dallo scavo di Dra Abu el-Naga, a Tebe Ovest. Ieri, infatti, con un comunicato ufficiale del Ministero del Turismo e delle Antichità, sono state annunciate le scoperte effettuate a gennaio e febbraio nell’area del complesso funerario di Djehuty (TT11, tomba del Supervisore al tesoro e ai lavori durante il regno di Hatshepsut). In particolare, i ritrovamenti provengono dalla corte aperta, vicino a una piccola cappella in mattoni crudi del 1600 a.C. (immagine a sinistra) che si trova a pochi metri dall’ingresso della TT11.

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Source: csic.es

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Source: csic.es

Accanto alla struttura si trovava un sarcofago antropoide, di 175 x 33 cm, scolpito in un singolo tronco di legno, forse sicomoro, dipinto esternamente in bianco (foto a destra). Al suo interno era deposta la mummia di una ragazza di 15/16 anni vissuta durante la XVII dinastia (1600 a.C. circa). Secondo i membri del team, la bara potrebbe essere stata portata lì da antichi tombaroli, ma poi non più aperta. Il corpo della giovane donna, infatti, era stranamente adorno di un ricco corredo: due orecchini sull’orecchio sinistro, due anelli – uno in osso e l’altro con castone in vetro blu e una cordicella come fascia – e quattro collane lunghe 60-70 cm ammassate sul petto. Due sono in perline di faience blu, una composta da vaghi in faience e pasta vitrea verde e la quarta comprende 74 elementi in pasta vitrea, faience e pietre dure semipreziose come ametista, corniola, ambra e quarzo. Tra questi ultimi si contano anche 7 amuleti, come due scarabei e il falco-Horuscentrale in ambra  (foto in basso).

Nell’altro lato della cappella, è stato ritrovato un secondo sarcofago in legno, questa volta in miniatura. L’oggetto, infatti, misura solo 22 cm di lunghezza e 15 di larghezza ed era chiuso da una cordicella annodata. Il “morto” nella bara è un piccolo ushabti in legno, del tipo chiamato “stick shabti” per la sua forma molto semplice. La statuetta era avvolta da teli di lino sul quale era scritto, così come sulla parte anteriore del suo corpo, il nome del defunto: Djehuty (foto in basso). Ancora non si sa a chi fosse dedicata la piccola struttura in mattoni, anche perché il nome Djehuty era molto comune nel Nuovo Regno. In ogni caso, l’ushabti non è da collegare al proprietario della TT11 perché la tipologia della statuetta è anteriore, essendo databile tra la XVII e l’inizio della XVIII din. 

Nella stessa area, ma all’interno di un pozzo funerario, nella scorsa stagione erano stati fatti altri curiosi ritrovamenti. Vanno di sicuro citati i sandali in cuoio dipinti di rosso che, nonostante i 3600 anni, sono eccezionalmente conservati (in basso a sinsitra). La misura e la decorazione – gatti, ibex, una rosetta, ma soprattutto Tueris e Bes, divinità protettrici del parto e dei bambini – fanno pensare che appartenessero a una donna, così come le due palle in cuoio trovate sotto di essi. Gi oggetti, legati da una cordicella, contengono cariossidi d’orzo e forse erano elementi femminili usati durante la danza. A testimonianza di un riutilizzo successivo del pozzo ci sono invece placche metalliche (in basso a destra) trovate su mummie della XXII dinastia (900 a.C. circa).

Ricorderete poi l’eccezionale ritrovamento del 2017 di un giardino funerario, unico esempio archeologico finora attestato, che durante la campagna 2020 è stato coperto per motivi di conservazione e “sostituito” da una copia a grandezza naturale realizzata dalla Factum Arte, azienda di Madrid già nota per aver lavorato alla riproduzione della tomba di Tutankhamon.

