Saqqara, scoperti due laboratori per il trattamento delle mummie umane e animali

Source: Khaled Desouki / AFP

Tornano le grandi scoperte a Saqqara e, come al solito, non so da dove iniziare! Questa mattina, nei pressi della Piramide di Djoser, le maggiori autorità del Ministero del Turismo e delle Antichità e del Supremo Consiglio delle Antichità hanno annunciato a colleghi, giornalisti e ambasciatori stranieri il ritrovamento nell’area del Bubasteion di due laboratori – definiti i più grandi e completi mai individuati – per la mummificazione di uomini e animali, risalenti tra la fine della 30a dinastia e l’inzia dell’epoca tolemaica (350-250 a.C. circa).

Source: Khaled Desouki / AFP

Il laboratorio d’imbalsamazione umana è un edificio a pianta rettangolare con muri in mattoni di fango, diviso in una serie di stanze contenenti due letti su cui erano adagiati i cadaveri da trattare. L’utilizzo dei letti, alti 50 cm, lunghi 2 metri e larghi 1, è palesato dal materiale in cui sono fatti, cioè blocchi di pietra ricoperti da malta impermeabile, e dall’inclinazione che permetteva il deflusso in uno scolo del sangue e degli altri liquidi organici. Negli ambienti sono stati trovati diversi vasi ceramici per la conservazione degli ingredienti per la mummificazione (qui un approfondimento sulle origine esotiche di questi prodotti), coltelli, pinze e altri utensili, una gran quantità di lino e resina per il bendaggio, amuleti e strumenti rituali.

Anche il luogo per la mummificazione degli animali è un edificio rettangolare in mattoni crudi, con pavimento in calcare, in cui sono incassati 5 letti più piccoli, e una suddivisione interna di stanze preposte a diverse fasi della probabile imbalsamazione di gatti, vista la vicinanza al Bubasteion, il santuario consacrato alla dea Bastet.

Source: Khaled Desouki / AFP

Le scoperte non si fermano qui. Come infatti successo più volte nella stessa zona, sono state rinvenute anche due tombe di epoche diverse che testimoniano l’utilizzo continuato della necropoli nel corso dei millenni. La prima apparteneva a un funzionario della 5a dinastia (2400 a.C. circa), Ni-hesut-ba, “Sovrintendente degli scribi”, “Responsabile dello scavo dei canali” e sacerdote di Horus e Maat. In ogni caso, si tratta di una mastaba con la facciata che reca nome e titoli del proprietario e della moglie, una stanza trasversale con le classiche scene di vita quotidiana dell’Antico Regno, come attività agricole, caccia e pesca, e la camera funeraria con stele falsa-porta, scene della cerimonia funebre e elenchi di offerte (foto in alto).

La seconda tomba, appartenuta a Menkheper, sacerdote della dea cananea Kadesh durante la 18a dinastia (1400 a.C. circa), rispecchia la tradizione del Nuovo Regno ed è in parte scavata nella roccia. Dopo una porzione in muratura, c’è una stanza quadrata con pitture alle pareti che raffigurano defunto e moglie seduti davanti a una tavola d’offerta. Ma qui spicca la scoperta in una nicchia della bellissima statua in alabastro, alta un metro, di Menkheper, seduto in trono e con un fiore di loto portato al petto. Proprio sul busto reca quattro cartigli reali con la titolatura dei faraoni Thutmosi III e IV, che fra l’altro condividevano parzialmente con lui il prenome. Titoli e nome sono scritti in geroglifici blu sulla lunga veste bianca (foto a sinistra).

Source: facebook.com/luxortimesmagazine

La missione ha inoltre effettuato diversi altri ritrovamenti, tra cui un gruppo di statue in pietra e in legno di funzionari della 5a dinastia, un sarcofago perfettamente conservato in legno dipinto della fine del Nuovo Regno e dell’inizio del Terzo Periodo Intermedio (foto in alto), tavole d’offerta, amuleti, scarabei, ushabti, casse canopiche, sigilli, figurine in fango, frammenti di papiro, statuette di Ptah-Sokar-Osiride e perfino vasi contenenti formaggio di capra del 600 a.C.

