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“Egitto e Vicino Oriente Antichi. Tra passato e futuro”: gli orientalisti italiani s’incontrano a Pisa

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All’ombra della Torre pendente, si prospetta un evento da non perdere. A Pisa (Polo Carmignani, Aula 2 – Piazza dei Cavalieri 8), il 5 e 6 giugno, si riuniranno tutti i principali studiosi italiani della macroarea dell’Egitto e del Vicino Oriente antichi per discutere del passato e, soprattutto, del futuro dell’Orientalistica del nostro Paese. In un ambito che, per divisioni geografiche e cronologiche, comprende mondi spesso molto distanti, si è finalmente capito l’importanza del dialogo e della condivisione delle esperienze per arrivare a scopi comuni e a un miglioramento della ricerca. Tutto questo grazie alla spinta catalizzatrice del Comitato organizzativo (Prof. Marilina Betrò, Dr. Gianluca Miniaci, Prof. Stefano De Martino, Prof. Frances Pinnock) e dell’Università di Pisa, ateneo dalle gloriose tradizioni nel settore (solo per fare un esempio – per niente casuale! – proprio qui, nel 1826, fu istituita la prima cattedra di Egittologia al mondo con Ippolito Rosellini).

Tra l’apertura di Edda Bresciani e Paolo Matthiae e la chiusura di Mario Liverani (immagino siano superflue le presentazioni), una due-giorni fitta d’interessanti interventi vedrà il confronto tra grandi nomi delle diverse discipline orientalistiche e giovani studiosi formatisi in Italia e all’estero. Non a caso, la formula adottata sarà innovativa perché, accanto alle presentazioni di famosi relatori invitati a rappresentare l’Anatolistica (Clelia Mora e Stefano De Martino), l’Archeologia del Vicino Oriente (Stefania Mazzoni), l’Assiriologia (Francesco Pomponio), l’Egittologia (Patrizia Piacentini), la Semitistica (Riccardo Contini) e la Storia del Vicino Oriente antico (Lucio Milano), brevi sessioni tematiche lasceranno il tempo per un dibattito condiviso anche con il pubblico. Infatti, dal 15 maggio, sarà possibile scaricare i testi degli interventi (link) così da approfondire i diversi temi trattati e da partecipare attivamente al Convegno con interventi, domande, discussioni.

Questo spirito di apertura e partecipazione si rispecchia anche nella presenza di studenti e dottorandi dell’Università di Pisa (tra cui ho il piacere di figurare per la gestione del sito web e dei social) nell’organizzazione dell’evento. Come detto, tutti – addetti ai lavori e semplici appassionati – possono partecipare gratuitamente al Convegno, ma è necessaria la registrazione, entro il 15 maggio, tramite il seguente link:

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-egitto-e-vicino-oriente-antichi-tra-passato-e-futuro-33113747109

Invece, chi non sarà presente di persona, oltre al mio blog, potrà seguire aggiornamenti live e, probabilmente, la diretta streaming sui social network ufficiali: la pagina Facebook (Egittologia UniPi) e il profilo Twitter (@evoa2017).

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Per maggiori info: evoa.pisa@gmail.com, http://egittologia.cfs.unipi.it/it/convegno-di-orientalistica/

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Il programma di “Egitto e Vicino Oriente antichi: Tra passato e futuro”:

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“L’Egitto di Provincia”: Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo della Sapienza (Roma)