Ulteriori informazioni e foto sulla stagione 2020 sono sul diario di scavo online della missione: http://www.excavacionegipto.com/el_proyecto/diario_de_excavacion.php?year=2020

e sul sito del CSIC: https://www.csic.es/es/actualidad-del-csic/el-proyecto-djehuty-halla-el-ataud-y-la-momia-de-una-joven-que-vivio-hace-3600

Di seguito invece un video con i momenti più importanti, compresi quelli del ritrovamento del sarcofago e del contenitore per ushabti:

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Kom el-Hettan, scoperta statua colossale di Horus

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Source: MoA

Per una volta Sekhmet deve cedere il passo a Horus.

La missione egiziano-tedesca del “The Colossi of Memnon and Amenhotep III Temple Conservation Project”, diretta da Hourig Sourouzian, ha scoperto una grande statua in granodiorite del dio dalla testa di falco a Kom el-Hettan, Tebe Ovest.

Il colosso, alto 1,85 m, è fratturato all’altezza delle gambe, più o meno verso la fine del gonnellino, e non conserva più le braccia. Il ritrovamento è stato effettuato nell’area dove sorgeva la sala ipostila del “Tempio di Milioni di Anni” di Amenofi III (1388-1350)  dove, in oltre 20 anni di lavori, sono state individuate decine di statue della dea leonessa Sekhmet.

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el-Asasif, la scoperta della tomba ramesside e l’apertura di 4 sarcofagi intatti

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ph. Mohamed Abd El Ghany /Reuters

Facciamo un po’ di chiarezza.

Durante il fine settimana, i siti di testate giornalistiche nazionali e straniere, blog e pagine Facebook hanno riportato la notizia che vi ho segnalato qui sabato scorso, cioè quella della scoperta di una tomba con sarcofagi ancora sigillati a el-Asasif. Purtroppo, ho visto ovunque (nemmeno Rainews si è salvata parlando un fantomatico faraone chiamato “Ramesside”) errori grossolani, traduzioni errate, date sballate, foto invertite e altre imprecisioni che hanno creato solo confusione tra la gente. Tutto ciò è dovuto alla consueta difficoltà di traslitterazione dall’arabo in inglese di nomi egizi e non solo, dall’accavallamento di due eventi durante la stessa mattinata (oltre alla scoperta della tomba, anche l’apertura “in diretta” di due sarcofagi scoperti nella stessa area dalla missione francese), all’utilizzo di una tomba già nota (TT28, a cui appartiene il soffitto dipinto nelle foto) per mostrare i reperti ritrovati e dalla mancanza di verifica e approfondimento nei vari articoli.

Ecco come sono andate le cose (più 19 spettacolari foto), sul mio pezzo per National Geographic Italia: https://goo.gl/Ued72X

Con alle spalle lo spettacolare sfondo del tempio funerario di Hatshepsut, sabato 24 novembre si è tenuta sulla riva occidentale di Luxor una conferenza stampa in cui Khaled el- Enany, ministro egiziano delle Antichità, e Mostafa Waziry, segretario generale del Supreme Council of Antiquities, hanno annunciato la scoperta di una tomba, in parte inviolata, nella necropoli di el-Asasif.

La sepoltura risale al periodo ramesside (XIX-XX dinastia, 1290-1080 a.C. circa), anche se, come mostra la gran varietà di reperti ritrovati all’interno, ha avuto più frequentazioni che vanno dal Medio Regno all’Epoca Tarda.

Il proprietario, Tjau-en- khet-ef, era “Scriba nella cappella della mummificazione nel tempio di Mut”, mentre la moglie si fregiava del titolo religioso di “Cantante di Amon”. I due coniugi sono rappresentati nelle vivaci pitture che ancora si conservano su pareti e soffitto della tomba dove compaiono anche le figure della regina Ahmosi-Nefertari e del figlio Amenofi I, morti già da secoli intorno al 1500 a.C., ma divinizzati e oggetto di un culto particolarmente diffuso nella zona.