Categorie: scoperte | Tag: , , , , , , | Lascia un commento

Primo Simposio Italiano di Egittologia (Capo di Ponte BS, 6-8/06/2023)

Dal 6 all’8 giugno 2023, presso il Centro Camuno di Studi Preistorici (Capo di Ponte, Valcamonica), si terrà la prima edizione del Simposio Italiano di Egittologia.

L’evento è pensato per creare una rete di connessioni tra giovani ricercatori “early carreer” non strutturati (specializzandi, dottorandi, assegnisti di ricerca), italiani o stranieri ma iscritti in Italia, che si occupano di Egittologia, Nubiologia, Coptologia e materie affini. Inoltre, sarà l’occasione per presentare i propri progetti di ricerca in corso e confrontarsi su tematiche comuni.

Le comunicazioni saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina FaceBook del SiDE e sul canale YouTube del Centro Camuno di Studi Preistorici:

https://www.facebook.com/simposioitalianoegittologia

https://www.youtube.com/@centrocamunodistudipreisto3971

Programma completo:

Categorie: convegni/conferenze | Tag: , , , , | 1 commento

Meir, scoperti monastero copto e tombe di epoca tarda

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 344331832_205521492261808_6852336356000038841_n.jpg
Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Una missione egiziana che lavora nel sito di Meir (governatorato di Assiut, Medio Egitto), noto per la necropoli rupestre dei nomarchi della fine dell’Antico e del Medio Regno, ha individuato una stratificazione archeologica che copre quasi un millennio, dal Periodo Tardo (VII-IV sec. a.C.) all’epoca bizantina (IV-VII sec. d.C.).

Sul livello superiore sono state scavate diverse celle in mattoni di fango, disposte attorno a una corte aperta e in cui vivevano monaci copti. L’identificazione è stata possibile anche grazie a un’iscrizione in copto di otto righe che reca suppliche e preghiere a Dio in pittura nera su una delle pareti dell’edificio. Altri ambienti erano adibiti a cucina e a libreria o archivio con ripiani che dovevano servire a conservare i manoscritti.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 345441740_534934958850027_2549821823740179101_n.jpg
Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Nella parte più bassa, invece, gli archeologi hanno scoperto tombe risalenti al Periodo Tardo. Le inumazioni in sarcofagi di legno
sono in pessimo stato di conservazione, ma è stato identificato il corpo di una donna coperto ancora da una maschera in cartonnage e accompagnato da vasi ceramici, conchiglie e perline di diversi materiali e due specchi in rame.


Categorie: scoperte | Tag: , , , , , , | Lascia un commento

Scoperta antica statua di Buddha sulla costa egiziana del Mar Rosso

Quando lo sconfinato pantheon faraonico non basta più, in Egitto si ricorre anche a figure religiose orientali! È il caso di una statua di Buddha, ritrovata a Berenice Trogloditica dalla missione americano-polacca, diretta da Steven Sidebotham (University of Delaware) e Mariusz Gwiazda (Uniwersytet Warszawski). Berenice era un’importantissima città portuale fondata nel 275 a.C. da Tolomeo II (285-246) come punto di partenza dalla costa del Mar Rosso per le spedizioni commerciali verso il Corno d’Africa, l’Arabia e l’India e non è un caso che la scoperta sia stata effettuata proprio lì.

La scultura in marmo anatolico è alta 71 cm e raffigura il Buddha in piedi, mentre regge con la mano sinistra la sua veste. Lo stile è quello della scuola del Gandhara, fortemente influenzata dai modelli greci e riconoscibile da alcuni segni caratteristici: forma slanciata, volto sereno, palpebre abbassate in meditazione, panneggio dell’himation che copre entrambe le spalle, urna (un ciuffetto di peli bianchi sulla fronte), capelli ricci, uanida (protuberanza o ciuffo di capelli in cima alla testa), lobi allungati (appartenenza a una casta sociale superiore), nimbo irradiato a simboleggiare l’illuminazione. Accanto al piede si trova un loto, fiore che secondo la tradizione nasceva ad ogni suo passo quando era bambino.

