Il ramo prosciugato del Nilo che aiutò la costruzione delle piramidi

Credits: Alex Boersma/Proceedings of the National Academy of Sciences (2022)

È ormai assodato, grazie a fonti scritte e passate ricerche archeologiche, che gli oltre 2 milioni di pesanti blocchi di calcare e granito utilizzati per la costruzione delle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino furono trasportati dalle cave attraverso rampe e poi per via fluviale. Tuttavia, l’attuale corso del Nilo, lontano 7 km da Giza, faceva presupporre l’esistenza di canali ormai asciutti che si avvicinassero al sito. Un recente studio, diretto da Hader Sheisha (CEREGE, Université Aix-Marseille), ha tracciato la storia paleoambientale del cosiddetto “ramo di Khufu” che collegava l’alveo principale del Nilo a un porto fluviale a ridosso dell’area funeraria.

I ricercatori hanno tracciato le variazioni del livello dell’acqua negli ultimi 8000 anni raccogliendo campioni di antichi pollini e analizzando dati di studi precenti. L’aumento dell’altezza sarebbe coinciso con il Periodo Umido Africano (Ahp), tra 14.800 e 5.500 anni fa, quando, per via di variazione dell’orbita della Terra attorno al Sole, gran parte del deserto del Sahara fu coperto da graminacee, alberi e laghi. Tuttavia, anche intorno a 4700-4200 anni fa, periodo in cui rientra la costruzione delle piramidi, il bacino restò comunque navigabile, trattenendo il 40% della capienza d’acqua, senza il pericolo di inondazioni.

Tale conclusione è derivata dalla presenza, in zone ormai desertiche, di pollini di 61 specie di vegetazione che di solito costeggiano il fiume, come piante erbacee e palustri quali la tifa e il papiro. Successivamente, però, una lunga fase d’inaridimento portò alla graduale cancellazione del ramo di Khufu e al conseguente ‘allontanamento’ del Nilo, fino a renderlo completamente secco in periodo tolemaico (IV-I sec.).

L’articolo originale su Proceedings of the National Academy of Sciences: https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2202530119

Credits: Proceedings of the National Academy of Sciences (2022)
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2 pensieri su “Il ramo prosciugato del Nilo che aiutò la costruzione delle piramidi

  1. Piero

    Buongiorno, recentemente ho visto un documentario che spiegava come il Nilo fosse più vicino al sito di Giza, mi pare avessero trovato anche resti dei moli utilizzati per l’attracco delle imbarcazioni. Anche i quel documentario parlavano degli oltre 2 milioni di pesanti blocchi di calcare e granito utilizzati per la costruzione delle piramidi di Cheope, senza però dire come sono giunti al quel numero. Mi chiedo se sia un calcolo effettuato presupponendo che la piramide sia costruita interamente di blocchi e vi è la certezza matematica?
    Grazie per l’eventuale risposta, saluti.

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