Come detto, la struttura fu riutilizzata nel corso dei secoli; ne è prova una nicchia scavata nella roccia che gli archeologi egiziani hanno trovato ancora sigillata. Dietro il muro in mattoni crudi, infatti, si celavano due sarcofagi in legno perfettamente conservati e ancora coperti dalle offerte di fiori. Molto buono è anche lo stato delle mummie all’interno che appartenevano al gran sacerdote di Amon Pa-di-iset (foto in questa pagina) e alla figlia Nes-mut-ankh, Cantante di Amon (foto 12).

Secondo il ministro el-Enany, lo stile decorativo dei sarcofagi – fondo nero con decorazioni e geroglifici in oro – è da collocare tra la XXV e la XXVI dinastia (745-525 a.C.). Un’altra nicchia, invece, era occupata da diverse mummie tarde, compresa quella di un bambino, deposte senza sarcofago e probabilmente attribuibili a un solo nucleo familiare.

Tra gli altri oggetti di corredo si contano oltre 1000 ushabti in terracotta, legno o faience, due statuette in legno di Ptah-Sokar-Osiride, 5 maschere funerarie, due coperchi in calcare di canopi, un vaso in alabastro, un papiro con il capitolo 125 del Libro dei Morti e numerosi amuleti.
Inoltre, nel corso dello scavo, è stato individuato anche l’ingresso originario della già nota TT28, ultima dimora del funzionario ramesside Hori.

La mattinata si è poi conclusa nella vicina tomba di Pediamenopet (TT33), dove Frédéric Colin, direttore della missione francese dell’IFAO (Institut Français d’Archéologie Orientale) e dell’Università di Strasburgo, ha aperto davanti ai giornalisti lo splendido sarcofago bianco scoperto circa un mese fa: all’interno, la mummia in buono stato di Puiu (foto 14/15/16), donna vissuta all’inizio della XVIII dinastia (1550- 1500 a.C.). I presenti hanno potuto assistere anche all’apertura di un secondo sarcofago,di poco più antico (XVII dinastia), della tipologia detta “rishi” – dall’arabo “piuma” – per la particolare decorazione con ali che occupano l’intero coperchio (foto 17/18).

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Dra Abu el-Naga, (ri)scoperte due tombe di ufficiali di XVIII dinastia

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Source: Extra News

Altre due ‘nuove’ tombe individuate dagli archeologi egiziani a Dra Abu el-Naga, necropoli di Tebe Ovest, proprio come era stato fatto capire fra le righe in occasione dell’annuncio, a settembre, della scoperta della sepoltura di Amenemhat. Questi ulteriori ipogei apparterrebbero a due alti ufficiali di Nuovo Regno.

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Source: english.ahram.org

Il ritrovamento è stato ufficializzato solo oggi dal ministro delle Antichità, Khaled el-Enany (ormai, come di consueto, in una conferenza stampa in loco; immagine in alto), ma già da qualche giorno circolavano indiscrezioni e la foto di una splendida maschera funeraria (immagine a sinistra), fornite ai giornali locali da una ‘gola profonda’ anonima. Come nei precedenti casi, le tombe erano note e avevano già una numerazione, ma non erano ancora state indagate: Kampp -150- e -161- (Friederike Kampp, “Die Thebanische Nekropole. Zum Wandel des Grabgedankens von der XVIII bis zur XX Dynastie”, 1996, p. 701, 713). Entrambe risalgono alla XVIII. Al loro interno, la missione di Mostafa Waziry, ora segretario generale del Supreme Council of Antiquities, ha ritrovato mummie, frammenti di sarcofago dipinto, vasi di ceramica, più di 450 ushabti e 40 coni funerari, oltre a una statuetta lignea intatta di Osiride alta 60 cm (foto in basso). Alle pareti, rilievi di scene di vita quotidiana e di offerta dai colori ancora vividi.

A breve ulteriori informazioni e foto.