Il reperto risalirebbe al II sec. d.C. ed era nella corte del più importante tempio di epoca romana di Berenice, consacrato a Iside, forse lasciato da uno o più mercanti indiani che vivevano in città. A sottolinere i fiorenti collegamenti commerciali verso est, sono stati ritrovati nella stessa area un’iscrizione in sanscrito più tarda, risalente iscrizione in sanscrito databile all’impero di Filippo l’Arabo (244-249), due due monete del II sec. d.C. dal regno dell’India centrale dei Satavahana, oltre a iscrizioni in greco che vanno dall’inizio del I sec. d.C. al 305.

Seppur raro, non è la prima volta che a Berenice o in altri siti della costa del Mar Rosso, come Adulis in Eritrea, vengono effettuati ritrovamenti simili, ma, secondo i membri della missione, questa sarebbe la testimonianza più importante del buddhismo in Egitto.

https://pcma.uw.edu.pl/en/2023/04/27/buddha-statue-found-at-berenike-egypt/

Categorie: scoperte | Tag: , , , , | Lascia un commento

Saqqara, missione italo-olandese scopre tomba di funzionario ramesside

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Questa mattina, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha annunciato la scoperta a Saqqara di una tomba di un funzionario ramesside e di quattro cappelle coeve, effettuata nella scorsa stagione e completata nelle ultime settimane (19 febbraio – 22 marzo 2023) dalla missione italo-olandese diretta da Lara Weiss (curatrice della collezione egizia e nubiana del Rijksmuseum van Oudheden di Leiden e prossima direttrice del Roemer- und Pelizaeus-Museum di Hildesheim) e Christian Greco (direttore del Museo Egizio di Torino).

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

La sepoltura appartenenva a Panehsy di Menfi, “Responsabile del tempio di Amon” durante il regno di Ramesse II (1279-1259 a.C. circa) e a sua moglie Baia, “Cantante di Amon”. Come per altre tombe ramessidi a Saqqara, la struttura presenta la caratteristica monumentalità di un tempio (immagine in alto), con un corte colonnata di 13,4 x 8,2 metri, un pozzo che conduce alle camere funerarie sotterranee (per un totale di 16 metri di profondità) e tre cappelle. Nella principale di queste, è stata rinvenuta una grande stele in calcare che raffigura l’adorazione della vacca Hathor e un sacerdote di nome Piay che versa acqua per i coniugi seduti davanti a una tavola d’offerte (foto in basso). Piay, calvo e vestito di pelle di leopardo, si fregia dei titoli di “Scriba delle tavole delle offerte” e “Assistente di Panehsy”; per questo, i membri della missione hanno ipotizzato che fosse un subordinato del defunto e responsabile dei suoi riti funerari in vece del figlio maggiore che evidentemente non c’era. Il resto della decorazione della tomba consiste in blocchi in calcare con rilievi dipinti, conservati fino a un metro e mezzo d’altezza, posti a foderare i muri in mattoni di fango.

L’indagine della tomba ha portato a scoprire anche che fu riutilizzata circa un secolo dopo da Pinedjem, “Gran sacerdote di Hathor” durante la XXI dinastia.

A est della tomba di Panhesy, sono state scavate quattro piccole cappelle di altre sepolture, risalenti sempre all’epoca ramesside. La prima, appartenuta a Yuyu, “Creatore delle lamine d’oro del tesoro”, in realtà è stata riscoperta perché già individuata un secolo fa – tanto è vero che si conservano i due stipiti nel Museé de Picardie di Amiens -, ma poi se ne erano perse le tracce. Anche in questo caso, ci sono numerosi testi iscritti sulle pareti risparmiate dalle distuzioni dei riutilizzi successivi e belle scene in rilievo dipinto che mostrano il corteo funebre verso la mummia, prefiche, portatori di offerte, l’adorazione della vacca Hathor e della barca di Sokar e la famiglia del defunto (immagini in basso).