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A quasi un anno dall’inaugurazione del nuovo allestimento (19 marzo 2015), sono finalmente riuscito a visitare il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo della “Sapienza” – Università di Roma (e c’è mancato poco che non ce la facessi nemmeno questa volta*). In realtà, il mio è stato un ritorno perché, quando ero ancora una matricola, potei apprezzare la collezione nella vecchia sede di Via Palestro grazie a una “guida” d’eccezione, il Prof. Alessandro Roccati. L’allora Museo del Vicino Oriente era stato fondato da due pilastri dell’accademia italiana, Sabatino Moscati e Sergio Donadoni, per esporre, quando era ancora possibile esportarli, i reperti delle missioni archeologiche dell’Istituto del Vicino Oriente dell’ateneo romano e qualche acquisizione dal mercato antiquario. In 50 anni e oltre 30 campagne di scavo all’estero, sono stati raccolti circa 4000 pezzi da Iraq, Turchia, Siria, Palestina, Giordania, Egitto, Sudan, Tunisia, Algeria, Malta e Cipro, più Sicilia e Sardegna. Oltre all’evidente vastità dei contesti della raccolta, si aggiunge anche l’esteso range cronologico di riferimento che va dalla Preistoria al Medioevo.

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ph. Valentina Di Rienzo

L’attuale collocazione nel palazzo del Rettorato (Piazzale Aldo Moro 5) è il frutto del lavoro del Prof. Lorenzo Nigro, docente di  Archeologia e storia dell’arte del Vicino Oriente antico e direttore del museo. Gli spazi espositivi sono minori rispetto a quelli di Via Palestro ma sicuramente più funzionali. Infatti, nonostante la gran varietà, geografica e cronologica, del materiale, il percorso è chiaro e ordinato in 29 vetrine e 6 pedane, con foto, pannelli, tabelle esplicative, modelli e un touch screen a migliorare l’esperienza del visitatore. Inoltre, è possibile approfondire le informazioni con il proprio smartphone grazie a un QR code per ogni gruppo di oggetti. In ogni caso, ci sono sempre studenti di archeologia pronti a dare spiegazioni.

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Sarcofago di XXVI dinastia (ph. Valentina Di Rienzo)

La collezione egizia occupa metà del museo, dalla Vetrina 16 alla 29 e dalla Pedana 4 alla 6. La quasi totalità dei pezzi proviene dalle campagne in Egitto e Sudan del Prof. Donadoni, recentemente scomparso all’età di 101 anni. In particolare, alcuni oggetti sono stati donati dallo stesso Stato nordafricano come ringraziamento per l’opera di documentazione e salvaguardia in siti nubiani a rischio durante la costruzione della Grande Diga di Assuan: la necropoli predinastica e la città paleocristiana di Tamit e la chiesa copta di Sonqi Tino. Poi ci sono i ritrovamenti da Arsinoe/Crocodilopolis, da Antinopoli, dalla tomba di Sheshonq (TT 27) a el-Asasif (Tebe Ovest), da Napata e la Nubia meroitica. Ultimo reperto del percorso ma sicuramente primo per importanza è il piatto in pietra tufacea con il nome di Hotepsekhemuy (2850 a.C.), faraone iniziatore della II dinastia. Completano la raccolta alcuni calchi in gesso e copie varie, come il busto incompleto di Nefertiti (l’originale a Berlino; visibile nella prima foto), il busto della statua della regina Tuya (Musei Vaticani, seconda foto), i rilievi della tomba di Sheshonq, la sfinge dell’epoca di Thutmosi III (Museo Barracco) e il leone dell’ingresso del Palazzo di Natakamani a Gebel Barkal.

Sito ufficiale: http://www.lasapienzatojericho.it/

Per il resto del reportage fotografico: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.985036541543867.1073741846.650617941652397&type=3

 

*Piccola nota polemica, non così marginale: il normale orario di apertura è martedì, giovedì e sabato 10:00-17:00;  il 12 marzo, però, immagino per la concomitanza del concerto del pianista Yund Li nell’adiacente Aula Magna, il museo è stato aperto dalle 17:00 alle 20:30. Nessuna comunicazione di questa variazione era presente sulla porta, che ho trovato sbarrata di mattina, né sul sito internet o sulla pagina Facebook (il cui amministratore, a dir la verità, ha risposto più tardi alle mie richieste con un messaggio privato). Io sono stato costretto a tornare nel pomeriggio; altri forse non l’avrebbero fatto.

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