Aggiornamenti:

La Kampp -161- si trova a nord della TT225 e della Kamp -157- (la tomba di Userhat scoperta lo scorso aprile). La struttura comprende un cortile delimitato da un muretto in pietra e mattoni crudi e un pozzo funerario che conduce a quattro stanze laterali. In una di queste, una parete è decorata da un dipinto conservatosi perfettamente che mostra uomini e donne in atto di portare offerte al defunto e alla moglie (foto in basso). La mancanza di iscrizioni, però, rende impossibile, al momento, risalire al nome e ai titoli del proprietario della sepoltura, ma, per questioni stilistiche, si può pensare a una datazione che comprenda i regni di Amenofi II (1424-1398) e Thutmosi IV (1398-1388). Nella tomba sono stati ritrovati diversi frammenti di sarcofago dipinto, 4 gambe di sedie in intagliato e ushabti.

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Source: MoA

La Kampp -150-, come già segnalato dall’egittologa tedesca negli anni ’90 dello scorso secolo (vedi planimetria in alto), si trova a sud della Kampp -157- e accanto alla TT167 e presenta una struttura classica per l’epoca: 5 ingressi che conducono a un vestibolo, un corridoio e una stanza trasversale con nicchia in fondo. La tomba era stata collocata tra la fine della XVII e gli inizi della XVIII dinastia per un cartiglio di Thutmosi I sul soffitto del corridoio (1496-1483). Anche in questo caso, il nome del defunto non è certo, anche se si pensa possa essere Thutmosi (con appellativo di “giusto di voce”; foto in basso) che si legge sul pilastro di entrata o Maati che, insieme alla moglie Mehi, compare sui coni funerari. Tuttavia, un nome è certo e potrebbe essere quello della madre del morto: Isis-Neferet. Di questa “Cantrice del dio Amon” è stata ritrovata, oltre a frammento di un sarcofago “a vernice nera con decorazione gialla”, la statuetta in forma osiriaca che avevo già segnalato. Ora, grazie a foto più dettagliate, è possibile leggere proprio il nome della donna alla fine dell’iscrizione sull’oggetto (foto in alto). Presente anche una mummia e altri resti umani.

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Source: time.com

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Djehuty-mes maa-kheru = “Thutmosi, giusto di voce”

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Dra Abu el-Naga: scoperta tomba di sacerdote di XVIII dinastia

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Sourch: @pastpreservers

Fedele alla strategia comunicativa adottata negli ultimi tempi, Khaled el-Enany, ministro egiziano delle Antichità, ha oggi annunciato in pompa magna una grande scoperta effettuata nella necropoli di Dra Abu el-Naga, Tebe Ovest: la tomba di un sacerdote vissuto durante la XVIII dinastia (1543-1292). Il defunto si chiamava Amenemhat e si fregiava del titolo di “Orafo del dio Amon”. La notizia è stata rilasciata stamattina a giornalisti locali e stranieri durante una conferenza stampa ufficiale, anche se erano state già fatte trapelare da mesi piccole anticipazioni ad hoc. Mostafa Waziry, Capo delle Antichità di Luxor e direttore della missione egiziana che ha effettuato il ritrovamento, aveva parlato di una tomba più importante di quella già spettacolare del funzionario Userhat, individuata nella stessa area lo scorso aprile. Il ministro, invece, aveva sibillinamente dichiarato che la scoperta “avrebbe stupito il mondo intero”. La nuova sepoltura è stata scavata poco più in alto sulla collina, in corrispondenza del cortile della già nota TT300 (Anhotep, 1279-1212). Si tratta di una singola camera funeraria a pianta rettangolare con una nicchia nella parete di fondo che contiene le statue dipinte di Amenmhat, di sua moglie Amenhotep – nome di solito maschile, ma seguito dal titolo “Signora della casa” – e dei loro due figli. La struttura, come spesso accadeva in periodi più tardi, è stata poi riutilizzata durante la XXI o XXII dinastia (1069-712) per sepolture più povere. Per questo, gli archeologi hanno trovato diversi sarcofagi lignei decorati, circa 150 ushabti in faience e altri materiali e numerosi frammenti di mummie, oltre a vasi di ceramica, gioielli e altri oggetti. In realtà, la tomba era stata già segnalata con la nomenclatura Kampp -390.