La seconda cappella, del cui proprietario non è stato ancora identificato il nome, presenta un rilievo con il defunto e la sua famiglia (foto in basso) che potrebbe essere stato ispirato dallo stile della vicina tomba di Maya e Merit (XVIII din.). Le ultime due, invece, sono completamente prive di iscrizioni.

Source: historiek.net

https://www.rmo.nl/nieuws-pers/nieuwsberichten/vondst-3200-jaar-oude-egyptische-graftombe/

Il dirio di scavo della campagna 2023: settimana 1, 2, 3, 4, 5

Categorie: scoperte | Tag: , , , , , , | Lascia un commento

Nuovo studio sulle mani mozzate di Avaris

Source: Österreichisches Archäologisches Institut, Kairo

Uno dei primi articoli che ho scritto, quando ancora nemmeno esisteva questo blog, riguardava una scoperta decisamente “creepy” effettuata nel 2011 nella capitale degli Hykos Avaris: mani mozzate sepolte nel cortile di un palazzo. Il ritrovamento della missione austriaca a Tell el-Dab’a, Delta nord-orientale, diretta da Manfred Bietak e Irene Forstner-Müller , era stato tanto macabro quanto importante perché andava a confermare per la prima volta una pratica fino a quel momento conosciuta solo da fonti scritte o iconografiche. Il taglio degli arti dei nemici sconfitti e la seguente offerta di questi trofei al faraone vittorioso sono infatti raccontati da papiri, autobiografie in tombe di generali e rilievi templari dal Nuovo Regno.

Ora uno studio bioarcheologico, recentemente pubblicato su Nature, fornisce nuove informazioni.

Le mani erano deposte in tre fosse scavate di fronte alla sala del trono di un palazzo realizzato durante la XV dinastia (1640-1530 a.C.) e appartenevano a un minimo di 12 o a un massimo di 18 individui. Il riconoscimento non è stato semplice perché le mani complete erano 11 e, a causa del cattivo stato di conservazione dato dall’umidità del terreno, il resto delle ossa disarticolate non erano riconducibili a un numero preciso. Per lo stesso motivo, non è stato possibile effettuare esami genetici, ma l’analisi osteologica ha portato a identificare 11 maschi adulti e una possibile donna.

Non è chiaro se il taglio sia stato effettuato prima o dopo la morte dei mal capitati perché mancano i segni dell’incisione per via della certosina asportazione delle ossa dell’avambraccio, evidentemente effettuata con un’incisione sull’articolazione radio-carpica. Delle 11 mani complete, 8 erano disposte sul palmo e 3 sul dorso, 6 con le dita allargate, 4 chiuse e 1 non determinabile.

Più che a una punizione, vista anche la posizione delle fosse, il taglio sarebbe da ricondurre a una cerimonia pubblica di origine asiatica, introdotta in Egitto dagli Hyksos e ripresa circa 50-80 anni dopo dal faraone Ahmose, il conquistatore di Avaris e unificatore del Paese, come dimostrano i rilievi nel suo tempio funerario ad Abido e le autobiografie di Ahmose figlio di Ibana e Ahmose figlio di Pennekhbet a El-Kab.

L’articolo su Nature: https://go.nature.com/3zwvjK0

Source: Österreichisches Archäologisches Institut, Kairo
Categorie: antropologia/paleopatologia | Tag: , , , , | Lascia un commento

Scoperti frammenti di statue reali a Eliopoli

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Ed eccoci, come di consueto, a parlare delle scoperte della missione egiziano-tedesca a Matariyya (sobborgo del Cairo), diretta da Aiman Ashmawy (MoTA) e Dietrich Raue (Università di Lipsia, direttore dell’Istituto Archeologico Tedesco al Cairo). D’altronde, l’antica Eliopoli, capitale del 13° nomo del Basso Egitto, vide per oltre 2500 anni la costruzione di templi dedicati al dio sole Ra e altre divinità come Amon, Horus, Hathor e Mut. A testimonianza di questa millenaria stratificazione religiosa, che portò a uno dei centri cultuali più estesi d’Egitto, i ritrovamenti importanti non mancano mai.

Nello specifico, l’ultima campagna di scavo si è svolta intorno al museo all’aperto, dove si trova l’Obelisco di Sesostri I. L’indagine ha portato al rinvenimento di numersosi frammenti di statue reali risalenti al II millennio che, per motivazioni ancora non chiare, erano deposti sotto il pavimento del tempio del I millennio. Tra questi, si riconoscono sculture in quarzite, granito e grovacca di Sesostri III (1882-1842), un re non ancora identificato della XIII dinastia (1800 a.C. circa), Horemheb (1319-1292), Ramesse II (1279-1213), Ramesse VII (1137-1130) e Psammetico II (595-589).

A sud del museo, invece, è stata individuata una vasta porzione di 15 x 15 metri del pavimento in calcare del tempio (foto in alto), cosa piuttosto rara perché il santuario, ormai smantellato, fu utilizzato come cava di materiale da costruzione fin dalla tarda antichità.

https://www.gkr.uni-leipzig.de/aegyptisches-museum/newsdetail/artikel/neues-aus-heliopolis-2023-03-22

Categorie: scoperte | Tag: , , , | Lascia un commento

Abido, scoperte 2000 teste mummificate di ariete

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Oltre 2000 teste d’ariete, mummificate e deposte dai fedeli in onore di Khnum in epoca tolemaica: è l’impressionante ritrovamento effettuato dalla missione dell’Institute for the Study of the Ancient World della New York University ad Abido. I crani degli animali, consacrati al dio vasaio modellatore della vita, si trovavano, alcuni ancora coperti dal lino (foto in basso), in uno dei magazzini a nord del tempio che Ramesse II (1279-1212 a.C.) fece costruire per la triade Osiride-Iside-Horus, nei pressi del più celebre santuario iniziato dal padre Seti I. Le prime tracce di questa grande forma di devozione popolare, inedita per il sito, erano state individuate dal team diretto da Sameh Iskander e da Ogden Goelet già nel 2020, quando erano emerse ossa di toro lasciate più di 20 secoli fa (332-30 a.C.), a testimonianza di un utilizzo millenario del luogo di culto. Insieme alle teste di montoni, sono stati trovati resti di pecore, cani, capre selvatiche, buoi, gazzelle e manguste.

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Lo scavo dell’area settentrionale del tempio ha permesso inoltre di definire meglio lo spazio occupato dal santuario e ha portato al ritrovamento di centinaia di reperti, tra statue, frammenti di papiri, resti di antichi alberi, sandali in cuoio. A quanto pare, però, l’area non fu attiva solo tra Nuovo Regno e periodo tolemaico, ma da ben prima, come testimonia un’imponente struttura in mattoni crudi risalente alla fine della VI dinastia (2200 a.C. circa) e caratterizzata da muri spessi 5 metri dall’inusuale forma (foto in basso a destra).

Categorie: scoperte | Tag: , , , , | Lascia un commento

Riemergono i colori originali dello Zodiaco di Esna

Source: Ministry of Tourism and Antiquities

Continua l’opera di pulizia, restauro e documentazione del Tempio di Esna ed emergono i 12 segni dello Zodiaco nei loro splendidi colori originali.

Il santuario fu costruito 60 km a sud di Luxor in epoca tolemaica per il dio Khnum, le sue consorti Menhit e Nebtu, loro figlio Heka e per la dea Neith. Tuttavia, la sua vasta decorazione, che risale soprattutto al periodo romano, dall’imperatore Claudio (41-54) a Decio (249-251), era coperta da spessi strati scuri di fuliggine e guano. Così, un team egiziano-tedesco, diretto da Christian Leitz (Università di Tübingen) e Hisham El-Leithy (Ministero del Turismo e delle Antichità), ha iniziato nel 2018 un importante lavoro atto ad aggiornare la pubblicazione dei testi del tempio dell’egittologo francese Serge Sauneron.