Inoltre, nella corte esterna, è stato individuato un gruppo di pozzi funerari, forse risalenti al Medio Regno, ancora da scavare. Uno di questi conserva il sarcofago di una donna di 50 anni e uno con i suoi due figli di 20/30 anni. Ma le sorprese non finiscono qui; El-Enany ha preannunciato che a breve saranno presentate nuove tombe dalla stessa area. Infatti, tra gli oggetti raccolti, compare il nome di 4 funzionari la cui sepoltura potrebbe essere rivelata nei prossimi mesi.

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Tebe Ovest: presto sarà annunciata la scoperta di una nuova tomba

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Source: news.cn

Più di un mese fa, il ministro delle Antichità Khaled el-Enany (in foto) aveva anticipato che ci sarebbe stato l’annuncio di una scoperta “in grado di stupire il mondo intero”. I primi rumors parlavano di una necropoli faraonica nell’area tebana; poi, però, più niente fino ad oggi. Il ministro, infatti, è tornato sull’argomento dicendo che la nuova scoperta sarà resa pubblica durante una conferenza stampa il 9 settembre. Secondo Mostafa Waziry, Dir. delle Antichità di Luxor, il ritrovamento di questa nuova tomba nella West Bank metterebbe addirittura in secondo piano quello già straordinario effettuato lo scorso Aprile della sepoltura di Userhat. In particolare, il numero di ushabti sarebbe maggiore, quindi superiore a 1400. Staremo a vedere…

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Individuato il tempio funerario di Thutmosi I

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Source: scienceinpoland.pap.pl

Da un paio di giorni sta circolando l’interessante notizia di una scoperta che, in realtà, ha già qualche anno. Infatti, lo studio preliminare risale al 2009-2010 e la pubblicazione originaria al 2012 (link in fondo al post), quando il blog ancora non esisteva nemmeno nella mia mente; quindi ne parlo volentieri lo stesso.

Si tratta dell’individuazione, da parte dell’egittologa polacca Jadwiga Iwaszczuk, del tempio funerario di Thutmosi I (1504-1492), fino a quel momento noto solo da fonti scritte che arrivano al regno di Ramesse IX. La scoperta è avvenuta casualmente quando la Iwaszczuk – insieme agli altri membri del team diretto da Zbigniew Szafrański che lavora al tempio di Hatshepsut a Deir el-Bahari – ha visionato una serie di frammenti di blocchi di pietra immagazzinati dallo SCA nella tomba tebana MMA 828 a Qurna, proprio a due passi dalla casa della missione polacca. I reperti in questione sono circa 8000 piccoli pezzi con rilievi policromi, provenienti da un edificio religioso scavato negli anni ’70 da archeologi egiziani a nord del Tempio dei Milioni di Anni di Thutmosi III. Il santuario, di cui oggi si vede solo una base di colonna (foto in basso), era stato erroneamente identificato con il Kha-akhet di Hatshepsut e, invece, sarebbe il tempio funerario del padre, comunque almeno terminato dalla regina. Il riconoscimento è stato possibile per la presenza del nome del tempio, Khenemet-ankh, sula porzione di un architrave (foto in alto). Numerosi sono i frammenti architettonici appartenenti a colonne, pilastri, architravi, stipiti e cornici, tutti nella più resistente arenaria, mentre in calcare erano realizzate le pareti non portanti. Per quanto riguarda la decorazione, invece, spicca quella che sarebbe la prima scena di battaglia con carri da guerra.

http://www.pcma.uw.edu.pl/fileadmin/pam/PAM_2009_XXI/PAM21_Iwaszczuk_Jadwiga.pdf

Immagine

Source: scienceinpoland.pap.pl

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