Nello specifico, oggi è stato annunciato il completamento della pulizia di una delle sezioni della parte meridionale del soffitto astronomico, quella che presenta lo Zodiaco. Dopo le nuove costellazioni emerse negli scorsi anni, tutti i 12 segni zodiacali ora sono perfettamente visibili (nelle foto si notano Sagittario e Scorpione) nella composizione inquadrata dalle volte celesti (la dea Nut) orientale e occidentale. Insieme a loro, pianeti come Giove, Saturno e Marte, divinità, geni e animali fantastici:

Sezione E di Sauneron (Esna, vol. IV, p. xii)

In ogni caso, l’importanza dei risultati, al di là del recupero dei colori delle pitture, sta nella scoperta dei nomi dei soggetti che, essendo solo scritti in nero e non in rilievo, erano praticamente impossibili da vedere prima d’ora.

https://uni-tuebingen.de/universitaet/aktuelles-und-publikationen/pressemitteilungen/newsfullview-pressemitteilungen/article/forschungsteam-legt-weitere-deckengemaelde-im-tempel-von-esna-frei/

Categorie: restauro | Tag: , , , | Lascia un commento

“Egitto di Provincia”: Museo d’Antichità J.J. Winckelmann, Trieste

La prima sala della collezione egizia

Qualche giorno fa, invitato a Trieste dal Centro Culturale Egittologico Claudia Dolzani per tenere una conferenza, ho approfittato dell’occasione per visitare la città per la prima volta. Tra le tappe scelte nel mio breve soggiorno nel capoluogo del Friuli-Venezia-Giulia, non poteva mancare il Museo d’Antichità J.J. Winckelmann che conserva una delle collezioni egizie “minori” più importanti d’Italia.

Quella del già Civico Museo di Storia ed Arte è infatti, insieme a quella della Pilotta a Parma, la raccolta egizia più cospicua esaminata per questa rubrica. Con circa 1500 reperti e 4 stanze dedicate, è in effetti difficile accomunarla ad altre in cui gli oggetti egizi si limitano a poco più di una vetrina. Prima di passare all’Egitto, però, vale la pena fare una brevissima panoramica sulla storia del museo che, per le sue peculiarità, può essere considerato un punto di riferimento per la cittadinanza. Infatti, grazie alla gratuità e alla bellezza degli spazi aperti (Orto Lapidario e Giardino del Capitano), il Museo Winckelmann è un piacevole luogo dove passare il tempo libero. La sua origine risale all’8 giugno 1843 quando, in occasione del 75° anniversario della morte di Johann Joachim Winckelmann, fu aperto ufficialmente al pubblico l’Orto Lapidario in cui si trova il cenotafio del celebre studioso tedesco, padre del neoclassicismo, assassinato proprio a Trieste. Il Museo vero e proprio, invece, fu inaugurato nel 1873 dopo che il Comune ebbe acquistato una collezione di ben 25.500 antichità aquileiesi del farmacista triestino Vincenzo Zandonati.

Già nell’Orto Lapidario s’incontrano, in un certo senso, tracce di Egitto, con piccole are romane dalla zona di Aquileia dedicate a divinità egiziane come Iside e Anubi (immagine in alto a sinistra). Altre testimonianze della diffusione dei culti egizi nel mondo classico sono invece rintracciabili in una testa del dio Serapide e un rilievo di una sacerdotessa isiaca esposti nel mausoleo di Winckelmann, oltre a piccoli oggetti, come bronzetti di Iside-Fortuna, nelle sale romane (foto in alto).

La Collezione egizia è composta da reperti donati, dal 1873 ai primi decenni del XX secolo, da cittadini triestini che si erano recati in Egitto per lavoro o per un semplice viaggio di piacere. Il porto franco di Trieste, grazie al suo sistema fiscale privilegiato e al ruolo del Lloyd Triestino, era infatti uno dei principali scali commerciali europei del XIX secolo e, per questo, era costantemente inserito nelle rotte mercantili e turistiche da e verso il Mediterraneo Orientale. Se Livorno divenne la porta d’accesso continentale alle grandi collezioni museali raccolte durante l’Età dei Consoli, Trieste vide soprattutto l’afflusso di piccoli nuclei di antichità acquistate come souvenir da privati colpiti dalla diffusa egittomania (per maggiori informazioni sui donatori, rimando all’estratto del catalogo linkato in basso). Alcuni reperti e mummie esposti, però, fanno parte del patrimonio del Museo Civico di Storia Naturale e sono in deposito permanente presso il Museo Winckelmann.

Si parte dalla sala più grande (foto in alto) intitolata a Claudia Dolzani, studiosa triestina che per prima si adoperò allo studio e allestimento della raccolta. Alle pareti ci sono chiare didascalie ed esaustivi pannelli cronologici, oltre a tavole inerenti all’antico Egitto tratte dalla prima edizione italiana completa (1830-1834) degli studi di storia dell’arte di Winckelmann. Entrando nella sala, l’occhio è subito catturato dai tre sarcofagi, due in pietra (Suty-Nakht, XIX din.; Aset-reshty, XXVI din.) e uno in legno (Pa-di-amon, XXI din.) con all’interno una mummia non pertinente aggiunta in antichità o nel XIX secolo. Di quest’ultimo è apprezzabile la spiegazione di ogni singola scena dipinta sulla cassa e sul coperchio.

Il resto degli oggetti, di taglia molto più piccola, è disposto in vetrine tematiche. D’altronde, per contesti così eterogenei e provenienti dal mondo dell’antiquaria, è probabilmente l’unico modo di esposizione. Abbiamo quindi gruppi tipologici – come parti di sarcofago, stele, ushabti (tra cui ne spiccano tre di Seti I), canopi, amuleti – o divisi per i macroargomenti divinità – dove abbondano, come sempre, bronzetti di Osiride e Iside – e animali – in cui ogni divinità zoomorfa è rappresentata dai relativi amuleti e mummie (gatto, falco e coccodrilli) -. Restano alcuni reperti “sfusi” come falsi ottocenteschi, un pyramidion di epoca tolemaica (di cui è stata effettuata anche una copia presente in sala), quattro fogli di papiro con il Libro dei Morti dello scriba Amenhotep (XVIII din.) e una rara statuetta incompiuta di un sovrano tolemaico inginocchiato dietro una stele. Ogni insieme è ampiamente spiegato nelle didascalie, togliendo un po’ spazio alle informazioni relative ai singoli pezzi. Nel complesso si ha quindi un esaustivo catalogo didattico delle più comuni espressioni della cultura materiale egizia.

Dopo un ambiente di passaggio, dove è esposto solo un rilievo con Nereidi ed erote su un delfino del V sec. d.C., si entra in una piccola sala in cui è ricostruito il contesto funerario del sacerdote Pa-sen-en-hor (Tebe, XXI-XXII din.), di cui si mostra la mummia, il sarcofago antropoide in legno e la copertura in cartonnage (foto in alto). Qui l’illuminazione si attiva solo al passaggio del visitatore risparmiando stress superfluo alle variopinte pitture dei reperti.

L’ultima sala è dedicata ai periodi più tardi della storia egizia, tra cartonnage tolemaici, terrecotte greco-romane e copte e ceramiche islamiche. Infine, accanto a un sarcofago di sacerdotessa di fine XXI dinastia (X sec. a.C.) con all’interno la mummia di un anziano di Epoca greco-romana, ci sono un’istallazione video in cui viene mostrata la ricostruzione facciale dei tre individui imbalsamati presenti nella Collezione (foto in alto a destra) e un pannello che illustra i risultati degli esami archeoantropologici.

In realtà, continuando la visita nei piani superiori si trovano altri reperti egizi. Nello specifico, un bel mobiletto d’epoca contiene selci e altri strumenti in pietra predinastici raccolti in Egitto o ricevuti in dono da Carlo Marchesetti, direttore del Civico Museo di Storia Naturale dal 1876 al 1921 ed esperto di archeologia preistorica, mentre nella Sala della scrittura nell’antichità sono esposti un ushabti e un frammento di sarcofago a rappresentanza del sistema geroglifico.

Il sito del museo: https://museoantichitawinckelmann.it/visita/antico-egitto/

Un estratto del catalogo: https://www.archeocartafvg.it/wp-content/uploads/Estratto-COLLEZIONE_EGIZIA.pdf

Categorie: Egitto di Provincia | Tag: , , , | Lascia un commento

Blog su WordPress.com.